In difesa dei combustibili fossili
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In difesa dei combustibili fossili

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In difesa dei combustibili fossili

Informazioni su questo libro

Tutto quello che sappiamo sui combustibili fossili è falso? Per decenni ci è stato detto che il loro utilizzo avrebbe portato il nostro pianeta alla distruzione. Eppure, durante gli stessi anni, secondo ogni indicatore del benessere umano – dall'aspettativa di vita all'acqua pulita, dal livello di prosperità alla sicurezza del clima – la qualità delle nostre esistenze è andata migliorando. C'è infatti un legame incredibilmente forte tra uso di combustibili fossili, aspettativa di vita e reddito, specialmente nei Paesi che si stanno sviluppando più rapidamente degli altri.In questo libro Alex Epstein ci racconta quali sono gli aspetti positivi dell'uso di petrolio, carbone e gas naturale: in primo luogo, la loro capacità di fornire energia economica e affidabile a un mondo popolato da sette miliardi di persone. E ci spiega come molte delle critiche non reggano alla prova dei fatti: i benefici che derivano dall'uso dei combustibili fossili sono ampiamente superiori ai rischi. È anche grazie a queste fonti energetiche che il mondo è diventato un posto migliore per gli esseri umani.Alex Epstein è il fondatore del Center for Industrial Progress, un istituto di ricerca che porta avanti una filosofia ambientalista alternativa a quella dominante, volta a combattere l'inquinamento favorendo però lo sviluppo economico di ogni Paese.

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Capitolo 1. La storia mai raccontata dei combustibili fossili

Chissà quanto guadagni
«Sei un ambientalista, vero?», mi chiese una ragazza in età scolastica. Mi trovavo a Irvine, in California. Era il 2009. Mi ero fermato per pranzo in un mercato ortofrutticolo vicino al mio ufficio, e la ragazza era intenta ad allestire uno stand di Greenpeace.
«Vuoi aiutarci a porre fine alla dipendenza dai combustibili fossili per sostituirli con fonti di energia rinnovabili e pulite?».
«A dire il vero», risposi, «mi occupo di energia – e credo sia un bene che se ne consumi così tanta. Penso che il mondo sarebbe un posto migliore se ne usassimo perfino di più».
Ero curioso di ascoltare la sua risposta e dubitavo avesse mai incontrato qualcuno che la pensasse così. Speravo replicasse con uno di quei luoghi comuni sulla necessità di ridurne drasticamente il consumo, così da poterle spiegare che i benefici del loro impiego sono nettamente superiori ai rischi che ne derivano.
I combustibili fossili causano cambiamenti climatici, avrebbe potuto ribattere. Sono d’accordo, avrei risposto, ma credo che l’evidenza dei fatti dimostri come tali cambiamenti, naturali o causati dall’uomo, siano più gestibili che mai; perché oggi, ricorrendo alla tecnologia e all’ingegno, gli uomini sono diventati più bravi nell’adattarsi.
Ma i combustibili fossili producono inquinamento, avrebbe potuto dire. Avrei risposto che sono d’accordo, ma credo anche che vi siano prove che dimostrano come, di anno in anno, la tecnologia e l’ingegno rendano quello dell’inquinamento un problema sempre più marginale.
Ma i combustibili fossili non sono rinnovabili, avrebbe potuto replicare. Sono d’accordo, avrei risposto, ma l’evidenza dimostra che ne abbiamo ancora a disposizione in grandi quantità e ci rimane tempo a sufficienza affinché, con l’ingegno e la tecnologia, si possa trovare un’alternativa più economica; ad esempio, una qualche forma avanzata di energia nucleare.
Ma i combustibili fossili possono essere rimpiazzati dall’eolico e dal solare, avrebbe potuto dire. Non sono d’accordo, avrei risposto, perché il sole e il vento sono fonti di energia intermittenti e non affidabili, che necessitano costantemente di un supporto da parte di forme di energia affidabili, come quella generata dai combustibili fossili, che sono gli unici che nel tempo hanno dimostrato di poter erogare energia in modo affidabile e a buon prezzo a miliardi di persone, le cui vite dipendono proprio da tale energia.
Eppure non fece nessuna di queste affermazioni. Al contrario, quando dissi che avremmo dovuto usare più combustibili fossili, mi guardò sconcertata, con gli occhi sgranati, e rispose: «Wow, chissà quanto guadagni».
In altre parole, l’unica ragione concepibile per cui potessi affermare che il consumo di combustibili fossili è una buona cosa, è che venissi pagato dalle industrie del petrolio.
Anche se ciò non era vero, compresi perché la pensasse così. È comune credere che il consumo di combustibili fossili dia una sorta di “dipendenza”: un’abitudine miope, distruttiva e insostenibile.
L’87% dell’energia che l’umanità consuma ogni secondo, compresa quella che sto utilizzando per scrivere questo libro, deriva da un combustile fossile: carbone, petrolio o gas naturale. Ogni volta che qualcuno usa una macchina – sia essa il computer con cui sto lavorando, la fabbrica in cui è stato prodotto, i camion e le navi che lo hanno trasportato, la fornace che ne ha forgiato l’alluminio, i mezzi agricoli che hanno permesso di sfamare i lavoratori che lo hanno costruito e di garantire loro corrente elettrica per avere illuminazione, ricaricare i cellulari e tenere aperti i ristoranti e gli ospedali di cui si servono – consuma energia che deve essere economica e affidabile. L’87% delle volte, quell’energia deriva da carbone, petrolio o gas naturale.{1} Senza alcuna eccezione, chiunque viva una vita moderna consuma, direttamente o indirettamente, grandi quantità di energia fossile. È davvero onnipresente.
Eppure ci dicono che non si può andare avanti così.
Benché – sostengono – possa essere conveniente, nel breve periodo, guidare automobili a benzina e ricavare energia elettrica dal carbone, e benché ne avessimo bisogno in passato, nel lungo periodo ci troveremo a vivere in un clima insostenibile, distruggendo l’ambiente ed esaurendo le nostre risorse. Dobbiamo e possiamo sostituire i combustibili fossili con energia rinnovabile, pulita e rispettosa dell’ambiente, derivata dal sole, dal vento e dalle biomasse (piante, per intenderci).
Si tratta di una posizione che non è né progressista né conservatrice. Piuttosto, è una convinzione che quasi tutti, in un modo o nell’altro, condividono. Persino i vertici delle industrie energetiche rilasciano dichiarazioni come quella dell’ex amministratore delegato di Shell: «Crediamo sia vero che il clima stia cambiando e che il tempo per intraprendere azioni concrete per ridurre le emissioni di gas serra stia terminando».{2} È stato il presidente Bush a rendere popolare l’espressione “petrolio-dipendenti”.{3} Il dibattito circa la nostra dipendenza da combustibili fossili si concentra generalmente su quanto pericolosa sia e quanto velocemente possiamo liberarcene, ma mai sull’effettiva esistenza di tale dipendenza.
E sono proprio i gruppi di pressione più influenti a sostenere che ce ne dovremmo liberare in fretta.
Per anni, il Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC), vincitore del premio Nobel, ha chiesto che gli Stati Uniti e altri paesi industrializzati riducessero, entro il 2050, le loro emissioni di diossido di carbonio del 20% rispetto ai livelli del 1990, e gli Stati Uniti hanno seguito centinaia di altri paesi nel sottoscrivere l’impegno a rispettare tale obiettivo.{4}
Ogni giorno ascoltiamo nuove previsioni di prestigiosi esperti che propongono l’adozione di misure restrittive circa l’uso dei combustibili fossili.
Proprio nell’esatto momento in cui scrivo queste pagine, la notizia dello scioglimento dei ghiacciai nell’Antartide occidentale sta conducendo alla formulazione di allarmanti previsioni circa l’innalzamento del livello dei mari: «Gli scienziati ci mettono in guardia sull’innalzamento degli oceani dovuto allo scioglimento dei ghiacciai», riporta il New York Times; «È troppo tardi per salvare le nostre città dall’innalzamento del livello dei mari?», si chiede Newsweek, citando un nuovo studio che dichiara che «Miami e Manhattan verranno sommerse dall’acqua prima di quanto si pensi».{5}
Il messaggio è chiaro: l’uso di combustibili fossili nel lungo periodo ci distruggerà, e dovremmo concentrare i nostri sforzi su come ridurlo drasticamente, il prima possibile.
È per questo che, quando quella ragazza allo stand di Greenpeace aveva insinuato che avessi venduto l’anima al diavolo, non mi sono offeso. Le ho semplicemente spiegato che non ero al soldo di nessuno, ma ero giunto alla conclusione, in base alle mie ricerche, che i benefici di breve e lungo periodo da attribuire all’uso di combustibili fossili eccedono in grande misura i rischi derivati, e che ero ben felice di spiegarle il perché. Eppure, non ne era interessata. Indicandomi i volantini di Greenpeace che riportavano tutte le ragioni per cui i combustili fossili sarebbero nocivi, disse: «Se così tanti esperti prevedono che l’uso di combustibili fossili ci condurrà verso la catastrofe, perché dovrei dare retta a te?». Era abbastanza chiaro che la sua fosse una domanda retorica, e che la conversazione fosse chiusa.
Ad ogni modo, se avesse voluto una risposta, le avrei detto: capisco che molte persone di grande intelligenza prevedono conseguenze catastrofiche dovute all’uso di combustibili fossili. È una questione che prendo molto seriamente. Ho studiato a fondo le loro previsioni, e questo è quello che ho riscontrato: i maggiori esperti e i media fanno le stesse identiche previsioni da più di trent’anni. Addirittura negli anni Settanta prevedevano che, se non avessimo ridotto drasticamente l’uso di combustibili fossili già a quell’epoca e non avessimo iniziato a utilizzare le energie rinnovabili, sarebbe stata la catastrofe già oggi: esaurimento delle risorse, inquinamento e cambiamento climatico con effetti disastrosi.
Eppure è accaduto l’esatto contrario. Invece di usare molti meno combustibili fossili, ne abbiamo consumati molti di più, ma, al posto di una catastrofe di lungo periodo, abbiamo ingenerato incredibili miglioramenti di lungo periodo in ogni aspetto della nostra vita, compresa la qualità dell’ambiente. I rischi e gli effetti collaterali dell’uso di combustibili fossili sono diminuiti, mentre i suoi benefici – energia economica e affidabile, con tutto ciò che questo comporta – sono stati estesi a miliardi di persone in più.
È questa la storia che nessuno conosce riguardo ai combustibili fossili. Ha cambiato il mio punto di vista e potrebbe cambiare anche il vostro.
Déjà vu
Quando avevo vent’anni, decisi che di mestiere mi sarei occupato di “filosofia pratica”. La filosofia è lo studio dei principi alla base del pensiero razionale e dell’azione morale. Benché le lezioni di filosofia all’università la presentino troppo spesso come una materia non pratica e che riguarda l’eterna formulazione di domande intrise di scetticismo («come fai a sapere che esisti?», «come fai a sapere che non ti trovi dentro Matrix?»), la filosofia è in realtà uno strumento estremamente pratico. Qualsiasi cosa facciamo nella vita, sia essa formulare una strategia aziendale, crescere un figlio o decidere cosa fare con i combustibili fossili, torna sempre utile saper ragionare in modo razionale su ciò che è giusto, ciò che è sbagliato e sul perché.
Una preziosa lezione di filosofia mi ha insegnato che quando formuliamo un’idea, come quella secondo cui avremmo il dovere di liberarci dei combustibili fossili, dovremmo sempre risalire all’idea originaria che ne è alla base – posto che ve ne sia una.
Ora potreste anche pensare: quest’idea non ha una storia alle spalle perché è una nuova idea che si fonda su nuove evidenze scientifiche. È certamente questa l’impressione che ci viene data dai più influenti tra gli intellettuali. Per esempio, nel 2012 alla Duke University ho affrontato un dibattito con Bill McKibben, uno dei principali oppositori a livello mondiale dell’uso di combustibili fossili, in cui egli sosteneva che il suo punto di vista circa la nostra dipendenza da tali fonti energetiche fosse assolutamente innovativo: «Dovremmo essere grati ai combustibili fossili per il ruolo che hanno svolto nel creare il mondo in cui viviamo ma, allo stesso modo, dovremmo essere grati agli scienziati che ora ci mettono in guardia dai rischi che ne derivano e agli ingegneri che ci forniscono sempre più alternative di cui abbiamo bisogno».{6}
È questa la storia che sentiamo ripetere in continuazione: un tempo, i combustibili fossili erano necessari, ma ora la scienza ci dice che ci condurranno a una catastrofe imminente, a meno che non smettiamo di usarli e non li rimpiazziamo con tecnologie rinnovabili e all’avanguardia.
Quello che spesso omettono di affermare è che, trent’anni fa, i più importanti esperti in materia, compresi molti dei principali esperti di oggi, già allora sostenevano che i combustibili fossili fossero stati utili in passato, ma che la scienza era giunta alla conclusione che avrebbero causato in breve tempo una catastrofe, a meno che non avessimo smesso di utilizzarli, in favore di tecnologie rinnovabili e all’avanguardia.
Prendiamo, ad esempio, la previsione che sentiamo ripetere oggigiorno, secondo cui esauriremo a breve le riserve di combustibili fossili – in particolare di petrolio – perché non sono rinnovabili. È una previsione che è stata formulata e ripetuta in continuazione già dai principali esperti in materia negli anni Settanta, che ci assicuravano di come fosse supportata dalle più solide evidenze scientifiche.
Nel 1972, il Club di Roma pubblicò I limiti dello sviluppo, libro che vendette milioni di copie, in cui si sosteneva che dei modelli sviluppati con il miglior computer al mondo avevano dimostrato che avremmo esaurito le riserve di petrolio nel 1992 e di gas naturale nel 1993 (e, per buona parte, anche quelle di oro, mercurio, argento, sta...

Indice dei contenuti

  1. Titolo pagina
  2. Capitolo 1. La storia mai raccontata dei combustibili fossili
  3. Capitolo 2. La sfida dell’energia: economica, abbondante e affidabile... per sette miliardi di persone
  4. Capitolo 3. La miglior tecnologia energetica di sempre
  5. Capitolo 4. L’effetto serra e l’effetto fertilizzante
  6. Capitolo 5. L’effetto energetico e il dominio sul clima
  7. Capitolo 6. Migliorare l’ambiente
  8. Capitolo 7. Ridurre i rischi e gli effetti collaterali
  9. Capitolo 8. Combustibili fossili, sostenibilità e futuro
  10. Capitolo 9. Riappropriarsi del futuro
  11. Ringraziamenti