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Il capitano della Djumna di Emilio Salgari in ebook
Informazioni su questo libro
Il capitano della Djumna
opera completa di Emilio Salgari in versione integrale
lettura agevolata in formato ebook
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Informazioni
Argomento
LetteraturaCategoria
Collezioni letterarie1 - Le oche emigranti
Un sole ardente, infuocato, si rifletteva sulle giallastre e tiepide acque della profonda baia di Port-Canning, esalanti quei miasmi fetidi che scatenano così di sovente febbri tremende, mortali per gli europei non acclimatizzati, e peggio ancora, il cholera, così fatale alle guarnigioni inglesi del Bengala. Non un soffio d'aria marina mitigava quel calore che doveva toccare i 40 e forse più gradi. Le grandi foglie piumate dei cocchi, d'aspetto maestoso, disposte a cupola, o dei pipai, o dei rimiri, o dei palmizi tara, o quelle lunghe e sottili dei bambù, pendevano tristamente, come se quel sole le avesse bruscamente private dei loro succhi.
Il silenzio poi che regnava su quelle acque e su quelle isole fangose che si distendevano verso il golfo del Bengala, era così triste, che produceva una profonda impressione. Pareva che tutto fosse morto in quell'estrema regione della più ricca e della più vasta provincia dei possedimenti inglesi dell'India.
Pure, malgrado quella pioggia di fuoco, e malgrado i miasmi che s'alzavano da quei bassifondi sui quali imputridivano enormi ammassi di vegetali, una piccola scialuppa coperta da una tenda bianca, navigava lentamente fra quelle isole e quei banchi di sabbia e di fango, ma con una certa precauzione. Due uomini, uno che stava seduto a prora tenendo in mano un fucile a doppia canna e un altro a poppa che manovrava dolcemente un paio di quei corti e larghi remi detti pagaie, la montavano.
Il primo era un giovanotto alto, un po' magro, dalla carnagione bianchissima, con due occhi azzurri, due baffetti biondi, la fronte alta, le labbra vermiglie. Indossava un vestito di tela bianca, fregiato sulle maniche coi distintivi di tenente ed aveva il capo riparato da un ampio cappello di paglia. L'altro era invece un uomo sulla cinquantina, basso di statura ma tarchiato, con una lunga barba già brizzolata, una fronte rugosa, la pelle assai abbronzata, i lineamenti duri, angolosi.
I suoi occhi, di colore oscuro, non si staccavano dal giovanotto come se volesse prevenire ogni suo desiderio, mentre le sue mani callose manovravano, come se fossero due fuscelli di paglia, le pesanti pagaie.
Era vestito come il compagno, ma sulle sue maniche non si scorgeva alcun grado. Invece del cappello di paglia portava però un berretto da marinaio. Quei due uomini, insensibili al calore come le salamandre, continuavano ad avanzarsi in mezzo alle isole, agli isolotti ed ai banchi, ma sempre con prudenza.
— Vedi? — chiese ad un tratto il giovanotto, volgendosi verso il rematore. — Vedi, Harry?
— Sì, signor Oliviero, ma si tengono fuori di portata. Voi li avete troppo spaventati i giorni scorsi.
Un sorriso sfiorò le labbra del giovane tenente.
— È il caldo che li tiene lontani dalle isole, mio vecchio Harry — disse.
— Ma anche il vostro fucile. È una settimana che tuona contro tutti i volatili della baia.
— È l'unica distrazione che offre Port-Canning, ma se verranno dei compagni lasceremo in pace i volatili e andremo a scovare le tigri. Si dice che a Raimatla ed a Jamera abbondino.
— È vero, signor Oliviero, ma è meglio che i vostri amici rimangano al forte William. Le tigri sono pericolose, signore, e se dovessi perdervi io morrei di dolore.
— Non temere, vecchio mio. Le tigri sono meno pericolose di quello che si crede e ardo dal desiderio di affrontarne una. Quando tre mesi or sono lasciammo il Gallese, credevo, venendo di guarnigione in India, di ucciderne almeno una alla settimana.
— Vi dico, signor Oliviero, che fanno paura quelle bestiacce. Quando navigavo con vostro padre, ne cacciammo più d'una a Ceylan e vi so dire che quegli animali sono terribili.
— Povero padre!...
— Zitto, signor Oliviero, o vedrete il vecchio quartiermastro Harry a piangere come una femmina. Là !... Guardate le anitre braminiche che s'alzano di già . Scommetterei una rupia contro un penny, che ormai conoscono la nostra barca.
Uno stormo di volatili grossi come le nostre anitre, ma colle penne dai riflessi azzurregnoli e brillanti, che fino allora si teneva seminascosto fra le larghe foglie galleggianti degli jhil, che sono piante acquatiche simili al loto e le cui radici formano una specie di rapa assai ricercata, si era alzato rumorosamente volando verso un gruppo d'isolotti deserti.
— Che questa sera debba tornare a Port-Canning senza un volatile? — disse il giovanotto. — La mia riputazione di cacciatore andrà perduta.
— Non ancora, signor Oliviero — disse Harry, che aguzzava gli sguardi verso un isolotto le cui sponde erano coperte di paletuvieri dai rami arcuati. — Laggiù potrete prendere una splendida rivincita.
— Dove, vecchio mio?
— Là , guardate.
Il giovane tenente volse gli sguardi nella direzione indicatagli da Harry e scorse, ritti sui rami dei paletuvieri, una fila di esseri bianchi, alti assai e perfettamente immobili. — Dei pescatori! — esclamò.
— Sì, ma colle ali — disse il vecchio Harry, ridendo.
— Colle ali!... Sono uomini, vecchio mio.
— Ma no, signor Oliviero.
— Sono alti come uomini.
— Ma sono arghilah o se vi piace chiamarli meglio, uccelli aiutanti.
— Ne ho vedute delle centinaia passeggiare gravemente per le vie di Calcutta in cerca di carogne, ma a tale distanza mi sembrano più uomini che uccelli.
— L'inganno è facile.
— Ma cosa vuoi che ne faccia di quegli uccelli mostruosi che vivono di carogne!
— Non vi dico di ucciderli, tanto più che gl'indiani sarebbero capaci di farvi qualche cattivo tiro.
— Lo dici sul serio?
— Sì, signor Oliviero, perché credono che nel corpo di quei mangiatori di carogne si trovino le anime dei sacerdoti di Brahma. Ma se ci avviciniamo, vedrete che dietro a quegli arghilah si alzeranno quelle grasse oche che sono così deliziose.
— Avanziamoci con prudenza, allora, vecchio mio. Ci tengo alle oche.
Harry riafferrò le pagaie e spinse lentamente i...
Indice dei contenuti
- Parte Prima
- 1 - Le oche emigranti
- 2 - Un dramma misterioso
- 3 - Il presidente della «YOUNG-INDIA»
- 4 - Sulle tracce di Garrovi
- 5 - Il saniasso della Djumna
- 6 - Cos’era avvenuto della Djumna
- 7 - Il pariah
- 8 - I misteri della cabina di Garrovi
- 9 - Nel golfo del Bengala
- 10 - I primi sospetti
- 11 - Garrovi e Narsinga
- 12 - La nave fiammeggiante
- Parte Seconda
- 1 - La Djumna
- 2 - Alì Middel
- 3 - Sui rottami
- 4 - Le isole Andamane
- 5 - Le oche emigranti
- 6 - La funesta ombra del manzanillo
- 7 - Fra le foreste della piccola Andamana
- 8 - Fra la marea ed i selvaggi
- 9 - L'inseguimento
- 10 - La ritirata dei selvaggi
- 11 - L’assalto dei Bhainsa
- 12 - Una nave in fiamme
- 13 - Latscimi
- 14 - L’odio di Garrovi
- 15 - Gli andamani
- 16 - La fuga dei prigionieri
- 17 - Le sabbie mobili
- 18 - Fra i naia ed i serpenti del minuto
- 19 - Assediati sull’albero
- 20 - L’arenamento del pariah
- 21 - La punizione di Garrovi
- 22 - Il capitato della Djumna
- 23 - Conclusione