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I Partiti fantasmi incostituzionali
Informazioni su questo libro
Non è vero che gli italiani si astengono dal voto per avversione allapolitica: non votano semplicemente quando ritengono inutile farlo evotano invece quando lo ritengono utile: come dimostrano sia l'altapercentuale di partecipazione al referendum veneto del 22 ottobre2017, e quello del 4 dicembre 2016, sia la bassa alle elezioni amministrative.Nel primo referendum gli elettori veneti hanno condiviso e sostenutole proposte della loro Regione, e nel secondo, richiesti di giudicarela complessiva azione governativa hanno risposto bocciandolanonostante la chiara positività dei quesiti proposti. Nelle elezioni amministrative,chiamati a votare amministratori dei Comuni scelti senzala loro pur minima partecipazione, hanno disertato le urne.
Le ragioni del diverso comportamento, quindi, non risiedono affattoin un rifiuto preconcetto e immotivato di valutare ogni proposta politicama al contrario nella loro adesione massiccia quando sono chiamaticome elemento essenziale per la decisione da assumere, ed invecenel rigetto di decisioni già confezionate sul cui contenuto nessuno liinterpella.
Chiaramente una rabbiosa reazione che costituisce un duro colpoall'essenziale sintonia fra popolo e classe dirigente che moltiplica gliinquietanti segni di cedimento della democrazia italiana. I cittadini,non contattati da nessuno, non credendo più nei partiti diventati fantasmi,e diffidando delle manovre degli oligarchi che li rappresentano,voltano sdegnati le spalle. Non è disponibile insomma, uno spazio ovela gente possa esprimere i propri convincimenti e desiderata, che raccolgae metta a confronto le sue opinioni con le altrui, che le consentadi partecipare allo svolgimento della vita politica del paese e alla sceltadelle persone da cui vorrebbe essere rappresentata nelle Istituzioni.
Eppure questo spazio esiste ed è individuabile nel partito così comeconfigurato dall'articolo 49 della Costituzione. L'aggregazione cioè dipersone di un medesimo orientamento politico riunite in un organismoche opera per ottenere, anche insieme ad altri partiti, la direzionepolitica del Paese avvalendosi del consiglio anche dei singoli iscritti edella loro opera. Fino a quando i dirigenti politici democratici deltempo (1950-1960) impostarono la loro azione sulla base di questi criteri,si verificò una spontanea partecipazione di questo tipo che andò scemando nel corso degli anni successivi quando proprio per la mancanzadi democrazia interna i partiti lentamente sono diventati scatolevuote mentre i leader continuano a prendere le loro decisioni solamentesulla base dei risultati elettorali senza valutarne il reale limite eil valore di protesta. E se a tutto questo si aggiunge il giudizio di autorevolianalisti politici circa la nociva inutilità dei partiti, (si auspica un"Cesare democratico") c'è da domandarsi seriamente a cosa è servito eserve l'art. 49 della Costituzione relativo al diritto dei cittadini di "concorrerea determinare con metodo democratico la politica nazionale".
L'amara conclusione è che alla struttura dei partiti – valida se raccogliel'opinione dei cittadini così riconoscendoli protagonisti dellosvolgimento della vita politica della Nazione – è subentrato di fatto unsistema di leadership che ne fa assolutamente a meno.
È venuto il momento di decidere se l'articolo 49 della Costituzionedeve servire a dare ai cittadini la parola: o altrimenti è meglio toglieread esso la rilevanza costituzionale sinora ignorata ed abolirlo. Non è seriocontinuare a ripetere, anche se a farlo è il simpatico Benigni, chequella italiana è la più bella Costituzione del mondo e poi non attuarla.
Tratto dall'Introduzione
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