Newton, la mela e Dio
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Newton, la mela e Dio

La nascita della fisica moderna

Vincenzo Palermo

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  1. 160 pagine
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Newton, la mela e Dio

La nascita della fisica moderna

Vincenzo Palermo

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La storia di Newton è fatta per sorprendere: bambino gracile e malato, sopravvisse a quasi tutti i suoi coetanei; ragazzo destinato a fare il contadino, diventò un sommo scienziato; giovane di umili origini, entrato come servo all'Università di Cambridge, diventò il suo più illustre professore, oltre a essere eletto presidente della Royal Society, direttore della Zecca di Stato e membro del Parlamento. Lo scienziato, sulla scia di Galileo, riuscì a sconvolgere a un tempo la matematica, la fisica e l'astronomia. Eppure Newton non fu (come spesso si crede) un eroe della razionalità ma piuttosto, come disse John Keynes, l'ultimo dei maghi. Uno spirito inquieto, bruciato da una curiosità quasi maniacale che spaziava dalla scienza, alla religione, all'alchimia.

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Informazioni

Editore
Hoepli
Anno
2016
ISBN
9788820376437

Capitolo 1

IL CONTADINO ISTRUITO

È buono solo per l’università!
I servitori di casa Newton, parlando del giovane Isaac.
Isaac Newton, colui che sarà definito “il più grande e il più fortunato dei mortali”, nacque la notte di Natale del 1642 (lo stesso anno in cui moriva Galileo) a Woolsthorpe, un piccolo paese a cento chilometri a nord di Cambridge, nelle verdi campagne del Lincolnshire.
Quando, sessant’anni dopo, la regina lo farà cavaliere, Newton dichiarerà antiche origini nobiliari e una discendenza dal baronetto John Newton; in realtà il titolo di baronetto era falso, venduto per problemi economici dal supposto capostipite della dinastia a un omonimo agricoltore e vicino di casa del nostro Isaac Newton.1
Forse Newton era in buona fede inserendo nobili origini nel suo albero genealogico; più probabilmente, voleva abbellire un po’ una storia di famiglia che non parlava di nobili, ma di contadini e pastori, abituati a valutare tutto in acri di terra e capi di bestiame, più adatti a una novella di Verga che a un romanzo di Jane Austen.
Isaac non erediterà da loro titoli nobiliari, ma qualcosa di molto più prezioso: una testarda capacità di perseguire i propri obiettivi, sfruttando al meglio le proprie risorse e difendendo con foga le proprie conquiste. Sfrutterà questi suoi talenti in campi molto lontani dall’agricoltura, portando il nome Newton molto oltre i confini della contea e dell’Inghilterra.
Nel mio libro precedente (La versione di Albert) cercavo di spiegare come Albert Einstein fosse diventato il maggior genio del ventesimo secolo, pur rimanendo una persona apparentemente normale, allegra, molto socievole e un po’ irresponsabile.
Figura 1.1A sinistra: Isaac Newton all’epoca in cui fu fatto cavaliere, National Portrait Gallery, Londra (fonte: Wikimedia/Dcoetzee). A destra: la casa di campagna a Woolsthorpe, dove era nato (fonte: Wikipedia/Defacto).
Nel caso di Newton, il problema è opposto; è indiscutibile che Newton fosse un genio ma, scoprendo i dettagli della sua interessante vita, viene piuttosto da chiedersi se egli fosse o no umano. Indagheremo una personalità che, unica tra quelle di cui ho letto, potrebbe essere definita quasi aliena.
Mentre scrivevo questo libro mi hanno suggerito di provare a rendere Newton più simpatico, più eroico, insistendo magari di più sui suoi lati positivi, sorvolando sui suoi lati più inquietanti. Alla fine, ho invece deciso di descriverlo per quello che credo fosse davvero: un esempio unico dei limiti sin dove la mente umana può spingersi, sia in senso positivo che negativo.

Un bambino piccolo e prematuro

Nel corso del Cinquecento e del Seicento la famiglia Newton era riuscita ad arrampicarsi con tenacia su per la scala sociale, come raccontano i documenti più affidabili dell’epoca: i pagamenti delle tasse.
Simon Newton, il primo antenato noto della dinastia, era nel 1524 tra i più poveri del suo villaggio e pagava solo quattro pence di tasse. Vent’anni dopo, suo figlio John era diventato il secondo contadino più ricco dello stesso villaggio. Tre generazioni dopo, Robert Newton possedeva una tenuta di quaranta ettari, con al centro una residenza signorile, con una rendita di trenta sterline l’anno. Suo figlio, di nome Isaac, si fidanzò con una ragazza di famiglia benestante, Hannah Ayscough, un’unione vantaggiosa che portava in dote ai Newton altre terre e una rendita annua di cinquanta sterline.
Isaac e Hannah decisero di sposarsi ad aprile e a dicembre ebbero un figlio, dopo solo otto mesi di matrimonio. Non si sa se il bambino nacque prematuro, oppure se fu concepito durante una classica scappatella con matrimonio riparatore. Il futuro dei coniugi, comunque, sembrava roseo: entrambi benestanti di famiglia, appena sposati e con un figlio già in arrivo.
Il destino decise invece di colpire inaspettatamente; a ottobre Isaac Newton senior morì per causa sconosciuta. Non era cosa rara, in un’epoca in cui si viveva in media solo quarant’anni. Hannah, la novella sposa, si trovò dunque vedova e incinta; partorì a Natale un bambino minuscolo e gracile, cui volle dare lo stesso nome del padre appena morto: Isaac.
Forse a causa del parto prematuro, sembrava che anche il nuovo Isaac Newton, troppo debole per sopravvivere all’inverno, avrebbe presto raggiunto suo padre sottoterra. Da quello che Newton raccontò ai biografi, era così piccolo da poter stare in un pentolino da un quarto di gallone e così debole che aveva bisogno di un sostegno per tenere la testolina dritta sulle spalle.
Newton racconta che due donne, mandate da sua madre a procurare qualcosa per il neonato, se la presero molto comoda; erano sicure che il bambino sarebbe morto prima del loro ritorno (a loro discolpa si deve notare che a quei tempi la mortalità infantile era superiore al 30%). Si sbagliavano di grosso: quel bambino gracile sarebbe vissuto altri ottantacinque anni, un record, circa il doppio della vita media dell’epoca.
Il piccolo Isaac ce la fece, contro ogni previsione, trascorrendo i suoi primi anni con la madre nella tenuta padronale dei Newton a Woolsthorpe. Venne al mondo in una nazione fiorente, che stava diventando a poco a poco il centro del mondo.
Figura 1.2 – Mappa dell’Inghilterra, 1706 (fonte: Wikimedia/Daniel de la Feuille). Uno zoom su una carta moderna indica i luoghi dove visse Newton.
Quando è nato Newton? (ovvero, le eterne stranezze degli inglesi)
La notizia che Newton sia nato lo stesso anno della morte di Galileo ha quasi un significato allegorico, con i due grandi geni della rivoluzione scientifica che si passano, metaforicamente, il testimone.
In realtà, Newton nacque il 25 dicembre 1642 solo per gli inglesi; per buona parte del resto d’Europa era già l’anno successivo, esattamente il 4 gennaio del 1643!
Erano quelli secoli confusi, di rapido cambiamento, in cui le diverse nazioni non erano d’accordo neanche sul calendario. In Europa si usava già, dal 1582, il calendario gregoriano, introdotto da papa Gregorio XIII. Gli inglesi naturalmente, rifacendosi alla tradizione luterana, consideravano sterco del diavolo qualsiasi cosa arrivasse dal Papa cattolico, quindi seguivano ancora il calendario giuliano (usato dai tempi di Giulio Cesare). Il risultato era che le date inglesi, così come accadde per quelle dei paesi di rito ortodosso, erano in ritardo di 11 giorni rispetto a quelle europee.
Inoltre (a complicare ancora il lavoro dei poveri storici) gli inglesi facevano cominciare l’anno il 25 marzo invece che il 1° gennaio, prova evidente che le stranezze britanniche non sono nate con la guida a sinistra o la moquette nel bagno.

L’Inghilterra ai tempi di Newton

A metà del Seicento l’Inghilterra si apprestava a diventare una superpotenza coloniale. L’epoca dei corsari come Francis Drake era finita e gli inglesi erano passati dal predare le colonie altrui a stabilire i loro primi insediamenti nei Caraibi e in Nord America, mettendo le basi di quello che sarebbe diventato il più vasto impero del mondo, arricchendosi col commercio di cotone, zucchero e schiavi.
L’anno della nascita di Newton, però, una guerra civile sconvolse la nazione.
Mentre l’Inghilterra si espandeva all’estero, la situazione interna era già da tempo problematica a causa della religione (come accadeva spesso).
L’origine dei problemi dell’Inghilterra risaliva a ben cento anni prima quando il re Enrico VIII aveva litigato con il Papa, che non voleva concedergli il divorzio. Enrico voleva assolutamente sposare la bella Anna Bolena e risolse il problema con una soluzione piuttosto radicale: si inventò una nuova religione, anglicana e indipendente dal potere del Papa. Il capo della nuova religione era, naturalmente, lo stesso re che decise generosamente di auto-concedersi il divorzio. Come spesso accade, un incidente provocato dai capricci di un potente diventò, con gli anni, un conflitto sanguinoso, con continue lotte di potere, senza esclusione di colpi, tra anglicani e cattolici per il controllo della Corona.
Carlo I, il re sul trono ai tempi di Newton, era molto impopolare. Aveva sposato una cattolica e cercava di inserire nei riti della messa anglicana rituali sospettosamente simili a quelli cattolici. Sempre in cerca di denaro, aveva inoltre adottato misure odiose, cercando per esempio di far pagare le tasse navali anche alle contee che non davano sul mare e tagliando le orecchie a chi osava criticarlo.
A causa delle leggi inglesi Carlo aveva bisogno del parlamento per raccogliere tasse, ma il parlamento, in cambio, voleva ridurre la sua autorità. La guerra civile scoppiò nell’ottobre del 1642, proprio mentre il padre di Newton stava morendo.
Seguirono anni di continue battaglie; fortunatamente Woolsthorpe, dove Newton cresceva, fu risparmiato dalle violenze della guerra. Un’altra tragedia, però, stava per colpire il giovane Isaac, un trauma che lo avrebbe segnato molto più della guerra civile.

Un’infanzia solitaria

Nel 1646, meno di quattro anni dopo la morte del marito, la madre di Newton si sposò di nuovo. Il secondo matrimonio ebbe (come forse il primo) una motivazione economica oltre che sentimentale.
Hannah Ayscough Newton decise di sposare un anziano (e ricco) prete del vicinato, Barnabas Smith, diventando così Hannah Ayscough Newton Smith. Il matrimonio fu proposto e negoziato a distanza, tramite intermediari e parenti, come un contratto commerciale. Barnabas portò Hannah a vivere con lui, ma non volle accogliere Isaac, che rimase a Woolsthorpe con la nonna.
Dai quattro ai dodici anni, un periodo importante per la formazione di un bambino, Newton visse quindi nel maniero di Woolsthorpe in solitudine con la nonna, una persona che probabilmente non amava, visto che non la nominerà mai nelle sue memorie.
Il patrigno, per placare i sensi di colpa della madre, regalò al giovane Isaac un pezzo di terra; magra consolazione per un bambino di quattro anni che, privo di padre, perdeva ora anche la madre. In quella società di contadini arricchiti, non c’era però niente che non si potesse risolvere con la terra o il denaro.
Figura 1.3A sinistra: navi della marina militare inglese impegnate in combattimento contro la flotta olandese (fonte: Wikipedia/Abraham Willaerts, XVII secolo). A destra: ritratto di Oliver Cromwell (fonte: Wikipedia/Dcoetzee).
Newton soffrì molto per l’allontanamento dalla madre. Questo senso di privazione, di perdita, influenzerà tutta la sua vita successiva. Tutti i colleghi che, nella sua lunga carriera, conosceranno la sua furia, non saranno forse altro che surrogati del vero obiettivo della sua rabbia, Barnabas Smith, che gli rubò la madre. Difficile dire se questa teoria sia vera o no; la psicologia sarà inventata solo un paio di secoli dopo.
Monarchici e parlamentari, nel frattempo, continuavano ad ammazzarsi, entrambi convinti di seguire il volere di Dio. Nel 1649 i parlamentari inglesi catturarono il re e, dopo un rapido processo, gli tagliarono la testa. Per la prima e unica volta nella sua storia, l’Inghilterra diventò una repubblica, centoquarant’anni prima della Rivoluzione francese!
L’uomo forte al potere diventò Oliver Cromwell, un parlamentare, nonché zelante puritano. Cromwell era convinto che Dio si occupasse direttamente degli affari del mondo e che la salvezza eterna fosse alla portata di tutti coloro che seguivano alla lettera gli insegnamenti della Bibbia (chiaramente anglicana; i cattolici erano invece condannati all’inferno). Il principio fondamentale dei puritani poteva essere riassunto così: lavora sodo e andrai in paradiso. Qualsiasi tipo di divertimento era visto, invece, con enorme sospetto.
Figura 1.4 – Interrogatorio di un bambino da parte di inquisitori puritani ai tempi di Cromwell; ricostruzione ottocentesca (fonte: Wikipedia/W.F. Yeames, 1878).
Sotto Cromwell un’ondata di moralità religiosa colpì l’Inghilterra; nella patria di Shakespeare i teatri furono chiusi e demoliti, gli artisti puniti come canaglie e vagabondi. I ragazzi sorpresi a giocare a pallone erano puniti con la frusta, una singola bestemmia poteva portare in prigione. Lavorare di domenica era proibito e nel giorno del Signore anche fare una passeggiata poteva attirare multe (a meno che non fosse, ovviamente, per andare a messa). Bisognava digiunare completamente almeno un giorno al mese, le donne dovevano vestirsi di nero da capo a piedi e avere sempre il capo coperto.
A Natale le guardie pattugliavano le strade a caccia di festeggiamenti sacrileghi; il semplice odore di un arrosto poteva attirare sequestri e punizioni. Purtroppo gli estremismi religiosi non sono una prerogativa del nuovo millennio, o dei più bui secoli medievali…
Come spesso accade ai dittatori, Oliver Cromwell finì per fare propri i difetti del re che aveva deposto: divenne autoritario, crudele e molto odiato. Sterminò così tante persone in Irlanda e in Scozia che il suo nome è ancora oggi ricordato con disprezzo.
Eppure, le idee dei puritani plasmarono per sempre la giovane mente del ragazzo di campagna. Per tutta la vita Newton rimarrà sempre un puritano, seppur in incognito.
Newton crebbe con il senso di colpa incastonato nell’animo. La sua scr...

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