Rock & Arte
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Rock & Arte

Copertine, poster, film, fotografie, moda, oggetti

Ezio Guaitamacchi

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  1. 400 pagine
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Copertine, poster, film, fotografie, moda, oggetti

Ezio Guaitamacchi

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Primo libro ad approfondire in modo nuovo e accattivante tutti i rapporti tra il rock e le varie forme d'arte, il volume è diviso in otto sezioni: copertine, poster, artisti e designer, fotografia, oggettistica, cinema, moda. Oltre a un capitolo finale che esplora la parte creativa (più o meno conosciuta) di quelle rockstar che, negli anni, si sono cimentate con altre forme espressive. Ogni sezione è raccontata attraverso storie e aneddoti, illustrata da immagini a colori e arricchita da box, citazioni e curiosità. Perché, come ha detto una volta Marilyn Manson: 'L'arte non è mai una cosa unica'. Da Andy Warhol ad Allen Ginsberg, dall'arte immaginifica dei Pink Floyd alla grafica psichedelica di San Francisco, dagli scatti di Jim Marshall al documentarismo di Martin Scorsese, ma anche dal taglio di capelli dei Beatles alla moda grunge, dalla copertina di Sgt. Pepper's a quella di Abraxas, dai quadri di Joni Mitchell alle poesie di Jim Morrison, Rock & Arte racconta con passione, competenza e originalità tutto ciò che il rock ha trasformato in arte.

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Informazioni

Editore
Hoepli
Anno
2018
ISBN
9788820386955
BLUE SUEDE SHOES
Quando la moda e rock
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Elvis, Beatles, Rolling Stones, David Bowie, Prince o Elton John diventano personaggi iconici grazie anche a look e outfit particolari che peraltro hanno reso ricchi e famosi sarti, parrucchieri e truccatori. Gli artisti, sul palco, nelle copertine dei dischi o nelle foto promozionali, mostrano con orgoglio nuovi, originalissimi e spesso eccentrici modi di vestire e di apparire che ben presto si trasformano in moda (e a volte addirittura in vera e propria mania) per i fan o, in generale, per tutti i teenager.
Long Live The King!
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GLI UNICI CLIENTI DI UNO dei più famosi negozi d’America che propongono una moda alternativa sono neri. Ma soltanto grazie a un bianco che, appena diciassettenne, si avvicina proprio alla vetrina di quel negozio nella mitica Beale Street di Memphis, avverrà il primo cambiamento significativo. Perché, anche nella moda, la rivoluzione rock porta sempre e comunque la firma del suo indiscusso sovrano: Re Elvis.
“Fai pure tutto ciò che vuoi ma lascia stare le mie scarpe di camoscio blu”, cantava Carl Perkins nel 1955. Successivamente lo farà anche Elvis Presley, con una versione di successo dello stesso brano. Blue Suede Shoes fa capire quanto anche un semplice paio di scarpe possa diventare uno status symbol. In quei fantastici anni ’50 i capelli sono pettinati “a culo d’anatra”, le giacche sono casual o sportive, le camicie sbottonate con il petto da mostrare e con il colletto sempre alzato: mai tinta unita, minimo due colori, a volte alternati già tra camicia e colletto. E per gli uomini va benissimo anche il rosa, una tonalità ritenuta, fino a quel momento, prevalentemente femminile. I pantaloni sono larghi e, di preferenza, neri; poi verrà l’ora dei blue jeans. Le donne invece hanno capelli cotonati, un trucco accentuato e un foulard intorno al collo. Le scarpe sono senza tacco, gli abitini scamiciati con scollature a cuore e i busti molto stretti. Le gonne sono a tubino e le camicie, a quadretti, annodate sopra l’ombelico.
Ogni epoca, ogni decennio riuscirà a esprimere una propria libertà attraverso la musica e… attraverso la moda. E infatti un personaggio come Little Richard non solo ha gettato le basi del rock ‘n’ roll ma lo ha fatto truccandosi con mascara e fondotinta o raccogliendo i capelli impomatati in stile pompadour: un modo per farsi notare al punto da essere definito “il padrino del glam.”
Al contrario, artisti come Buddy Holly si sono affermati per un look tutt’altro che appariscente. “Buddy cercava un paio di occhiali il meno evidenti possibile”, racconta il dottor J. Davis Armistead, oculista di uno dei padri fondatori del rock ‘n’ roll, “e quelli che avevamo scelto all’inizio non ci convincevano: non erano in linea con la sua immagine artistica. Mentre ero in vacanza a Città del Messico ho trovato questa montatura messicana Faiosa, in plastica nera, decisamente vistosa. Ho pensato subito che facesse al caso di Buddy, e così è stato.”
“SE ELVIS È IL RE DEL ROCK, IO NE SONO LA REGINA”
Little Richard
Grazie a Buddy Holly, a Roy Orbison e a tantissimi altri personaggi (come Elvis Costello, che rende omaggio proprio a Buddy Holly con un look analogo e i medesimi occhiali), anche quello che poteva essere considerato un semplice accessorio diventa parte integrante di un certo modo di presentarsi in pubblico, nonché inequivocabile elemento di un certo stile di vita. Non a caso, gli occhiali contribuiranno a definire l’immagine di John Lennon, inizialmente restio a indossare una qualsiasi montatura e poi convintosi dopo aver ammirato il look di Buddy Holly. Ma saranno importanti pure quelli di Janis Joplin (chi non ricorda i suoi giganteschi occhiali tondi con le lenti viola?), Elton John (c’è solo l’imbarazzo della scelta), Roger McGuinn dei Byrds (e i suoi occhialetti rettangolari con lenti colorate), Bono (diversi modelli indossati, on stage e non, e addirittura donati al Papa) o ancora Slash con i suoi immancabili occhiali da sole. Loro sono solo gli esempi più clamorosi delle centinaia di rockstar che hanno fatto di questo accessorio un vero “marchio di fabbrica”. Così come lo sono i Blues Brothers e i loro Ray-Ban Wayfarer, rigorosamente neri, resi immortali da decine di migliaia di musicisti, più o meno famosi, prima e dopo di loro.
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La classica immagine di Little Richard negli anni ’50, truccato e con i capelli in stile pompadour
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Buddy Holly con la sua famosa montatura nera
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Elvis Costello con gli stessi occhiali di Buddy Holly in primo piano e sulla copertina di My Aim Is True
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John Lennon con le tante montature di occhiali che lo hanno reso famoso
Ma vogliamo parlare dei vistosissimi occhiali di Elvis? È sempre lui che, nel bene o nel male, ha tracciato la rotta, l’ha corretta o, addirittura, l’ha avviata. Come è successo nei primi anni ’50; se i bianchi iniziano a vestirsi come i neri, è proprio grazie a “Th e King of Rock”, che rimane incantato di fronte alle vetrine di Lansky Brothers, un negozio al 126 di Beale Street a Memphis. Il giovane Presley, all’epoca diciassettenne, ammira quegli abiti che per lui costano tanto, troppo. Dopo aver cominciato l’attività vendendo abbigliamento militare a basso prezzo, inizialmente rappresentativo della moda postbellica dei giovani, i fratelli Guy e Bernard Lansky avevano cambiato strategia: ora producevano e commercializzavano capi originali, colorati, inconsueti, venduti però a caro prezzo.
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John Belushi e Dan Aykroyd, i Ray-Ban dei Blues Brothers
“CI ISPIRAVAMO A CIÒ CHE ACCADEVA PER STRADA”
Bernard Lansky
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Lansky Brothers, 126 Beale Street, Memphis
“In quegli anni non si riusciva a trovare una camicia bianca perché, per via del razionamento, le stoffe al metro erano rarissime”, spiega Bernard Lansky, “e dunque, non potendo trovare materiali tradizionali, si decise di utilizzare tessuti strani. Facemmo di necessità virtù: in caso contrario, saremmo finiti a vendere il solito, classico abbigliamento maschile.” Un limite che per il creativo Lansky, autentico spirito rock, si trasforma in un’opportunità, in una sfida coraggiosa e originale. Perché, sin dall’inizio, rock ‘n’ roll ha significato anticonformismo. Eppure nei primi tempi nessuno se la sente di mettere in vendita quel tip...

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