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Informazioni su questo libro
Questo libro parla di luce, fotoni, occhi, salute e fisica quantistica applicata alla medicina. La luce, dono divino non ancora conosciuto profondamente, ha i caratteri di una intelligenza superiore, i cui benefici – che vanno oltre la vista, coinvolgendo l'organismo nella sua interezza – saranno senza dubbio confermati da riscontri scientifici nel prossimo futuro. Un testo divulgativo, in equilibrio tra scienza ed emozione, che "illuminerà" il lettore.
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Informazioni
Argomento
MedicinaCategoria
Oftalmologia e optometriaCapitolo 1
CHI ERO
| “[Noi uomini di scienza] dobbiamo ricercare | |
| che cosa, nell’ambito della natura, | |
| può accadere in modo naturale tramite | |
| le cause che regolano i fenomeni naturali.” | |
| Alberto Magno |
Ricordo la mia infanzia in maniera nitida e meravigliosa. Ero un bambino semplice, con la mia famiglia vivevamo in una situazione di modestia e dignitosa pochezza di mezzi; avevamo tutte le cose necessarie per vivere, ma non una di più. L’Italia era ancora in una fase postbellica, la povertà era comune a molti e, proprio per questo, non avvertita come tale: semplicemente… mancava il superfluo. Ciò mi ha fatto crescere in un ambiente molto sano dal punto di vista psicobiologico, perché mi ha fatto capire che uno dei valori fondamentali della vita è l’affetto delle persone che mi circondano, degli amici e dei parenti stretti. Davanti a me era tutto da costruire: chi poteva, studiava, grazie ai sacrifici dei genitori; molti – la maggioranza tra noi – erano invece costretti a cominciare da subito a lavorare per poter vivere.
Ero un bambino curioso, che amava la musica, affascinato dal mistero, dalle storie e dalle fiabe. Mi piaceva fantasticare, ma non avrei mai pensato di diventare un medico.
I miei genitori mi hanno trasmesso valori importanti come il lavoro duro, lo studio, l’applicazione, e mi hanno fatto capire il privilegio di poter studiare, seppur lavorando. Parte dei miei studi, infatti, li ho svolti mentre lavoravo come Maestro sostituto al pianoforte al Teatro alla Scala di Milano, spesso fino a tarda notte. Lavorare e diplomarmi al Conservatorio mi è stato poi molto utile nei successivi studi in Medicina. A diciotto-vent’anni ho cominciato una carriera come musicista che mi ha portato a tenere concerti al pianoforte, a fare il direttore d’orchestra e a insegnare al Conservatorio. Lavorando e studiando ininterrottamente, mi sono laureato in Medicina a Milano, poi mi sono trasferito negli Stati Uniti dove ho ulteriormente approfondito le mie conoscenze ed esperienze musicali, frequentando grandi maestri di quel tempo.
Torniamo al perché sono diventato medico, e un oculista in particolare. Così come la musica, l’occhio mi ha sempre affascinato sia come organo della vista sia per la bellezza della sua forma e delle sue funzioni. Il senso estetico per me è fondamentale nel valutare anche la bellezza che c’è nella salute naturale, in un giardino, nella montagna, nel mare, in un fiume.
Non ho mai amato le metropoli, non ho mai amato il cemento e le città molto popolate, ma ce ne sono due cui sono particolarmente legato: Milano, dove mi sono laureato, e San Diego, in California.
Il viaggio americano è stato una totale scoperta. A San Diego ho trovato un grande insegnante, il dottor Michael Gordon, che mi ha trasferito la sua competenza scientifica in chirurgia refrattiva. A San Diego mi sono appassionato alla chirurgia tramite i primi laser, in grado di correggere i difetti visivi. Mi sono fatto operare anch’io perché ero sia miope sia astigmatico e oggi non porto più nessun tipo di occhiali, sebbene sia già in un’età di probabile presbiopia, che tuttavia non presento. Già da allora avevo capito che avrei fatto questo mestiere volentieri, poiché Michael Gordon mi disse che ero predisposto sia a livello manuale sia sul piano psicologico avendo una bella attitudine personale. Se dovessi rispondere alla domanda: “Chi ero?”, direi che ero una persona molto curiosa, entusiasta e anche fortunata; ho fatto ciò che mi piaceva e lo faccio ancora, con passione e dedizione.
Durante la mia giovanile carriera musicale, superai un concorso per direttore d’orchestra, arrivando primo, ma la direzione venne poi assegnata a un altro musicista che non aveva neppure sostenuto il concorso. Capii che dovevo fare da solo, contando unicamente sulle mie forze, senza appoggi esterni di alcun tipo. Mi dedicai allora alla chirurgia, aprendo un piccolo Istituto e rinunciando a entrare nel mondo universitario – così come avevo rinunciato a entrare nel business dei concerti, gestito da agenti e da teatri che non avrei potuto minimamente controllare – e salvaguardando così la mia libertà e la mia naturale propensione alla creatività. Gestii e sviluppai questo Istituto per sedici anni, portandolo ai massimi livelli, poi mi trasferii in Svizzera con la famiglia (mia moglie e i miei due figli). Ricominciai ancora una volta da zero, quattro anni fa, qui in Svizzera, senza alcuna connessione: una vita daccapo.
Capitolo 2
CHI SONO
Oggi a Lugano gestisco lo Switzerland Eye Research Institute (SERI Lugano), dove ho concentrato i miei brevetti studiati, creati e depositati, che tendono alla non-chirurgia dell’occhio, ovvero a interventi caratterizzati dalla minor aggressività possibile. SERI Lugano è il manifesto del mio approccio alla medicina e alla vita.
Sono italiano e resto profondamente legato all’Italia, dove vivono i miei parenti, i miei amici e i tanti colleghi che ancora oggi frequento e rispetto professionalmente. Tuttavia qui in Svizzera provo un diverso senso di libertà, di indipendenza scientifica e creativa. A Lugano posso utilizzare liberamente le mie tecniche innovative di intervento non invasivo e il mio brevetto, ParaCel®. Si tratta di un collirio che ha avuto il merito di farmi capire davvero l’effetto dei fotoni e che ha del miracoloso: grazie alla riboflavina contenuta nel collirio, i fotoni agiscono a livello transepiteliale, quindi senza dover rimuovere l’epitelio, cosa che non era possibile con il tradizionale cross-linking corneale.
Dopo il brevetto ParaCel®, ho portato la riboflavina – meglio nota come vitamina B2 – anche nella chirurgia refrattiva, usando altre tecnologie anch’esse non invasive, basate sui fotoni e sull’impiego di laser di ultima generazione, modulati a bassa frequenza, per eliminare miopia, astigmatismo, ipermetropia, presbiopia e per correggere i cheratoconi.
In SERI Lugano ho adottato anche la Femto Lasik Lux® – una procedura, che descriverò meglio più avanti, nella quale si usano diversi tipi di fotoni, emessi da diversi laser, e i raggi ultravioletti, i miei preferiti – e il collirio ParaCel®, che ha la capacità di catturarli, essendo fotosensibilizzante (la caratteristica della vitamina B2, riboflavina, è infatti quella di catturare i fotoni e di rilasciarli poi all’organo trattato).
Possiamo vantare una casistica estremamente significativa, più di duemila interventi, a dieci anni ormai dal primo intervento transepiteliale che ho eseguito, evitando i trapianti di cornea. Tutto questo mi fece pensare che avrei potuto portare la riboflavina e il cross-linking anche nella chirurgia refrattiva tradizionale. Adottando queste nuove procedure, mi chiesi cosa riuscisse a dare una risposta così straordinaria nei miei pazienti, perché notai che molti di loro, nel periodo post-operatorio, avevano manifestato una forte virata positiva a livello di autocoscienza e gioia di vivere, non giustificabile con la sola eliminazione dei difetti visivi. Mi domandai che cosa facesse la differenza in questi trattamenti rispetto a quelli della medicina tradizionale.
La maggior parte dei pazienti, dopo il trattamento, si dedicava con più attenzione a se stessa e alla propria salute: coltivava nuovi interessi, modificava il proprio assetto psicofisico, cambiava postura, aumentava la motivazione personale, spesso passava a un’alimentazione più sana e a terapie naturali in genere. Insomma, ho potuto osservare che queste persone sviluppavano una nuova attitudine a conoscere la natura, a eliminare la prassi del giudizio, della difesa, della sentenza e a prediligere un nuovo tipo di consapevolezza di sé relativamente alla salute naturale.
Tutto questo mi ha fatto pensare che esistesse un fattore scatenante, una causa prima, un qualcosa di molto più impattante del poter finalmente fare a meno di un paio d’occhiali. Il non portare più le lenti dona certamente un senso di libertà momentaneo ma, se non è sostenuto da altro, questa sensazione svanisce presto.
Ero un chirurgo capace, ottenevo ottimi risultati, ma non mi bastava, per i miei pazienti volevo di più. Ho così approfondito la mia ricerca sui fotoni come strumento, naturale e tecnologico insieme, di una guarigione che diventa autoguarigione e va a toccare tutto il corpo. Penso che la non-chirurgia sia il fulcro più importante del mio ragionamento e della mia pratica quotidiana. Io non tocco più un occhio, a livello refrattivo, se non tramite particelle di luce. Quando utilizzo la Femto Lasik Lux®, è la luce a eseguire l’operazione. Io non faccio altro che connettere l’occhio con la luce. La luce opera una lieve dissezione di tessuto; sempre la luce ne rimuove una parte (ablazione) e, grazie alla riboflavina, richiude il tessuto riparandolo e compiendo un miracolo della natura.
Oggi sono molto interessato ad approfondire questo tipo di terapia e, analizzando i risultati, posso constatare che i fotoni “ci stanno dando ragione”. Che cosa ci aspetta domani? In un futuro molto vicino vedremo altri tipi di emissioni fotoniche, con altre fonti laser di diversa tipologia, sempre più in sintonia con la natura. Saremo in grado di produrre fotoni a un voltaggio molto vicino a quello naturale che poi andranno a interagire con i biofotoni, la cui esistenza è stata teorizzata dal professor Fritz-Albert Popp, che è riuscito a dimostrare la loro presenza nelle cellule.
Nei prossimi capitoli avremo modo di approfondire l’argomento dei biofotoni e cercheremo di capirne la natura: se vengano cioè prodotti da noi o se siano una specie di “batteria” che, presa dall’esterno, viene immagazzinata e usata dalle varie cellule come mezzo di comunicazione, trasferendo così un messaggio di salute, di equilibrio e ristrutturazione di tutto il corpo, in perpetuo rinnovamento cellulare.
Per il momento posso affermare che il mio nuovo approccio – totalmente non invasivo, basato sulla luce, attraverso i soli fotoni – comporta modificazioni cellulari che, oltre all’eliminazione dei difetti visivi, sembrano orientare i pazienti verso una vita più armonica con la natura, favorendo la guarigione e la salute, allontanando gli stati di infiammazione cronica che portano all’insorgenza della malattia.
Credo che questo risultato possa costituire l’inizio di un’importante ricerca sulle terapie che comportano l’impiego di fotoni, finalizzata a individuare parametri oggettivi e misurabili inerenti alla salute dei nostri pazienti.
Oggi sono un oculista, un chirurgo degli occhi, un oftalmologo, un membro della comunità medico scientifica conosciuto in ambito internazionale e sto anche dirigendomi verso una nuova prospettiva di cura attraverso l’occhio, avendo come fine non solo la correzione dei difetti visivi, ma anche il miglioramento della salute generale della persona. Questo sarà il mio impegno nei prossimi anni e il primo passo è proprio la divulgazione della mia idea attraverso questo libro, che arriva buon ultimo, dopo aver prodotto un numero significativo di trattati e pubblicazioni indirizzati a colleghi medici e accademici, essendo sempre parte attiva di numerose commissioni scientifiche internazionali.
Curare e guarire con la luce è, quindi, la mia vera missione di medico e ricercatore e la ragione per la quale oggi sono e voglio propormi, con umiltà ma con profonda convinzione, come divulgatore di queste nuove intuizioni. In SERI Lugano proveremo a monitorare, oltre all’andamento dei risultati clinici relativi agli aspetti più strettamente legati alla visione – cosa che abitualmente facciamo – anche alcuni aspetti della salute generale dei pazienti che hanno beneficiato delle terapie fotoniche, individuando metodi e parametri che consentano un’indagine oggettiva.
Capitolo 3
MARGUNS. TRE GIORNI ISOLATO DAL MONDO
Ho delineato, nei capitoli precedenti, un ritratto di me stesso, della mia evoluzione umana e scientifica, maturata attraverso le esperienze professionali e le intuizioni che mi hanno permesso di avvicinarmi a un nuovo concetto di chirurgia. I fotoni sono i protagonisti di questa nuova visione.
Per capire e riflettere sull’evoluzione della mia azione professionale ho sentito il bisogno di vivere un’esperienza singolare, più unica che rara, che mi aiutasse a meditare e fare chiarezza sulle mie intuizioni lontano dal mio solito ambiente. Ovviamente questa esperienza non poteva che essere vissuta in un luogo dominato dalla natura e dalla luce. Ve la racconto.
Mi trovo isolato, volutamente isolato, in una chamanna, una baita ad alta quota (2.300 metri circa), nelle alture intorno a Marguns, nei Grigioni.
Sono stato portato qui da uno sherpa grigionese dagli occhi di ghiaccio: avrà avuto settant’anni ma, nonostante la pelle segnata dal sole, ne dimostrava cinquanta. Mi ha accompagnato lungo un cammino della durata di tre ore.
In questo posto, isolato dal mondo, sembra di essere su Marte. Sono sul cocuzzolo di una montagna impervia, dal quale si dipartono diversi sentieri in discesa e poco praticati. Ruoto lo sguardo a 360°: intorno a me una skyline ininterrotta di cime. Tra questa casetta sperduta e le altre montagne ci sono distese di prati, boschi e rocce.
Sono le 11:00 del mattino, il mio sherpa mi ha appena salutato e promesso di tornare a riprendermi fra tre giorni esatti, alla stessa ora. Mi ha lasciato viveri, coperte, vestiti pesanti e anche alcune taniche d’acqua, perché qui non c’è nulla. Il cibo durerà tre giorni e lo stesso l’acqua. Niente elettricità, solo lampade a olio.
La baita è piccola, in legno, probabilmente indistruttibile. Potrebbe essere stata costruita con un legno tagliato il 3 marzo, come usano fare i montanari, cioè con un legno che non brucerà mai, nemmeno se colpito da un fulmine. Questo è un vecchio adagio che si tramanda sulle montagne. Sembra, infatti, che il legno tagliato dal 1° al 3 marzo o comunque gli ultimi due giorni di luna nuova, sempre a marzo, non arda mai e si comporti come pietra.
Intorno alla baita, a una distanza di circa tre metri, c’è una staccionata che racchiude un piccolo prato. Appena fuori dalla porta, due panche solidissime, fatte da mani esperte, dove ci si può sedere a godersi il sole quando c’è.
L’ambiente interno è piuttosto ristretto: l’unica stanza misura cinque metri per quattro e vi sono due letti in legno, con sopra un paio di materassi molto rudimentali, alcune sedie, un tavolo e un paio di finestre.
È tarda primavera e posso aspettarmi qualsiasi tipo di meteo: da un sole che spacca la testa a scrosci d’acqua improvvisi, accompagnati da fulmini e tuoni.
Sono qui a riflettere su me stesso; ho portato qualche appunto e voglio cominciare a scrivere questo libro, a mano, senza strumenti che sappiano, anche solo lontanamente, di modernità.
C’è il sole, sono fuori, mi sto guardando intorno e riesco a vedere Marte su nel cielo. Non c’è anima viva a vista d’occhio, né case o riferimenti di sorta. Ho soltanto una bussola, il cellulare ovviamente non funziona e il Wi-Fi non esiste. Non ho portato nemmeno un computer, solo un piccolo registratore a batteria per ascoltare qualche quartetto di Beethoven. Forse non servirà e mi limiterò a dormire profondamente, sognare e riflettere su chi sono, su che cosa sto scrivendo, sulla musica, sulla scienza, sulla teoria dei fotoni.
Qui all’esterno c’è tanto sole e triliardi di fotoni. Il paesaggio è per lo più verdeggiante ma, in alcune direzioni, in particolare verso ovest, è secco, sterrato. Vedo in lontananza sentieri scoscesi che portano a cime molto alte.
Io sto circa a 2.300 metri e me ne rendo conto: respiro quasi normalmente, ma decido di non fumare i miei sigari cubani, perché mi toglierebbero ossigeno. Sono felice e, soprattutto, sono in contatto con me stesso. Inizio a scrivere sotto la luce accecante del sole. Scrivo con una penna a sfera su una pila di fogli bianchi, senza uno schema o un programma preciso. Sono a diretto contatto con la natura e voglio scoprire cosa sono i fotoni, chi sono io, da dove vengo. Ripenso inevitabilmente alla mia infanzia, alla mia storia e mi vengono in mente immagini di tutti i tipi.
Spero che passi qualche animale da queste parti, qualunque sia. Potrebbe succedere di giorno, di sera o di notte. Potrebbe essere un lupo, una volpe, un orso, fosse anche un dinosauro sarebbe il benvenuto.
Il motivo per cui sono qui è importante. Voglio fare una rivisitazione della mia vita, un viaggio a ritroso, partendo dalle persone che ho incontrato di recente e andando indietro fino alla mia infanzia e scrivere, scrivere, scrivere senza alcun condizionamento esterno o contatti c...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Premessa
- Introduzione
- Capitolo 1 - Chi ero
- Capitolo 2 - Chi sono
- Capitolo 3 - Marguns. Tre giorni isolato dal mondo
- Capitolo 4 - Akhenaton: il faraone che rivolle il culto del Sole
- Capitolo 5 - La terapia della luce
- Capitolo 6 - I fotoni: breve excursus storico
- Capitolo 7 - Le proprietà dei fotoni
- Capitolo 8 - Radici di cipolle e sangue di maiale
- Capitolo 9 - I fotoni come materia biologica
- Capitolo 10 - Correlazioni tra i fotoni e le teorie di Popp
- Capitolo 11 - Raggi UVA: amici o nemici?
- Capitolo 12 - Dall’entanglement fotonico alla terapia fotonica
- Capitolo 13 - I laser: sappiamo veramente cosa sono?
- Capitolo 14 - L’esperienza di SERI Lugano
- Capitolo 15 - Perché non parliamo un attimo di cataratta e di raggi UVA?
- Capitolo 16 - Ma cosa sta succedendo?
- Capitolo 17 - Tre miracoli: Karajan, l’osmosi e la riboflavina
- Capitolo 18 - Oltre l’orizzonte. Biofotoni e nuove fonti di luce: la svolta di Katia
- Capitolo 19 - La vita dei pazienti cambia: che anche il loro DNA si trasformi ed evolva?
- Capitolo 20 - Lo spirito di ricerca
- Capitolo 21 - Epigenetica: una meravigliosa ipotesi?
- Capitolo 22 - Il nuovo benessere dei nostri pazienti
- Capitolo 23 - Gli occhi, i fotoni, i biofotoni e il DNA: che cosa ci riserva il futuro?
- Appendice - Tre testimonianze
- Biografie dei personaggi citati
- Bibliografia