Sebben che siamo donne. Le donne in Lombardia dal Risorgimento alla ricostruzione
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Sebben che siamo donne. Le donne in Lombardia dal Risorgimento alla ricostruzione

  1. 60 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Sebben che siamo donne. Le donne in Lombardia dal Risorgimento alla ricostruzione

Informazioni su questo libro

Alessandra Ravizza, Anna Kuliscioff, Fernanda Wittgens, Wilma Conti e molte altre, la storia di Milano e d'Italia raccontata da donne straordinarie in una pièce teatrale che risuona di voci del presente e del passato, dove il femminismo è «gioia, insolenza, impertinenza e sovversione». Dal Risorgimento alla ricostruzione postbellica, le donne lombarde di Sebben che siamo donne sono patriote, filantrope, emancipazioniste, partigiane, intellettuali, donne del fare capaci di conquiste decisive in politica, nella società, nel lavoro e nell'istituto familiare.

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Informazioni

eBook ISBN
9788899918019
Argomento
Storia
(Le parole dei personaggi storici sono citazioni, parole della storia)
CANTO LA MALCONTENTA
PROFESSORESSA: Buonasera ragazze. Oggi facciamo una lezione un po’ speciale. Festeggiamo i 150 anni della nascita della nostra nazione, voglio che capiate quale è stato il ruolo delle donne lombarde. E infatti incontreremo delle signore che hanno permesso che trasformazioni politiche, sociali, economiche, giuridiche e culturali avvenissero o prendessero saldamente il via. Le donne hanno sempre usato la parola: hanno lottato con la lingua per riprendere possesso di sé stesse, per riconoscersi, per riunirsi, per ricominciare e le loro parole, come dovrebbero essere le nostre, sono state azioni portate avanti con caparbietà, dignità, fermezza, senso di giustizia. «Quanto uno vuol camminar sulle sue gambe, tanto devono sanguinar le sue parole» lo diceva un filosofo, Carlo Michelstaedter. Le donne che incontreremo sono donne del fare. Facciamo convivere passato, presente e futuro in questa… come diceva Beckett, in questa «località chiamata palcoscenico», che è anche il palcoscenico della vita di tutti.
ROBERTA: «La vita non è che un’ombra che cammina, un povero attore che si agita e pavoneggia per un’ora sulla scena e poi nessuno più l’ascolta».
ELEONORA: Ma questo è Shakespeare.
PROFESSORESSA: Sì, ma noi vogliamo dargli retta, vogliamo ascoltare e farci ascoltare. Chi saranno le nostre protagoniste? Le patriote come Cristina Trivulzio di Belgiojoso (1808-1871), Laura Solera Mantegazza (1813-1873), Ester Martini Cuttica (1807-1898), le filantrope come Alessandrina Ravizza (1846-1915) e come Ersilia Bronzini Majno (1859-1933), le emancipazioniste come Anna Maria Mozzoni (1837-1920) e Anna Kuliscioff (1854-1925), le partigiane della Seconda guerra mondiale e le donne della ricostruzione e del “miracolo economico” come Fernanda Wittgens, direttrice di Brera (1903-1957).
ELEONORA: Mi scusi, ma quelle signore si conoscevano?
ANNAGAIA: Quelle ovviamente che sono vissute negli stessi anni, perché quelle che sono vissute nei secoli precedenti…
PROFESSORESSA: Vi dirò di più, alcune erano amiche. L’amicizia tra loro ha fatto sì che si costituissero, ora sovrapponendosi, ora incrociandosi, circuiti che superarono anche gli ambiti regionali. Ma entriamo nella Storia. Negli anni delle Guerre di indipendenza fino alla liberazione di Roma nel settembre del 1870 la priorità di ogni sforzo delle donne politicamente impegnate sul fronte democratico fu indirizzata al processo unitario perché questo si realizzasse anche secondo le direttive mazziniane e non solo sabaude.
IMMAGINE DI CRISTINA TRIVULZIO DI BELGIOJOSO:
Carlo Cattaneo definì la principessa Cristina Trivulzio di Belgiojoso la prima donna d’Italia, una donna straordinaria. Fu storica, politica, giornalista, fondò giornali, scrisse per tutta la vita. Fondò asili per i figli dei contadini, scuole maschili e femminili nella certezza che l’istruzione debba essere un diritto per tutte le classi sociali. Nel 1848 tutta l’Europa si agita per l’indipendenza e all’indomani delle Cinque giornate di Milano Cristina sostiene i concittadini. Mette insieme un esercito di 200 volontari che guida al Nord. Dopo il rientro degli austriaci a Milano fugge a Roma, dove è stata proclamata la repubblica, e Giuseppe Mazzini le affida la direzione degli ospedali, ne organizza 12 e un vero e proprio corpo di infermiere volontarie tra le quali molte donne del popolo. Caduta la Repubblica romana va in esilio e quando rientrerà a Locate rifletterà sui diritti delle donne.
BELGIOJOSO: Da quel rovesciamento successivo di nazioni entro i confini della nostra Italia nasceva un felice miscuglio di sangue e nature, il quale produceva poi una bellissima famiglia umana. L’Italia ora è entrata in un’era di attività. Si tratta per l’Italia di essere o non essere e ciò dipende ogni giorno da lei stessa, dai suoi atti, dalla sua condotta. A che servono le istorie del passato, se non a guida nel presente e nell’avvenire? Il nostro principale studio deve essere ormai spogliarci di tutte le letali influenze del passato: ricordiamoci che il nostro passato fu un’era di schiavitù, e che il popolo educato alla schiavitù deve trasformare sé stesso, se vuol diventare atto a godere della libertà e della indipendenza. Noi abbisogniamo di libertà, d’indipendenza e di unione, perché di forza. La democrazia corrisponde alla potenza dell’anima o all’uguaglianza.
ELEONORA: Queste signore erano tutte aristocratiche e ricche?
PROFESSORESSA: Sì, in maggioranza. Prima di tutto perché avevano accesso alla cultura e a i mezzi per sostentarsi; ma vi furono ovviamente anche delle “proletarie”. E mi viene in mente la storia incredibile di Maria Ferretti, garibaldina accesa, figlia di un fruttivendolo, che quando nel 1866 si combatté la Terza guerra d’indipendenza per la conquista del Veneto, la signora voleva a tutti i costi arruolarsi nei Cacciatori delle Alpi, ma allora era un esercito regolare e quindi le donne erano escluse.
ANNAGAIA: E allora cosa fece?
PROFESSORESSA: Si travestì da uomo e combatté così bene al punto di meritarsi una medaglia al valore…
ANNAGAIA: Come uomo…
PROFESSORESSA: Come uomo.
ANNAGAIA: Ho capito cosa voglio scrivere sullo striscione: se trattate un individuo per ciò che è, rimarrà ciò che è. Ma se lo trattate come se fosse quello che potrebbe essere, diventerà ciò che potrebbe essere.
ELEONORA: Ma questo lo dice Goethe!
ROBERTA: È bellissima, ma non va bene per lo striscione.
IMMAGINE DI LAURA SOLERA MANTEGAZZA:
Laura Solera nasce a Milano nel 1813 anche lei da una famiglia agiata. È la nipote di un patriota e la sorella dell’autore delle parole del Va pensiero di Verdi. A soli 15 anni perde la mamma e pochi anni dopo viene fatta sposare con Giovanni Battista Mantegazza; nel 1848 vede la sua città insorgere contro gli austriaci nelle Cinque giornate di Milano, si mobilita a favore dell’indipendenza...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Frontespizio
  3. esergo
  4. Indice
  5. Personaggi
  6. Sebben che siamo donne
  7. Novità
  8. Ebook disponibili