Nelle Carceri di G.B.Piranesi
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Nelle Carceri di G.B.Piranesi

  1. 168 pagine
  2. Italian
  3. ePUB (disponibile sull'app)
  4. Disponibile su iOS e Android
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Nelle Carceri di G.B.Piranesi

Informazioni su questo libro

Questo titolo si concentra su un architetto e incisore Italiano del XVIII secolo - Piranesi. In questo libro si sostiene che Piranesi attribuisce un significato metaforico alle Carcesi - una serie di acqueforti - per imprigionare coloro che riteneva ostacolassero le arti e minacciando la sua stessa libertà. Alla luce del crescente interesse accademico in Italia e della riorganizzazione di molti corsi universitari in Italiano, questa serie si propone di riunire diverse prospettive accademiche sull'Italia e la sua cultura.

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Informazioni

Editore
Routledge
Anno
2017
eBook ISBN
9781351196970
Edizione
1
Categoria
Lingue

Parte Prima
‘Invenzioni Capric Di Carceri All Acqua Forte’

Capitolo I
L’acquaforte: la tecnica di Piranesi

Solo nella prima edizione delle Carceri troviamo nel titolo: Invenzioni Capric di Carceri all Acqua Forte, la spiegazione cioèa tecnica con cui le stampe sono state eseguite [fig. 3]. Nella seconda edizione infatti, la dicitura 'all Acqua Forte, scompare [fig. 4]. Forse c'è un elemento di orgoglio da parte del giovane Piranesi nel pubblicare un'opera che vanta una tecnica non solo appresa relativamente da poco, ma in cui riesce a combinare il segno svelto e suggestivo del pittore con il metodo lento e preciso richiesto nell'incisione ad acquaforte.
L'acquaforte richiede infatti varie fasi di preparazione: per cominciare quella della lastra di metallo, che nel caso di Piranesi èil rame. II metallo è poi ricoperto da uno strato di cera o di vernice, questo per proteggere la lastra dall'azione corrosiva dell'acido (l'acqua forte). La vernice viene affurnicata; il suo annerimento renderà piùevidente il disegno da tracciarvi sopra. Il disegno si esegue quindi sullo strato protettivo della lastra avendo cura di non scalfirla, perchèè solo all'acido che si affida il compito di corrodere il metallo e di creare il disegno. L'incisore può fare uso di punte di varie misure e il segno risulta piu o meno largo in relazione alio spessore della punta usata nel rimuovere la vernice. Se si vuole evitare che alcune parti, quelle che si desiderano più chiare, siano incise troppo profondamente, queste vengono coperte di nuovo con la vernice e in questo modo attraverso diverse coperture seguite da diversi bagni nell'acido, si otterranno segni di varia profondità e quindi effetti di varia tonalità. Quando la lastra sarà poi pulita e 1'inchiostro avrà occupato gli incavi del metallo, questa sarà pronta per la stampa. Un foglio di carta inumidita posto sulla matrice, una volta pressato dal torchio, assorbirà 1'inchiostro e il disegno inciso sulla lastra vi apparirà in immagine speculare. Le stampe inoltre possono presentare vari stati: si parla di stati, con termine tecnico dell'arte grafica, in relazione alle modifiche subite dalla stampa in seguito alle alterazioni apportate alia matrice. Per le Carceri di Piranesi si può parlare di due stati principal! che coincidono con le due edizioni menzionate; esistono però altri stati che mostrano varianti minori su cui tuttavia non è mia intenzione soffermarmi.
L'incisione era il mezzo di cui si awalevano tradizionalmente gli architetti per diffondere disegni di edifici. A Piranesi, che aveva avuto un'educazione nel campo dell'architettura, la tecnica doveva essere familiare. II tipo di incisione usata dagli architetti mirava ad un effetto chiaro e quasi impersonale, ad una visione per quanto possibile oggettiva delle costruzioni presentate al pubblico. Ma lo stile di incisione adottato da Piranesi nelle Carceri, ha ben poco di quella accuratezza dimostrativa presente invece nelle stampe da lui pubblicate nel 1743, che contengono esempi di architetture possibili in un mondo per lui ideale [fig. 33]. C'è qualcosa di profondamente originale e di non ortodosso per un architetto, nella tecnica usata da Piranesi in alcune delle sue stampe [fig. 34] e nelle Carceri in particolare. Di questa mancanza di ortodossia sentiamo un'eco, più o ineno forte, nei resoconti dei suoi primi biografi dove Piranesi, o per ragioni di carattere personale o per la sua forte vocazione pittorica, è in qualche modo ritenuto non adatto ad esprimersi attraverso la tecnica dell'acquaforte.
Fig, 33 G. B. Piranesi, Ponte magnifico, da: Prima Parte, 1743
Fig, 33 G. B. Piranesi, Ponte magnifico, da: Prima Parte, 1743
Innamorossi tutt'a un tratto dell'arte d'incidere in rame, e andò ad impararla dal Cavalier Vasi Siciliano domiciliato in Roma, e qui pare fece passi rapidissimi. [...] Accorgendosi dappoi il Piranesi, che l'incisione di queste sue fatiche non era molto plausibile il naturale suo sospettoso gli fece credere, che ciò nascesse dal Vasi, che per gelosia gli nascondesse il vero segreto di dar l'acqua forte. Infuriatosi un giorno voile ammazzare il maestro,che con buone maniere lo placò,ma libero la sua scuola il più presto che potè da un discepolo così pericoloso, ringraziandone ben di cuore Iddio. (Bianconi, pp. 127-28)
Questo è il modo in cui il primo biografo di Piranesi ci presenta il travagliato rapporto dell'artista con la tecnica da lui scelta e con il suo maestro Vasi. Il malevolo Bianconi come al solito sottolinea 1'aspetto impulsivo e violento che starebbe sempre alia base delle azioni di Piranesi. Ma la rivalita tra allievo e maestro suona come ana storia già sentita, ricorrente nelle biografie degli artisti. II racconto del tentato assassinio ricorda tra l'altro il falso episodio, narratoci anche da Vasari, deU'uccisione del mite Domenico Veneziano, ritenuto il detentore del segreto della pittura ad olio, da parte del geloso Andrea del Castagno, morto in realtà alcuni anni prima della sua presunta vittima. Piranesi è accusato solo di tentato omicidio, ma in ogni caso il movente non convince. È difficile infatti, paragonando le incisioni di Vasi con quelle di Piranesi, indiscutibilmente più pregevoli, capire quale fosse questo segreto dell'acquaforte che secondo Piranesi (nel racconto di Bianconi), Vasi non avrebbe voluto rivelargli.
Fig. 34 G. B. Piranesi, Magnified Porto, da: Opere Varie, 1750
Fig. 34 G. B. Piranesi, Magnified Porto, da: Opere Varie, 1750
La versione dataci da Legrand getta una luce diversa sui rapporti tra il maestro e l'allievo, malgrado il fatto che anche nelle parole del piìi tardo biografo si intuisca sempre un certo contrasto tra i due artisti basato ancora una volta sulla questione della tecnica dell'acquaforte: 'Piranesi lo vide lavorare, voile essere suo allievo, e lo voile così fortemente che non soltanto Vasi non pote rifiutare, ma che dopo sei mesi l'allievo era già più abile del maestro. Non potendo ottenere che poca pazienza dalla sua foga, così gli diceva sempre: Siete troppo pittore, amico mio, per diventare mai incisore.1
Si potrebbe pensare che l'impazienza e la troppa foga possano essere un ostacolo in ugual misura sia per il pittore sia per l'incisore. Qual è allora in realtà il significato di questa accusa? Quali sono le qualità del pittore in contrasto con quelle dell'incisore? La risposta non è così owia, infatti esistono molti esempi di pittori che sono e sono stati anche insigni incisori, da Durer a Parmigianino, da Rembrandt a Salvator Rosa, da Canaletto a Tiepolo, L'accusa rivolta a Piranesi di essere troppo pittore si dovrà allora riferire non tanto alia lenta cura con cui avrebbe dovuto fare uso dell'acido per l'incisione dei rami, quanto al tipo di segno da lui usato non sempre adatto al genere di stampe prodotte nello studio dell'architetto Vasi. Stampe che volevano essere un fedele ritratto dei luoghi rappresentati e che per questo avevano bisogno di un tratto sicuro, preciso e in qualche modo anonimo.
Legrand descrive la tecnica di Vasi come: 'un metodo di incisione a un solo intaglio che gli era peculiare'.2 Anche Piranesi sarà apprezzato dai suoi contemporanei per fare uso dello stesso metodo di incisione a un solo intaglio. (Legrand, p. 228, nota 39) Bisogna però dire che questa era la tecnica da lui riservata soprattutto per quelle stampe di carattere documentario che avevano come primo scopo, come spiega ancora una volta Legrand, di permettere ai molti viaggiatori: 'di portar via da Roma con loro l'immagine di monumenti che li avevano tanto commossi, e il mezzo di comunicare le medesime emozioni a tutti quelli che infervorati da racconti stimolanti e godendo in anticipo di quello che avrebbero visto, concepivano subito il progetto di un viaggio in Italia'.3
Ma la serie delle Carceri non ha questo fine pratico illustrative) e il metodo con cui è eseguita riflette un diverso tipo d'ispirazione. Legrand ci dà una descrizione interessante e dettagliata della tecnica usata normalmente da Piranesi nell'incisione dei suoi rami. Ci spiega come l'artista rimuova segmenti paralleli di vernice solida dalla superficie del rame e come eviti di far incrociare le linee. Ci descrive la cura con cui questi segni varino di senso seguendo la direzione della prospettiva di ciascun particolare per fare cosi assumere ad ogni parte un effetto per quanto possibile tridimensionale e per far si' che la composizione nel suo insieme acquisti illusione di profondità; ci dice anche di come faccia uso di punte di spessore diverso, grosse per gli scuri profondi dei primi piani, sottili per i cieli e gli spazi lontani; e di come per ottenere una vasta gamma di toni, Piranesi sia capace di ripetere la morsura nelFacquaforte fino a dodici volte, avendo cura mano a mano di coprire con la vernice le parti destinate ad avere un tono meno scuro. Ci fa notare come le figure uinane e gli oggetti siano delimitati non da una linea di contorno, ma dalla luce che si crea ai loro margini, là dove si è arrestata l'azione corrosiva delPacido a cui sono venuti a mancare i suoi canali da scavare. Infatti Piranesi, memore dell'antico insegnamento di cui Leonardo era stato autorevole maestro, evita spesso le linee di contorno.
Queste accurate informazioni di Legrand trovano riscontro nella maggior parte dell'opera di Piranesi e la Carcere oscura con Antenna pel suplizio de' malfatori, [fig. 35] isolato preannuncio del tema che lo coinvolgerà più tardi, pubblicata nella Prima Parte di Architetture e Prospettive nel 1743, può essere considerata come un buon esempio della tecnica descritta dal biografo francese. D'altra parte bisogna dire che di questa tecnica non c'è che un'eco molto lontana nella serie delle Carceri, particolarmente nella sua prima stesura che non mostra alcun fine pratico illustrativo.
Qui invece di trovare linee parallele, vediamo che i segni frequenteraente si incrociano, preparando così un effetto chiaroscurale già visibile siilla superficie della lastra prima dell'intervento dell'acido, rendendo quindi superfluo l'uso ripetuto dell'acquaforte. E infatti le morsure, nella prima edizione delle Carceri, sono molto parsimoniose. Se qui c'è un uso limitato di linee parallele che seguono la direzione della prospettiva, troviamo però un'abbondante varietà di segni che mira piuttosto ad identificare la materia di cui son fatte le cose conferendo loro una specifica qualità tattile. Qui si avverte una mano veloce, un segno rapido che lascia molti punti appena accennati, con quella vaghezza tipica degli schizzi. Insomma qui troviamo lo sfogo del disegnatore e del pittore e non la 'pedanteria' dell'architetto.
Forse i brevi viaggi di ritorno a Venezia nel 1744 ed ancora nel 1747 avevano aiutato Piranesi a liberarsi da quelle restrizioni espressive che lo avevano in parte soggiogato nell'ambiente dei topografi, degli architetti e degli antiquari romani,4 restrizioni visibili nelle sue stampe del 1743. Le fonti ci parlano di un periodo passato nello studio del grande pittore Tiepolo. Questi non aveva dedicato alPincisione molto della sua attivita artistica, a lui si devono infatti poco più di una trentina di incisioni, di cui le dieci stampe dei Capricci eseguite probabilmente intorno al 1739 e le ventiquattro degli Scherzi di fantasia probabilmente degli anni quaranta. Senza dubbio il suo segno franco e veloce che rivela la mano dei pittore, deve aver avuto un effetto profondo e liberatorio su Piranesi. Ed è sempre a Venezia che dall'esempio di pittori e incisori come Marco Ricci, già morto pero nel 1730, e Canaletto, Piranesi può imparare come essere pittore e incisore insieme, cosa che l'architetto Vasi non poteva insegnargli.
Piranesi, a differenza degli artisti appena citati rinuncia alia pittura, tuttavia riesce ad esprimere la sua vocazione di disegnatore originale e di pittore, mediante 1'incisione e questo è particolarmente vero nella serie delle Carceri che pur attraverso questa tecnica conservano, soprattutto nella prima edizione, caratteristiche proprie degli schizzi. L'interesse di Piranesi per il disegno e la pittura è ampiamente testimoniato dai suoi biografi. Bianconi con il suo tono piuttosto condiscendente e sarcastico ci spiega che Piranesi: 'quando voleva innalzarsi, e darsi quasi all'eroico disegnava cose mangiative, come sarebbero pezzi di carne da macello, teste di porco, o di capretto; bisogna però confessare, che faceva tali cose maravigliosamente bene' (Bianconi, p. 128).
Secondo Legrand, a Roma, a contatto con i ...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Half Title
  3. Title
  4. Copyright
  5. Contents
  6. Ringraziamenti
  7. Illustrazioni
  8. Introduzione
  9. PARTE PRIMA 'Invenzioni Capric Di Carceri all Acqua Forte'
  10. PARTE SECONDA 'Carceri d'Invenzione'
  11. Conclusione
  12. Riferimenti bibliografici
  13. Indice dei nomi