
- 144 pagine
- Italian
- ePUB (disponibile sull'app)
- Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub
Informazioni su questo libro
L'autore di questa raccolta di testi è un grafico che ha scelto la scrittura perché disegnare non è sempre abbastanza, e forse non gli basta più. Così mette nero su bianco, e fuori dai denti, riflessioni sul lavoro del grafico oggi e sulle sorti incerte di questo mestiere, sostanzialmente modificato da un modello tecnologico che lo ha intercettato. L'autore mescola incontri, istruzioni e storie di marchi, visite a mostre e letture di libri, inserendo qui e là distopiche storielle semiserie. Ricco di immagini, documenti visivi, disegni e sorprese (una collezione di found graphic object), questo volume continua il viaggio iniziato con il precedente La grafica è un'opinione. Un mestiere che cambia.
Domande frequenti
Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
- Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
- Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Graphic Novel di Mauro Panzeri in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Design e Graphic design. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.
Informazioni
Questo libro si conclude con un breve racconto. Non sono uno scrittore, lo so, ma ogni tanto mi capita di fantasticare. Ho anche tentato di farlo pubblicare come libro illustrato per ragazzi ma non è andata; succede. Anche per questo lo trovate qui: non volevo perderlo. Le critiche dei pochi che l’hanno letto potrei raggrupparle tutte in un unico giudizio: è un racconto ‘buonista’. L’occasione per scriverlo è stato il compleanno di un mio carissimo amico, al quale l’ho regalato: un libricino fatto a mano da me, in due copie. Una per lui, una per me.

mohammed
«Chiudi gli occhi e vedrai.»
Africa subsahariana: un altopiano di colline brulle
e fiumi senz’acqua
Vi racconto di Mohammed, che viveva in un piccolo villaggio. Era un uomo giovane, retto e in salute, occhi scintillanti, scuro come l’ombra nella notte e con un grande turbante blu. Ne ho qui una vecchia foto che mi dato, che lo ritrae così (ma non si vede quasi niente, tanto è nero). Alto e allampanato, camminava lento a lunghe falcate, come un cammello. Mohammed possedeva un tesoro: dieci capre e tre libri. Scambiava il latte con le madri del villaggio e insegnava ai bambini a leggere e scrivere. Era per questo tenuto in grande considerazione.
Mohammed amava le sue bestie, le massaggiava e in cambio riceveva buon latte. E dal latte veniva una ricotta delicata. Dal pelo più morbido una lana calda e leggera. Ecco perché le capre andavano seguite, perché sono sempre generose, e per Mohammed erano un tesoro. La mattina presto, quando Mohammed apriva loro il recinto, giravano un po’ in tondo nei prati intorno e poi s’inerpicavano su rocce e alberi alla ricerca di erba e foglie; così ruminavano pacifiche finché erano sazie. Era l’alba quando Mohammed le portava al pascolo, e le teneva sempre sott’occhio quando si allontanavano. Le chiamava per nome, perché tutte ne avevano uno: la più vecchia si chiamava Uno, l’ultima nata Dieci. E parlava loro in una lingua strana ma, non si sa come, tra loro si capivano. Non c’era neppure bisogno di riportarle a casa, lo facevano poi da sole, e chiudevano il recinto.
Poi, ed era ancora mattino, quando la luce era ormai salita oltre l’orizzonte, per Mohammed c’era l’impegno della scuola, che lui aveva creato. Tutto il villaggio aveva partecipato: carpentieri e taglialegna, muratori e falegnami, mentre Mohammed aveva disegnato banchi e sedie e, infine, ci si era seduto, maestro indiscusso. Bambini e ragazzi arrivarono da ogni dove, dai dintorni del villaggio – e qualcuno si faceva chilometri ogni giorno, a piedi nudi, per raggiungere la scuola, con la cartella in testa – tutti stipati in quella stanza grande e luminosa, fresca d’estate e calda d’inverno, che era la scuola del villaggio, e che era l’unica nel circondario, un vanto per le famiglie che vedevano crescere meglio i loro nipoti e figli, accompagnati dalle parole dolci e severe di Mohammed. La frequentavano in molti, due classi intere, una di piccoli e un’altra di più grandi, ma tutti insieme, così gli uni imparavano dagli altri e viceversa. Andare a scuola era un gran bel gioco. Assistevano tutti alle lezioni con la bocca aperta, perché lui di storie ne aveva da raccontare tante. Mohammed insegnava a leggere, a scrivere e a far di conto così i bimbi si potevano vantare con i vecchi e mostrar loro quel che avevano imparato. Tutti a voce alta, ripetevano in coro parole e numeri che scrivevano insieme alla lavagna. Era come una gara, un gioco dove i piccoli ridevano degli errori dei grandi e viceversa. Non c’era però competizione e anche l’ultimo arrivato era accolto e festeggiato, solo che finiva al primo banco, intimidito, per imparare prima. Ma era la brousse, quella boscaglia infinita che circondava il villaggio e le montagne, la vera scuola di Mohammed. Lì c’era tutto per imparare: riconoscere le piante e i fiori, gli animali grandi e piccoli, ma soprattutto dar loro un nome, e saperlo scrivere e poi leggere. Era questa la vera scuola di Mohammed, quella che stava a disposizione fuori dalla capanna e vi veniva riportata dentro. Mohammed aveva un suo modo, tutto inventato, di insegnare. Prima della lezione, girava per la savana e appendeva tanti fogli bianchi a tutto ciò che gli stava intorno. C’erano biglietti sugli alberi, tra i fiori, sui sassi, al collo delle capre, nelle case e così via, un po’ dappertutto. E la lezione consisteva in questo: riconoscere le cose e pronunciarne i nomi: un sasso grande, un ramo, una pentola! Facile, direte voi... e chi non lo sa fare! Non così tanto, perché poi, tornati in classe, i nomi dovevano essere scritti alla lavagna e il gioco diventava molto più difficile. Ma restava comunque un gioco, anzi un bellissimo gioco. È così che Mohammed insegnava a leggere e scrivere.
Oltre alle capre, ogni tanto Mohammed parlava anche con alberi e piante. E così, non lo crederete mai, otteneva ottima frutta e verdura. I bambini lo capivano ma la gente del villaggio pensava invece fosse un po’ strano; tant’è, l’importante era il risultato. Mohammed era strano anche in altre cose. Ad esempio ogni tanto si assentava. Non è che scomparisse davvero, semplicemente chiudeva gli occhi e sembrava essere altrove. Per lui il tempo si fermava, come in sogno.
Il padre di Mohammed era il fratello di un commerciante (lo zio mai conosciuto) che aveva fatto fortuna nella città lontana. Poi le cose erano cambiate (ma nessuno voleva dirgli come) e Mohammed era cresciuto nel villaggio, figlio di tutti ma senza una famiglia; e ora viveva solo. Va anche detto che Mohammed aveva un amore segreto, mi confessò poi, e ricambiato rispondendo a poche lettere che gli erano arrivate dalla città , tre giorni di viaggio a piedi poi su un carro, infine in autobus. Lui era, come dire, un romantico. Ma di questa storia si racconterà più avanti.
Un anno era piovuto poco, poca acqua e poco cibo. A Mohammed morirono quattro capre. I bambini non giocavano né studiavano. Tutto era secco e polveroso. Mohammed era insonne e preoccupato, e non sognava più. Le donne del villaggio, la mattina, gli chiedevano conto delle sue notti e lo inseguivano nei campi. Lui raccontava i sogni (e un po’ se le inventava anche, le cose), per farle contente: «Tra poco pioverà ! Ho fatto il bagno nel fiume, stanotte!». E poi, magari non subito, pioveva davvero (dovete però saperlo, tutto questo accadeva nella stagione delle piogge) e le donne a dire «Ah, Mohammed, come sogna bene!» e i mariti erano gelosi, anche perché sognavano pure loro ma, com’è ovvio, non ricordavano tutto e poi non sapevano inventare storie.
Come vi ho detto, Mohammed non sognava più, da tempo. Insomma, le cose andavano a rotoli. Le donne non capivano: lui era diventato scostante e i bambini lo infastidivano. Alla radio (ce n’erano due al villaggio) dicevano che in pianura la carestia era terribile, e a sud la gente di città rubava nei negozi. «Che fame devono avere, quelli! Peggio di noi, sono messi!» era il commento dei vecchi del villaggio che avevano il diritto all’ascolto ravvicinato degli apparecchi radiofonici. E la notizia s’ingigantiva, di bocca in bocca. E la paura pure: «Per colpa loro non pioverà più, quei ladri!».
Il giovane Mohammed aveva anche un diritto speciale, partecipava da qualche anno al consiglio degli anziani del villaggio. Com’era successo non fu mai chiaro, di certo perché sapeva scrivere. Stava coi vecchi come un pari, a compilare elenchi di problemi mentre loro si occupavano di dirimere le liti e dispensare buone parole, però sempre le stesse. I vecchi, da non credere, non la sapevano poi così lunga! I consigli erano sempre gli stessi, da quando Mohammed era con loro. Quella sera all’imbrunire, quando gli animali erano nei recinti e le pentole fumavano, faceva un gran freddo. In cerchio, nella capanna dell’anziano più anziano, iniziò la riunione che avrebbe cambiato la vita di Mohammed. E lui, come al solito, era in ritardo. Raccolti su se stessi, avvolti nelle loro ruvide coperte, i vecchi bisbigliavano, parlottavano e si accordavano: «Bisogna andare a vedere quel che succede in pianura», «Raccogliamo un po’ di denaro per gli acquisti», «Mandiamoci Mohammed in città , che ci sa fare». Così, quando arrivò, si ritrovò incastrato e non potè che accettare.
Quella notte Mohammed fece un sogno ma non lo raccontò a nessuno. Forse fu la notizia del viaggio imminente. Il sogno fu vivido e a colori: lui stava con i piedi nell’acqua e guardava lontano; tutt’intorno acqua, solo una vasta superficie d’acqua. La mattina, una fitta pioggia che durò per giorni lavò la terra, il villaggio, gli orti e le bestie. Mohammed partì tre giorni dopo.
In città , dove un incontro cambia la vita di Mohammed
«Prendi questo e quello», «Vestiti bene, vai in città !», «Queste sono le scarpe, non a piedi nudi». Consigli, regali, denaro. Lasciò le sue cose in custodia e spiegò come ottenere il latte buono. Per il suo viaggio Mohammed aveva stipato tutto in una sacca e si era vestito elegante. Quella mattina presto era ancora buio. Prese le sue cose e partì, camminando come un cammello, appunto. Il villaggio era deserto, dormivano tutti. Cominciò la sua lenta discesa verso la pianura. In realtà poco dopo tutto il villaggio era già lì, al bordo della falesia, a guardarlo allontanarsi. I primi raggi di luce illuminarono il suo turbante blu lontano: un puntino scintillante che poi sparì nella foschia. Mohammed si guardava alle spalle e vedeva la montagna dietro di lui sempre più alta e minacciosa; e questo non gli piaceva: «Mi cadrà in testa!», pensava. Non lo sapeva ancora, mi disse poi, ma quel giorno gli cambiò la vita: infatti non ritornò mai più al villaggio.
Non voglio qui dar conto del viaggio, perché i suoi racconti sono sempre stati vaghi. Mohammed era stanco e di quei tre giorni ricordò ben poco. Per farla breve, viaggiò solo, mentre pian piano il paesaggio mutava e la pianura riarsa gli veniva addosso tra nugoli di polvere e sterpi; un giorno e più di cammino, un passaggio in pick-up e poi l’autobus. Uomini e animali ai finestrini, scatole, grossi sacchi e foraggio sul tetto. E a ogni fermata il gigante di ferro caricava passeggeri. Affamato e frastornato da quella baraonda, Mohammed infine arrivò in città .
Mohammed aveva con sé le quattro lettere che aveva ricevuto. E qui occorre aprire una parentesi. Con chi aveva intrattenuto quella corrispondenza? Chi gli scriveva? Quelle lettere erano importanti per Mohammed, e aveva sempre risposto. Al villaggio era un evento, ricevere la posta. Una donna? Tutti pensavano a un parente, qualcuno sospettava fosse proprio una donna; in effetti questo era il punto per Mohammed, anzi le due cose insieme. Non sapeva bene districarsi, in quella strana combinazione famigliare e si sentiva innamorato, anche perché confondeva amore con famiglia.
Lei si chiamava Fatima. Viveva in città ed era l’unica figlia di un commerciante. Non era bella e aveva il colore dei suoi genitori, scura ma non troppo, olivastra direi; una sua fotografia, di quelle dipinte a mano, la ritrae giovane. Aveva ereditato il lavoro di famiglia e, ormai sola, guidava un’impresa di distribuzione di sementi e derrate alimentari. Portava il velo, che graziosamente avvolgeva il suo volto ma lo lasciava visibile, come tutte le bambine e le donne in cerca di marito. Ma Fatima non era nata lì. I genitori, una grande famiglia fatta di madri, padri, figli, zii e nipoti, scappò dalla guerra fratricida che divampò allora tra India e Pakistan. E trovarono in quella città africana un luogo dove fermarsi, far crescere i bambini, iniziare una nuova attività .
La città era bassa, case di terra e alberi gialli. Mohammed la vide prima da lontano, immersa nella luce del tramonto, coperta da una nuvola rosa di polvere finissima. Arrivò di notte, al buio. Seduto sui calcagni, a fianco di una strada sterrata vicina alla stazione degli autobus alla periferia della città , Mohammed meditava sul da farsi, stanco e impaurito. Un cane gli ringhiò. Mohammed prese il turbante e lo fece roteare. «Passerò la notte così, a tener lontani i cani!». Alle prime luci dell’alba invece si svegliò. In effetti aveva dormito un po’ e un cane gli si era accucciato addosso. Intorno a lui la città incominciava a muoversi: carretti e portatori, biciclette e tazze di tè che andavano e venivano, fumo, auto e moto rombanti e poi i fischietti. Così sarebbe stato per tutta la giornata. Mohammed osse...
Indice dei contenuti
- Graphic Novel. Nuove storie di grafica
- Colophon
- Indice
- Prefazione di Mario Piazza
- Introduzione
- Navigator
- Brevi istruzioni
- Il concorso
- Antonio
- Alessandro Mendini: dello stile
- Design a ostacoli
- Ha 45 anni ma non li dimostra
- Brandizzando
- Piccoli uomini crescono
- Il metagrafico
- Diritti
- Jack Stauffacher tipografo stampatore, tra classicismi e avanguardie (di Pino Trogu)
- Fata Morgana
- Recensione per Domus di una mostra mai vista (di Mario Piazza)
- Inspiration
- AI
- A denti stretti
- Ode alla matita
- La mappa dell'impero
- Pre-visioni per Roma
- Lezione a Kiribati
- Tariffe a passeggio
- Nero
- Una mostra che fa girar la testa
- Mohammed
- Playlist
- Collana