Il ragionamento giuridico nell'era dell'intelligenza artificiale
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Il ragionamento giuridico nell'era dell'intelligenza artificiale

Stefano Dorigo

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Il ragionamento giuridico nell'era dell'intelligenza artificiale

Stefano Dorigo

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L’impiego dell’intelligenza artificiale influenza ormai ogni aspetto della vita individuale e collettiva e sta mutando con rapidità non solo l’ambito dell’economia, ma anche quello politico e sociale, senza che peraltro si possano ipotizzarne con certezza gli esiti.
A fronte di tale travolgente progresso, la riflessione giuridica è ancora in forte ritardo. Il legislatore fatica a inseguire fattispecie mutevoli e sfuggenti e non è chiaro quali strumenti interpretativi ed applicativi possano
essere in concreto adoperati dai giuristi.
Questa raccolta di scritti si propone per l’appunto di colmare la lacuna, stimolando un percorso di riflessione che ponga nuovamente al centro dell’investigazione il diritto ed i suoi fondamenti.
L’obiettivo è quello di esplorare - e se possibile comprendere - come l’uso di macchine e programmi intelligenti possa influenzare lo sviluppo ed il compimento del ragionamento giuridico. Si tratta di trovare una sintesi tra l’innovazione tecnologica ed i principi che devono guidare l’attività del giurista, al fine di garantire comunque una adeguata tutela dei diritti.

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Informazioni

PARTE SECONDA
LE APPLICAZIONI

Intelligenza artificiale e norme antiabuso: il ruolo dei
sistemi “intelligenti” tra funzione amministrativa
e attività giurisdizionale

Stefano Dorigo*
ABSTRACT: L’uso dell’intelligenza artificiale nel contesto del diritto tributario è oggi al centro di un ampio dibattito. Da un lato, se ne auspica un più massiccio impiego per meglio dominare l’accresciuta quantità di informazioni che ogni operatore ha a disposizione; dall’altro, si paventano i rischi per gli effetti della sostituzione della valutazione tipica dell’essere umano. Un fecondo ambito di riflessione riguarda gli impieghi dell’IA nel diritto tributario internazionale ed in particolare per l’applicazione delle clausole generali anti-abuso introdotte a livello internazionale ed interno: esse, infatti, sono per loro natura vaghe e richiedono un’interpretazione che difficilmente, allo stato, può essere garantita da un apparato meccanizzato. La questione è vieppiù complicata dalla natura pubblicistica del rapporto tributario, ciò che impone la possibilità di ricostruire, anche tramite la motivazione, l’iter argomentativo sia dell’amministrazione che del giudice per non pregiudicare il diritto di difesa del contribuente: una situazione che difficilmente pare poter essere garantita tramite un algoritmo. In questo senso, si auspica un ruolo solo ausiliario dell’intelligenza artificiale, a sostegno di attività che devono in ultima analisi rimanere responsabilità dell’operatore umano.
ABSTRACT: The use of artificial intelligence in tax law is a topic of discussion today. On the one hand, a larger use of AI is advocated to increase control of the huge amount of information at the disposal of the tax authorities; on the other hand, risks are envisaged in relation to the replacing of the human assessment. A fruitful field of research is the application of AI to international tax law and in particular to general anti-abuse clauses (at international and domestic level). GAARs are by nature vague and require an interpretation that can hardly be guaranteed at present by a mechanized apparatus. The issue is increasingly complicated by the public nature of the tax relationship, which requires the possibility to reconstruct, also through the motivation, the argumentative process of both the administration and the judge to preserve the right of defense of the taxpayer. Such situation hardly seems to be guaranteed by an algorithm. In this sense, the author envisages that AI will play a merely auxiliary role, to support activities that must ultimately remain responsibility of the human operator.
KEYWORDS: Diritto tributario – Norme generali antiabuso – Interpretazione
SOMMARIO: 1. Introduzione: intelligenza artificiale e diritto tributario. – 2. Il possibile ruolo dell’intelligenza artificiale nell’interpretazione delle Convenzioni contro le doppie imposizioni. – 3. In particolare; il caso problematico delle clausole antiabuso. – 4. Sistemi di intelligenza artificiale e interpretazione delle clausole antiabuso di natura pattizia. – 5. Il “chi”: l’utilità dei sistemi di intelligenza artificiale per l’amministrazione finanziaria al fine dell’individuazione di fattispecie abusive. – 5.1. Segue: un utilizzo “ragionevole” dell’intelligenza artificiale per l’amministrazione finanziaria. – 6. Segue: intelligenza artificiale e giudice tributario. – 7. Conclusioni.

1. Introduzione: intelligenza artificiale e diritto tributario.

Il tema delle modalità e dei limiti dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel mondo del diritto è, attualmente, uno dei più dibattuti1. Ciò è ascrivibile, in prima battuta, al travolgente sviluppo degli studi scientifici sull’intelligenza artificiale, i quali in tempi recenti hanno portato al proliferare di applicazioni pratiche percepite in misura crescente come utilmente impiegabili nella vita e nelle occupazioni quotidiane. Allo stesso tempo, si intuisce il possibile impatto di queste tecniche sul modo di essere dell’attività giuridica: l’enorme quantità di dati ed informazioni di cui ogni giurista deve tenere conto e la spasmodica specializzazione che connota ogni figura professionale nel mondo del diritto paiono concorrere nella direzione della valorizzazione di strumenti, fondati appunto sull’intelligenza artificiale, capaci di elaborare un maggior numero di informazioni in un tempo estremamente breve.
Risulta peraltro interessante notare che, se quello appena tratteggiato è un fenomeno piuttosto nuovo, la riflessione sugli impieghi dell’intelligenza artificiale nel campo del diritto tributario è ben più risalente. Il primo esperimento in tal senso risale a circa quaranta anni fa2 e nel tempo si è assistito a numerosi altri studi, fino al più recente Blue J Legal del quale ci occuperemo nel dettaglio nel prosieguo del presente scritto3. Insomma, a differenza che in altri rami del diritto, pare che la frontiera tecnologica legata agli sviluppi applicativi dell’intelligenza artificiale sia stata da più tempo ritenuta particolarmente adatta per il diritto tributario.
Ci si deve chiedere allora quale sia la ragione di una simile peculiarità. A tale quesito si è talvolta risposto facendo riferimento all’elevato tecnicismo delle norme di diritto tributario, in special modo quelle relative al reddito di impresa4, ed alla redazione di esse in termini estremamente analitici, tali da renderne pressoché automatica l’applicazione5. Un tecnicismo che – quanto meno in astratto – ne rende l’applicazione più meccanica e, perciò, può valorizzare il ricorso a sistemi capaci di immagazzinare, vagliare, incrociare ed elaborare dati in quantità e con velocità tali da sorpassare ogni capacità umana. Si tratta di un assunto non del tutto convincente, dal momento che anche le norme sul reddito di impresa non si risolvono nella maggior parte dei casi nella mera attivazione di rigide formule statistico-matematiche, ma richiedono un quid pluris di tipo interpretativo: si pensi, solo per fare un esempio, alle regole sulle valutazioni delle rimanenze o sull’inerenza dei costi.
In ogni caso, quella appena richiamata pare essere la ragione dell’indubbio interesse che l’intelligenza artificiale ha da vari decenni suscitato tra gli studiosi e gli operatori del diritto tributario. Al di là di quelle che possono esserne le ragioni, si coglie un crescente dibattito tra gli studiosi di questa materia circa gli utilizzi dell’intelligenza artificiale per guidare l’applicazione in concreto delle astratte disposizioni normative. Non si tratta, peraltro, solo della particolare proiezione nella nostra materia di un atteggiamento diffuso in tutti i rami del diritto. La peculiarità del diritto tributario, infatti, è quella di applicarsi ad una fattispecie che vede coinvolta, oltre al privato, anche la pubblica amministrazione e che, proprio per questo, ha un carattere pubblicistico evidente. L’influenza degli strumenti automatizzati deve quindi essere valutata con particolare cura, attesa sia l’importanza della corretta attuazione delle norme fiscali per la finanza pubblica, sia l’esigenza di tutela del contribuente la cui posizione soggettiva viene incisa dall’atto amministrativo6.
Sotto questo profilo, vi è in particolare in seno alla materia del diritto tributario un settore specifico che negli ultimi tempi appare essere possibile terreno di elezione di esperimenti applicativi legati appunto all’intelligenza artificiale: quello del diritto tributario internazionale. Due aspetti hanno, in particolare, attratto l’attenzione degli studiosi: la complessità del sistema delle convenzioni contro le doppie imposizioni, in special modo dopo l’entrata in vigore della Convenzione multilaterale attuativa di taluni degli standard promossi dal progetto BEPS7; e l’introduzione, anche il di fuori di tale Convenzione multilaterale, di clausole generali antiabuso, sia a livello internazionale che in ambito europeo.
Quanto al primo aspetto, la Convenzione multilaterale8 – mirando a realizzare la contemporanea modifica di un gran numero di convenzioni bilaterali contro le doppie imposizioni senza dover attendere i tempi di una revisione una per una delle stesse – lascia tuttavia un ampio margine di scelta agli Stati, sia quanto alle convenzioni “coperte”9 sia in relazione alla disciplina in concreto applicabile, a causa del possibile operare incrociato di riserve e opzioni10. L’intreccio delle scelte unilateralmente compiute dai due Stati parte e la probabile diversità dei regimi introdotti in conseguenza di quelle rendono quanto mai nebulosa l’individuazione di quale norma sia applicabile e in che cosa essa si sostanzi.
A tale profilo di carattere generale si affianca, poi, quello legato come detto all’introduzione nelle convenzioni bilaterali ma anche nelle normative nazionali di clausole generali antiabuso: esse, in quanto per l’appunto “generali” e quindi finalizzate ad applicarsi ad un numero indefinito di fattispecie, impiegano un linguaggio vago e valorizzano concetti generici. In tal modo, le incertezze interpretative si incrementano e si pone, perciò, l’esigenza di verificare se, attraverso strumenti automatizzati, non sia possibile oggettivizzare, per quanto possibile, l’attività giuridica ad esse inerente e limitare perciò l’incertezza che l’inevitabile approccio soggettivista dell’interprete sembra alimentare.
Ebbene, è proprio questo il contesto nel quale si muoverà la nostra indagine. Ci si propone, in altri termini, di appro...

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