Guida pratica al Forex
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Guida pratica al Forex

I segreti per investire con successo sul mercato dei cambi

Gianluca Defendi

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I segreti per investire con successo sul mercato dei cambi

Gianluca Defendi

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Una guida completa al Forex, un mercato adatto al trading di breve termine che consente anche di sfruttare le tendenze di medio periodo che si instaurano sui cambi più importanti e che sono alimentate dalle situazioni macroeconomiche presenti nelle diverse aree geografiche (Eurozona, America, Asia e Cina). Il volume descrive nel dettaglio i vari fattori di tipo fondamentale che incidono sul comportamento delle valute di riferimento (Euro, Dollaro, Yen, Sterlina), il ruolo chiave svolto dai tassi di interesse e le conseguenze delle politiche monetarie di tipo espansivo (in particolare del Quantitative Easing) adottate nel corso degli ultimi anni dalle varie banche centrali (Fed, Bce, Boj, Boe). Tra i vari aspetti analizzati ci sono anche le conseguenze delle manovre espansive decise dalle banche centrali al fine di fornire liquidità all'intero sistema finanziario. Dopo aver descritto i legami intermarket tra le diverse attività finanziarie (azioni, valute, materie prime e obbligazioni) e le correlazioni esistenti tra i vari cambi, l'autore affronta alcune tematiche specifiche come l'analisi dei cicli economici e lo studio del CoT report. La parte finale è dedicata ad alcune tematiche operative con i tipici segnali forniti dalle candele giapponesi, l'analisi Ichimoku e lo studio dei prezzi condotto con la metodologia multi-time frame.

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Informazioni

Editore
Hoepli
Anno
2020
ISBN
9788836000234
CAPITOLO 1
I fondamenti del Forex
Il mercato delle valute (Forex, FOReign EXchange market) è quello più liquido al mondo, con transazioni giornaliere che raggiungono un controvalore di circa 6.000 miliardi di dollari al giorno. Il vantaggio di questa vastissima liquidità è che i broker hanno sempre un prezzo in acquisto/vendita da proporre ai propri clienti, garantendo in questo modo l’immediata esecuzione di tutte le operazioni. Il Forex è un mercato Over the Counter (OTC), che non ha una quindi sua sede fisica, ma è una “rete” globale alla quale i diversi intermediari finanziari sono collegati in modo telematico e sulla quale alcuni grandi player svolgono il ruolo di dealer o di market maker (quotando e negoziando con continuità le varie valute).
Nel corso del tempo l’operatività sul mercato delle valute ha subito cambiamenti significativi. Negli anni ’80, per esempio, la maggior parte degli scambi avveniva su base bilaterale e per via telefonica. Le prime grandi novità furono introdotte da Reuters con il Reuters dealing, che sostituì le conversazioni telefoniche tra i vari intermediari con lo scambio di messaggi scritti e poi, successivamente, con un sistema informativo che mostrava le quotazioni dei vari cambi in tempo reale.
Il vero cambiamento, tuttavia, è arrivato negli anni ’90, con l’arrivo dei primi electronic broker che hanno esteso in modo significativo la platea dei soggetti in grado di accedere al mercato e hanno creato le premesse per il boom del trading online sul Forex degli anni 2000.
LA STORIA DEL FOREX
Prima di descrivere la parte operativa legata al trading sulle valute è opportuno richiamare gli eventi fondamentali che hanno caratterizzato la storia del Forex. Fino alla fine della Prima Guerra Mondiale l’andamento delle valute era regolato da un meccanismo chiamato Gold Standard, un sistema monetario in base al quale le banconote in circolazione erano convertibili in oro. Il fatto di legare il valore della moneta alla quantità di oro implicava la presenza di cambi fissi tra le monete: il cambio tra due monete dipendeva infatti dal rapporto tra le diverse quantità di oro che sottostavano a ciascuna moneta. Questa situazione dura fino alla crisi finanziaria del 1929, che interrompe la convertibilità in oro delle monete e innesca notevoli fluttuazioni sui vari tassi di cambio.
Il primo evento chiave nella storia del Forex è costituito dagli accordi di Bretton Woods del 1944, conclusi dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, il cui obiettivo primario era favorire una ripresa generale dell’economia. A beneficiare di questo accordo (che istituì anche il Fondo Monetario Internazionale) fu soprattutto il dollaro americano, che sostituì la sterlina come valuta mondiale di riferimento e diventò il componente principale delle riserve valutarie detenute presso le diverse banche centrali. Il valore del biglietto verde venne legato all’oro a un prezzo di 35 $ l’oncia, mentre gli accordi stabilirono un “PEG”, ossia un tasso di conversione fisso o limitato, all’interno di una banda di oscillazione dell’1%. All’inizio degli anni 50, tuttavia, l’avvento del Telex aumentò in modo esponenziale i volumi sul Forex e mise in crisi i tassi fissi stabiliti a Bretton Woods. I cambi iniziarono infatti a muoversi a ridosso dei limiti stabili dalle bande di oscillazione, spinti da un forte aumento dell’attività speculativa.
L’avvenimento che modificò decisamente il corso storico dei mercati finanziari fu il gigantesco aumento dei costi legati alla guerra del Vietnam. Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta, l’incremento della spesa pubblica americana da un lato accelerò la crescita economica, dall’altro creò dei forti deficit nei pagamenti tra gli Stati mondiali. Le principali banche centrali europee decisero quindi di vendere le riserve per mantenere la parità 1 $ = 35 once d’oro. Questa decisione salvò nel breve la situazione, ma indebolì il sistema finanziario. Le tensioni internazionali crebbero ulteriormente, fino alla storica decisione del Presidente USA Nixon, il 15 Agosto 1971, di porre fine alla convertibilità del dollaro USA con l’oro, sancendo di fatto la conclusione del sistema di Bretton Woods.
Nel 1972 in Europa, per tentare di slegare le varie valute dalla dipendenza del dollaro, venne creato il “serpente monetario” (snake, in inglese). Il marco tedesco, grazie al positivo comportamento della propria economia, si rafforzò costantemente, mentre le valute legate a economie più deboli (come la lira italiana) si svalutarono. Con la crisi petrolifera iniziata nel 1973 si arriva al fallimento dell’accordo e alla “morte del serpente”. Inizia un sistema di libera fluttuazione che dura fino al 1979, quando l’Europa crea il Sistema Monetario Europeo (SME) che porta alla creazione di una nuova valuta, l’ECU (European Currency Unit). L’andamento delle varie valute europee viene legato attorno alla parità centrale dell’ECU. L’Italia, per esempio, entra nello SME con una “banda larga” del 6%, mentre le altre valute potevano fluttuare in un corridoio del 2,25%.
Negli anni ’80, grazie all’avvento dei computer e delle varie innovazioni tecnologiche, i movimenti di capitali aumentano in modo considerevole.
Nel 1985, all’Hotel Plaza di New York, i membri del G-7 spingono per una svalutazione del dollaro (risalito nel frattempo ai livelli del 1970) e l’anno seguente il dollaro cala del 25% contro le maggiori valute europee.
Nel 1992, sotto i colpi della speculazione, lira e sterlina abbandonano lo SME, con le bande di oscillazione che vengono allargate al 15%. Sempre nel 1992, il Trattato di Maastricht dà alla luce l’Unione Monetaria Europea (EMU, European Monetary Union). Negli anni successivi inizia il processo di convergenza che porta alla nascita della moneta unica europea, l’euro (dal 1° gennaio 1999 come valuta di contrattazione e dal 2002 come moneta di scambio).
Tra il 1997 e il 1998 si verifica una forte crisi finanziaria nei Paesi asiatici (Corea del Sud, Indonesia, Tailandia), causata dall’elevato indebitamento del settore privato. Ciò provoca un improvviso ritiro dei capitali da parte degli investitori stranieri e una forte svalutazione delle valute dei Paesi coinvolti. In questo periodo si registrano anche forti turbolenze finanziarie in Russia che, per contenere le pressioni speculative sul rublo, decide di ancorare il valore della valuta domestica al dollaro statunitense.
Tra gli eventi più importanti che hanno coinvolto il Forex nel corso degli ultimi anni ricordiamo:
Le crisi valutarie di Argentina, Messico e Turchia.
La “guerra delle valute” combattuta dai vari Paesi (Cina e Giappone in primis).
Queste portarono a politiche monetarie ordinarie (riduzione dei tassi di interesse) e straordinarie (in particolare con il celebre QE, Quantitative Easing), oltre che con interventi diretti sul mercato dei cambi. L’obiettivo è stato quello di sostenere le varie economie tramite una svalutazione competitiva della moneta, al fine di favorire le proprie esportazioni.
La celebre dichiarazione whatever it takes del 26 luglio 2012 (nel pieno della crisi finanziaria che stava colpendo i Paesi periferici dell’Eurozona, ossia Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna, i cosiddetti PIIGS) del presidente della BCE Mario Draghi, con la quale comunicò che la Banca Centrale Europea era pronta a fare “tutto il necessario” per difendere l’euro. Aggiungendo poi “E credetemi, sarà sufficiente”.
La decisione presa nel gennaio del 2015 dalla Banca Centrale Svizzera di abbondonare la soglia minima (floor) di 1,20 franchi per un euro, che ha innescato un vero e proprio crash sul mercato dei cambi (Figura 1.1), creando non pochi problemi a diverse istituzioni finanziarie.
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FIGURA 1.1 – L’abbandono del floor a 1,20 dec...

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