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Viagginversi
Informazioni su questo libro
Per Valeria Gentile la poesia è un'attrazione autentica, come autentici sono i suoi viaggi.Viagginversi, dal latino "inversus": al rovescio, al contrario, all'opposto. Viaggi non abituali e altre scoperte sulle tracce dei nuovi poeti del mondo. Giappone, Cina, Libano, Palestina, Senegal. Straordinari giri contromano dentro lingue e abitudini, passi capovolti e rivoltati in una direzione nuova: da fuori a dentro, da Oriente a Occidente, viaggi in versi per cantare la bellezza che salva ogni giorno l'umanità.
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Informazioni
Argomento
Crescita personaleCategoria
ViaggiAl principio era la Palestina.
Un Mediterraneo originario, il regno salvo per eccellenza, una terra parallela e speculare fatta di pietre levigate e bianche. Voci squillanti di bambini che giocano, richiami di muezzin che scandiscono purezze e colpe. Profumo di gelsomino e olive, danze tiepide di pini secolari. In Palestina ogni cosa è ancora così dolce e soffice, la terra è madre adorata e generosa, il vento e il sorriso della gente vanno di pari passo intrecciandosi a ogni angolo di strada, su ogni tetto, in ogni atto. Ma la sua morbidezza è una sordità dolorosa, una vista offuscata, un udito d’ottone nel destino del mondo.
È come una corsa a piedi nudi nel buio, il rischio nelle vene all’avanzare o al retrocedere. Come respirare gli atomi invisibili di un’umanità infetta, come abortire uno starnuto nel più intimo dei cattivi pensieri. Ogni cosa familiare, ogni volto amico, ogni oggetto dai lineamenti conosciuti, cela qualcosa di infinitamente diverso, di inesplicabilmente alieno, distorto. Ogni insetto che cammina sull’asfalto, ogni goccia d’acqua che confluisce nelle fogne, ogni automobile che sfreccia sulle alture porta con sé l’eco di uno sparo inavvertito, di una stretta di mano non voluta, di un amore controverso e brutale che fa fatica a riassorbirsi sottopelle.
C’è un velo invisibile di scheletri e ossa in polvere, sul sogno di una Terra Promessa: una fila di muri cuciti come bocche messe a tacere. Piccoli cipressi stretti e lunghi sono nati, effimeri e soli, come segnalibri su ogni sgarro degli uomini alla propria coscienza. Proprio qui, sui seni di Madre Terra, rugosi e turgidi di ambizione e lacrime, è nato prima un sogno e poi un altro, poi un altro ancora. Sogni fratelli di sabbia e parole. Sogni fatti della stessa sostanza della poesia.
Sogni belli, e perciò pericolosi.
Questa è la terra che tutto può insegnare.
Meta di pellegrinaggio dell’anima, non religiosità acquisita ma ricerca della propria strada, oasi assurda di coesione e tenacia, coesistenza pacifica e guerra inestirpabile, caos delineato, iter senza filo logico. Eppure, proprio per questo, il richiamo al suo seno è irresistibile, tentazione troppo forte all’allattamento della vita.
Nonostante tutto il sangue, tutto il male, tutto il potere della violenza sull’inerzia, i canti si levano a questo cielo blu accogliente, gli occhi s’indirizzano alla luna che non giudica.
I piedi si stendono sui tetti ad ammirare quelle stelle da cui la catastrofe s’annuncia a ogni tramonto.
Vorrei dipingere il tuo viso come il sole
spargere i tuoi capelli come una cascata sulle spalle
farti brillare dentro come perla in una conchiglia
dedicarti un miracolo
ma tu sei più bella di un miracolo
la luce sul tuo viso, o Gerusalemme,
espelle i fantasmi
esulto alla sensazione della tua luce
Mia Signora
assorbo l’orgoglio del tuo profumo
fragranza di Storia sulle tue mura


«Proprio qui, sui seni di Madre Terra, rugosi e turgidi di ambizione e lacrime, è nato prima un sogno e poi un altro, poi un altro ancora».
Gerusalemme, Signora della luce e delle mille rinascite. Nonostante tutte le guerre, tutte le dominazioni, tutte le spartizioni. Egiziani, babilonesi, giudei, siriani, romani, persiani, bizantini. Turchi, crociati, musulmani, ottomani, inglesi. Israeliani. Babilonia esiste ed è reale, miscuglio di tante essenze. Tutto è cominciato da Davide, un millennio prima di Cristo.
Davide, guerriero e poeta. Amante delle donne e bello da impazzire. Re di Israele da cui discende il Messia dell’ebraismo; discendente di Giuseppe, padre di Gesù; profeta dell’islam.
Con le orecchie su tetti e attici
sento la canzone del tuo passato
ma in questo presente, Mia Signora,
sento le voci dei nonni
piangere, o Gerusalemme…
Acqua che scroscia come pioggia
precipitando nella tristezza, Mia Signora, su ogni muro
C’è un prima – e c’è un dopo.
Damascus Gate si agita
voci e schiaffi
Lions Gate si agita
la lingua della Signora è senza arabo
Io ti amo, Gerusalemme dai colori immortali
tua la terra, tuo il suolo
da cui viene il colore del sangue
Carretti, bancarelle, favole, spezie.
Notti d’Oriente, storie d’amore, viottoli, archi sotto cui passare custoditi dalla notte stellata, come gioielli di un universo infinitamente generoso e propizio. Olive. Ceci. Pane. Sfogliatine, ciambelle, focacce, pagnotte. Pane al malto, pane azzimo, pane di segale, pane integrale, pane di grano saraceno, pane al latte, pane all’olio, pane di mais, pane di patate, pane di castagne, pane ai semi di lino, pane al papavero, pane alle mandorle, pane nero, panetti, pani, pani di ogni tipo. La culla del mondo era un viavai di commercianti e artigiani, strilli di musicanti, occhi grandi e neri di donne straordinariamente belle e coperte, spari, corse...
Indice dei contenuti
- Copertina
- PREFAZIONE di Paolo Rumiz
- Viagginversi, dal latino inversus...
- Meno male che ho amato la tristezza...
- INTRODUZIONE
- GIAPPONE
- Sulla piazza di una foglia di loto...
- CINA
- Nei pomeriggi tranquilli ci sono sempre piccoli suoni strani...
- LIBANO
- Il tuo paese, questa notte ardente...
- PALESTINA
- Al principio era la Palestina.
- SENEGAL
- Un giorno ho vomitato la notte...
- GLOSSARIO
- I POETI
- RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
- RINGRAZIAMENTI
- NELLA STESSA COLLANA
- SOMMARIO