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Informazioni su questo libro
NUOVA EDIZIONE
Parlare con Dio: non è un obiettivo riservato a gente speciale. Da tutti Dio aspetta amore. Dall'imprenditore al chirurgo, alla segretaria, al commerciante, all'impiegato, al sacerdote, alla professoressa, alla casalinga, allo studente: tutti chiamati a comportarsi da figli di Dio e a rivolgersi a Lui come a un Padre, ogni giorno, per confidargli i più intimi sentimenti e ricevere da Lui la risposta più appropriata. Francisco Fernández-Carvajal ha composto uno straordinario sussidio per la preghiera personale: una raccolta di meditazioni, una al giorno per tutto l'anno, che partono dalle letture della Messa quotidiana e, sulla falsariga dell'Antico e del Nuovo Testamento, convocano la tradizione cristiana, dai Padri della Chiesa ai migliori autori di spiritualità, per presentare, nel volgere dei tempi liturgici e delle epoche dell'anno, tutti i temi di cui un cristiano ha motivo di trattare nell'intimità con suo Padre Dio.
Dettaglio
Volume I: Avvento. Natale. Epifania. Quaresima. Settimana Santa. Pasqua
Volume II: Tempo ordinario (settimane dalla I alla XV)
Volume III: Tempo ordinario (settimane dalla XVI alla XXIX)
Volume IV: Tempo ordinario (settimane dalla XXX alla XXXIV). Feste e Santi
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Informazioni
Argomento
Teologia e religioneCategoria
Denominazioni cristianeFrancisco Fernàndez-Carvajal
Parlare con Dio
Meditazioni per ogni giorno dell'anno
• Avvento • Natale • Epifania •
• Quaresima • Settimana Santa •
• Pasqua •

Nota editoriale
«Mi hai scritto: “Pregare è parlare con Dio. Ma, di che cosa?”. – Di che cosa? Di Lui, di te: gioie, tristezze, successi e insuccessi, nobili ambizioni, preoccupazioni quotidiane... debolezze! E atti di ringraziamento e suppliche: e Amore e riparazione. In due parole: conoscerlo e conoscerti: “frequentarsi”!»; «Non sai pregare? – Mettiti alla presenza di Dio, e non appena comincerai a dire: “Signore,...non so fare orazione!...”, sii certo che avrai cominciato a farla» (san J. Escrivá). Parlare con Dio: non è un obiettivo riservato a gente speciale. Da tutti Dio aspetta amore. Dall’imprenditore immerso in delicate trattative al chirurgo che quotidianamente conosce la tragedia delle vite appese a un filo, al commerciante che riempie la sua bottega dei migliori prodotti, alla segretaria che passa ore sul computer, all’impiegato che prende il primo treno all’alba, alla professoressa che deve correggere l’ultimo compito in classe, alla casalinga indaffarata tra i bambini e le pentole, allo studente che ha previsto tre esami entro la prossima sessione: tutti chiamati a comportarsi da figli di Dio e a rivolgersi a Lui come a un Padre, ogni giorno, per confidargli i più intimi sentimenti e ricevere da Lui la risposta più appropriata. Questa è preghiera cristiana, orazione personale, fiduciosa, attenta, innamorata. Francisco Femandez-Carvajal ha composto uno straordinario sussidio per la preghiera una raccolta di meditazioni, una al giorno per tutto l’anno, che partono dalle letture della Messa quotidiana e, sulla falsariga dell’Antico e del Nuovo Testamento, convocano la tradizione cristiana, dai Padri della Chiesa ai migliori autori di spiritualità, per presentare, nel volgere dei tempi liturgici e delle epoche dell’anno, tutti i temi di cui un cristiano ha motivo di trattare nell'intimità con suo Padre-Dio. Con chiarezza, in una lingua che ha presenti le persone semplici quanto quelle colte, poiché guarda in primo luogo ai membri della famiglia cristiana, Parlare con Dio accompagna l’itinerario interiore degli uomini normali, i christifideles laici che vivono profondamente impegnati nelle attività di questo mondo. Per questa sua concretezza, unita alla completezza, l’opera si segnala anche come “prontuario involontario” di ascetica e morale cristiana e merita amplissima diffusione. Accanto ai testi patristici, dei classici di spiritualità e del Magistero, l’Autore attinge con dovizia e filiale gratitudine all’insegnamento spirituale di san Josemaría Escrivá (1902-1975), fondatore dell’Opus Dei, la cui canonizzazione è stata celebrata nel 2002, nel centenario della nascita.
«Credo che fra tanti travagli e aridità (incapace come sono di meditare) non avrei potuto perseverare. Invece vi durai per diciotto anni, nei quali, a meno che non fosse dopo la Comunione, non osavo cominciare la meditazione senza libro. [...] Il libro mi consolava [...]: quando ne ero senza, mi assaliva l’aridità, della quale ordinariamente andavo priva, e l’anima si turbava, mentre con il libro raccoglievo i pensieri dispersi e m’immergevo lievemente nell’orazione. Spesso mi bastava solo aprire il libro, alle volte leggevo un poco e altre volte molto, a seconda della grazia che il Signore mi faceva».
(Santa Teresa di Gesù, Vita, 4, 9)
Calendario liturgico 2014-2033

• AVVENTO • NATALE • EPIFANIA •
Prima domenica di Avvento
1. AVVENTO: NELL’ATTESA DEL SIGNORE
• Attendere vigilando l’arrivo del Messia.
• I principali nemici della nostra santità: le tre concupiscenze. La Confessione, mezzo per preparare il Natale.
• Si vigila mediante l’orazione, la mortificazione e l’esame di coscienza.
I. «O Dio, nostro Padre, suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene»1. «Forse abbiamo fatto l’esperienza», diceva R. Knox in una meditazione sull’Avvento2, «di che cosa significa camminare nella notte e arrancando per chilometri, lo sguardo fisso verso una luce lontana che in qualche modo rappresenta la casa. Com’è difficile, nel buio, valutare le distanze! La meta può distare un paio di chilometri o qualche centinaio di metri».
In questa situazione si trovavano i profeti quando guardavano avanti, attendendo la redenzione del loro popolo. Non potevano precisare, neppure con un’approssimazione di cento anni o di cinquecento, quando sarebbe venuto il Messia. Sapevano solo che un giorno la stirpe di Davide sarebbe tornata a germogliare, che in una qualche epoca si sarebbe trovata una chiave capace di aprire le porte del carcere; che la luce che allora si intravedeva come un punto debole all’orizzonte si sarebbe finalmente dilatata per divenire pieno giorno. Il popolo di Dio doveva perseverare nell’attesa.
Questo stesso atteggiamento di attesa la Chiesa desidera da noi, suoi figli, in tutti i momenti della nostra vita. Essa considera parte essenziale della sua missione far sì che continuiamo a guardare al futuro, anche se ormai si è quasi concluso il secondo millennio da quella prima Natività che la liturgia sta per riproporci.
Ci incoraggia a camminare coi pastori, in piena notte, vegliando e volgendo lo sguardo verso la luce che esce dalla grotta di Betlemme.
Quando giunse il Messia, pochi lo aspettavano davvero. «Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto»3. Tanti si sono lasciati cogliere dal sonno, proprio quando accadeva il fatto più imporrante della loro vita e della vita del mondo. «Vegliate», ci dice il Signore nel Vangelo della Messa. «È ormai tempo di svegliarvi dal sonno», ci ripete san Paolo4. Perché anche noi possiamo dimenticare l’aspetto fondamentale della nostra esistenza.
«Quale gioia, quando mi dissero: “Andremo alla casa del Signore!”. E ora i nostri piedi si fermano alle tue porte, Gerusalemme!»5. La Chiesa ci avverte con quattro settimane di anticipo perché ci prepariamo a celebrare di nuovo il Natale e, allo stesso tempo, perché, nel ricordo del primo avvento nel mondo del Dio fatto uomo, ci prepariamo anche alle altre venute di Dio, alla fine della vita di ciascuno e alla fine dei tempi.
Per questo l’Avvento è tempo di preparazione e di speranza. «Vieni, Signore, e non tardare». Prepariamo la strada al Signore che sta per venire; e se ci accorgiamo che la nostra vista è annebbiata e non vediamo con chiarezza la luce che proviene da Betlemme, da Gesù, è il momento di rimuovere gli ostacoli.
E tempo di dedicare particolare cura all’esame di coscienza e di crescere nella purezza interiore per ricevere Dio più degnamente. È il momento di individuare ciò che ci separa dal Signore per allontanarlo da noi. Perciò l’esame deve andare alla radice stessa dei nostri atti, ai motivi che ispirano le nostre azioni.
II. Dato che in questo tempo vogliamo davvero avvicinarci di più a Dio, esamineremo a fondo la nostra anima. È lì che troveremo i veri nemici che lottano senza tregua per tenerci lontani dal Signore. Lì, in qualche modo, stanno i principali ostacoli alla nostra vita cristiana: «La concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita»6. «La concupiscenza della carne non è soltanto la tendenza disordinata dei sensi [...] non si limita soltanto al disordine della sensualità, ma anche a quello della comodità, della mancanza di vibrazione, che inducono a cercare ciò che è più facile e più piacevole, a percorrere il cammino in apparenza più breve, anche a costo di venir meno alla fedeltà a Dio [...].
L’altro nemico [...] è la concupiscenza degli occhi, un’avarizia di fondo che porta a dar importanza solo a ciò che si può toccare [...].
Gli occhi dell’anima si annebbiano; la ragione si crede autosufficiente per comprendere tutto prescindendo da Dio. È una tentazione sottile, che si nasconde dietro la dignità dell’intelligenza che Dio nostro Padre ha dato all’uomo perché lo conosca e lo ami liberamente. Trascinata da questa tentazione, l’intelligenza umana si considera il centro dell’universo, si esalta ancora una volta al diventerete come Dio (Gn 3, 5) e, tutta piena d’amore per sé stessa, volge le spalle all’amore di Dio.
A questo punto, la nostra vita può capitolare senza condizioni nelle mani del terzo nemico, la superbia vitae. Non si tratta solamente di effimeri pensieri di vanità o di amor proprio: è uno stato di totale presunzione. Non inganniamoci: questo è il peggiore dei mali, la radice di tutti i traviamenti»7.
Dato che il Signore viene a noi, dobbiamo prepararci. Quando il Natale verrà, il Signore dovrà trovarci in attesa e con l’anima preparata a riceverlo; così dovrà trovarci anche nel nostro incontro definitivo con Lui. Dobbiamo raddrizzare la rotta della nostra vita, volgerci verso questo Dio che viene a noi. Tutta l’esistenza dell’uomo è una costante preparazione all’incontro col Signore, che è sempre più vicino. Ma nell’Avvento la Chiesa ci aiuta a chiedere in modo speciale: «Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri. Guidami nella tua verità e istruiscimi, perché sei tu il Dio della mia salvezza»8.
Prepareremo questo incontro nel sacramento della Penitenza. Qualche giorno prima del Natale 1980, Giovanni Paolo II si trovava con più di duemila bambini in una parrocchia romana. E cominciò la catechesi: «Come vi preparate per il Natale?». «Con la preghiera!», risposero i ragazzini gridando. «Bene, con la preghiera», replicò il Papa, «però anche con la Confessione. Dovete confessarvi per accostarvi poi alla Comunione. Lo farete?». E tutti in coro i ragazzini, ancora più forte, risposero: «Lo faremo!». «Sì, dovete farlo», disse loro Giovanni Paolo II. E a voce più bassa: «Anche il Papa si confesserà per ricevere degnamente il Bambino Gesù».
Così faremo anche noi nelle settimane che mancano alla Notte santa; ogni volta con più amore, con più contrizione. Perché sempre possiamo ricevere questo sacramento della misericordia divina con disposizioni migliori, come conseguenza di un esame più approfondito della nostra anima.
III. «In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso. [...] Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, perché non giunga all’improvviso, trovandovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!”»9.
Per mantenere questo atteggiamento di veglia è necessario lottare, perché ogni uomo tende a vivere con lo sguardo fisso sulle cose terrene. Specialmente in questo tempo di Avvento “i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita”10 affinché non si perda di vista la dimensione soprannaturale che devono avere tutti i nostri atti. San Paolo paragona questa guardia su noi stessi a quella del soldato ben armato, che non si fa sorprendere11. «Ma il nostro mortale avversario non trascura alcun mezzo per nuocere e non dorme mai: stiamo sempre all’erta anche noi»12.
Saremo all’erta se curiamo con diligenza l’orazione personale che evita la tiepidezza, e, con essa, la morte dei desideri di santità; saremo vigilanti se non trascuriamo le piccole mortificazioni, che ci mantengono pronti per le cose di Dio. Resteremo attenti con un delicato esame di coscienza che ci faccia vedere i punti in cui, quasi senza rendercene conto, ci stiamo allontanando dal nostro cammino. «Voi dunque, fratelli», ci dice san Bernardo, «ai quali Dio, come ai fanciulli, rivela le cose nascoste ai sapienti e ai prudenti, attendete con sagace sollecitudine a quanto è veramente salutare; pensate attentamente alle ragioni di questo Avvento, considerando bene chi è Colui che viene, donde e dove viene, a che, quando e per qual via viene. Codesta curiosità è senza dubbio lodevole e salutare. La santa Chiesa universale infatti non celebrerebbe questo Avvento con tanta devozione se non racchiudesse un grande mistero»13.
«A te Signore, elevo l’anima mia, Dio mio, in te confido: che io non sia confuso. Non trionfino su di me i miei nemici. Chiunque spera in te non resti deluso», leggiamo nell’Antifona d’ingresso di oggi.
Santa Maria, Speranza nostra, ci aiuterà, in questo tempo di Avvento, a migliorare. Lei aspetta con grande raccoglimento la nascita di suo Figlio che è il Messia. Tutti i suoi pensieri si volgono a Gesù che nascerà a Betlemme. Vicino a Lei ci sarà facile disporre la nostra anima perché l’arrivo del Signore non ci trovi distratti in altre cose di poca o nessuna importanza.
Note al capitolo 1
1 Orazione della Messa. - 2 Cfr R.A. KNOX, Omelia sull’Avvento, 1947. - 3 Gv 1, 11. - 4 Rm 13, 11. - 5 Salmo responsoriale del lunedì della I settimana di Avvento. - 6 1 Gv 2, 16. - 7 SAN J. ESCRIVÁ, È Gesù che passa, Edizioni Ares, Milano 19885, 5-6. - 8 Salmo responsoriale della Messa, ciclo C: Sal 24, 4-5. - 9 Mc 13, 33-37. Vangelo della Messa, ciclo B. - 10 Lc 21, 34. - 11 Cfr Ef 6, 11-17. - 12 SANTA TERESA D'AVILA, Cammino di perfezione, 19, 13. - 13 SAN BERNARDO, Sermone sui sei aspetti dell’Avvento, 1.
Prima settimana di Avvento. Lunedì
2. PREPARIAMOCI A RICEVERE GESÙ
• Gioia dell’Avvento. Gioia di ricevere il Signore nella santa Comunione.
• «Signore, io non son degno...»: prepararsi a ricevere il Signore. Imitare nelle disposizioni il centurione di Cafarnao.
• Altri dettagli nella preparazione dell’anima e del corpo per ricevere con frutto questo sacramento. La Confessione frequente.
I. Il Salmo 121, che leggiamo nella Messa di oggi, era un canto dei pellegrini che si avvicinavano a Gerusalemme: «Quale gioia, quando mi dissero: “Andremo alla Casa del Signore”. E ora i nostri piedi si fermano alle tue porte, Gerusalemme!»1.
Questa gioia è immagine anche dell’Avvento, in cui ogni giorno che trascorre è un passo di più ver...
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- Parlare con Dio