
- 776 pagine
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Informazioni su questo libro
La storia della Chiesa assume importanza crescente per la vita del cristiano. E' la storia del radicamento dell'unico messaggio salvifico all'interno di una umanità che conosce ricorrenti crisi, nonché drammatici mutamenti prodotti da annunci mondani, veri e propri vangeli terreni che rifiutano il Vangelo di Cristo vagheggiando una impossibile autoredenzione umana. Alla conoscenza di questa storia è volta la narrazione di Alberto Torresani, che ripercorre il cammino bimillenario della Chiesa strutturandolo in sei epoche: dalla comunità delle origini alla nuova evangelizzazione del mondo, passando per l'età dei Padri, i secoli della cristianità medievale, la cattività avignonese e le rotture scismatiche, i conflitti con i regimi borghesi e le loro ideologie secolarizzatrici. Avvalendosi delle acquisizioni più mature della critica storica, l'autore racconta i fatti nella loro grandezza o miseria umana, dissipa una serie di equivoci ed errori più o meno intenzionali intorno ad avvenimenti o protagonisti, né nasconde limiti e mediocrità di pastori e istituti, ma soprattutto è capace di restituirci l'identità cristiana nel tempo, la tensione escatologica al di là della storia profana.
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Informazioni
1. LA PIENEZZA DEI TEMPI
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San Paolo, scrivendo ai Galati, impiega l’espressione «pienezza dei tempi» per indicare il momento stabilito da Dio per il compiersi dell’incarnazione redentrice e, di conseguenza, la condizione di maturità cui l’umanità era pervenuta per accogliere questo evento, dal quale trae la sua ragion d’essere la Chiesa. In effetti, anche sul piano storico, è possibile rinvenire una serie di elementi che rendono ragione della grande diffusione del cristianesimo nel mondo antico, concorrendo a delineare l’idea di una «maturità » raggiunta in questo senso tanto dal mondo pagano quanto da quello ebraico, nel contesto dei quali avvenne la fondazione della Chiesa da parte di Gesù di Nazaret.
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1.1 Il mondo ellenistico-romano
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La categoria storiografica di «ellenismo», ormai comunemente impiegata per caratterizzare la parte del mondo antico in cui l’impresa di Alessandro Magno causò la diffusione di forme culturali e sociali caratteristiche della tarda grecità , e che fu quasi completamente assorbita entro la fine del I secolo nell’impero romano, il quale ne divenne erede, fu concepita nella prima metà dell’Ottocento proprio per evidenziare in un’ottica provvidenzialistica la genesi e la natura di quella fondamentale unità , sul piano linguistico e culturale oltre che politico, che presentavano i Paesi del Mediterraneo quando prese avvio la diffusione del messaggio cristiano. Roma stessa, che con la vittoria sull’Egitto nel 30 a.C. aveva completato la conquista del Vicino Oriente, era appena uscita da una crisi politica e sociale di eccezionale gravità , trovando nel principato carismatico la forma di governo capace di garantire un nuovo equilibrio alla nuova realtà dell’impero, nel contesto dell’orbis pacatus, del mondo pacificato e sottoposto all’autorità romana.
In questo quadro non erano però venute meno le forti attese religiose manifestatesi in Roma nel periodo della crisi; queste avevano trovato anche un’espressione letteraria, a opera di personalità particolarmente sensibili, che avevano unito l’aspirazione alla purificazione dalla colpa originaria che si avvertiva gravare sul destino di Roma con il vagheggiamento di un’èra in cui tornasse a essere possibile la comunione tra uomini e dèi caratteristica degli inizi mitici dell’umanità : il carme 64 di Catullo  e la quarta egloga di Virgilio  costituiscono esempi significativi di quest’atmosfera spirituale. Si assisteva nel contempo a una sempre più ampia diffusione dei culti misterici di origine orientale, caratteristici per la promessa di una salvezza individuale, conseguita tramite l’iniziazione ai misteri della divinità e quindi alla comunione con essa. I culti di Iside e Osiride, di Atargatis e Adone, di Cibele e Atthis, culti in cui veniva celebrata la morte e la risurrezione della figura maschile che affiancava la divinità femminile, si accompagnavano a una grande diffusione delle pratiche magiche, dell’astrologia e dell’onirologia specie presso gli strati inferiori della popolazione; la filosofia, piuttosto, aveva contribuito a diffondere presso i ceti più elevati un atteggiamento di scettico razionalismo. Il carattere orgiastico di taluni culti misterici, o le brutali carneficine compiute negli anfiteatri e vissute come spettacoli di carattere religioso, rispecchiano bene la situazione di complessivo degrado morale di quella civiltà ; degrado che si rispecchiava anche, specie nel mondo romano, nella crisi dell’istituto famigliare e in una preoccupante denatalità cui gli interventi legislativi di Augusto non poterono porre rimedio.Â
È chiaro come in un panorama simile le aspirazioni più autentiche di molti spiriti non potessero considerarsi appagate dalla mistica della Roma imperiale che andava costituendosi attorno al principato dei Giulio-Claudi, né da forme di religiosità o di semplice superstizione che finivano per tradire alcune esigenze fondamentali dell’uomo. La grande tradizione culturale della civiltà classica aveva d’altronde già in sé la capacità di rendere consapevoli di questa insufficienza; anche per questo il cristianesimo poté penetrare nel mondo ellenistico-romano con una rapidità e una profondità che non si ritrovano nella storia della sua diffusione presso qualunque altra civiltà di cultura avanzata.
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1.2 Il popolo eletto
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Per quanto il cuore ideale del popolo ebraico rimanesse Gerusalemme con il suo Tempio, sin dall’ottavo secolo avanti Cristo aveva avuto inizio il fenomeno della diaspora, la dispersione degli Ebrei in un grandissimo numero di centri dell’Asia Minore e del Mediterraneo, dove essi mantenevano ben vive le loro tradizioni religiose, rimanendo una minoranza separata, compatta e spesso estremamente numerosa. D’altronde, erano andati assimilando vari aspetti della cultura ellenistica, che era entrata in sintesi feconda con l’ebraismo nell’opera di uomini di cultura come Filone d’Alessandria. Inoltre, gli Ebrei praticavano il proselitismo nei confronti dei «Gentili», ossia gli appartenenti ad altri popoli (gentes), i quali potevano divenire partecipi dell’alleanza in Abramo sottoponendosi alla circoncisione e facendo proprio tutto il complesso delle tradizioni religiose ebraiche; essi divenivano così per l’appunto «proseliti», equiparati agli Ebrei a tutti gli effetti. Quei Gentili che non giungevano a tanto, ma restavano comunque conquistati dalla profondità e dalla ricchezza del monoteismo ebraico, entravano nel novero dei «timorati di Dio», i quali partecipavano, tra l’altro, alla celebrazione del sabato nella sinagoga.Â
In quegli anni, all’interno della tradizione religiosa ebraica si contrapponevano tendenze e raggruppamenti (sètte; «filosofie», le chiama Filone d’Alessandria) anche molto diversi tra loro. I sadducei, che derivavano il loro nome da Sadoc, il grande sommo sacerdote dei tempi davidici, e occupavano le alte cariche sacerdotali dai tempi degli Asmonei, predicavano un’assoluta fedeltà alla Legge scritta, senza ammettere spazi per una sua interpretazione o attualizzazione; animati da una mentalità razionalistica che rifiutava l’idea della risurrezione come l’esistenza degli angeli, essi non avevano un seguito significativo nella popolazione, a differenza dei farisei (perushim, i «separati»). Questi propugnavano la necessità di applicare e completare la Legge mosaica per giungere a regolare ogni situazione che si potesse presentare all’uomo; ciò comportava una valorizzazione della tradizione, un costituirsi di scuole esegetiche, una compilazione di complesse casistiche. Forse a Giuda il Galileo, che nel 6 d.C. capitanò una rivolta antiromana repressa col sangue, va invece fatta risalire la fondazione della setta degli zeloti, che rifiutavano ogni forma di collaborazione con l’oppressore straniero e che dalla Legge traevano incitamenti alla guerra contro i Romani. Infine gli esseni, al riguardo dei quali contiene preziose informazioni il complesso dei testi rinvenuti a Qumran, ritenevano che l’immoralità e la compromissione con lo straniero che macchiavano la classe dirigente sacerdotale avessero fatto decadere l’obbligo della visita al Tempio, e si erano ritirati a formare una comunità rigoristica i cui membri a pieno titolo, ammessi dopo un periodo di prova, rinunciavano al matrimonio; essi ritenevano già in atto la fine dei tempi, e coltivavano odio e disprezzo nei confronti degli empi.
Le profonde inquietudini presenti nella popolazione ebrea della Palestina, che coltivava in sé queste mentalità e questi atteggiamenti, ma che in essi non trovava un appagamento rispetto alle esigenze profonde cui la tradizione del profetismo l’aveva educata, trovarono un interprete e un punto di riferimento nella figura di Giovanni il Battezzatore, che iniziò a predicare la necessità della conversione e della penitenza nella regione della Perea, attorno al 28 d.C. Arrestato e fatto uccidere da Erode Antipa, figlio di Erode il Grande, egli seppe comunque indurre attorno a sé un significativo risveglio delle coscienze con un forte richiamo a quelle esigenze morali di fondo che sembravano essersi appannate nell’insegnamento religioso a lui contemporaneo.Â
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1.3 La fondazione della Chiesa
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Dopo l’arresto di Giovanni, fu il cugino di questi, Gesù di Nazaret, che prese a predicare alle folle muovendosi nella regione della Galilea. Ma il suo insegnamento andava ben oltre quello del suo precursore o degli altri maestri che si trovavano in Israele: non insegnava come un interprete della tradizione mosaica, ma come il depositario del suo significato più autentico; i segni miracolosi che compiva non si limitavano ad attestare la presenza di un uomo di Dio, ma concorrevano nell’indicare in lui il Messia atteso da Israele per secoli. Le fonti di cui disponiamo per conoscere la vita di Gesù, a parte alcuni cenni di storici ebrei o pagani, sono i quattro Vangeli canonici; e si tratta effettivamente di fonti dotate di una reale attendibilità sul piano storico. Per quanto non si tratti di vere e proprie biografie, e sull’intento storiografico prevalga negli autori quello catechetico, essi sono animati da un autentico desiderio di conservare memoria dei fatti; questo viene esplicitamente dichiarato in forma programmatica nel Vangelo di Luca, che scrisse anche il racconto della prima evangelizzazione dei Gentili negli Atti degli apostoli e che si dimostra padrone delle categorie concettuali proprie della storiografia ellenistica. La stessa vicinanza ai fatti dei Vangeli e delle loro fonti, confermata dall’attendibilità , ormai da più parti riconosciuta, di una datazione ai primi anni Quaranta del Vangelo di Marco, che raccoglie la predicazione di Pietro, parla a favore della loro autorevolezza.
Dalla narrazione evangelica appare evidente come l’intento di Gesù non fosse limitato alla diffusione di un messaggio di rinnovamento spirituale, ma si estendesse alla fondazione di una comunità che costituisse come il luogo di quella salvezza di cui egli si presentava come l’unico portatore. Di questa comunità , destinata ad avere una dimensione esteriore visibile, costituisce i capi conferendo loro delle prerogative precise, come il potere di legare e di sciogliere; chi li ascolterà ascolterà lui stesso; Pietro tra gli apostoli è scelto a fondamento di questa «Chiesa», di questa convocazione del popolo di Dio. Agli apostoli viene affidato il mandato di predicare il Vangelo sino ai confini della terra e di battezzare tutte le genti; un compito che eccedeva per sua natura la durata della loro vita fisica, e che presupponeva un perpetuarsi della loro funzione lungo le generazioni. Nell’invito a «rendere a Cesare ciò che è di Cesare» era già tracciato il criterio dei rapporti di questa comunità con le realtà politiche e civili.
La sorda ostilità di molti tra i notabili d’Israele nei confronti di questo nuovo profeta dal larghissimo seguito popolare che li accusava di ipocrisia e di sterile legalismo, acuita dai riconoscimenti che ormai apertamente venivano tributati alla sua messianicità e dalle sue affermazioni sul carattere assolutamente privilegiato della sua filiazione divina, portò alla condanna di Gesù da parte del sinedrio di Gerusalemme, che ottenne dall’autorità romana la sua esecuzione per crocifissione; ma agli apostoli e a vari discepoli egli tornò ad apparire risorto, confermando la loro consapevolezza di costituire l’embrione di una realtà nuova, e di essere chiamati a testimoniare quanto avevano vissuto sino agli estremi confini della terra.
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Bibliografia essenziale
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Per le raccolte di fonti e per la bibliografia sistematica rimandiamo alle notissime opere di H. Jedin; A. Fliche - V. Martin; J. Lortz e altri. Al termine di ogni capitolo vengono indicate solo le opere che hanno fornito spunti alla redazione del testo.
K. Baus, Le origini, vol. I di Storia della Chiesa (a cura di H. Jedin), 10 voll., Milano 1992.
J.G. Davies, La Chiesa delle origini, Milano 1966.
M. Greschat - E. Guerriero (a cura di), Storia dei papi, Cinisello Balsamo 1994.
2. L’ESPANSIONE APOSTOLICA
& LA VITA DELLA CHIESA
Lo sviluppo della Chiesa nei primi tempi della sua esistenza ebbe realmente un carattere straordinario. Si trattò infatti di un’espansione realizzatasi nonostante violentissime opposizioni, e realmente notevole, sia per ampiezza che per profondità , tanto che è stato possibile stimare attorno al 15% la popolazione cristiana dell’impero romano al principio del IV secolo. Ciò che rende però particolarmente interessante sul piano storico questo periodo di sviluppo è anche il compiersi di un processo di progressiva articolazione della vit...
Indice dei contenuti
- INTRODUZIONE
- 1. LA PIENEZZA DEI TEMPI
- 2. L’ESPANSIONE APOSTOLICA & LA VITA DELLA CHIESA
- 3. L’AVVENTURA INTELLETTUALE
- 4. LA CHIESA & L’IMPERO PAGANO
- 5. L’ETÀ DEI CONCILI
- 6. IL MONACHESIMO
- 7. I PADRI DELLA CHIESA
- 8. GLI ARABI TRA ROMA & COSTANTINOPOLI
- 9. LA CHIESA & IL SACRO ROMANO IMPERO
- 10. APOGEO DELLA CHIESA NELL’ALTO MEDIOEVO
- 11. DALLA FONDAZIONE DI CLUNY ALL’INIZIO DELLA RIFORMA
- 12. LA RIFORMA GREGORIANA
- 13. IL PELLEGRINAGGIO ARMATO IN ORIENTE
- 14. GLI ORDINI MENDICANTI & LA SCOLASTICA
- 15. IL PAPATO AVIGNONESE
- 16. L’ETÀ DEL CONCILIARISMO
- 17. LA RIFORMA PROTESTANTE
- 18. LA RIFORMA PROTESTANTE: CALVINO
- 19. IL CONCILIO DI TRENTO & LA RIFORMA CATTOLICA
- 20. LA CHIESA NELL’ETÀ DELL’ASSOLUTISMO
- 21. L’ETÀ DELLA PREPONDERANZA FRANCESE
- 22. LA CHIESA TRA RIVOLUZIONE & RESTAURAZIONE
- 23. PIO IX & IL RISORGIMENTO ITALIANO
- 24. LA CHIESA & IL PROBLEMA SOCIALE
- 25. LA CHIESA & IL MONDO SECOLARIZZATO
- 26. DA GIOVANNI PAOLO II A PAPA FRANCESCO
- ELENCO DEI NOMI CITATI
- INDICE GENERALE
- PRIMA EPOCA: DAL I AL IV SECOLO
- SECONDA EPOCA: DAL IV AL VII SECOLO
- TERZA EPOCA: DAL VII AL X SECOLO
- QUARTA EPOCA: DALL’XI AL XIII SECOLO
- QUINTA EPOCA: DAL XIV AL XVIII SECOLO
- SESTA EPOCA: DAL XVIII AL XXI SECOLO