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Il mistero di Gesù di Nazaret
Informazioni su questo libro
La figura di Gesù è inesauribile, tutti i tentativi di catturarla sono risultati parziali, sia sul piano letterario, sia sul piano figurativo: la necessità di ripresentare la sua figura durerà quanto la vita degli uomini, con prospettive sempre nuove e affascinanti. Francisco Carvajal, autore del best seller Parlare con Dio, invita a meditare sulla vita di Cristo, contemplando come Egli amava e soffriva, come sapeva servire e guarire, perdonare e donare salvezza. Con il suo stile limpido e inconfondibile, Carvajal si sofferma, in particolare, sulla misericordia di Cristo: nel suo itinerario, che ripercorre passo dopo passo l'esistenza del Maestro, il lettore troverà una sorprendente e ricchissima guida alla preghiera personale.
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Informazioni
Argomento
Teologia e religioneCategoria
Denominazioni cristianeFrancisco Fernández-Carvajal
Il mistero di Gesù
di Nazaret

Nota dell’autore
Alcuni anni fa, una rivista americana di gran tiratura fece un’inchiesta in cui, tra le altre domande, figurava la seguente: «Qual è la persona che ha influito maggiormente nella sua vita?». Senza esitare, un noto politico dichiarò: «Gesù di Nazaret» e aggiunse: «Mi ha cambiato il cuore».
Per me e per tutti sarebbe motivo di grande gioia che la lettura di queste riflessioni sulla vita di Gesù di Nazaret aiutassero la conversione del nostro cuore che ne ha tanto bisogno. Gesù Cristo non ha mai deluso chi si sia avvicinato a Lui con rettitudine, grandezza d’animo e desiderio di conoscere la verità. Egli ha per tutti uno sguardo accogliente che invita a riprendere il cammino in sua compagnia.
Terminando la redazione di questo libro sento il dovere di ringraziare Dio per tutto ciò che sono riuscito a raccogliere in queste pagine. Sono state un suo dono. Provo particolare gratitudine per san Josemaría Escrivá, che ho avuto la fortuna di conoscere e dal quale ho imparato a trattare Gesù come un amico. La mia gratitudine si estende anche a coloro che mi hanno consigliato e aiutato a prendere alcune decisioni, compresa quella di accogliere alcune citazioni e scegliere alcuni testi. Tra queste persone, si è distinta in particolare la giornalista Carmen Riaza, che mi ha generosamente aiutato. Non posso dimenticare José Benito Cabaniñas, che mi ha esortato a redigere alcuni di questi commenti nel corso delle nostre scorribande nella sierra di Madrid; nemmeno dimentico Francisco Fernández Soler, che ha curato con l’attenzione di sempre la realizzazione materiale del libro, e Real Ostos, che ha ideato la copertina. Sono molto grato a Dolores Lanzas, che, tra l’altro, ha verificato le citazioni della Sacra Scrittura (più di novecento) formanti il sostrato del testo.
A loro e a tutti quelli che mi hanno aiutato chiedo che con la loro preghiera ottengano per me di vivere ciò che consiglio nelle pagine seguenti.
Il Signore è il fine della storia umana, punto di convergenza al quale tendono i desideri della storia e della civiltà, centro dell’umanità, gioia del cuore umano e pienezza totale delle sue aspirazioni. Egli è stato risuscitato dal Padre, esaltato e collocato alla sua destra, costituito giudice dei vivi e dei morti. Fin che dura la storia egli è il centro e il fine della stessa: «Io sono l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo, il Principio e la Fine» (Ap 22, 13).
I
La grande notizia
L’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio
una grande gioia, che sarà di tutto il popolo»
Lc 2, 10.
Al tempo di Gesù c’era in Israele un acceso clima di speranza e di attesa del Messia. Le autorità religiose scoprivano segni e indizi del suo imminente arrivo; stavano per compiersi le antiche profezie. Anche il popolo era stato contagiato da questa attesa. Si comprende, perciò, l’inquietudine di Erode quando i Magi giungono a Gerusalemme e chiedono notizie del Messia: «“Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo”. All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme» (Mt 2, 2).
Anche Simeone e Anna, giusti davanti a Dio, erano pieni di speranza e sicuri dell’arrivo del Messia. Quell’uomo santo poteva dire a Dio con gioia: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza» (Lc 2, 29-30). Essi considerano come avvenuta l’attesa contemplando Gesù in braccio a Maria accompagnata da Giuseppe.
Alcuni anni dopo, quando comparve Giovanni il Battista, la sua predicazione e l’invito alla conversione suscitarono curiosità e anche apprensione: «I Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: “Tu, chi sei?”. Egli confessò e non negò. Confessò: “Io non sono il Cristo”» (Gv 1, 19-21). L’attesa si era mutata in ansietà. Con insistenza si pregava Dio di far sorgere la progenie di Davide. Il Battista preparava i cammini; il Re stava per giungere.
Nel mondo greco – nella stessa epoca – gli uomini non sapevano con chiarezza se esistesse un Dio buono o cattivo, o semplicemente un Dio. La religione di allora era popolata da molte divinità: si sentivano circondati da dèi, molto diversi tra loro e qualche volta in contrasto reciproco, perciò temevano di fare qualcosa a favore di alcuni, perché gli altri potevano risentirsi e vendicarsi. Spesso, la gente viveva nel timore, circondata da molte specie di demoni pericolosi; era un mondo davvero oscuro.
Il messaggio cristiano fu ricevuto ovunque come una grande novità. Dovunque si diffuse grande gioia: c’è un Dio vero, ed è un Dio buono. Questo è il lieto messaggio annunciato dal cristianesimo. Far conoscenza di questo Dio è davvero la buona notizia, la migliore di tutte, perché annuncia il Redentore che ci porta la salvezza(1).
Se osserviamo il mondo d’oggi, dove Dio sembra assente, dobbiamo costatare che anch’esso è dominato da esitazioni, da timori, da insicurezza. Noi abbiamo la fortuna di poter annunciare al mondo di vivere nella pienezza dei tempi, quando Gesù fatto uomo è una realtà. Crediamo che Gesù di Nazaret – leggiamo nel Catechismo –, nato a Betlemme da una figlia di Israele, al tempo di Erode il Grande e dell’imperatore Cesare Augusto, falegname di mestiere, condannato a morte per crocifissione a Gerusalemme sotto il procuratore Ponzio Pilato, durante il regno dell’imperatore Tiberio, è il Figlio eterno di Dio, fatto uomo, disceso dal cielo(2):: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna» (Gal 4, 4).
Questa è la grande notizia comunicata a ogni nuova generazione: Dio Padre ha inviato suo Figlio nel mondo, nel nostro mondo, e noi l’abbiamo incontrato. Possiamo anche ripetere – col titolo dell’autobiografia di un filosofo francese(3) –: «Dio esiste, io l’ho incontrato». Dio esiste, io gli parlo e Lui mi ascolta, sempre con grande pazienza da parte sua. In non poche occasioni ci parla con molta chiarezza. È buona cosa che i nostri amici sappiano che incontriamo Dio nella nostra vita ordinaria o che lo cerchiamo, che è la stessa cosa. Molte volte è proprio in questo istante che la nostra vita acquista davanti all’amico un’importanza decisiva: siamo uno che parla ogni giorno con Dio. E la cosa più importante è che Lui ci ascolta, comprende bene quel che gli dico, anche se parlo con parole incerte e sconnesse. E se lo perdiamo di vista, verrà il giorno in cui ci scontreremo con Lui e perciò non l’avremo perso. Ci accompagna sempre. Ce l’ha promesso: «Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni» (Mt 28, 20), ossia in ogni circostanza, in ogni momento, sia quando siamo «buoni» sia quando non lo siamo. Tutti i giorni.
Quando Gesù nacque non c’erano giornali né radio né televisione e perciò questa notizia non fu pubblicata da nessuna parte; lo seppero solamente alcuni pastori che custodivano il loro gregge, perché un angelo mandato da Dio lo annunciò loro. Dobbiamo ammettere che non ricevette grande pubblicità l’avvenimento più importante accaduto sul pianeta chiamato Terra.
Senza dubbio si tratta del maggiore avvenimento della storia del mondo e della nostra storia personale. Non era nato il figlio dell’Imperatore più potente: era sceso in terra Dio stesso, era nato – in un luogo della nostra geografia – un bambino che è Dio fatto uomo. Da allora la storia dell’umanità si divide in due parti: prima e dopo Gesù Cristo. Anche la vita di ogni uomo e ogni donna. Come se la terra a partire da quel giorno avesse iniziato a ruotare nella direzione opposta: tutto è cambiato senza che nulla cambiasse. Questo piccolo pianeta, che sembra sperduto nell’universo, è il luogo eletto da Dio per abitare in esso.
È sempre disponibile
Ogni popolo ha sviluppato credenze e in ciascuno di essi ci sono celebrazioni e sacri riti che si riferiscono alle divinità che sono da loro adorate, chiedendo benedizioni e protezione. Quelle divinità misteriose sono state sempre ritenute invisibili e irraggiungibili, ed è naturale che sia così. Ma opposta a questa si è data un’altra realtà insperata e insolita: Dio è disceso, si è abbassato, si è fatto uomo come noi. È possibile parlare con Lui. Forse diranno che siamo un po’ matti, ma le cose stanno proprio così. Dio esiste e io posso parlargli, come un amico parla a un amico, a qualunque ora della notte o del giorno, in ogni circostanza. Ci riceve senza farci aspettare. È sempre una sorpresa; ogni giorno può andar bene per un incontro con Lui.
«Poteva Dio andare oltre nella sua condiscendenza, nel suo avvicinamento all’uomo [...]? In verità, sembra che sia andato lontano quanto era possibile. Oltre non sarebbe potuto andare. [...] Da una particolare ottica è giusto, dunque, dire che Dio si è svelato fin troppo all’uomo»(4). Si è reso accessibile, vicino.
Che ne è oggi della grande notizia, dopo venti secoli dall’avvenimento? Succede che Gesù di Nazaret vive: «Cristo non è un uomo del passato, che visse un tempo e poi se ne andò lasciandoci un ricordo e un esempio meravigliosi. No: Cristo vive. Gesù è l’Emmanuele, Dio con noi. La sua Risurrezione ci rivela che Dio non abbandona mai i suoi»(5): al contrario è sempre sollecito per loro.
La prima pagina dei giornali, la TV e la radio dovrebbero titolare con una certa frequenza: Gesù di Nazaret è sempre vivo. Com’è possibile? si chiederanno molti. Tutti i personaggi famosi vissuti al tempo di nostro Signore sono morti, senza eccezioni. Si dice che un pensatore spagnolo del XX secolo supplicasse: «Non voglio morire, nossignore, non voglio morire». Morì il 1° gennaio 1937. A volte si sente, o leggiamo nei libri di storia, l’appellativo immortale attribuito a una persona, tuttavia solamente Gesù Cristo vive per sempre: è così da venti secoli.
Ci ha colmati di grazia e d’amore. Mossi dalla grazia dello Spirito Santo e attirati dal Padre, crediamo e confessiamo anche a proposito di Gesù: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16, 16). «Chi crede in me, anche se muore, vivrà» (Gv 11, 25): questa promessa dovremmo conoscerla tutti, e sono i cristiani che devono diffonderla. Questa promessa è l’asse attorno al quale girano la nostra fede e la nostra vita. Gesù vive e ci invita a seguirlo: Vocavi te nomine tuo, ti chiama per nome. Ci chiama col nostro nome, teneramente. «È Lui che ci ha cercati per primo, è Lui che ci fa infiammare il cuore per proclamare la Buona Novella, nelle grandi città e nei piccoli centri, nelle campagne e in tutti i luoghi di questo nostro vasto mondo»(6).
1 Cfr Benedetto XVI, Omelia, 18.XII.2005.
2 Cfr Catechismo della C...
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- Il mistero di Gesù di Nazaret