Storia delle guerre di religione
eBook - ePub

Storia delle guerre di religione

Dai Catari ai totalitarismi

  1. Italian
  2. ePUB (disponibile sull'app)
  3. Disponibile su iOS e Android
eBook - ePub

Storia delle guerre di religione

Dai Catari ai totalitarismi

Informazioni su questo libro

Le guerre di religione del XVI e XVII secolo tra cattolici e protestanti sono, ancora oggi, un argomento imbarazzante per i cristiani di ogni confessione. Un tabù che non si può nemmeno sfiorare, senza che i toni si alzino con reciproche e rinnovate scomuniche. Inoltre, questa storia sanguinosa viene spesso adoperata dall'ideologia laicista per attaccare un cristianesimo che, a fronte di simili orrori, non riesce a costruire un'apologetica realmente efficace e obbiettiva. Une storia delle guerre di religione sarebbe, tuttavia, incompleta senza uno sguardo alle guerre contro la religione: una serie di atrocità, dalla Rivoluzione francese ai totalitarismi, per le quali ben poche volte si è assistito a un mea culpa laico. Alberto Leoni riprende la cruenta materia della storia militare in un viaggio che parte dalla crociata contro i catari e arriva fino alla guerra civile irlandese degli anni Settanta, passando per la notte di San Bartolomeo, la guerra dei Trent'Anni, il Terrore giacobino, il Risorgimento italiano, la rivoluzione dei cristeros in Messico. Il tutto approfondendo motivazioni e istanze degli uomini di allora, per capire meglio loro e noi stessi.

Domande frequenti

Sì, puoi annullare l'abbonamento in qualsiasi momento dalla sezione Abbonamento nelle impostazioni del tuo account sul sito web di Perlego. L'abbonamento rimarrà attivo fino alla fine del periodo di fatturazione in corso. Scopri come annullare l'abbonamento.
Al momento è possibile scaricare tramite l'app tutti i nostri libri ePub mobile-friendly. Anche la maggior parte dei nostri PDF è scaricabile e stiamo lavorando per rendere disponibile quanto prima il download di tutti gli altri file. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Perlego offre due piani: Base e Completo
  • Base è ideale per studenti e professionisti che amano esplorare un’ampia varietà di argomenti. Accedi alla Biblioteca Base con oltre 800.000 titoli affidabili e best-seller in business, crescita personale e discipline umanistiche. Include tempo di lettura illimitato e voce Read Aloud standard.
  • Completo: Perfetto per studenti avanzati e ricercatori che necessitano di accesso completo e senza restrizioni. Sblocca oltre 1,4 milioni di libri in centinaia di argomenti, inclusi titoli accademici e specializzati. Il piano Completo include anche funzionalità avanzate come Premium Read Aloud e Research Assistant.
Entrambi i piani sono disponibili con cicli di fatturazione mensili, ogni 4 mesi o annuali.
Perlego è un servizio di abbonamento a testi accademici, che ti permette di accedere a un'intera libreria online a un prezzo inferiore rispetto a quello che pagheresti per acquistare un singolo libro al mese. Con oltre 1 milione di testi suddivisi in più di 1.000 categorie, troverai sicuramente ciò che fa per te! Per maggiori informazioni, clicca qui.
Cerca l'icona Sintesi vocale nel prossimo libro che leggerai per verificare se è possibile riprodurre l'audio. Questo strumento permette di leggere il testo a voce alta, evidenziandolo man mano che la lettura procede. Puoi aumentare o diminuire la velocità della sintesi vocale, oppure sospendere la riproduzione. Per maggiori informazioni, clicca qui.
Sì! Puoi usare l’app Perlego sia su dispositivi iOS che Android per leggere in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo — anche offline. Perfetta per i tragitti o quando sei in movimento.
Nota che non possiamo supportare dispositivi con iOS 13 o Android 7 o versioni precedenti. Scopri di più sull’utilizzo dell’app.
Sì, puoi accedere a Storia delle guerre di religione di Alberto Leoni in formato PDF e/o ePub, così come ad altri libri molto apprezzati nelle sezioni relative a Storia e Storia europea. Scopri oltre 1 milione di libri disponibili nel nostro catalogo.

Informazioni

Editore
Ares
Anno
2018
eBook ISBN
9788881558216
Argomento
Storia
Capitolo III

Il secolo di ferro: le guerre di religione









«Non possiamo permetterci di approcciare in modo non equilibrato coloro che hanno idee teologicamente diverse dalle nostre. Nell’insegnamento di Lutero ci sono già abbastanza errori evidenti senza dover inventarne di aggiuntivi e distorcere il suo pensiero citandolo, cinicamente, fuori dal suo contesto come accade, purtroppo, con eccessiva frequenza in alcuni àmbiti cattolici. Il nostro dovere di Cristiani è di essere veritieri circa le opinioni di coloro con cui non siamo d’accordo. Ciò non è un’opzione. Se diamo falsa testimonianza, violiamo uno dei dieci comandamenti. Se pecchiamo in questo, ciò si riflette negativamente su di noi, non su coloro le cui vere opinioni noi distorciamo e mettiamo in caricatura».

Dave Armstrong


1. L’inizio della Riforma: la guerra dei cavalieri
e quella dei contadini


Francia, 1562. «Il capo dei riformati di Guienna, Duras, si trovò ad affrontare il terribile Monluc, vecchio soldato delle guerre d’Italia, abile ad approfittare dei più piccoli errori del nemico e parco di esitazioni nel ricorrere al terrore per impressionare le popolazioni. Monluc non aveva uguali nell’impiccare agli alberi i notabili delle città conquistate e nell’organizzare spettacolari esecuzioni; rivaleggiava in orrori con Duras che aveva martirizzato le donne di Agen facendole esplodere dopo aver loro riempito il sesso di polvere da cannone e aveva tagliato la lingua ai preti di Bazas. Monluc aveva impiccato settanta ugonotti in una sola volta nel mercato di Ragon; Duras, mandato a Lauzerte, aveva fatto fare una composta di cinquecentonovantasette cattolici, bambini compresi, stritolandone i corpi; a Pennes, Monluc aveva lasciato sgozzare settecento ugonotti, tra cui numerose donne, che avevano difeso la fortezza» (Pierre Miquel, Le guerre di religione, Sansoni, Firenze 1980, p. 243).
Accade, leggendo pagine come queste, di fermarsi un momento a prendere respiro, mormorando, assorti e allucinati come il colonnello Kurtz in Apocalypse Now: «L’orrore! L’orrore!». A che scopo approfondire questo studio, affondare la faccia in tragedie indicibili? Il tentativo di dare un quadro completo sia dei conflitti sia dei crimini che li hanno accompagnati non può avere solo fini di obiettività: sarebbe una ben misera soddisfazione compilare «una partita doppia dei massacri», equamente divisa tra cattolici e protestanti, per confermare quello che è tuttora il giudizio della modernità, e cioè che basta il solo ricordo delle guerre di religione per giustificare il tentativo, oggi in corso, di negare legittimazione a tutte le confessioni religiose nel quadro della costruzione di un’Europa giusta e tollerante. Ciò che, forse, è davvero importante, è tentare di capire come e attraverso quali passaggi si sia giunti a simili orrori e non solo: analizzando, sia pure in breve, il formarsi di determinate aree di conflitto, sarà possibile intravedere cause ben più determinanti del contrasto tra confessioni religiose e che vanno ricondotte alla formazione dello Stato moderno. Sarà così possibile scoprire come cattolici e protestanti abbiano, in definitiva, perduto le guerre, da loro combattute così accanitamente, a vantaggio di un nuovo ordine sociale e politico.
Le cause di questo immane sconvolgimento religioso, oltre che politico e sociale, sono state già delineate nel precedente capitolo e riguardavano principalmente la mancata riforma della Chiesa. A ciò si aggiungevano le pulsioni di un mondo in pieno cambiamento, dalla scoperta di nuovi continenti, all’invenzione della stampa, alla sempre più accesa querelle intellettuale tra Umanisti e Scolastici. La Chiesa, dal canto suo, aveva riconquistato il rango di potenza politica e militare, oltre a essere leader mondiale nel campo della cultura e dell’arte. Eppure il lungo esilio avignonese, lo scisma d’Occidente e la polemica innescata dal concilio di Basilea sull’autorità del papa avevano lasciato segni profondi nella Cristianità. Tutto questo è stato illustrato nelle pagine precedenti, ma va tenuto anche conto che tali elementi, da soli, non bastano a spiegare il movimento della Riforma e la massiccia adesione a esso, sia pure in varie forme, in quasi tutta Europa. Più precisamente, se ci si limitasse a considerare la corruzione e l’ignoranza del clero nel XVI secolo non si comprenderebbe per quale motivo il Protestantesimo duri ancora, dato che quei difetti, sempre presenti nella Chiesa, sono di molto attenuati rispetto al passato. Del resto lo stesso Lutero scriveva nell’opuscolo Alla nobiltà cristiana della nazione germanica: «Non impugno l’immoralità e gli abusi ma la sostanza e la dottrina del papato» e che il papa sarebbe empio in ogni caso, anche se la sua vita fosse di specchiata santità.
Ma, soprattutto, non si comprenderebbe per quale motivo milioni di persone in quei secoli tormentati abbiano deciso di subire la morte pur di non venir meno a una fede religiosa o, peggio ancora, di uccidere chi aveva un credo diverso pur di vedere trionfare la propria confessione. Così uno storico tedesco della Riforma riassume icasticamente quel momento storico: «In primo luogo nel fatto che la Chiesa era divenuta a tal punto un istituto sociale in innumerevoli uffici e istituzioni che le funzioni spirituali che vi erano connesse ne risultavano cancellate; in secondo luogo, nel fatto che, con il passar del tempo, la formalizzazione giuridica e l’istituzionalizzazione avevano invaso in misura così massiccia il campo della religione, da soffocare ciò che ne costitutiva la sostanza. Le indulgenze erano un sintomo del traffico profano che si faceva del sacro. Ma non solo i servi della religione avevano ceduto alla tentazione di disporre sconsideratamente dell’indisponibile, di distribuire e rifiutare grazie per scopi terreni, che spesso erano di natura molto concreta. Anche la Chiesa e la cristianità del tardo Medioevo non avevano, nel complesso, sufficientemente resistito a questa tentazione. Di qui la forza immensa della Riforma» (Ernst Walter Zeeden, Deutsche Kultur inder Fruhen Neuzeit, Akademische Verlagsgesellschaft Athenaion 1968, p. 369). Questa icastica rappresentazione dello Zeeden, sia detto per inciso, vale anche per i nostri giorni: se è pur necessario che la Chiesa cattolica abbia una struttura organizzativa per vivere e operare nel mondo, non va dimenticato, come ha ricordato papa Francesco, che è Cristo stesso che primerea, che ci precede sempre e dovunque. Ed è la Fede che fa vivere la struttura, non l’opposto. Sembra quindi che l’intenzione dei protestanti di ogni tempo, da Lutero a Calvino a oggi, sia quella di tornare a una Chiesa originaria, meno dotata di sovrastrutture e più di un rapporto diretto con Dio. Eppure in base a quello strano processo storico che si chiama «eterogenesi dei fini», spesso gli esiti sono stati del tutto diversi da quelli originariamente ricercati.
Il personaggio che avrebbe dato l’avvio a uno dei più grandi movimenti spirituali della storia fu un uomo che, oggi, molti giudicano negativamente, anche per molti lati del suo carattere non propriamente urbani o accettabili. Martino Lutero fu una di quelle persone dotate di un senso religioso profondo quanto tormentato che santa Teresa del Bambin Gesù, nel suo candore abbacinante, eppure infinitamente più saggia di ogni teologo, avrebbe definito come «oppressa dagli scrupoli». Ma Lutero era un uomo del suo tempo, ossessionato dalla salvezza eterna come i suoi contemporanei. Terrorizzato da un temporale invocò sant’Anna e fece voto di farsi monaco. E la sua fu una vocazione sincera, spinta da una religiosità superiore alla media. Ma tale era il suo senso di sproporzione rispetto all’Onnipotente che, alla sua prima Messa, faticò a dominare il terrore che provava al momento di incontrare Dio. Il famoso viaggio a Roma del 1510 suscitò in lui un forte scandalo per la corruzione e la miscredenza che trovò nella Città eterna ma non provocò una crisi di fede. Molto più grave per lui era il problema della confessione: ne parlava ossessivamente con la sua guida spirituale, il bonario padre agostiniano Johann von Staupitz, il quale rispondeva: «Amico, Dio non è in collera con te, sei tu che sei in collera con Dio. Non sai che egli ti comanda di avere speranza? Se vuoi che Cristo ti perdoni vieni qui con qualcosa che valga la pena di essere perdonato: parricidio, bestemmia, adulterio ma non con tutte codeste sciocchezzuole». Ma per Lutero il problema era irrisolvibile. Per avere il perdono dei peccati bisogna confessarli: per confessarli bisogna ricordarli. Ma concentrare l’attenzione sulle singole mancanze conduce alla disperazione: infatti quando Pietro si mise a contare le onde cominciò ad affondare. Solo la grazia di Dio può salvare, non le opere, sempre insufficienti a colmare il divario tra uomo e Dio e a sanare l’inestirpabile peccato dell’uomo. Si trattava, quindi, di una religiosità profonda, spirituale, non meccanicistica con un tasso di sentimentalismo che la rende simile a quella odierna.
Opposto a una spiritualità così viva e tormentata era il mercato delle indulgenze, che derivava dalle offerte per le Crociate e aveva un ruolo importante nell’economia del tempo. Visitare un luogo santo o toccare una reliquia abbreviava la permanenza nel Purgatorio. Federico il Savio, principe elettore di Sassonia, regione in cui risiedeva Lutero, aveva una collezione di più di 5mila reliquie che accorciavano la permanenza in Purgatorio di molti secoli. La raccolta di questi finanziamenti tra il popolo aveva permesso non solo le spedizioni contro gli infedeli o le crociate interne, ma la costruzione di chiese e ospedali, delle cattedrali gotiche oggi presenti in Europa e di altre opere pubbliche. Sempre Federico di Sassonia aveva finanziato in questo modo il ponte sull’Elba e i proventi delle indulgenze dispensate a Wittenberg erano destinati al castello e alla stessa università in cui insegnava Lutero.
I grandi rivolgimenti epocali sono spesso causati da fatti fortuiti e, apparentemente, banali che, tuttavia, diventano detonatori in una situazione che nel corso del tempo è divenuta esplosiva.
Così avvenne anche nella Germania del 1517. Alberto di Brandeburgo, vescovo di Halbertstadt e Brandeburgo, divenne vescovo di Magonza e primate di Germania. Le cariche ecclesiastiche avevano un costo elevato da versare al papa e questa era particolarmente salata: 14mila ducati che la diocesi non poteva permettersi di fornire. Erano poi necessari altri 10mila ducati da versare alla curia per ricevere la dispensa dal divieto di cumulo di benefici ecclesiastici. Alberto allora chiese un prestito ai banchieri Fugger e, in compenso, il papa conferì il privilegio di raccogliere indulgenze per otto anni. La metà del ricavato sarebbe andata al papa, che stava costruendo la basilica di San Pietro, e l’altra metà ai Fugger. La predicazione fu affidata a esperti venditori come Johann Tetzel, del quale viene ricordato il motto che, per quanto passato alla storia e universalmente ricordato, è probabilmente apocrifo: «Appena il soldo in cassa ribalta / l’anima via dal Purgatorio salta».
L’evidente abuso di questa prassi, successivamente corretta e limitata nella dottrina della Chiesa, fu stigmatizzato da Martino Lutero con 95 tesi inchiodate al portale della chiesa di Wittenberg il 1° novembre 1517. Va detto che tale atto non aveva nulla di sovversivo, dato che proprio il portone della chiesa serviva da bacheca per avvisi e dispute teologiche come quella di cui si trattava. Inizialmente il dibattito fu limitato all’àmbito universitario ed ebbe scarsa attenzione. Se ciò fosse avvenuto solo cinquant’anni prima, probabilmente la diatriba sarebbe nata e morta a Wittenberg. Ma quelle tesi furono riprodotte su stampa, senza che Lutero lo volesse, e furono diffuse in tutta la Germania trovando un consenso sempre crescente. A ciò contribuì anche la lentezza della risposta papale, dato che la priorità di Leone X era l’elezione dell’imperatore.
Federico di Sassonia era il candidato appoggiato dal papa e si comprende perché fu possibile, a questo principe, proteggere Lutero senza che vi fossero dure prese di posizione da parte della Chiesa. D’altra parte, lo stesso Lutero faceva mostra di sottomissione al pontefice se, ancora nel maggio 1518, scriveva: «Santo Padre, io mi prosterno ai Vostri piedi, offro a Voi la mia vita e i miei averi. Fate quel che vi aggrada, datemi la vita o la morte, approvate o disapprovate, la vostra voce sarà la voce del Cristo che parla e che governa in voi» (da Resolutiones disputationum indulgentiae virtute). Ma il prolungarsi della discussione, senza che si giungesse a un confronto definitivo, fece sì che le tesi di Lutero fossero ulteriormente diffuse. Nel 1518 Lutero ottenne l’appoggio dei confratelli agostiniani contro i domenicani. Nello stesso anno, resistette alle pressioni dell’inviato papale, cardinal Caetano, grazie al sostegno di parte del mondo universitario. Sempre Lutero, per non restare isolato, si appellò, oltre che al papa, alle università di Lovanio, Basilea, Friburgo e Parigi.
In questo scontro sempre più serrato chi ci rimise, letteralmente, la vita fu lo sventurato Tetzel che morì di dolore. Va detto, tuttavia, che Lutero ebbe per il suo avversario accenti di pietà umana che, nella vecchiaia, gli sarebbero stati sconosciuti. «Non te la prendere. Non sei tu che hai cominciato il chiasso. Un altro è il padre del bambino» (Ronald H. Bainton, Lutero, Einaudi, Torino 2003, p. 79).
Il 7 agosto 1518 il frate agostiniano veniva convocato a Roma, ma Federico di Sassonia impose che la causa venisse discussa in Germania. Nel luglio del 1519, nel corso di una memorabile disputa pubblica tenutasi a Lipsia, il brillante teologo cattolico Johann Eck annientò Andrea Bodenstein von Karlstadt, un sacerdote e professore universitario che si era schierato con Lutero, e ammonì anche Lutero su quanto le sue posizioni fossero intrinsecamente eretiche.
Mancava solo la condanna formale che arrivò il 15 giugno 1520 con la bolla Exsurge Domine nella quale veniva sancita la scomunica di Lutero. La bolla impiegò quattro mesi per arrivare a Lutero il quale, per tutta risposta, la bruciò in pubblico tagliando ogni rapporto con Roma e chiedendo l’aiuto delle autorità civili della Germania.
Il 3 gennaio 1521 venne rinnovata la scomunica e il 16 aprile dello stesso anno Carlo V convocò Lutero alla Dieta di Worms, dandogli ulteriore notorietà e fama. È anche vero, tuttavia, che il seguito di Lutero era così esteso che lo stesso imperatore non poteva procedere ad azioni di forza contro il frate ribelle. Anche di fronte all’imperatore il frate agostiniano non solo non cedette, ma rilanciò la sfida, negando autorità, oltre che al papa, anche ai Concili, ponendosi così in una posizione di completa rottura con tutta la tradizione della Chiesa.
Si può discutere, a proposito di questo famoso episodio, se Lutero abbia veramente detto le parole per cui è passato alla storia: «Hier stehe ich, ich kann nicht anders» («Questa è la mia posizione, non posso fare altrimenti»). È certo, però, che tali parole riflettono bene il dramma interiore di Lutero che non aveva cercato la popolarità ma si era trovato, per una serie di circostanze delle quali non può essere ritenuto del tutto responsabile, a giocare un ruolo che egli stesso sentiva superiore alle proprie capacità. Resta, invece, una sua responsabilità personale: quella di aver proceduto a espungere dal novero delle Sacre Scritture la Lettera dell’apostolo Giacomo, il libro dell’Apocalisse e, più in generale, tutta la patristica di un millennio e mezzo di storia della Chiesa sulla base di criteri a dir poco arbitrari e avventati. Torneremo successivamente sulla figura di Lutero con un giudizio complessivo sulla sua opera che possa valere anche per l’attuale situazione della Chiesa.
Protetto dai nobili, che lo sottrassero al pericolo di un arresto e alla sorte di Jan Hus, Lutero potè così mettersi al lavoro nel castello di Wartburg mentre altri predicatori e innovatori, di valore ben inferiore al suo, portavano avanti i propri personali progetti di riforma religiosa e politica con esiti spesso fallimentari. È anche vero, tuttavia, che scritti come il suo Alla nobiltà cristiana della nazione tedesca ebbero l’effetto di canalizzare in senso anticlericale il malessere sociale della piccola nobiltà germanica, e che Lutero, al di là delle proprie intenzioni pacifiche, ebbe parte della responsabilità nella rivolta dei cavalieri che scoppiò nel 1522.
Due cavalieri imperiali fautori della Riforma, Franz von Sickingen e Ulrich von Hutten, radunarono un esercito di nobili e attaccarono l’arcivescovado di Treviri per espropriarne i beni ecclesiastici. L’arcivescovo, però, era ben poco disposto ad arrendersi e la resistenza della città stroncò sul nascere la rivolta, che venne repressa l’anno successivo con l’assedio della fortezza di Landstuhl, in cui si era rifugiato von Sickingen. A questa prima ribellione, che evidenziava i pericoli sociali e politici delle nuove dottrine, seguirono le prime persecuzioni e i primi roghi di eretici. Nel frattempo, alla predicazione del Karlstadt si era aggiunta quella, ancora più estremista, di Thomas Müntzer e i risultati furono quasi apocalittici: le istanze di giustizia sociale, di cancellazione della servitù della gleba e delle decime, caratteristiche di altre rivolte contadine avvenute in Germania dal 1493 al 1517, si unirono, nella propaganda di predicatori invasati dal millenarismo ormai dominante, al fanatismo religioso scatenato dalla polemica antiecclesiastica. Si può dire che, malgrado continuasse a condannare ogni movimento estremista, Lutero avesse scoperchiato il vaso di Pandora, contribuendo alla nascita di quel movimento religioso, assai composito e contraddittorio, che porta il nome di anabattismo.
Nel giugno del 1524, a Stühlingen, nella Foresta Nera, iniziò quella che sarebbe stata chiamata «la guerra dei contadini». Ben presto la rivolta si estese a buona parte della Germania e le bande divennero sempre più numerose e feroci nel saccheggio sistematico delle zone in cui si trovavano a passare. Tra i capi della rivolta spiccavano il già nominato Müntzer e Nicolas Stork, che attaccavano con inaudita violenza verbale la Chiesa in ogni suo aspetto visibile: alle parole seguirono subito i fatti e monasteri, santuari e chiese divennero il primo obiettivo della furia dei rivoltosi.
Contrariamente all’immagine che è stata tramandata, le bande dei contadini annoveravano gente di ogni ceto ed erano ben più organizzate di quanto si possa pensare, inquadrate da mercenari svizzeri e lanzichenecchi, provvisti, in qualche caso, anche di pezzi d’artiglieria. Mancando totalmente di cavalleria, la loro maggiore debolezza stava nella scarsa mobilità e nell’assenza di ricognizione, ma si pensava di rimediare a tali difetti adottando le tattiche che erano state proprie degli hussiti. La differenza era che l’artiglieria si era molto sviluppata negli ultimi decenni e le fortificazioni di carri adottate dai rivoltosi venivano sbriciolate dalle palle di cannone degli eserciti regolari con irrisoria facilità.
Queste insurrezioni, mai collegate tra loro e che coinvolsero circa 150mila abitanti di diverse regioni germaniche, furono sistematicamente represse dall’esercito della Lega Sveva e non sempre con metodi violenti: spesso furono infiltrati agenti provocatori all’interno delle bande, che si facevano portatori di proposte di pace e di mediazione, riuscendo a ottenerne il disarmo. Tale fu la sorte delle prime formazioni ribelli insorte a Stühlingen. L’insurrezione si propagò nella Svevia superiore, in Alsazia, Franconia, Turingia e nel Württemberg, ma l’esercito della Lega Sveva ricevette rinforzi dai lanzichenecchi rimasti disoccupati dopo la vittoria di Pavia contro Francesco I.
Nelle battaglie che seguirono lo schema tattico fu costante: i contadini si trinceravano su un’altura e le forze di cavalleria dei signori feudali le aggiravano sistematicamente, provocando il panico tra i difensori e massacrandoli a man salva. Nel 1994 venne scoperta una fossa comune a Leipheim, località in cui era stata combattuta la prima grande battaglia di quel conflitto, il 4 aprile 1525: sui teschi vennero riscontrate profonde ferite, il che fa p...

Indice dei contenuti

  1. Premessa
  2. Capitolo I - NON SOLO ISLÀM. LE ALTRE CROCIATE
  3. Capitolo II - LA CRISI DELLA CHIESA E DELLA RES PUBLICA CHRISTIANA
  4. Capitolo III - IL SECOLO DI FERRO: LE GUERRE DI RELIGIONE
  5. Capitolo IV - LE GUERRE DI RELIGIONE NEL XVII SECOLO E L'AFFERMAZIONE DELLE MONARCHIE ASSOLUTE
  6. Capitolo V - DALL'ATTACCO DELLA RIVOLUZIONE ALLA RESISTENZA ANTINAPOLEOTICA
  7. Capitolo VI - IL SECOLO DELLE RIVOLUZIONI
  8. Capitolo VII - LA BATTAGLIA CONTRO I TOTALITARISMI DEL XX SECOLO
  9. CONCLUSIONI
  10. Elenco dei nomi citati