Cartoline dai morti

2007-2017

Franco Arminio

• Editore: nottetempo
• Anno: 2020
• ISBN:
  9788874528134
• Argomento: Littérature
• Categoria: Poésie

L'esistenza vista dalla fine, dalla morte – "questa cosa che forse regge tutto, questo niente che sorregge e corrode ogni cosa" – si riduce a poche cose: una luce sul comodino, un barattolo di caffè, un maglione verde, le prime rose, una torta di compleanno, un solitario, le rondini che fanno avanti e indietro, una donna amata, una sconosciuta…Con 150 cartoline, paradossali, ironiche e fulminanti, Franco Arminio ci offre un resoconto dei tanti modi di morire inviandoci brevi, asciutti messaggi da un posto sconosciuto.

Cartoline dai morti

Qui la fine della primavera e la fine dell’inverno sono piú o meno la stessa cosa. Il segnale sono le prime rose. Ne ho vista una mentre mi portavano nell’ambulanza. Ho chiuso gli occhi pensando a questa rosa, mentre davanti l’autista e l’infermiera parlavano di un ristorante nuovo dove ti fanno abbuffare e si spende pochissimo.

Avevo appena finito di vedere la televisione. Mi sentivo debole. Mi sono disteso sul divano e ho sentito come una mano gigantesca che mi premeva il cuore. Ho pensato che stavo morendo e non avevo comprato il loculo. Sicuramente mi avrebbero messo sotto terra. E questo era l’ultimo fallimento della mia vita.

Insegnavo lettere in una scuola media. Una mattina, mentre scrivevo alla lavagna la traccia del compito d’italiano, mi sono sentito male. Mi hanno portato in ospedale. Non avevo piú mani, non avevo piú occhi, non avevo piú gambe, il cuore batteva in mezzo al niente.

Ho preso la corrente, sono morto fulminato. Stavamo lavorando nel cinema, il lavoro era quasi finito. Ero appena tornato dalla Svizzera. Ero contento.

Uscendo dal bar ho sbagliato strada. Il vento era fortissimo e nevicava. Il cuore si è gelato sotto il cappotto.

Poi è arrivato il mio giorno. Svegliati, disse mia moglie. Svegliati, continuava a ripetere.

Mi ero quasi abituato alla malattia. Quel giorno era festa e mi ero ben vestito. Guardavo mia moglie che girava stanca per la casa. Sono morto con un colpo di tosse mentre provavo a mangiarmi un mandarino.

Mangiavo molta carne arrostita e adesso mia moglie è convinta che per questo mi è venuta la malattia nell’intestino. Io ero stato malato molte volte, ma un po’ per finta. Poi quando la malattia arriva veramente non va piú via. Smisi di mangiare la carne. Mia moglie mi dava il filetto di trota della Nipiol, ma non ci fu niente da fare.

Negli ultimi tempi veniva il prete, poi veniva il medico. Di giorno davanti a me c’era sempre qualcuno. Poi non è rimasto nessuno. Guardavo il crocifisso e pensavo che la vita è tutta un imbroglio.

Fuori era una bella giornata. Non volevo morire con tutto quel sole fuori. Ho sempre pensato di morire di notte, nell’ora in cui abbaiano i cani. E invece sono morta a mezzogiorno, mentre alla televisione cominciava un programma di cucina.

Ci ho provato in vari modi, ma senza convinzione. Alla fine mi sono impiccato.

Ero scapolo, sono morto nel sonno. Mi hanno trovato due giorni dopo. Una vicina di casa mi ha messo una mano sulla fronte. Aveva un odore di mele marce.

Avevo appena detto che mi sentivo bene. Mia madre stava cucinando. Mio padre era uscito a prendere un poco d’aria. Io stavo facendo ancora una volta quel solitario con le carte che non mi riusciva mai.

Era un giorno di ottobre. In quel giorno era uscito il sole, erano usciti i giornali, c’erano le macchine per strada e la gente al bar che parlava. Io sono stato messo bruscamente da parte. Era il mio momento, non so come spiegarvi.

Io sono uno di quelli che un minuto prima di morire stava bene.

Si dice che l’ora piú frequente in cui si muore è prima dell’alba. Io per anni mi sono svegliato alle quattro del mattino e ho aspettato in piedi che passasse l’ora...