Lettere dagli antenati
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Lettere dagli antenati

Famiglie, genti, identità

  1. 176 pagine
  2. Italian
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Lettere dagli antenati

Famiglie, genti, identità

Informazioni su questo libro

Famiglia, ancora famiglia. Mentre l'oggetto, gli oggetti che sono compresi entro questo grande denominatore mutano e si differenziano sempre di più, il nostro parlarne e il nostro comprendere fatica a inseguire l'universo polimorfico dei legami familiari, una volta detti "di sangue", oggi forse di fatto, e, in forme ancora oscure, di geni.
La diade natura/cultura stenta a conservare il suo doppio regime di competenza. Oggi i processi biologici di formazione delle discendenze, delle consanguineità e delle affinità attraversano spavaldamente il confine che un tempo separava il mondo del bios da quello del logos, così come la distinzione fra legge ( by law ) e sentimento, love. Un intenso lavoro di osservazione e passione classificatrice esplora oggi su scala globale, nella ricerca bio-genetica, le piste ramificate della genesi delle popolazioni, e delle etnie, dissolve le identità di razza e ne polverizza i residui in una rete sconfinata di incroci e meticciati.
I saggi riuniti e amalgamati in questo volume attraversano diversi scenari di espressione della identità di appartenenza, delle identità di discendenza e del loro destrutturarsi: in Europa, in India, nel Nuovo Mondo. I paradigmi della parentela, la genealogia, le affinità vengono qui esposti alle prove dei mutamenti del nostro tempo: famiglie di fatto, famiglie ricomposte, relazioni ex e parentele step in un confronto insistente con i dati in progress della ricerca genetica e con la passione amatoriale della parentela postmoderna.

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capitolo iii
Genealogia parentela genetica.
Mantenere le distanze?

L’idea che gli uomini producano altri uomini, come la pianta produce frutti e fiori, o foglie, che li generino senza il concorso di altre piante, dal proprio corpo (maschile: un corpo che germoglia) serpeggia in molte parti del mondo, nei più diversi contesti culturali.
Come indianista, io penso subito alla rappresentazione che in India i genealogisti specializzati per esempio i brahmani Maithil, nel Bihar (panjikar) brahmani genealogisti esperti che professionalmente tengono il registro delle linee dei gotra, i lignaggi, restituiscono nei loro libri delle discendenze.
Il nucleo simbolico e concettuale di questo sapere e di questa pratica si fonda su una particolare concezione della vita e dell’identità, l’identità ricevuta dal passato e trasmessa verso il futuro, e su un linguaggio che disegna il passaggio delle generazioni obbedendo a una drastica selezione di linee e catene di filiazioni. Il motivo chiave è quello del bija-purush, l’uomo-seme, ossia, l’antenato capostipite da cui derivano tutti i discendenti che appartengono a uno stesso ceppo. L’uomo-seme è il punto d’origine dell’intera rete di identità del lignaggio, è il seme del gotra, che si propaga di padre in figlio, e di padre in padre, elidendo, per dir così, gli apporti materni. O meglio, assimilando le linee materne attraverso i loro antenati maschi: non si prevedono posti per le madri, le nonne, le bisnonne, ma ognuna di esse è rappresentata dal rispettivo padre.
Naturalmente siamo portati a supporre che questa concezione della vita e della parentela metta in secondo piano il ruolo del sesso nella procreazione, un po’ come se fossero solo i padri a trasmettere la vita ai figli, riproducendo se stessi in altri individui, e alle madri restasse il ruolo minore di portatrici e nutrici. Di qui la metafora di una vita che si riproduce per seme, seme piantato nella terra-utero e che germoglia replicando fedelmente e unicamente il patrimonio genetico paterno. Metafora vegetale, appunto, o apparentemente vegetale, in cui la linfa si confonde con il sangue, i germogli con le nuove nascite, le fronde con le verdi famiglie che continuamente si diramano verso l’esterno e il sesso viene tacitamente censurato.
Come in ogni metafora, anche in questa il gioco che traspone simboli e significati da un contesto a un altro si serve di un espediente, un trucco che cela un passaggio controfattuale. Sappiamo bene che anche nel mondo vegetale sesso e riproduzione sessuata sono ben presenti, ma qui quel che serve è sfruttare l’apparenza. È con le immagini che si gioca, immagini che si prestano magnificamente a simulare un sistema in cui la vita si propaga senza accoppiamento, senza movimento che unisca semi di piante diverse nello stesso lignaggio.
Questa logica della propagazione unisessuata, questa sorta di fecondità spontanea pseudo-vegetale non è assente fra noi, nell’Europa continentale o mediterranea. In un libro del 2011 Gérard Delille ricostruisce le storie familiari del potere locale, in Puglia, dove la stessa selezione unisessuata, sistematicamente maschile sembra dominare la logica ereditaria. Una selezione che in questo caso non riguarda l’eredità biologica, naturalmente, ma il capitale simbolico della famiglia, nelle cariche pubbliche, nelle scelte matrimoniali e nel mantenersi della identità attraverso le contingenze degli incroci fra ceppi, delle fortune e sfortune domestiche, nella selezione delle stirpi e nella segmentazione dei ceppi di discendenza1.
Vi sono però dei motivi, iconografici, degli schemi di pensiero genealogico, o genea-logico, più antichi, nei quali questo germogliare maschile, questo tralignare da carne a tronco vegetale e poi di nuovo a carne compare con evidenza figurativa. Il più noto, e il più commentato è quello biblico, l’albero di Jesse un “albero” o verga, virga Jesse, che nasce letteralmente dalle viscere dell’antenato, il capostipite del lignaggio di Maria e dunque, diremmo, il lignaggio materno di Gesù, e che nella serie degli antenati intermedi mostra unicamente uomini. Uomini sbocciati dalla linfa che scorre nei rami della discendenza dal seme incipitario, uomini che generano e che producono altri uomini2.
Qualcosa di molto simile, nella logica e nella grafica, si intravede in certe carte di discendenza, stavolta per le dinastie regnanti, come nel caso del re Edoardo IV Plantageneto sovrano d’Inghilterra nella metà del xv secolo. L’albero genealogico di questa famiglia si può leggere oggi in una pergamena conservata presso la British Library. Anche qui il tronco della dinastia affonda le sue radici nel busto, o nell’addome, dell’antenato fondatore, Enrico III (1207-1272), che compare disteso a terra, alla base della figura. Il lignaggio regale si innalza e si dirama in più linee, linee lignee, ognuna delle quali produce e attraversa dei bocci-persona, dei frutti intermedi che sono i diversi discendenti, in successione. Legno e carne si confondono: da ognuno dei discendenti il ramo si prolunga (di nuovo legno) e si spinge verso il nuovo frutto (un’altra progenitura umana).

Figura 6
La genealogia del re Edoardo IV Plantageneto3

Una peculiare logica para-botanica governa qui l’immaginario genealogico, come si vede. Una botanica che in questo caso include frutti femmina e li accosta a quelli dei mariti; due bocci appaiati o comunicanti rappresentano la coppia vegeto-antropo-gamica, boccioli antropomorfi e personificati in uomo e donna.
A parte quello della generazione antropo-vegetale (e del resto non manca anche qui il motivo della fecondità solo maschile: parecchi degli antenati intermedi emettono la loro discendenza senza partner), un altro tratto piuttosto anomalo, o almeno insolito in questo genere di iconografia dell’ibrido, compare in...

Indice dei contenuti

  1. prologo Un’anteprima tematica
  2. Capitolo I - Parentele di fatto e stepkinship.Strutture avanzate o avanzi di struttura?
  3. Capitolo II - Mille famiglie normali
  4. Capitolo III - Genealogia parentela genetica.Mantenere le distanze?
  5. Capitolo IV - Sangue geni e cognomi.Tecnologie e metafore dell’identità parentale
  6. Capitolo V - Il debito di vita
  7. Capitolo VI - “GenItalia”. Generazioni, ancestralità, dna.Tre paesaggi italiani
  8. Bibliografia