
Porti e approdi fluviali in Italia peninsulare: dall'età romana all'anno mille
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Porti e approdi fluviali in Italia peninsulare: dall'età romana all'anno mille
Informazioni su questo libro
Le coste italiane in epoca imperiale erano costellate di porti in opus coementicium, i più importanti dei quali erano nel Lazio (Portus Romae, Antium e Centumcellae ad esempio), in area flegrea (portus Iulius, Miseno, Puteoli e Baia) e sulla costa alto-adriatica (Classe-Ravenna, Aquileia ed Altino); quelli di Classe e Miseno, in particolare, alloggiavano le flotte militari istituite da Augusto.
I porti romani si trovavano generalmente alle foci di fiumi e/o in aree lagunari, ed erano collegati all'entroterra mediante i fiumi stessi o canali artificiali, ragion per cui non sono mancati rinvenimenti di strutture portuali (come banchine e magazzini) in città non costiere, come a Roma (Emporio del Testaccio lungo il Tevere), a Pisa-San Rossore e nei centri padani.
Nella tarda Antichità molti porti decaddero gradualmente, alcuni sopravvivendo fino al VII secolo. A Ravenna, invece, un nuovo insediamento portuale, noto come Civitas Classis, nacque nel V secolo, dopo che anche Portus si era trasformato in un sobborgo costiero.
Nell'Altomedioevo, la costa adriatica divenne strategica in relazione ai commerci con Costantinopoli, e nuovi insediamenti con infrastrutture portuali lignee si svilupparono a Comacchio, Cittanova e nella laguna veneta. Se i commerci marittimi continuarono a decrescere nel Tirreno (ma meno nelle città bizantine come Napoli), quelli fluviali mostravano un certo dinamismo ed erano solitamente gestiti da abbazie ed altre istituzioni ecclesiastiche. Stando alle fonti, diversi approdi interessavano il corso del Po, mentre quelli sul Volturno erano gestiti dall'abbazia carolingia di San Vincenzo, le cui banchine erano composte da strutture lignee, litiche e, in accordo alla tradizione romana, cementate. Proprio coi Carolingi si assiste ad una lenta ripresa dei commerci marittimi, dopo la cesura determinata dall'avvento dei Longobardi.
Il volume analizza i porti romani ed altomedievali della Penisola, nonché la tecnologia sottesa alla loro costruzione, evidenziando elementi di continuità e discontinuità nel corso dei secoli.
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Informazioni
Indice dei contenuti
- Front Cover
- Title Page
- Lista delle figure
- Prefazione
- Presentazione
- Premessa
- I. Introduzione. Breve storia degli studi
- II. I Romani in mare. Considerazioni preliminari
- III. L’approvvigionamento di Roma. Un sistema portuale integrato
- IV. Le flotte militari di Augusto. La navigazione in area flegrea ed alto-adriatica
- V. Sul modello dell’Urbs. Gli scali commerciali nel resto della Penisola
- VI. L’epoca tardoantica. Tra crisi e nuove fondazioni
- VII. Napoli sul mare. Un quartiere costiero dei Bizantini
- VIII. Commerci ed empori tra Mar del Nord e Adriatico bizantino
- IX. Gli scali fluviali dei Longobardi e Carolingi. Religiosi e mercanti in affari
- X. Tecniche costruttive ed uso del legno nella cantieristica post-classica
- XI. Considerazioni conclusive
- Bibliografia
- Back Cover