L'impresa eccezionale
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L'impresa eccezionale

Come il capitalismo migliora la nostra vita

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L'impresa eccezionale

Come il capitalismo migliora la nostra vita

Informazioni su questo libro

La reputazione del capitalismo non è mai stata peggiore: le multinazionali e le imprese di grandi dimensioni, in particolare le piattaforme web, sono accusate di sfruttare le risorse naturali e le debolezze umane in condizioni di monopolio quasi assoluto; il settore bancario e la finanza sono visti come i responsabili senza scrupoli dell'impoverimento del ceto medio occidentale; l'idea stessa di generare profitti è considerata, nell'epoca delle disuguaglianze globali e della crisi climatica, antitetica all'idea stessa di sostenibilità sociale ed economica. È arrivato il momento di uccidere il gigante divenuto talmente avido e sfrenato da rischiare di inghiottire chi l'ha creato? No: secondo Tyler Cowen, considerato da molti tra i più stimolanti e provocatori economisti statunitensi, il problema del capitalismo è piuttosto un altro: non abbiamo ancora imparato ad amarlo abbastanza. L'impresa eccezionale non è soltanto un appassionato manifesto a sostegno della grande impresa: affrontando direttamente le questioni e i problemi aperti che hanno minato la fiducia verso le grandi aziende e i giganti della finanza, Cowen dimostra come molte credenze sul loro conto siano imprecise o errate. Le imprese sono più disoneste di noi? Gli amministratori delegati sono pagati troppo? Amazon e Google detengono davvero un monopolio assoluto e minaccioso per la democrazia? Le grandi banche d'affari e Wall Street sono utili a qualcuno oltre che a loro stessi? Nessuna di queste domande ha una risposta scontata: la lettura del libro di Tyler Cowen è il primo passo per la salutare riscoperta di una parte fondamentale della nostra società.

Domande frequenti

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Informazioni

capitolo 1
Un nuovo Manifesto a favore dell’impresa
Viviamo in un’epoca in cui la reputazione delle imprese è sotto assedio. Secondo i sondaggi, per esempio, oggi tra i democratici la parola “socialismo” riscuote più consensi del termine “capitalismo”. Anche i repubblicani però, che almeno a parole aderiscono maggiormente ad alcuni ideali del mondo imprenditoriale, in pratica non sono granché migliori. Tanti di loro hanno seguito prontamente il presidente Donald Trump nei suoi attacchi contro il libero commercio, l’immigrazione, le delocalizzazioni e i media americani (che sono etichettati come “il nemico del popolo”), tutte posizioni fondamentalmente anti-impresa.1
L’impresa, in parole semplici, è sottovalutata, quindi sto scrivendo un libro in controtendenza che in realtà non dovrebbe affatto essere tale. Tutte le critiche che ciascuno di noi potrebbe esprimere contro l’istituzione aziendale – alcune delle quali valide – impallidiscono al cospetto di due virtù semplici e veramente fondamentali. In primo luogo, l’impresa produce la maggior parte di quanto ci piace e consumiamo. In secondo luogo, l’impresa è quella cosa che offre alla maggior parte di noi un posto di lavoro. Le due parole che discendono più direttamente dal mondo dell’impresa sono “prosperità” e “opportunità”.
Senza l’impresa non avremmo avuto:
– Navi, treni e automobili;
– Elettricità, illuminazione e impianti di riscaldamento;
– La maggior parte del nostro approvvigionamento alimentare;
– La maggior parte dei nostri farmaci salvavita;
– I vestiti per i nostri bambini;
– I nostri telefoni e smartphone;
– I libri che amiamo leggere;
– La possibilità di accedere, più o meno istantaneamente, a gran parte dell’informazione online del mondo.
E non dimenticate la vostra busta paga. “Pagare i dipendenti”, per evocare una frase ormai vecchio stile, è un vero e proprio atto eroico. Qualcuno o un gruppo di persone avrà lavorato sodo e avrà concepito le innovazioni necessarie per creare un’azienda da zero: so che è abbastanza facile darlo per scontato, se non siete stati voi ad averlo fatto. Oltre allo stipendio, il posto di lavoro è tra i nostri maggiori motivi di orgoglio e un modo fondamentale per conoscere amici e creare reti sociali.
A proposito, quando uso la parola “impresa”, intendo semplicemente “un’impresa commerciale o a volte un’impresa industriale”, per utilizzare una definizione stringata del dizionario Merriam-Webster. Userò in modo intercambiabile la parola “società”, più precisa dal punto di vista legale, anche se i concetti di “impresa” e “società” non sono esattamente la stessa cosa. Un bambino con una bancarella di limonate è un’impresa ma non una società. Detto ciò, ai fini di questo libro prenderò in considerazione istituzioni abbastanza grandi e strutturate da far sì che le due parole servano come validi sinonimi. Capisco perfettamente che la parola “impresa” spesso suoni meglio alle persone della parola “società”, quindi se a volte impiego quest’ultimo termine è anche per scuotere alcuni dei miei lettori da un implicito compiacimento anti-multinazionali.
le specifiche virtù dell’impresa americana
Dobbiamo prenderci un attimo di tempo per apprezzare il carattere peculiare delle imprese americane. Le loro prestazioni complessive, secondo gli standard globali, sono decisamente straordinarie. L’economista di Stanford Nicholas Bloom, insieme a un gruppo di coautori, ha studiato e confrontato le pratiche di gestione aziendale in alcune delle principali economie, compresa quella degli Stati Uniti. Il loro studio, tra vari parametri giudicati rilevanti, ha misurato con quanta efficacia un ambiente lavorativo utilizza gli incentivi, ha controllato la qualità delle misurazioni e delle valutazioni delle prestazioni, ha analizzato se i vertici aziendali puntano a obiettivi di lungo termine, se i migliori creativi sono ben remunerati e se l’azienda attira e riesce a trattenere dipendenti di qualità. Queste valutazioni sono state supportate anche da risultati provenienti dal mondo reale, poiché le risposte sono in correlazione con i dati effettivi su produttività, dimensione, redditività dell’azienda, crescita delle vendite, valore di mercato e sopravvivenza dell’impresa.2
E alla fine di tutte queste misurazioni della qualità gestionale, qual è il Paese che risulta al primo posto? Gli Stati Uniti sono nettamente primi: una dimostrazione della portata e della qualità del successo delle imprese in questo Paese, il risultato degli sforzi sia dei dirigenti che dei lavoratori. Non a caso l’America è il leader globale dell’innovazione in una vasta gamma di settori.
La gestione manageriale conta molto. Prendiamo in considerazione due fabbriche americane che producono articoli comparabili; ipotizziamo che uno di questi impianti si trovi al novantesimo percentile in termini di produttività, mentre l’altro sia nel decimo percentile. Il primo impianto avrà un livello di produttività quattro volte superiore rispetto al secondo impianto, grazie a pratiche gestionali migliori. È stato stimato che le imprese cinesi potrebbero aumentare la loro produttività in una misura compresa tra il 30 e il 50 per cento e le aziende indiane tra il 40 e il 60 per cento semplicemente portando la qualità delle loro pratiche di gestione manageriale ai livelli americani.3
In cosa potrebbero consistere tali miglioramenti da parte di cinesi e indiani? Il livello relativamente elevato di fiducia che esiste in America sul posto di lavoro consente alle aziende a stelle e strisce di funzionare con maggiore efficienza. La fiducia permette alle aziende di decentralizzare le decisioni, così i top manager non diventano colli di bottiglia che rallentano qualsiasi progresso. Quando è presente la fiducia, delegare ai sottoposti è molto più facile e funzionale, quindi le aziende basate sulla fiducia possono crescere più rapidamente e avere una maggiore flessibilità. In un ambiente caratterizzato da livelli di fiducia relativamente elevati, i lavoratori hanno maggiori probabilità di vedere che i premi dipendono dai contributi produttivi più che dal clientelismo. In questi termini, le virtù della produttività aziendale sono anche virtù umane, ed entrambe danno come risultato alti livelli di produzione aziendale e lavori relativamente gradevoli. Come esseri umani, ci piace avere la fiducia degli altri e dunque ci piace essere affidabili. Notiamo molto spesso che le virtù aziendali sono correlate alle virtù sociali.4
C’è un’altra ragione per cui l’impresa americana ha ottenuto buoni risultati: l’economia degli Stati Uniti è relativamente efficace, rispetto ad altri Paesi, nell’eliminare le aziende peggiori attraverso le pressioni della concorrenza. Le aziende peggiori, negli Stati Uniti, non sono poi così indietro rispetto alle migliori, mentre per gli altri Paesi il divario è in genere molto più ampio. Questo è un altro modo per dire che gli americani attuano, meglio di quanto non faccia il resto del mondo, quella fase del capitalismo chiamata “distruzione creatrice”, cioè il processo con il quale le persone decidono con i loro portafogli quali siano i migliori ristoranti, auto o valigie, e i perdenti falliscono. Il problema del protezionismo – che a prima vista sembra attraente perché dice di proteggere i nostri lavoratori – è che in sua presenza diventa molto più difficile per le aziende maggiormente produttive sostituire quelle meno produttive, un fattore fondamentale del progresso economico.
Rispetto ad altri grandi Paesi e regioni, gli Stati Uniti sono anche i più abili nell’indirizzare forza lavoro e risorse verso le imprese meglio gestite. Ciò vuol dire che le aziende americane di successo possono crescere ed estendere la loro
portata. Per esempio, un aumento della qualità di gestione di una deviazione standard (una misura statistica di differenza) implica in media, per un’impresa americana, 268 dipendenti in più. Un aumento simile di qualità gestionale, nell’Europa meridionale, è associato a solo 68 dipendenti in più nell’impresa; a tali risultati si arriva dopo aver preso in considerazione le differenze di dimensione aziendale. In altre parole, l’America è particolarmente brava nel far incontrare un talento con un altro talento e nell’ottenere il massimo dai suoi più grandi successi.5
l’impresa, meno polarizzata e più virtuosa dello stato
Nessuno potrà negare che siamo una nazione che ha disperatamente bisogno di virtù, in particolare nel nostro mondo politico. La crescente polarizzazione della politica attuale ha reso il nostro governo, nella migliore delle ipotesi, irrimediabilmente sclerotico e, nella peggiore, incline a imprevedibili sbandamenti. Tale polarizzazione ha inoltre incentivato forme di politicamente corretto e di censura fuori controllo, espressioni di razzismo e ingiustizia sempre più rampanti, nuove ondate di manifestazioni violente e sparatorie, oltre alla diffusione di una serie di accuse e incriminazioni per corruzione. Molti aspetti dell’America contemporanea sono meravigliosi, compreso l’alto livello di fiducia nel settore imprenditoriale, ma le stranezze nel nostro settore pubblico stanno aumentando.
Al contrario, il mondo dell’impresa americana non è mai stato così produttivo, tollerante e cooperativo. Non è solo una fonte di Pil e prosperità, è un raggio di normalità e prevedibilità, con la sua costante attenzione alla produzione di ciò che può essere venduto in modo redditizio ai clienti. Le aziende di successo non solo crescono in modo dinamico, ma cercano anche di creare oasi di stabilità e tolleranza in cui possono perfezionare i loro metodi di produzione. Queste oasi aiutano ad attrarre e trattenere talenti, e mettono le imprese in condizione di offrire ai consumatori un flusso costante di “prodotti per il comfort personale”. L’impresa aiuta infatti a ritagliarsi spazi per l’amore, l’amicizia, la creatività e la cura di sé stessi, producendo le risorse che rendono le nostre vite non solo tollerabili ma confortevoli.
La grande impresa americana, in particolare, è stata in prima linea nel creare un’America più inclusiva dal punto di vista sociale. McDonald’s, General Electric, Procter & Gamble e molte delle principali società in campo tecnologico, tra tante altre, avevano stabilito a favore dei propri dipendenti benefit sanitari e legali per i partner dello stesso sesso prima che la Corte Suprema legalizzasse il matrimonio gay. Apple, Pfizer, Microsoft, Deutsche Bank, PayPal e Marriott, tra le altre, si sono espresse o hanno protestato contro la legge della Carolina del Nord che intendeva specificare quali servizi igienici dovessero essere utilizzati dalle persone transgender; la protesta ha portato alla successiva abrogazione di quella legge. Questa spinta per la tolleranza non dovrebbe sorprenderci. La grande impresa ha molti clienti e fa affidamento sul valore del brand. Non vuole che alcun gruppo di questi clienti si senta escluso o discriminato o abbia motivo di lamentarsi, anche perché viviamo nell’era dei social media. Ai nostri giorni è sufficiente la massimizzazione del profitto – senza nemmeno tirare in ballo le coscienze di alcuni amministratori delegati – per collocare la grande impresa dalla parte dell’inclusione e della tolleranza.6
In particolare le aziende più grandi, alle quali possiamo pensare come imprese di enorme successo e che quindi incarnano la logica degli affari, tendono a essere più tolleranti nei confronti dei gusti personali dei dipendenti rispetto alle aziende più piccole. Un pasticciere locale potrebbe essere riluttante a preparare una torta nuziale per una coppia gay, ma Sara Lee, che cerca di costruire mercati nazionali su base molto ampia per i suoi prodotti, è felice di vendere a tutti. Le società più grandi hanno bisogno di proteggere la loro più ampia reputazione e di reclutare un gran numero di lavoratori di talento, compresi quelli che appartengono alle minoranze. Non possono sopravvivere e crescere curando solo alcune ristrette reti di uomini bianchi locali.
A volte dico che se si vuole capire il mondo di oggi, è meglio leggere le pagine dei giornali dedicate allo sport – che riflettono la normale quotidianità della vita americana – piuttosto che la prima pagina o la sezione politica. Gli sport, naturalmente, sono una forma di business.
qual è il problema?
Di una cosa mi devo lamentare a proposito dell’America contemporanea: non amiamo a sufficienza l’impresa.
A guardare dall’alto in basso le imprese non è solo una parte della popolazione. Qui di seguito c’è un elenco parziale di quei segmenti dell’America moderna che sono spesso istintivamente critici nei confronti dell’impresa e quantomeno la scrutano con grande sospetto.
I giovani
La maggior parte dei giovani americani nutre opinioni fortemente critiche sul capitalismo. In un sondaggio rappresentativo condotto da ricercatori dell’Università di Harvard, solo il 42 per cento dei giovani adulti di età compresa tra diciotto e ventinove anni sostiene il capitali...

Indice dei contenuti

  1. L’impresa eccezionale
  2. Indice
  3. Capitolo 1. Un nuovo Manifesto a favore dell’impresa
  4. Capitolo 2. Le imprese sono più disoneste di noi?
  5. Capitolo 3. Gli amministratori delegati sono pagati troppo?
  6. Capitolo 4. Lavorare è divertente?
  7. Capitolo 5. Quanto potere di monopolio hanno le grandi imprese americane?
  8. Capitolo 6. Le Big Tech sono il male?
  9. Capitolo 7. Wall Street serve davvero a qualcosa?
  10. Capitolo 8. Capitalismo clientelare: fino a che punto le grandi imprese controllano il governo americano?
  11. Capitolo 9. Se le imprese sono tanto buone, allora perché sono così detestate?
  12. Appendice. In definitiva che cos’è un’impresa? E perché così tanti lavoratori finiscono per essere incredibilmente frustrati?
  13. Ringraziamenti
  14. Bibliografia scelta