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Solide basi
Elementi di computer grafica
In questo primo capitolo viene data una panoramica delle tecnologie che trattano le immagini e di come impostare Photoshop per lavorare in maniera efficace con il colore, i tipi di grafica e i file. Il modo con cui il computer gestisce l’immagine digitale è tra i fondamenti del funzionamento di Photoshop: conoscerlo vuol dire capire come lavora il programma e le logiche che stanno alla base dei comandi che mette a disposizione.
temi
GENERAZIONE DEI COLORI IN DIGITALE I PROFILI COLORE E LA LORO CONVERSIONE MISCELARE UN COLORE IN PHOTOSHOP GRAFICA RASTER E VETTORIALE APRIRE O CREARE UN DOCUMENTO I PRINCIPALI FILE GRAFICI La sintesi additiva e sottrattiva
I sistemi con cui vengono creati colori e immagini, dai monitor alla stampa, si basano sul modo in cui percepiamo i colori. Chi ha lavorato con le tempere, per esempio, ha ben presente che quando si mescolano i colori base blu e giallo si ottiene il verde: i pigmenti mescolati sono talmente piccoli che non siamo più in grado di distinguere le singole tinte ma interpoliamo le informazioni deducendone la sensazione del colore verde. In maniera simile, i monitor utilizzano colori base e li mescolano tra loro, dandoci la sensazione cromatica desiderata: quando visualizziamo un’immagine su uno schermo, questa è il risultato della sovrapposizione di colori base esattamente come per le tempere.
La differenza che c’è tra il modo con cui percepiamo il colore delle tempere e quello emesso da un monitor sta nell’uso della luce. La luce è l’origine del colore: i nostri occhi registrano determinate lunghezze d’onda, il cervello elabora le informazioni e ne riceviamo la sensazione di colore. Nel caso dei pigmenti, la superficie colorata assorbe la luce che la colpisce e riflette determinate lunghezze d’onda che noi registriamo: si tratta di sintesi sottrattiva, in quanto il colore è creato dalla sottrazione delle lunghezze d’onda che non concorrono alla creazione del colore. Un monitor, in maniera opposta, lavora secondo una sintesi additiva: emette luce e modula i colori base in maniera da generare le lunghezze d’onda necessarie a farci percepire la tinta desiderata.
Il metodo colore più diffuso in stampa è la quadricromia (CMYK). Si basa su quattro inchiostri base – ciano, magenta, giallo, nero – che vengono dosati con una percentuale di copertura che va da 0% a 100%: come nelle tempere, per avere il verde sulla carta verranno sovrapposti gli inchiostri ciano e giallo. La luminosità è ottenuta variando la copertura dell’inchiostro: a valori bassi corrisponderanno tinte più tenui mentre, viceversa, con valori alti saranno più intense.
Il metodo CMYK lavora in sintesi sottrattiva: gli inchiostri assorbono dalla luce determinate lunghezze d’onda, in modo da riflettere solo quelle del colore desiderato. Il metodo RGB lavora in sintesi additiva: modulando tre luci colorate, emette le lunghezze d’onda del colore desiderato.
I monitor utilizzano il metodo RGB: sono formati da una griglia di punti, i pixel, che hanno un colore definito dalla sommatoria di tre luci, una rossa, una verde e una blu. Aggiungendo energia a ciascuno di questi colori primari, il nostro occhio interpola le informazioni e ne elabora una determinata sensazione di colore. Ciascuno dei tre colori ha un valore espresso in energia, che va da 0 (spento) a 255 (potenza massima): a valori bassi corrispondono tinte più scure; man mano che ci si avvicina al 255, si avranno colori più brillanti.
I metodi colore
Quando osserviamo un’immagine a monitor, questa viene visualizzata secondo il metodo RGB e le capacità di riproduzione colori del nostro dispositivo. L’immagine, però, può essere descritta secondo diversi metodi colore, non solo RGB, che sono accessibili dalla barra menù alla voce Immagine/Metodo: quello con il segno di spunta è il corrente. Selezionandone un altro il file viene convertito.
Per passare da RGB a un metodo colore per la stampa, come spiegato più avanti, è consigliabile utilizzare il comando Converti in profilo piuttosto che Colore CMYK dal menù Immagine/Metodo.
Sempre dal menù Metodo, è possibile leggere o modificare la profondità in bit, che determina la quantità di colori con cui sarà possibile descrivere l’immagine. La profondità in bit dipende dal tipo di metodo di colore scelto e dal tipo di file: un’immagine con 1 bit di profondità, per esempio, ha solo due colori possibili per ciascun pixel, bianco e nero. La maggior parte dei documenti a colori con cui si lavora sono a 8 bit per canale, ma Photoshop è in grado di gestire file fino a 32 bit.
Se non è possibile scegliere una determinata profondità bit, controllare se il metodo colore o il formato file la supporta.
In base al metodo colore, l’immagine viene descritta tramite canali diversi. Il metodo CMYK descrive l’immagine con quattro canali colore, gli inchiostri ciano, magenta, giallo, nero. Il metodo RGB tramite tre canali di luce rossa, verde e blu.
RGB
È il metodo colore con cui funzionano i monitor e la maggior parte degli schermi in commercio. I colori sono descritti tramite tre valori di intensità di energia, corrispondenti a tre colori primari: rosso, verde e blu. L’intensità va da 0 a 255, passando dall’assenza di luce alla massima energia. Quando i tre valori sono pari, si ha un tono neutro.
CMYK
Il colore è descritto da una percentuale di inchiostro, secondo un valore di copertura che va da 0% a 100%, per i quattro colori primari che sono: ciano, magenta, giallo e nero.
LAB
Vengono divisi i valori relativi alla luminosità (L) da quelli relativi ai colori (a e b). La componente luminosità va da 0 (nero) a 100 (bianco), mentre a e b vanno da +127 a -128, avvicinando una tinta secondo due direttive dal magenta al verde (a) e dal giallo al blu (b), per un totale di quattro colori primari.
Scala di grigio
L’immagine non ha un colore ma è descritta da grigi, che vanno dallo 0% al 100% di nero.
Bitmap
Il metodo Bitmap utilizza solo due valori cromatici (bianco e ne...