Arturo Martini
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Arturo Martini

La vita in figure

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Arturo Martini

La vita in figure

Informazioni su questo libro

Scultore prodigioso nel forgiare immagini e narrare miti, Arturo Martini (1889-1947) si è consacrato interamente a quest'arte "misteriosa ed egoista" che sottrae ogni energia a chi la pratica, come lui stesso scrisse. Un'esistenza, se priva di momenti epici, tutta votata alla reinvenzione dell'iconografia, tanto che avrebbe potuto dire, con il poeta Lucio Piccolo, "la vita in figure mi viene". L'infanzia lacerata dalla povertà e dai contrasti familiari in una Treviso ancora medioevale, il talento precoce nel dar forma alla creta, l'impiego – ancora giovinetto – nella bottega di un orefice, l'insperata borsa di studio che gli consente di studiare a Venezia con lo scultore Urbano Nono, sono i primi passi di un individuo nato "in condizioni disperate" ma destinato a rinnovare le arti plastiche. La sua parabola lo condurrà poi a Monaco nel 1909, tappa disagiata quanto carica di stimoli, e a Parigi nel 1912, mentre è tra i "ribelli" di Ca' Pesaro e aderisce al Futurismo.Terminata la guerra, Martini ha già trent'anni e, seppur riconosciuto come uno dei migliori interpreti dei nuovi ideali classici incarnati da "Novecento" e Valori Plastici, fatica ancora a mantenere sé e la moglie Brigida. Solo alle soglie dei quaranta arriva per lui la "stagione del canto", una fase felice accompagnata nel 1930 da un nuovo amore con la giovane Egle e nel 1931 dal leggendario premio di centomila lire alla Quadriennale di Roma. Sono gli anni in cui porta la terracotta a vette monumentali e in cui realizza nuovi capolavori in pietra e in bronzo. La serenità culmina però in un voltafaccia. Ormai all'apice della fama, con un accanimento senza precedenti, Martini si scaglia contro la scultura e la accusa di essere "lingua morta". A questa inspiegabile abiura si aggiungono, implacabili, la malattia e l'umiliazione di un processo di epurazione nel 1945, che gli mineranno le forze fino a spegnerlo a nemmeno cinquantotto anni. Elena Pontiggia narra le vicende umane e artistiche di Martini con lucidità e chiarezza esemplari, arricchendo il volume di dati inediti che gettano nuova luce sul suo percorso espressivo.

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Informazioni

Anno
2019
eBook ISBN
9788860102331
Argomento
Arte
Categoria
Arte generale
Note
Per comodità del lettore si è scelto di abbreviare alcuni riferimenti ricorrenti, di cui a seguire si indicano le sigle. Atti di archivio, giornali episodici e tutte le voci non specifiche su Martini sono indicati senza abbreviazioni e non sono riportati in bibliografia.
AIMArchivio ISIA, Monza.
AMMArchivio Eredi Alberto Martini, Milano.
AMVArchivio Museo del Paesaggio, Verbania.
ANGArchivio del Novecento, Università di Genova.
ANMArchivio del Novecento, MART, Rovereto.
APMArchivio Storico Società Belle Arti ed Esposizione Permanente, Milano.
APFArchivio Piacentini, Firenze.
AQRArchivio Fondazione La Quadriennale, Roma.
ASFArchivio di Stato, Firenze.
ASLArchivio Sagot-Le Garrec, INHA, Bibliothèque nationale de France, Parigi.
ASMArchivio Luigi Sansone, Milano.
ASTArchivio di Stato, Treviso.
ATRArchivio Arturo Tosi, Rovetta (Bergamo).
AVPArchivio Valori Plastici, Galleria nazionale d’arte moderna, Roma.
BLYBeinecke Rare Book and Manuscript Library, Yale University.
CA Gino Scarpa, Colloqui con Arturo Martini, a c. di Maria e Natale Mazzolà, Rizzoli, Milano 1968.
CS Arturo Martini, Colloqui sulla scultura. 1944-1945, a c. di Nico Stringa, Canova, Treviso 1997.
CSRMCertificato storico di residenza, Ufficio Anagrafe, Comune di Milano.
CSRTCertificato storico di residenza, Ufficio Anagrafe, Comune di Treviso.
LE Le lettere di Arturo Martini, Charta, Milano 1992.
FPC Fondazione Primo Conti, Fiesole.
VSGGianni Vianello, Nico Stringa e Claudia Gian Ferrari, Arturo Martini. Catalogo ragionato delle sculture, Neri Pozza, Vicenza 1998.
1. «Mi meraviglio di essere nato». L’infanzia, la formazione
1CA, p. 142. Le citazioni dei Colloqui di Martini con Gino Scarpa, avvenuti nel 1944-1945, sono riprese dall’ottima riedizione critica di Nico Stringa (1997), tranne nei rari casi in cui, per motivi di maggior leggibilità, sono tratte dall’edizione Scarpa (1968).
2CS, p. 177.
3Ibidem.
4CA, p. 22.
5Zamberlan 1959, p. 16; “Gastone Martini”, CSRT. Nei Colloqui Martini accenna anche a un periodo di prigione subìto da uno dei due fratelli, che non c’è modo di verificare (CS, p. 178). Sul giovane Arturo Martini si rimanda all’indagine definitiva dell’omonima mostra (Manzato, Stringa 1989).
6CS, pp. 90, 328.
7Martini a Gino Scarpa, 28 giugno 1944, LE, p. 245. Sulla differenza di temperamento fra i genitori Martini riflette a lungo, individuando nel loro carattere qualche carattere della sua arte. «Sono un incrocio di veneto e di romagnolo. Del romagnolo ho l’impeto, del veneto l’accortezza» diceva (Torriano 1933, p. 32). E anche: «L’impeto è materno, ma la creazione, che è controllo pacifico, lo devo a questo veneto, che mi ricorda gli animali pazienti, il cavallo che tira» (CA, p. 261).
8CA, p. 143.
9CS, pp. 178-179.
10Ibidem.
11Per un bambino, osserva Martini, la soffitta di casa è un luogo dell’ignoto che incute spavento, come per gli antichi le selve oscure o il limite estremo del mondo. «Ogni bambino […] ha le sue colonne d’Ercole: ha la soffitta. Una volta, mi ricordo, in soffitta ho sentito l’orologio di San Sebastiano [il rumore di un insetto velenoso]. La soffitta è per un bambino quello che fu per gli antichi la foresta. Paura» (CS, p. 3).
12CS, p. 8.
13Torriano 1933, p. 32. Martini ricorda anche: «Le più belle ore della mia vita all’asilo. L’unico che stava sveglio a far le pallette con la creta. Ci davano un tocchetto di creta a testa. Alle ore quattro, una volta la settimana, dispensavano un pezzetto di creta» (CS, p. 176).
14A. Martini, cit. in Vergani 1934.
15CS, p. 175.
16LE, p. 147.
17CS, p. 90.
18Vergani 1934.
19L’esperienza scolastica con Giorgio Martini è stata ricostruita per la prima volta in Stringa 1989b, p. 167. Sulle scuole industriali: Morcaldi 2004.
20Questa la ricostruzione più attendibile: «Modellai una testa di terra e la portai a cuocere; sennonché i fornaciai, fosse dispetto o noncuranza, la misero troppo al fuoco e me la ridettero in pezzi. Rifeci il lavoro e uscì ancora rotto. Insistetti finché, la quinta o la sesta volta, riuscii con i cocci restituitimi a rimettere insieme la mia opera. La esposi, ricordo, nella vetrina d’un sarto nella via principale di Treviso» (Torriano 1933, p. 32). Un’altra ricostruzione, diversa nei particolari, è nei Colloqui (CS, p. 34).
21Anonimo 1905, ora in Stringa 1989b, p. 167.
22CS, p. 34. L’espressione “un cittadino che si fa onore” non c’era nel trafiletto, che parlava invece di un «pregevole lavoro in plastica» che «denota spiccate qualità nel giovanissimo artista» e terminava con un affettuoso «Congratulazioni ed auguri» (Anonimo 1905). L’attribuzione del trafiletto a Martignon è di Martini (CS, p. 34).
23CS, pp. 167-168.
24Compagno all’Accademia di Venezia di Nono, Tito e Favretto, del quale riprendeva gli effetti di luce, Serena era giunto a Treviso nel 1878. Pare che consigliasse a Martini, sentendo che voleva fare l’artista, di attaccarsi una pietra al collo e di buttarsi nel Sile (CS, p. 120).
25Il giudizio su Apollonio è in CS, p. 120; su Cargnel: Stringa 1989b, p. 168.
26CS, p. 325.
27A. Martini, cit. in Lo Duca 1931.
28Martini, cit. da G. Mazzotti in Barbantini 1955, p. 8.
29«Borro, uno dei più grandi artisti dell’Ottocento, forse il maggiore. Credo che nessuno abbia fatto una statua di ordine municipale come il Monumento a Daniele Manin: non ne esiste. […] Aveva veramente la fiamma dell’arte. Varrebbe la pena di fare la monografia: raro il Leone nel Monumento a Manin, il meno banale di quelli fatti in quell’epoca. Ha una schiena! L’ho copiato da giovane. Ho copiato anche un [suo] Ritratto di Renan. Nel mio studio, da giovane, avevo messo una sentenza di Borro: “Avevo un mondo! Vigliacchi, me lo rapirono”» (CS, p. 242). In una lettera a Comisso del 1925, inoltre, Martini scrive: «Mi ha fatto ridere e piacere che delle mie cose giovanili siano state scambiate con quelle di Borro che, malgrado tutto, è un grande scultore» (LE, p. 119).
30CS, p...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Il libro
  4. Prima parte: Il tempo degli esordi
  5. Seconda parte: Dalla fame alla fama
  6. Terza parte: La stagione del canto
  7. Quarta parte: Dalla scoperta del marmo alla morte della scultura
  8. Ringraziamenti
  9. Note
  10. Bibliografia
  11. Gli e-book di Johan & Levi
  12. Copyright