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Chiesa cattolica e Italia contemporanea
I Convegni ecclesiali (1976-2015)
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Informazioni su questo libro
Dal 1976 al 2015 i cinque Convegni ecclesiali nazionali scandiscono la vita della Chiesa in Italia, attraverso cinque pontificati, due Repubbliche e profondi cambiamenti sociali.
La storia istituzionale dei Convegni, dall’immediata attuazione del Concilio al “cambiamento d’epoca” in atto, è anche quella di un tessuto ricco, vivace, dialettico, da cui emerge il carattere profondo, sempre da aggiornare, di una Chiesa di popolo, in costante rapporto con le vicende di una Italia europea.
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Informazioni
1. Una preparazione molto lunga
I vescovi italiani avevano già
compiuto un’analisi del nuovo quadro culturale e sociale nel
documento pastorale
Vivere la fede oggi, del 4 aprile 1971, da cui
successivamente scaturisce
Evangelizzazione e sacramenti, approvato dall’assemblea
generale conclusa il 16 giugno 1973 e pubblicato il 12 luglio,
documento che vuole marcare un’autentica “svolta”, con la quale si
intende andare a fondo sia della situazione della Chiesa in Italia,
sia «dell’impegno pastorale che in tutti i tempi la chiesa è
chiamata ad assumere»
[1]
.
Pur trovandoci in una società secolarizzata, si constata, quasi
tutti continuano a chiedere i sacramenti dell’iniziazione
cristiana. Ne risulta la necessità pastorale di una
evangelizzazione che preceda, accompagni e segua la celebrazione
dei sacramenti, che sempre esigono di essere accolti, celebrati e
vissuti come “sacramenti della fede”. È proprio l’attuazione di
questa scelta che può permettere di passare da una Chiesa di
praticanti ad una Chiesa di credenti; da un sacramento di
tradizione – e molte volte semplicemente anagrafico e sociologico –
ad un cristianesimo di convinzione e di testimonianza di quella
“vita nuova” cui continuamente possiamo attingere, concentrandoci
con Cristo, mediante la parola e i sacramenti”.
La scelta pastorale di
Evangelizzazione e sacramenti dunque sta a monte ed
implica il convegno su
Evangelizzazione e promozione umana.
Se questa è la cornice, il quadro è caratterizzato da un moto
uniformemente accelerato, per cui i quattro anni che intercorrono
tra la prima proposta e la convocazione hanno sconvolto
radicalmente le carte: sono stati gli anni del referendum sul
divorzio, delle elezioni del 15 e poi del 20 giugno, della
discussione sull’aborto, soprattutto della crisi economica ed
istituzionale che caratterizza l’Italia in modo del tutto
particolare, rispetto agli altri paesi occidentali avanzati.
Abbiamo dunque da un lato una progettazione di lungo periodo,
dall’altro un’attualità accelerata, mentre il mondo cattolico è
caratterizzato dalla moltiplicazione dei soggetti e da quel
fenomeno complesso e a molteplici livelli che va sotto il nome
sintetico di contestazione e di dissenso.
Nell’assemblea del 12-16 giugno 1973, che approva il documento
Evangelizzazione e sacramenti, il cardinale Poma ribadisce
la cornice pastorale:
«E allora, tenendo conto di una precedente decisione di questa
assemblea che già nello scorso anno volle esprimere il desiderio di
tenere nello spazio di un triennio un convegno rappresentativo di
tutte le componenti delle comunità ecclesiali d’Italia, ricordando
pure che il sinodo del 1971 prese in esame la giustizia nel mondo e
che quello prossimo del 1974 toccherà il problema
dell’evangelizzazione del mondo contemporaneo, propone l’esame del
tempo e dei modi di un Congresso nazionale delle varie componenti
ecclesiali, al fine di approfondire il rapporto tra
evangelizzazione e promozione umana. Anche attraverso questa
iniziativa – conclude – i lavori sinodali potranno lasciare una
valida impronta nella vita delle nostre comunità»
[2]
.
Alla stessa assemblea viene presentata una ricerca
socio-religiosa su
Evangelizzazione e sacramenti a cura di don Pietro Pace,
segretario generale del Cop-Irades
[3]
, che rende conto dei cambiamenti in atto ormai da quasi un
decennio nella religiosità degli italiani. Ma c’è più ampiamente la
questione dell’evoluzione del “mondo cattolico”. Mons. Quadri,
nella sua qualità di presidente della commissione per i problemi
sociali, ricorda che «il motivo della scelta di questo argomento,
avvenuta in seguito a ripetuti incontri con esponenti di
associazioni cattoliche, di centri studi, ecc., è stato quello di
proporre un tentativo per superare la divisione del mondo cattolico
italiano sulle questioni sociali, e per giungere a valutazioni
sufficientemente omogenee sulla situazione sociale del nostro
Paese, e sui relativi compiti della Chiesa, nell’intento di evitare
semplificazioni e generalizzazioni». Certo, «com’è evidente la
promozione umana sarà studiata nella prospettiva della missione
evangelizzatrice della Chiesa», ma il quadro è ben chiaro nella sua
complessità e nelle sue molteplici implicazioni.
Pertanto nel comunicato finale si legge: «si delibera la
celebrazione di un congresso nazionale con la partecipazione di
tutte le componenti ecclesiali da tenersi dopo il prossimo sinodo,
sul tema
Evangelizzazione e promozione umana», proprio «considerata
la connessione evangelizzazione e liberazione integrale dell’uomo,
preso atto dell’insistente magistero della Chiesa, accogliendo le
molte istanze emergenti nel popolo di Dio». Fondamentale il
collegamento con il Sinodo, ma anche con una stagione di grande
fermento nel senso della partecipazione, che caratterizza tutta la
società italiana e anche la Chiesa: ci sono tutte le parole-chiave
della discussione vivacissima in atto a proposito del rapporto tra
la Chiesa cattolica e l’Italia contemporanea.
Un anno dopo la nomina a vicario, il cardinal Poletti organizza
un convegno sul tema:
Le responsabilità dei cristiani e le attese di carità e di
giustizia nella diocesi di Roma, che si svolge il 12-15
febbraio 1974, con relatori principali mons. Clemente Riva,
Giuseppe De Rita e Luciano Tavazza
[4]
. Da un lato è il più evidente dei tentativi di dare
protagonismo anche alla Chiesa locale di Roma, ovvero alla diocesi
del Papa, chiamata ad assumere, dopo il Concilio, una propria
soggettività, come stava avvenendo – sulla scorta invece di una
antichissima tradizione – in molti altri casi in Italia e di
metterla in dialogo con la città. D’altra parte fu anche, quel
convegno, una ricognizione spietata dei “mali di Roma”, espressione
con cui passerà alla storia: in gioco c’è il rapporto con il
partito della Democrazia cristiana, i poteri locali, le istanze di
una società e di una cultura in rapido movimento.
Sulla scorta di questo precedente anche per l’annunciato
convegno ecclesiale nazionale bisognava mettere in conto tensioni e
conflitti.
A metà febbraio, per preparare la riunione del consiglio
permanente del 19-21 febbraio, si riunisce alla nuova sede della
Cei come si è anticipato un comitato preparatorio, seguito dal
segretario generale e dal vicepresidente, l’arcivescovo di Siena
Mario Jsmaele Castellano. La sua composizione, allargata nella
successiva riunione del 9 maggio, permette di recensire alcuni
protagonisti. C’è mons. Quadri e spicca un importante nucleo di
Azione cattolica, con il presidente, Mario Agnes, l’assistente
generale, mons. Luigi Maverna, il suo vice, mons. Franco Sibilla,
che nel 1974 diventerà vescovo di Savona, oltre a mons. Pino
Scabini della consulta generale apostolato laici. Il rettore della
Cattolica prof. Giuseppe Lazzati è rappresentato dal pro-rettore
prof. Romani e l’Università lateranense è rappresentata da mons.
Franco Biffi, segretario generale e di lì a poco rettore. L’ing.
Andrea Ferrari Toniolo rappresenta le Settimane Sociali, il dott.
Giuseppe Rizzo l’Ancol. Il gruppo è completato da p. Bartolomeo
Sorge, direttore de «La Civiltà Cattolica». Per lo staff Cei
partecipano mons. Gaetano Bonicelli e don Giuseppe Sansotta.
Mons. Maverna «suggerisce di non dare intonazione al Convegno
quasi fosse soltanto per gli studiosi e tenga conto di tutte le
esperienze raccogliendo le migliori energie del clero e laicato
indipendentemente dalla diversità di opinioni ed opzioni». Ci
troviamo infatti nel momento cruciale della campagna referendaria,
che investe in modo frontale il mondo cattolico, in cui per la
prima volta si manifestano a livello istituzionale, e non solo in
un quadro di contestazione, le divisioni interne che peraltro già
erano evidenti su diversi fronti.
Dal Vaticano viene comunque un chiaro incoraggiamento alla Cei
in ordine alla preparazione del convegno. Il 30 maggio 1974 il
cardinale Sebastiano Baggio, prefetto della sacra congregazione dei
vescovi, recapita un pro-memoria «circa il convegno pastorale
indetto dalla C.E.I.», che vale la pena di leggere diffusamente,
perché chiarisce molto bene il quadro ecclesiale e la volontà di
utilizzare l’occasione in senso positivo. Ricorda che in Olanda si
è tenuto un «colloquio pastorale», in Austria una «procedura
sinodale», in Francia una «sessione pastorale»: tutte le Chiese
sono attraversate dalla necessità di sviluppare istanze di
partecipazione.
«L’iniziativa ultimamente presa dalla Conferenza Episcopale
italiana di promuovere per il 1976 un convegno delle Chiese in
Italia sul tema
Evangelizzazione e promozione dell’uomo, con la
partecipazione di tutte le componenti ecclesiali – osserva – viene
ad inserirsi, come quella analoga della Francia, nella linea più
avanzata delle esperienze di collaborazione oggi in corso».
Certo «nell’attuale contesto della Chiesa, in cui è facile
rilevare un certo stato di inquietudine e di incertezze, si
potrebbe pensare che le celebrazioni sinodali, o convegni similari,
siano meno opportune, potendo accrescere certe situazioni di
disagio. D’altra parte tali iniziative possono essere il luogo più
adatto per la soluzione dei gravi problemi che interessano la vita
della Chiesa ed il più controllabile di ogni altro mezzo di
formazione della pubblica opinione, e consentono ai Vescovi di
sottrarsi più facilmente alle pressioni di determinati settori».
Opinione pubblica è in effetti una delle parole-chiave del
dibattito ecclesiale post-conciliare. Così, prosegue il cardinale
prefetto, occasioni come questa «possono costituire, inoltre, un
efficace strumento per animare la formazione religiosa degli adulti
e preparare per la Chiesa dei cristiani profondamente consapevoli
delle loro responsabilità. Per quelle iniziative, infatti, si
stabilisce un più stretto contatto con i fedeli, poiché tutti sono
invitati a collaborare, mentre per un cristiano adulto l’invito a
lavorare attivamente per modellare un pensiero e una moderna
struttura nella Chiesa è più allettante che non accettare in modo
semplicemente passivo i suoi insegnamenti. I Vescovi, invece,
assumendo essi per primi l’iniziativa, avranno il vantaggio di
veder presa sul serio la loro apertura e la loro disponibilità al
dialogo, e tale atteggiamento fugherà il sospetto che siano
disposti al dialogo solo nella misura e per lo spazio di tempo in
cui vi sono costretti».
Il prefetto della Congregazione dei vescovi scrive alla vigilia
dell’assemblea, che viene informata del lavoro preparatorio, come
si è visto, appena iniziato: «all’inizio del 1974 la Segreteria
Generale convocava un gruppo di lavoro composto da rappresentanti
dell’Azione Cattolica Italiana, Commissione “Justitia et pax”,
Settimane sociali, consulta Apostolato dei Laici, Università
Cattolica, commissione episcopale problemi sociali, con alcuni
esperti, per un primo studio del problema».
Ritornando sulla “novità” da cui abbiamo preso le mosse «è
sembrato preferibile il termine di Convegno, più che di
“Congresso”, il quale invece esprimerebbe un intento deliberante.
Il convegno è una manifestazione di studio che non può avere
carattere decisionale». In ogni caso comunque «la notizia
dell’iniziativa ha sollevato i più larghi consensi nel paese».
Una brochure riassuntiva distribuita ai partecipanti ricorda che
il tema è stato deciso nella assemblea dei vescovi del 1973, e «va
collegato con l’impegno pastorale della evangelizzazione. Esso vuol
raccogliere le componenti della Chiesa in Italia, perché non manchi
un luogo di confronto e di partecipazione di tutto il popolo di
Dio. La necessità di questo luogo di confronto è fortemente
affermata nella
Octogesima Adveniens e si è fatta particolarmente viva, da
noi in Italia, in seguito alle dolorose vicende verificatesi in
occasione del referendum. Inoltre, con la scomparsa delle
“Settimane sociali”, si è creato un vuoto che deve essere colmato»
[5]
.
[1]
Relazione di mons. Enrico Bartoletti,
segretario generale della Cei, ai responsabili regionali della
ricerca su Evangelizzazione e sacramenti, 16 dicembre 1972.
[2]
Conferenza Episcopale Italiana,
Atti della X Assemblea generale, Roma, 11-16 giugno 1973.
Prolusione del Presidente, Linee per il programma pastorale
“Evangelizzazione e sacramenti”, p. 34.
[3]
Evangelizzazione e sacramenti, rapporto sulla situazione
pastorale oggi in Italia, Conferenza episcopale italiana, Roma
1975.
[4]
M. Impagliazzo,
La chiesa di Roma negli anni di Paolo VI, Guerini e
Associati, Milano 2005.
[5]
«Notiziario» n. 1, 26 febbraio 1976.
2. In un quadro di accelerati cambiamenti
Ma non è certo il convegno l’argomento centrale dell’assemblea, che si tiene a Roma il 3-8 giugno 1974, proprio a ridosso dei risultati del referendum del 12-13 maggio 1974. Ci si deve misurare con le prime, esplicite fratture del mondo cattolico e di fatto con le avvisaglie della fine del “movimento cattolico”, così come si era ri-configurato nel dopoguerra. Certo, il “dissenso” si è sviluppato vivacemente a cavaliere del Sessantotto, così come è sempre stata attiva una pattuglia di cristiano-sociali nel quadro del Pci. Tuttavia la vicenda del referendum sul divorzio mette in evidenza una esplicita disobbedienza di cui si fanno portavoce esponenti riconosciuti del mondo cattolico, firmatari di un appello per il “no” diffuso il 17 febbraio.
L’omelia di Paolo VI durante la concelebrazione con i vescovi dell’8 giugno 1974 è proprio una appassionata meditazione sull’unità, che orienta il dopo-referendum e dunque lo stesso convegno, la cui preparazione sta cominciando a delinearsi, e si conclude con l’appello «agli uomini di cultura e di azione, e a tanti carissimi fedeli e laici di educazione cattolica, i quali non hanno tenuto conto, in tale occasione, della fedeltà dovuta ad un esplicito comandamento evangelico, ad un chiaro principio di diritto naturale, ad un rispettoso richiamo di disciplina e comunione ecclesiale, tanto saggiamente enunciato da codesta Conferenza Episcopale e da noi stessi convalidato». È l’esortazione preoccupata e pressante «a dare testimonianza del loro dichiarato amore alla Chiesa e del loro ritorno alla piena comunione ecclesiale, impegnandosi con tutti i fratelli nella fede al vero servizio dell’uomo e delle sue istituzioni, affinché queste siano internamente sempre più animate da autentico spirito cristiano».
Il cardinale Poma, attraverso un percorso che definisce di anamnesi-diagnosi-terapia, declina l’esortazione papale all’impegno e alla testimonianza nello specifico itinerario pastorale della Cei. Del Papa riprende l’affermazione che della frattura «noi non ne faremo per questo un argomento di ormai superate polemiche», ma ne sottolinea le molteplici criticità e, a conclusione delle “riflessioni pastorali sul referendum”, sottolinea il tema della dimensione ecclesiale dell’evangelizzazione.
Di conseguenza «il tema proposto per il convegno della Chiesa in Italia ( Evangelizzazione e promozione umana) si rivela ormai non solo opportuno, ma necessario», proprio perché «resta ancora molto da fare nel diffondere luce adeguata sul rapporto chiesa-mondo». Infatti «per quanto arduo sia un giudizio definitivo, si può riscontrare che nella polemica è mancata in molti una chiara conoscenza di ciò che comporta, secondo il Concilio, la testimonianza della Chiesa come tale e dei cristiani singoli di fronte all’ordine temporale».
In sintesi, «dalla situazione stessa che stiamo attraversando viene l’insistente richiamo a cogliere e vivere più intensamente la dimensione ecclesiale dell’annuncio» [1] .
Di fronte allo choc referendario la proposta non è tanto quella, poi formalizzata da mons. Bartoletti, di affidare ad una commissione, che non sarà mai costituita, lo studio della situazione della Chiesa in Italia dopo il referendum, quanto piuttosto di rilan...
Indice dei contenuti
- Copertina
- Chiesa cattolica e italia contemporanea
- Indice dei contenuti
- Introduzione
- I. Roma 1976
- 1. Una preparazione molto lunga
- 2. In un quadro di accelerati cambiamenti
- 3. Il convegno
- 4. L’evento
- 5. Sui giornali
- 6. Dopo convegno
- II. Loreto 1985
- 1. Un secondo convegno
- 2. Continuità e contrasti
- 3.Il convegno
- 4. Sui giornali
- 5. Dopo il convegno
- III. Palermo 1995
- 1. Nella transizione italiana
- 2. L’elaborazione del tema
- 3. Il convegno
- 4. La stampa
- 5. Dopo il convegno
- IV. Verona 2006
- 1. La preparazione
- 2. Il convegno
- 3. Rassegna stampa
- 4. Dopo il convegno
- Conclusione. Firenze 2015
- 1. Un itinerario preparatorio a sorpresa
- 2. Il discorso del Papa
- 3. Sulla stampa
- 4. Un rapido epilogo
- Indice dei nomi
- Cultura Studium