Il Manuale del Marinaio
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Il Manuale del Marinaio

Tutto sui velieri e la navigazione

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Il Manuale del Marinaio

Tutto sui velieri e la navigazione

Informazioni su questo libro

C'è tutto - ma veramente tutto! - riguardo le navi, i velieri, i bastimenti, le attrezzature di bordo, il colorito gergo marinaresco (randa, bompresso, sartia, terzarolo, fiocco, ecc.), le procedure di navigazione e molto altro ancora in questo preziosissimo ed esaustivo libro del Luogotenente Alberto De Orestis, pubblicato per la prima volta nel 1879 con il titolo Il manuale del mozzo e in questa edizione prudentemente attualizzato nel linguaggio formale.

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Informazioni

CAPITOLO III

Attrezzatura degli alberi
Cavi. I cavi che servono all’attrezzatura delle navi sono in canape od in fil di ferro.
Colla canapa filata si compone la filaccia, o trefolo, che forma il primo elemento dei cordami.
Varie filacce, riunite insieme, formano un cordone.
Tre o quattro cordoni commessi convenientemente formano il cavo piano.
I cavi torticci risultano dalla commettitura di tre o quattro cavi piani.
Quando un cavo è formato con un numero di cordoni, superiore a tre, nel suo interno c’è un’ anima composta con alcune filacce, la quale serve a occupare lo spazio che rimarrebbe vuoto fra i cordoni.
I cordami usati nella R. Marina prendono denominazioni varie, a seconda della quantità delle filacce che entrano nei cordoni, del modo di commettitura, e del numero dei cordoni medesimi.
Il lezzino è formato con due o tre filacce molto sottili, serve per piccole legatura.
Il comando e composto con due o tre filacce di maggior dimensione: serve per le fasciature dei cavi.
Il merlino si compone con tre cordoni, ciascuno dei quali è formato di due o più filacce sottili.
Talvolta il merlino è formato di cordoni composti come i cavi torticci.
La sagola è commessa a tre o quattro cordoni: serve per griselle, legatura di sartie e stragli, borose di terzaroli, manovra delle vele dei palischermi, ecc. Si fanno anche sagole con merlino intrecciato, affinché non possano prendere cocche o volte: servono per bandiere e segnali.
Il cavo piano è composto generalmente di tre o quattro cordoni contenenti ciascuno egual numero di filacce.
Tutte le manovre correnti e gran parte della fissa sono in cavo piano.
I cavi piani, coi quali si costituiscono i torticci, hanno tre cordoni.
I cavi torticci servono per cordami di rimorchio, gherlini, gomene, ecc.; in generale per gli usi dove si richiede molta elasticità, senza badare alla rigidezza.
I cavi di canape che s’impiegano nell’attrezzatura delle navi sono tutti catramati, onde preservarli dal rapido deterioramento che subirebbero in causa della pioggia e dell’umido.
I cavi di fil di ferro hanno commettitura uguale a quelli di canape; solamente la filaccia è un fil di ferro zincato.
Si fanno cavi da tre a sei cordoni.
L’anima è generalmente in canape.
Sono molto usati sui bastimenti che devono fare frequente uso della macchina.
I cavi si classificano secondo la commettitura e la loro circonferenza espressa in centimetri.
Nodi, gasse, legature, ecc. Ogni mestiere che richiede l’uso dei cordami ha termini speciali per distinguere la maniera di fissare i cavi.
Le denominazioni marittime sono le seguenti:
Nodo semplice, nodo piano, nodo parlato, o parlato.
Nodo di filaccia, nodo di bandiera semplice e doppio, detto anche nodo di scotta.
Nodo per drizza, nodo per mattafioni.
Gasse, gasse d’amante, semplici e doppie.
Nodo d’anguilla, nodo di bolina.
Nodi di gancio, semplici e doppi.
Legatura piana, semplice, doppia e alla portoghese.
Piedi di pollo a corona, a diamante.
Due cime di cavo si uniscono insieme per mezzo di un’ impiombatura lunga o corta.
Margherita (serve per accorciare un paterazzo).
Volta di caviglia, di castagnola e di tenaglia, per fissarvi le manovre.
Senza entrare nei lavori di guarnitura, ricorderemo:
I morselli, i birri di comando, le bozze, le baderne, i paglietti semplici e lardati.
I gerli per le vele, e quelli per terzarolo, ecc.
Le radance sono lastre di ferro o zinco, ripiegate ad anello coi lati esterni incurvati in fuori in maniera da formare una scannellatura sul loro contorno.
I coccinelli sono pezzi di legno con un incavo a metà della loro lunghezza per ricevervi uno stroppo.
Bozzelli, bigotte, pastecche, ecc. I bozzelli servono per cambiare la direzione del movimento dei cavi. Ogni bozzello si compone di una cassa di legno a ferro con due facce interne parallele, formanti un incavo nel quale si muove la puleggia: questa ha forma di ruota e è scannellata alla sua periferia per il passaggio del cavo. Un perno traversa la cassa, e la puleggia gira intorno ad esso. Il bozzello ha uno stroppo per fissarlo ove occorre.
Un bozzello si dice semplice, doppio, triplo, ecc., allorché ha una, due, tre, ecc., pulegge.
Vi sono numerose specie di bozzelli; ne accenneremo alcune:
Bozzello a cappello, nel quale la parte superiore si allunga per formare dai due lati un rivestimento intorno al cavo.
Bozzetto pastecca, nel quale una maschetta è tagliata per agevolare l’introduzione del cavo sulla puleggia.
Bozzello a violino e a violino incrociato.
Bozzello a cappello incrociato.
Vergini semplici e doppie.
Bigotte con girella, per condotta di manovra lungo le sartie.
Le bigotte sono pezzi di legno di forma circolare, scannellati sul loro contorno e muniti di fori sulle loro facce. Alcune hanno forma di pera con un vuoto interno scannellato, e si dicono bigotte a canale.
Paranchi. Si chiama paranco un sistema composto di due bozzelli, l’uno fisso e l’altro mobile, e di un cavo il quale passa alternativamente sulle pulegge del primo e del secondo. Un’estremità di questo cavo è fissata sullo stroppo di uno dei due bozzelli, e si chiama dormiente. L’altra estremità, sulla quale si esercita la forza, si dice tirante.
Un cavo passato in un bozzello semplice costituisce una ghia. I paranchi con due bozzelli semplici prendono la denominazione di ghie doppie.
Quelli di grandi dimensioni, ove entrano bozzelli tripli o quadrupli, si chiamano calorne od apparecchi.
I paranchi poi ricevono denominazioni proprie, giusta le funzioni che disimpegnano.
Gli stroppi dei bozzelli possono terminare con una radancia, con una gassa munita di aghetto, con un gancio semplice o doppio (a favone), con una bozza, ecc.
Si dice aghetto un pezzo di merlino o di sagola che serve a cucire un bozzello od altro in un punto qualunque dell’alberatura.
Cucitura equivale a solida legatura, ma differisce dalle ordinarie, in quanto che non si è tenuti a una disposizione regolare e simmetrica delle passate.
Padiglioni maggiori. Si chiama padiglione l’insieme della manovra fissa di un albero, cioè sartie e stragli.
Le sartie sono appaiate, ossia uno stesso cavo forma due sartie consecutive: la parte superiore del cavo ha un occhio o collare di sufficiente dimensione, chiuso con una legatura. Questo collare viene incappellato sull’albero maggiore.
Il numero delle sartie è determinato dalla grandezza dell’alberatura.
I penzoli sono pezzi di cavo di grossezza uguale alle sartie, incappellati all’albero sotto di queste: le due estremità sono guarnite di una radancia per legarvi i bozzelli superiori delle calorne, quando nasce il timore che le sartie non abbiano resistenza sufficiente nei cattivi tempi. In caso di rottura degli stragli, le calorne possono momentaneamente sostituirli, portandone i bozzelli inferiori a prua.
La maestra e il trinchetto hanno due penzoli per lato; la mezzana uno.
I penzoli sono uniti a due a due, talché un solo cavo forma quelli dello stesso lato.
Se però le sartie sono in numero impari, i primi due penzoli, cioè i prodieri, sono composti dallo stesso cavo e uniti con un traversino con due impiombature, in maniera da formare una gassa da incappellarsi all’albero.
Gli altri due sono formati dalla sartia prodiera, la quale in tal caso è semplice.
Le incappellature degli alberi maggiori sono fatte nell’ordine seguente: prima i penzoli, poi il primo paio di sartie a destra, quindi quello di sinistra, successivamente il secondo di destra e il secondo di sinistra, e così di seguito.
Alla maestra, prima del penultimo paio di sartie, s’incappella lo stroppo per la bigotta dello straglio di contromezzana; al trinchetto, gli stroppi per gli stragli dell’albero di gabbia. Alla mezzana, prima dei penzoli, si mettono a posto gli stroppi per i bozzelli dei mantigli di boma.
Alcune volte, per comodità di manovra, le sartie s’incappellano a poppa cominciando dal primo paio di destra, e a prua da quello di sinistra.
Il collare degli stragli è formato da due branche munite di occhio; un aghetto serve a riunirle insieme.
Gli stragli di trinchetto sono fermati sul bompresso o sul castello. Quelli di maestra, dovendo lasciar libero il fumaiolo della macchina, hanno il loro piede fissato presso le murate del trinchetto o di fianco al fumaiolo se l’alberatura è limitata, rispetto alla lunghezza della nave.
Lo straglio di mezzana termina sull’albero di maestra, un po’ al disopra della pazienza o cavigliera.
I collari delle sartie, degli stragli, e le intere sartie prodiere sono foderate con tela catramata, e poi fasciate con comando.
Nella parte esterna della nave, in corrispondenza degli alberi, vi sono dei grossi tavoloni di legno, incastrati nel bordo all’altezza del trincarino di coperta; si dicono parasartie. Sul lato esterno di queste vengono stabilite delle bigotte a tre occhi stroppolate in ferro; un braccio pure di ferro, detto landa, le trattiene in basso assicurandole al bordo.
Le sartie terminano con una gassa speciale che abbraccia un’altra bigotta; fra gli occhi di questa e quelli della bigotta corrispondente del parasartie, scorre un cavo detto corridore, che serve a tendere o ridare la sartia.
I corridori delle sartie hanno il proprio dormiente sul parasartie, fermato con impiombatura sopra una radancia al piede della bigotta inferiore. Altre volte è un semplice piede di pollo che rimane fermato nell’occhio poppiero della bigotta superiore.
Il superfluo del tirante è avvolto in giro ai fili interni del paranco formato dal corridore stesso, e costituisce il così detto turbante.
Sopra le bigotte superiori delle sartie, da ciascun lato, è distesa un’asta di ferro tondo fermata con una legatura incrociata. di merlino o lezzino a ogni sartia. Tale asta, detta tarozzo, rimane per di fuori e in posizione orizzontale; essa mantiene invariabile le distanze delle sartie.
Gli stragli di maestra e mezzana possono essere ridati con bigotte e corridori, ovvero possedere speciali congegni di ferro per tale uso.
Gli stragli di trinchetto sono ridati con paranchi volanti: le loro estremità passano ognuna in una radancia che uno stroppo trattiene sul bompresso, e sono ripiegata e legate lungo gli stragli stessi.
Qualora debbano fare dormiente sul castello, le radance sono affidate a due solide branche di ferro.
Le navi di alberatura limitata non hanno parasartie e le bigotte inferiori sono fermate sulla frisata od anche sul trincarino di coperta.
In molti bastimenti a vapore i padiglioni maggiori sono in cavo di fil di ferro, così pure gli stragli di maestra.
Dai tarozzi alla coffa, a distanza fissa, vi sono sulle sartie dei pezzi di sagola posti orizzontalmente. Si chiamano griselle e servono da scale per recarsi nell’alberatura.
Si dice quartiere l’angolo che fanno le sartie ridate coll’albero maggiore.
Padiglioni delle gabbie e velacci. Questi padiglioni hanno sartie, stragli, paterazzi e draglie.
L’incappellatura degli alberi di gabbia è la seguente:
...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. IL MANUALE DEL MARINAIO
  3. Indice
  4. Intro
  5. PARTE PRIMA. Definizioni Elementari Marittime
  6. CAPITOLO I
  7. CAPITOLO II
  8. CAPITOLO III
  9. CAPITOLO IV
  10. CAPITOLO V
  11. PARTE SECONDA. Alberatura e Attrezzatura
  12. CAPITOLO I
  13. CAPITOLO II
  14. CAPITOLO III
  15. CAPITOLO IV
  16. CAPITOLO V
  17. CAPITOLO VI
  18. APPENDICE
  19. Ringraziamenti