La cena delle beffe
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La cena delle beffe

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La cena delle beffe

Informazioni su questo libro

La vicenda de La cena delle beffe è ambientata a Firenze al tempo di Lorenzo de' Medici. Giannetto Malespini e Neri Chiaramantesi sono rivali in amore a causa della bella Ginevra, inoltre Giannetto vuole vendicarsi per un crudele scherzo subito da Neri e da suo fratello Gabriello. La beffa da lui tramata porta Neri a uccidere sia Ginevra e sia (per errore) Gabriello. Alla fine Neri impazzisce. Nel 1942 il regista Alessandro Blasetti ne ricavò un film di grande successo, interpretato da attori del calibro di Amedeo Nazzari, Clara Calamai e Valentina Cortese. Fra i numerosi adattamenti teatrali, indimenticabile è quello di Carmelo Bene (1974 e 1989). In questa edizione il testo è stato interamente controllato e revisionato.

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ATTO TERZO

Uno degli stanzoni sotterranei del Palazzo de’ Medici: un antro di belle linee; ma scuro e triste. Da una colonna snella e solida nel mezzo sbocciano gli archi che compongono la stanza. Le pareti sono di calce e di pietra, senza altri ornamenti. In faccia, a destra, una porta conduce al piano di sopra per una scaletta visibile: sopra la porta un occhio dal quale pure si vede la scala ripidissima. Nella parete di sinistra un’altra porta più grande. Non ci sono mobili, tranne qualche cassa, qualche cosa inutile, usata. È il pomeriggio: la luce di fuori giunge molto fioca. Due torce meglio rischiarano l’azione. Giannetto entra da sinistra con quattro staffieri.

STAFFIERE In questa stanza? Che dite, messere?
GIANNETTO Mi pare adatta.
STAFFIERE Allora non si tratta che di condurre il pazzo.
GIANNETTO Fate a modo. Se vi scappa di mano, vi rovina. È forte oltre misura.
STAFFIERE Lo sappiamo; ma credo che non sia più da temersi. Da quando fu condotto nella stanza e messo al buio, come volle il medico, si è mal ridotto: non discorre più; se qualcuno lo tocca, non si muove. (Entra il dottore vestito all’usanza comica del tempo)
GIANNETTO Ma, vi consiglio di legarlo bene. Che ne dite, dottore?
DOTTORE Dite il giusto. Sarà bene legarlo a un seggiolone, sì come si usa sempre con i pazzi, quando si vuole metterli a confronto, al fine che il malato o indemoniato, siccome mi par meglio, possa dare segni di meraviglia o di terrore. Se gli hanno ucciso qualche suo parente, si chiami l’uccisore, se la donna gli hanno tolta, che venga il seduttore; ché sempre l’urto dei contrasti toglie la ragione, ed a volte anche la rende.
GIANNETTO (Ironicamente) È dottrina sicura. E Dio v’assista!
DOTTORE Essa ha fatto miracoli. Una volta, io tolsi due feroci indemoniati che già si detestavano da savi e insieme li legai, non tanto stretti che non avessero libere le mani e le gambe; ma, qui, giusto alla vita. Furono lasciati soli per due giorni. Il demonio che si era chiuso dentro ad ognuno vicino essendo all’altro, uscì fuori dal petto ad ambedue e si azzuffò col demone vicino; e, nella lotta, i demoni folletti si uccisero fra loro, così che quando aprimmo la stanza, ritrovammo quei due pazzi pestati e sanguinanti dai fieri colpi che quei due demoni, dibattendosi forte in mezzo ai miseri, avevano loro dato; e, dislegati, si lasciarono porre a letto e, Cristo implorando, chiedevano mercé. E quando il pazzo sente sofferenza è come salvo. Uscito gli è dal petto certo il demonio.
GIANNETTO Ah, domine magister! E voi credete che anche il nostro povero Neri sia posseduto dal demonio?
DOTTORE Non è chiaro abbastanza.
GIANNETTO Ma il Magnifico pensa che sì.
DOTTORE Ma allora anche io lo penso!
GIANNETTO (Fintamente) Io non lo credo; non lo posso credere!
DOTTORE In questa stanza si farà il confronto. Se egli non sarà pazzo furioso, noi potremmo mandarlo anche con Dio: per la città ci sono tanti pazzi che girano, ed appena accompagnati da qualcuno di casa... Ed anche soli; se bene sono di scherno ai ragazzacci... Ma voi avete chi porgli dinanzi che lo possa commuovere?
GIANNETTO Oh, sì; sì! Ci sono nemici suoi che certamente gli faranno colpo. Per esempio il Trinca al quale Neri portò via la donna!
DOTTORE Ma questo vecchio non vorrà venire!
GIANNETTO Anzi, brama vendetta e perciò corre. È arrivato e sta sopra, in una stanza! Il Magnifico subito ha concesso che egli venisse, tanto lo commuove la salute di Neri. Ma c’è altro!
DOTTORE Che, dunque?
GIANNETTO Neri, lo sapete, amava, quand’era savio, smisuratamente le donne e, per averle, non badava a cosa al mondo. Io ne ho trovate tre che sono state da lui compromesse e poi lasciate: sono tre rimorsi; e... se giungono insieme... Immaginate!...
DOTTORE Se non risana con questi rimedi ci vuole il maliardo per cavargli la demonìa, con ferri arroventati e con preghiere.
GIANNETTO Ah, povero mio Neri!
DOTTORE Ora dunque si vada per il pazzo.
GIANNETTO Andate che io v’aspetto. (Il dottore esce con gli uomini dalla porta di fondo)
FAZIO (Entra improvvisamente, ansando) Padron mio, Gabriello è tornato! Ed ha saputo della pazzia di Neri ed è convinto che siate voi l’autore di ogni male!
GIANNETTO Dove l’hai visto? Come lo sai?
FAZIO La Cintia me l’ha detto; ed egli è stato da madonna Ginevra!...
GIANNETTO È entrato in casa?! Ha parlato con lei?
FAZIO No: ché madonna, conosciuta la voce, non ha aperto temendo che volesse vendicare suo fratello...
GIANNETTO (Respirando) Ah! Bene!
FAZIO E Gabriello allora ha incominciato a implorare, dicendole che troppo egli l’amava, per farle male...
GIANNETTO (Attento e meravigliato) Ah; sì?!
FAZIO Che, se l’avesse lasciato entrare, al solo rimirarla così bella com’è, fosse egli stato inferocito contro lei sì come contro Giannetto il perfido, sarebbe diventato un agnello... E la chiamava con dolci nomi: della vita sua regina e donna, quella nel cui petto alberga la sua pace e la sua gioia...
GIANNETTO (Ansioso) E Ginevra?
FAZIO Non ha voluto aprire, temendo che egli mentisse e perché sa di che ferocia sono i due fratelli...
GIANNETTO (Come dentro sé stesso) E non mentiva!... Narra; che io mi struggo!
FAZIO Allora Gabriello ha cominciato a dirle d’ogni sorta villanie... E poi giurando che vi avrebbe ucciso in quel modo peggiore che potesse, per vendicare il fratello impazzito, è andato presso casa vostra e aspetta... E io sono corso; e proprio ora l’ho visto! È pallido di rabbia; ha gli occhi fuori; è insaziato di sangue e d’amore!...
GIANNETTO A casa mia?!
FAZIO Sì; gira su e giù per la strada, dinanzi a casa vostra!
GIANNETTO (Fisso in un pensiero suo) Tu credi dunque che, se Ginevra, non avendo paura, avesse aperto, egli... avrebbe tradito suo fratello?...
FAZIO (Animandosi) Se l’avrebbe tradito?! Padron mio; l’amore per la donna ogni altro amore disperde, sia pur sacro, sia pur bello! È come il succo e l’alito di mille sorte di vini; è fiore velenoso che secca ogni altro fiore nel giardino del tuo cuore; è la piaga dolorosa che tanto duole, ch’ogni altra tua doglia si spenge e tace; ed ubriaca il padre perché uccida il figliolo; ed il fratello...
GIANNETTO (Troncando la sua vena) Che ne sai, tu?
FAZIO (Modestamente) Questa è la sola scienza che sappia fino in fondo un ignorante!...
GIANNETTO Dunque... tu credi che l’amore pazzo per Ginevra già spento abbia nel cuore a Gabriello l’amore fraterno...
FAZIO Credo di più! Negli occhi suoi non c’era solamente ferocia contro voi, ma tanta bramosia di passione per quella donna sua tanto agognata, che io penso bacerebbe i vostri piedi, se voi lo conduceste da Ginevra!...
GIANNETTO Lo credi?
FAZIO Tanto più che ormai s’immagina che il fratello sia pazzo!...
GIANNETTO Peggio ancora!
FAZIO Vi meraviglia, perché non potete amare, voi, che siete come il serpe e godete la pèsca che mangiate, con le labbra soltanto e non col gusto!... Ma Gabriello vuole... vuole... agogna! E non c’è crudeltà; non c’è vergogna, non umiliazione che lo freni!... È malato!... Padrone, io me n’intendo!...
GIANNETTO Tu mi dici parole che s’imprimono dentro il mio freddo cuore con orrenda vanità. Per la prima volta io sono più forte di quei due; ma voglio bere questa mia gioia più che ne potrò; sono padrone ed ampiamente voglio, a lungo, inebriarmi di dominio... Inasprito con cento acuti pungoli, beffato come un gobbo o un gozzuto, mi sono illuso vendicarmi. E ora, incominciata appena la vendetta, se io non fossi così diaccio e serpigno, chiuso sarei nella mia stessa rete.
FAZIO Ahimè! Sono due leoni che vi bramano! Urlano come cani alla catena! E voi non ci pensate?!
GIANNETTO (Fisso, cupamente, lontano) Tu non vedi quello che io vedo!
FAZIO Io credo che sia meglio scappare!
GIANNETTO Non potrei più ritornare in Firenze!
FAZIO Ma che volete fare?
GIANNETTO Giocare!
FAZIO Con la morte non si gioca!
GIANNETTO Non è la vita un gioco con la morte? Vedi, come sono fatto! Più ne tremo e più mi piace il gioco. Deformato mi sono, col terrore, come stelo nell’ombra: più si affina e più si ostina! In questa giostra io sento ora la vita raccogliersi in un nodo di terrore più tenace dei serpi di Medusa. Io voglio; io voglio che il perfido Neri a me si raccomandi per pietà, che mi sorrida come si sorride ad un pari, non disdegnosamente. Io lo voglio; io lo voglio con furore, altrimenti il mio nodo di terrore lo può strozzare disperatamente!...
FAZIO (Considerandolo) Voi mi parete di quelle farfalle che giocano coi lumi nell’estate. Aleggiano e tremano e ti pare che vogliano sfuggir la fiamma e invece la cercano: la cercano e la fuggono, la temono e la bramano e si bruciano e muoiono pel gusto di temere...
GIANNETTO Hanno sul dosso i segni della morte!
FAZIO Ma non ho visto mai questo miracolo: che una farfalla spengesse una torcia!...
GIANNETTO Una farfalla no; ma un pipistrello Sì!... (Dalla porta del fondo aperta si vedono scendere giù per la scaletta gli staffieri che portano Neri legato a un seggiolone. Il dottore li segue. Hanno torce perché la scala è buia)
FAZIO Giungono col pazzo!
GIANNETTO (Indica la colonna) Avanti, qua!
NERI (Legato al seggiolone solidamente è posto dagli staffieri con le spalle alla colonna. Allora dice a Giannetto) E fino a quando vorrai tu beffarmi, o beffato da chi ti generò?!
...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. LA CENA DELLE BEFFE
  3. Indice
  4. Intro
  5. LA CENA DELLE BEFFE
  6. PERSONAGGI
  7. ATTO PRIMO
  8. ATTO SECONDO
  9. ATTO TERZO
  10. ATTO QUARTO
  11. Ringraziamenti