NELLE ZONE ROSSE
Lezioni via web obbligatorie dopo la prima media
di Claudio Tucci e Laura Virli
Con la ripresa dell’emergenza sanitaria, da inizio ottobre, si è assistito a un’avanzata, un po’ in tutt’Italia, della didattica a distanza, che, tra provvedimenti del governo e quarantene più o meno estese, sta interessando circa 4 milioni di studenti. In pratica, per un alunno su due la scuola si è spostata dagli edifici scolastici alle caseLa fotografia, al momento, è questa: per i 2,6 milioni di ragazzi delle superiori le lezioni online sono tornate obbligatorie con l’ultimo Dpcm del governo Conte di metà ottobre, almeno fino al 3 dicembre. Nelle zone cosiddette rosse (che cambiano a seconda di dati e indicatori) la didattica integrata digitale interessa, obbligatoriamente, anche seconda e terza media. Poi, ci sono i provvedimenti delle autorità locali, regionali o comunali, che possono allargare le restrizioni e portare da remoto, per un determinato periodo, le lezioni anche a infanzia, primaria e prima media.
A tutto questo, si aggiungono le quarantene, in caso di contagio di studenti, docenti, personale Ata. E, dunque, la chiusura della classe, del plesso e dell’istituto. Con conseguente avvio delle lezioni da remoto.
I professori da remoto
Secondo l’ultimo monitoraggio della rivista specializzata Tuttoscuola hanno, conseguentemente, ripreso a lavorare online anche circa 400mila docenti, con un’età media di 51 anni, che potranno operare da casa, anziché da scuola, previa autorizzazione del capo d’istituto, come precisato da una nota ministeriale applicativa del recente contratto integrativo sulla didattica digitale integrata. Di questi circa 70-80mila sono precari con contratto a tempo determinato. Quasi tutti hanno conosciuto i loro alunni solo poche settimane fa, e avranno quindi una difficoltà in più. Dovranno inoltre operare, se lavorano da remoto e la scuola non provvede con il comodato d’uso del device, utilizzando una dotazione tecnologica acquistata a proprie spese, visto che, a differenza dei colleghi di ruolo, non possono fruire della carta del docente per acquisti (il bonus di 500 euro annui riservato per i docenti a tempo indeterminato).
Le lezioni online
Ma come si sta tornando a fare lezione da casa? Esistono due tipi diversi di attività integrate digitali che concorrono in maniera sinergica al raggiungimento degli obiettivi di apprendimento e allo sviluppo delle competenze personali e disciplinari: le attività sincrone, che si svolgono con la connessione simultanea online di studenti e docenti, e le attività asincrone, che prevedono la condivisione di materiali didattici da parte dell’insegnante, l’assegnazione di compiti o approfondimenti, lo svolgimento e la consegna di essi da parte degli studenti tramite piattaforme digitali. La didattica digitale è rivolta all’intero gruppo classe o a gruppi o a singoli, e può anche essere utile per approfondimenti disciplinari, per personalizzare i percorsi (specialmente in caso di Dsa e Bes) e recuperare gli apprendimenti, per sviluppare le competenze legate ai percorsi di scuola-lavoro e all’insegnamento dell’educazione civica.
Nel caso di didattica digitale integrale al 100% la programmazione delle attività in modalità sincrona deve seguire un quadro orario settimanale delle lezioni di almeno 20 ore al secondo ciclo. Al primo ciclo si scende a 10 ore minime per la primaria, classe prima, e 15 ore per le restanti classi di primaria e medie.
La pause si recuperano
Il docente ha facoltà di introdurre momenti di pausa nel corso della lezione sincrona, È consigliata l’adozione di unità orarie inferiori ai 60 minuti. Questo in funzione della valorizzazione della capacità di attenzione degli alunni e anche per salvaguardare la salute e il benessere sia degli studenti, sia del personale docente, per analogia alle regole sull’uso dei videoterminali dei lavoratori in smartworking.
Nel caso di unità orarie inferiori a 60 minuti, il docente è tenuto al recupero delle frazioni orarie perse secondo modalità previste dal piano sulla didattica digitale. Ogni docente annota sul registro elettronico le attività svolte con gli studenti ed i relativi compiti; rileva, all’inizio del meeting, la presenza degli studenti e le eventuali assenze, segnandole nell’apposito spazio del registro elettronico; comunica in anticipo quali, tra i prodotti realizzati durante le attività di lezione on line, sono oggetto di verifica.
Adattamenti caso per caso
La valutazione tiene conto anche della partecipazione alla scuola da remoto (che è obbligatoria) e delle caratteristiche della materia; si privilegia l’aspetto formativo della valutazione a distanza, in considerazione dell’eccezionalità del momento, secondo criteri di valutazione degli apprendimenti stabiliti nel Ptof. In ogni caso, per fare lezione a distanza, non esiste la soluzione migliore, ma tante soluzioni che si adattano alle necessità, ai diversi contesti e alla tipologia di materia.
Ad esempio, l’insegnamento della matematica e della fisica non può prevedere solo una lezione parlata. È necessario scrivere formule e svolgere esercizi. In questo caso, viene in aiuto la creazione di classroom, ossia classi “virtuali” in cui assegnare e correggere i compiti, o l’uso di tavolette grafiche per scrivere formule, espressioni o, ancora, la realizzazione di video (webinar) da caricare su youtube. Ma anche l’educazione fisica, la più pratica tra le materie, deve essere riadattata dando più spazio all’approfondimento delle tematiche su salute e benessere oltre che suggerire esercizi fisici da fare a casa spiegando in videoconferenza la sequenza e la giusta tecnica di esecuzione.
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Gli alunni al 100% a distanza
Studenti delle scuole secondarie di secondo grado statali e paritarie
Note: (*) Dati relativi alla sola Provincia autonoma di Trento. Fonte: Ministero dell’Istruzione
L’ACCELERAZIONE
Da marzo a oggi due docenti su tre si sono formati sul digitale
di Eugenio Bruno
Zone rosse che scattano. Istituti scolastici che chiudono. Alunni che seguono le lezioni da casa. Visto con gli occhi della scuola, il film che il governo sta proiettando da metà ottobre sembra un remake di quello già offerto in primavera. In attesa di scoprire se anche il finale sarà lo stesso - con tutti gli studenti italiani costretti davanti uno schermo un primo elemento di discontinuità nella sceneggiatura già si percepisce. E riguarda la preparazione digitale dei docenti. Che, complice lo stato di necessità indotto dalla pandemia, è aumentata rispetto al recente passato. Basti pensare che con i 5 milioni del decreto Cura Italia di marzo sono oltre 572mila i prof che hanno seguito almeno un corso sulla didattica a distanza (Dad). Più dei ? del totale. E segnali analoghi arrivano sia dall’uso della piattaforma nazionale Sofia, sia dalle scelte di acquisto con la card da 500 euro.
A pensarla così è anche la ministra Lucia Azzolina. Nel sottolineare che «investire sulla formazione di tutto il personale, senza eccezioni, è indispensabile per rispondere in modo adeguato, attento e coerente alle esigenze che i tempi dell’innovazione digitale impongono», al Sole 24Ore di Lunedì 16 novembre la titolare dell’Istruzione ha sottolineato: «In questi mesi abbiamo affrontato l’emergenza sanitaria cercando di trarne anche delle opportunità». Per lei, «l’accelerazione degli investimenti su innovazione e formazione sul digitale ne sono una dimostrazione». In totale per connettività e device da marzo sono stati stanziati 414,9 milioni.
La pandemia come spartiacque
Per la formazione digitale dei insegnanti il Covid-19 è stato uno spartiacque. Complice un quadro normativo confuso, che rendeva la formazione in servizio obbligatoria per legge ma facoltativa per contratto, la situazione pre-emergenza non era delle migliori per passare dall’oggi al domani, come accaduto con il lockdown, dalle lezioni in aula al web. Dei 393mila prof iscritti alla piattaforma nazionale Sofia appena 145mila avevano seguito almeno un corso nell’anno scolastico 2018/19 e, di questi, solo il 32% aveva scelto l’innovazione. Poi è arrivato il coronavirus con gli effetti intercettati dai dati del 2019/20. Sebbene i docenti formatisi con Sofia siano scesi a 143mila - un calo così lieve che dal ministero lo considerano un successo visti i 6 mesi di scuole chiuse alle spalle - risulta comunque aumentata (al 39%) la quota di chi si è aggiornato sulla didattica digitale: unico settore in crescita insieme a cittadinanza e sostenibilità.
Le altre iniziative formative
Un’altra conferma dell’effetto pandemia arriva dai numeri sull’utilizzo dei 5 milioni per l’aggiormamento dei prof previsti dal Cura Italia di marzo. E dai 572.888 docenti che si sono formati sulla Dad (su 836mila in organico, pari al 68%) da allora a oggi. Più nel dettaglio, il 92,5% ha seguito un corso nella scuola organizzato dagli animatori digitali e dal team dell’innovazione, il 21,1% ha beneficiato delle attività delle équipe formative territoriali e il 12,3% si è rivolto all’Indire e alle avanguardie educative (1.175 istituti in tutta italia).
Il terzo indizio lo fornisce il programma “Formare al futuro”, che è stato lanciato nell’ambito del Piano nazionale scuola digitale e che può contare sulle risorse del Pon Istruzione. Nel primo semestre 2020 i Future labs nati al suo interno hanno formato 39.066 docenti in servizio sull’e-learning, sul cloud, sui contenuti digitali. Un’attività che è andata avanti anche a luglio e agosto come dimostrano gli 8.811 insegnanti distribuiti in 97 iniziative formative (dalle lezioni in 3D alla realtà al gaming). E che, in tutto l’anno scolastico 2020/21, dovrebbe riguardare 120mila prof. In attesa nella piattaforma online di “Formare il futuro”, data per imminente, che ospiterà tutte le lezioni registrate.
In ulteriore supporto giungono, infine, le statistiche sull’uso della card formazione da 500 euro che è finanziata annualmente con 380 milioni e che spetta ai soli prof di ruolo. Dei 350 milioni spesi dai docenti nel 2019/2020 il 68% (239,6 milioni) è andato all’hardware e un altro 1,6% al software. Per un totale di quasi il 70% contro il 66% dell’anno prima. Una dotazione digitale che è già tornata utile durante il lockdown e che, alla luce della formazione sul campo, si spera possa esserlo anche ora.
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Le scelte degli insegnanti
I settori prescelti per l’aggiornamento. In percentuale
Fonte: Ministero dell’Istruzione
LE SANZIONI
Chi non segue o disturba rischia anche la bocciatura
di Laura Virli
Gli studenti delle superiori, in alcune regioni anche del primo ciclo, sono tornati a seguire le lezioni a distanza, almeno fino al 2 dicembre. I ragazzi dovranno quindi collegarsi da casa, e seguire le lezioni. Facciamo subito una premessa: la didattica digitale integrata è scuola a tutti gli effetti; questo significa che gli alunni dovranno rispettare le stesse regole previste in presenza.
Le scuole si sono attrezzate grazie all’applicazione del piano per la didattica digitale integrata inserito ad inizio anno nel Ptof e stilato sulla base delle linee guida ministeriali del 7 agosto 2020.
Patto educativo di corresponsabilità
Se gli organi collegiali hanno stabilito regole precise per la realizzazione della didattica digitale integrata (Ddi), spetta agli studenti seguirle e ai genitori monitorare il percorso didattico a distanza dei propri figli e collaborare con i docenti per lo svolgimen...