Pensare per vivere Filosofia ed etica
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Pensare per vivere Filosofia ed etica

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Pensare per vivere Filosofia ed etica

Informazioni su questo libro

Come ci ricorda l'autore – noto psicoterapeuta italiano con una vastissima esperienza professionale anche internazionale - «Le riflessioni che compongono questo libro erano state inizialmente inserite in un insieme più ampio scandito in quattro sezioni (filosofia, etica, psicologia, psicoterapia), e sono state divise poi in due libri (il presente libro include riflessioni su filosofia ed etica).
Questa articolazione avrebbe lo scopo di rendere più liscio il cammino fra i concetti e le pratiche: in realtà tutto comunque scorre, però non è facile lasciarlo andare, dato che il pensiero digitale richiede passaggi concettuali controllati piuttosto che fluidi, mentre la pratica si muove spesso su cammini analogici». In una logica di circolarità tra i quattro elementi sopra, l'autore ci presenta la propria visione del pensare e dell'agire filosofico e psicologico: «la psicoterapia si appoggia su una psicologia che non si regge su una struttura rigida di concetti ma sul presupposto del valore, nello specifico del valore etico, e che si basa sulla fenomenologia, un pensiero che poggia sull'esperienza in ottica esistenzialista». In quest'ottica viene presentato il sapere filosofico ed etico che apre alle successive riflessioni psicologiche avendo ben chiaro che il compito dello psicoterapeuta fenomenologico-esistenzialista è quello di condurre ad una visione "prismatica" della realtà, in cui dal finito si diparte l'infinito.

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Informazioni

Etica

VALORE

Nella cultura cristiana il valore si identifica con il divino, mentre nella cultura classica il valore era distinto in tre “luoghi” non religiosi: bello, buono e logico. Nel pensiero moderno, a proposito del buono ci sono divergenze non piccole: Buber per esempio sosteneva che buono e cattivo non sono mai una sostanza ma solo una direzione{113}, non esiste cioè niente che sia buono o cattivo di per sé. Questo non è facile da comprendere se ci si muove con un pensiero fondato sull’essere, è invece comprensibile se si pensa in termini di esistere, cioè di essere nel tempo. Nel tempo gli oggetti diventano processi, nel tempo si diviene, non si è: buono è allora un avvenimento, non una sostanza, solo una direzione. Se buono e cattivo non sono sostanze ma direzioni, indicano luoghi dove non si arriva mai, solo si lasciano tracce nel percorso…
Se etica, estetica e logica non si riferiscono a cose ma a processi, si reificano quando si vogliono oggettivare. L’oggettivazione dell’etica è la morale, l’oggettivazione della logica è la razionalità, l’oggettivazione dell’estetica si può dire che sia la moda, o semplicemente ciò che piace{114}. Etica, estetica e logica, anche se sono rigorose non hanno leggi: non ci sono oggetti che siano buoni, belli e logici. Dire “questo è logico” significherebbe infatti semplicemente “questo è razionale”: non si può dire “questo è bello”, significherebbe che mi piace, ma non è detto che mi piacerà tra un po’ di tempo, o che piaccia anche a te. Allo stesso modo, dire “questo è buono” togliendolo dal contesto perde chiaramente di senso: gli eventi storici non sono valutabili al di fuori delle circostanze in cui si verificano.
Il valore viene prima di ogni logia: non è individuato dal discorso psicologico, ma è piuttosto il fondamento su cui psicologia e psicoterapia si appoggiano. Esiste la psicoterapia perché esiste il valore, se non ci fossero comportamenti di più o meno valore non avrebbe senso lavorare per cambiare il modo di comportarsi. La funzionalità normalmente viene considerata valore, ma un discorso semplicemente funzionalista all’interno di una situazione umana non è plausibile{115}, perché non tutto è misurabile in questi termini. Non di rado quello che permette di gestire la propria vita è per esempio una grande capacità di sopportare la sofferenza nella prospettiva di qualcosa di più importante: Van Gogh riconvertiva in un’arte gloriosa il suo dolore, e se questo nella sua vita non fosse stato tanto grande, probabilmente non avrebbe potuto essere un così grande artista.
Il valore è un miracolo, nel senso che è incredibile che esista: spiegarlo o non spiegarlo non fa nessuna differenza, in realtà semplicemente è la sua esistenza quello che dà colore alla vita. La bellezza differenzia uno sgorbio di un bambino da un quadro di Tiziano: spiegarne il perché è un optional, l’importante è che la bellezza esiste, ed è riconoscibile attraverso il gusto.
Si può evolvere nel gusto solo guardando dentro di sé: non tutti hanno lo stesso gusto estetico, e così è presumibile che non tutti abbiano lo stesso gusto etico. Ciò che piace esteticamente a qualcuno potrà non piacere a qualcun altro, ma non si potrà dire comunque di Tiziano o di Giotto che sono cattivi pittori. Il gusto non è affatto dimostrabile, ma nella psicoterapia si lavora continuamente con ciò che non è dimostrabile, e non c’è bisogno di prove per sapere che il gusto etico esiste.
La tendenza umana è quella di dedurre una legge da un’unica esperienza: si picchia il naso una volta e si dice “no, questo non si fa!” e non ci si riprova più. Oppure si fa qualcosa che ha successo e allora si pensa che quella è la cosa da fare sempre, e magari si ripete la stessa cosa anche quando l’esperienza non la conferma più. Distinguere tra i comportamenti sarebbe invece riuscire a distinguere quali hanno un gusto migliore, sviluppando così un gusto etico. Così succede per l’estetica: nel passato per studiare pittura si andava “a bottega”, e a forza di guardare i quadri degli altri e di provare a dipingere si arrivava a poter dire “ah, questo mi piace più di quell’altro!”, cioè si imparava a dipingere riconoscendo certe forme come preferite. I criteri del gusto non sono razionali, ma esperienziali: per averli bisogna disporre di una gamma di esperienze paragonabili fra loro, dato che non si può valutare senza confrontare, e quindi necessariamente la vita richiede esperienza.
Guardando un quadro di Klimt, dove si cerca il valore? Dove si localizza? Il valore trascende il quadro, ovvero è più della somma di chi guarda e il quadro, ed è esperienzialmente una percezione dell’invisibile. Nietzsche diceva che lo psicologo deve avere orecchi dietro gli orecchi: orecchi per ascoltare le parole del paziente, e orecchi dietro gli orecchi per ascoltare il silenzio dell’ineffabile da cui vengono quelle parole. Aprendo alla percezione dell’ineffabile si potrebbe anche, per assurdo, fare a meno della morale: il gusto etico potrebbe essere sufficiente a segnare la via della convivenza umana.
Quello che di solito si pensa è che qualcosa di valore etico debba essere noioso e faticoso, e che per farlo sia necessario reprimersi, altrimenti si farebbe altro. Questo è un errore di valutazione: la morale è noiosa perché è astratta dalla realtà concreta, ma l’etica è esattamente il contrario di noioso. Sarebbe come dire che l’estetica è noiosa: un quadro meraviglioso può costare lacrime e sangue al pittore, ma il risultato è tale che per l’artista il gioco vale la candela. Per l’etica è lo stesso: quando succede qualcosa di buono tra le persone è in...

Indice dei contenuti

  1. Titolo pagina
  2. INTRODUZIONE
  3. CANTO DEL MAHAMUDRA
  4. Filosofia
  5. Etica