
- 48 pagine
- Italian
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Le Processioni della Settimana Santa di Mendrisio
Informazioni su questo libro
A Mendrisio per la Settimana Santa centinaia di dipinti illuminati cambiano la fisionomia dell'antico borgo. Essi ornano le strade a partire dal 1791; l'ultima delle grandi Porte ad arco è stata fatta nel 2018. Il Venerdì Santo per la processione del Cristo morto e dell'Addolorata sfilano anche circa 300 lampioni e altri oggetti. Invece il Giovedì Santo i cittadini di Mendrisio interpretano la salita al Calvario di Cristo con personaggi e scene di antica tradizione popolare. Questa vitalità ha motivato la candidatura delle Processioni alla Lista rappresentativa dei beni immateriali culturali dell'UNESCO.
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Informazioni
I Trasparenti
Porte, Cartelloni, Balconcini, Vele
Benché non siano esatti, si usano ancor oggi i termini tradizionali con cui sono definite le diverse tipologie dei Trasparenti. A iniziare dalle Porte: il gruppo delle 10 (oggi 11) strutture più antiche, dipinte sui due lati e composte ciascuna da un trittico con un centrale di solito illustrante un episodio narrativo della Passione e due laterali, rappresentanti Profeti dell’Antico Testamento eseguiti con la tecnica del monocromo, così da simulare sculture ambientate in elementi architettonici classicisti. Contemporanee a queste e anch’esse di Bagutti ci sono le Lesene, cioè 4 pannelli verticali centinati in alto e collocati sulle paraste della facciata di San Giovanni, e 6 Vele, pannelli orizzontali anch’essi centinati in alto appesi sotto le finestre della facciata dell‘ex convento di San Giovanni. Quest’ultima tipologia è la più diffusa, anche se successivamente sono chiamati per lo più Balconi o Balconcini, cioè pannelli che avvolgono su tre lati la struttura sporgente dei balconi, oppure Casse, strutture poco profonde appese davanti ai balconi poco sporgenti o sotto le finestre o lungo i muri. Inoltre vi sono anche diversi Vasi grandi e piccoli e dalle sagome variegate, appoggiati sui pilastri dei cancelli, o sporgenti sulla strada su appositi bracci simili ai lampioni stradali, molti dei quali ormai non più esposti. Infine ci sono ancora alcune grandi stelle a due facce, sospese ad un cavo attraverso le strade. Tutti devono avere un minimo di profondità (come casse poco profonde) per contenere i lumi, un tempo candele e poi lampadine e oggi invece cavi flessibili con led, e quindi collegati alla rete elettrica appositamente allestita dagli operai del Comune.
È solo nelle cronache giornalistiche del primo centenario del riordino delle Processioni Storiche, nel 1898, che si trova il termine inesatto di “trasparente”, usato per definire gli straordinari dipinti traslucidi retroilluminati che a centinaia vengono allestisti attraverso le strade e sulle facciate delle case del borgo. Prima di allora l’assoluta novità degli oggetti aveva confuso i redattori dei documenti che usano termini diversi: il primo attestato nel 1791 è “fanali illuminati” e anche “porte trionfali” o “archi luminosi” o genericamente “lampioni”, anche per quelli fissi. Gli unici documenti sopravvissuti che citino l’introduzione dei Trasparenti sono una serie di appunti scritti da don Ambrogio Torriani, prevosto a Mendrisio dal 1778 al 1830, e in particolare una lettera concernente i diritti di partecipazione del clero parrocchiale alla Processione del Venerdì Santo gestita dai frati. Tra gli altri è determinante il brano che segue:

Verso della lettera manoscritta di don Ambrogio Torriani, con appunti del 1791 e 1792 relativi ai nuovi Fanali illuminati, Archivio parrocchiale di Mendrisio.

Silvano Gilardi, La Natività, 1986. Il soggetto insolito è dovuto alla specifica richiesta dei committenti privati. Sullo sfondo l’attuale Porta 1, con la copia fedele dipinta da Silvano Gilardi nel 1977 dell’originale di Pietro Anastasi eseguito nel 1898 e irrecuperabile. Come si nota Anastasi aveva copiato L’ultima cena di Bernardino Luini in Santa Maria degli Angeli a Lugano, che a sua volta si era ispirato al Cenacolo dipinto da Leonardo da Vinci in Santa Maria delle Grazie a Milano.
“N.B. che nella processione dell’Intero [Entierro] fattosi nell’anno 1791 si usarono per la prima volta tre Pluviali neri fatti a spese dei P.P. Serviti (…) e il Baldacchino nuovo di velluto nero di cottone, come pure lo strato per l’Intero [cioè il velo per la statua del Cristo], e 4 Tonicelle usate da 4 Chierici per portare l’Intierro. In detto anno si usarono gli fanali illuminati nelle contrade fatti dipingere a spese dei particolari [privati]. Nella Processione dell’Interro del 1792 si terminarono li fanali illuminati a spese dei particolari sino al Palazzo Confalonieri [oggi palazzo Pollini] ed in detto anno si sono messi a spese dei particolari tre stelle a lumini sulla facciata della chiesa Prepositurale, sono da alcuni [anni?] che si lasciano.”
Dunque le prime grandi Porte trasversali alle strade appaiono nel 1791 come una novità mai vista, e difatti l’anno successivo lo stesso don Ambrogio scrive in un altro appunto che alcuni rappresentanti della comunità avevano proposto a fra’ Antonio Maria Baroffio di lasciar esporre le Porte trionfali da lui custodite presso la chiesa di San Giovanni anche per la consueta Processione del Corpus Domini, ma “ebbe il coraggio di dare una [risposta] negativa, dicendo, che erano unicamente adatte per l’illuminazione di notte”. Probabilmente il successo dei nuovi allestimenti era stato grande e immediato, se in questo stesso anno 1792 sempre don Ambrogio appunta altre novità: “Nella processione del 1792 si fecero [nell’itinerario delle Processioni] le seguenti varianti (…), sotto lo specioso pretesto che vi erano tanti fanali illuminati, che non si godevano nel venire da San Giovanni (…); si compì il numero dei fanali illuminati [in questo caso le 10 Porte], a spese però dei particolari”.
Questi documenti trovano riscontro nelle firme apposte sui telai originali di alcuni Trasparenti, in particolare quelli appesi sulla facciata del convento e della chiesa di San Giovanni, dove leggiamo “Giovanni Battista Bagutti” e le due date del 1791 e 1792. Purtroppo è andato perduto uno dei documenti più importanti, di cui si conserva ora solo la fotografia fatta nel 1992. Si tratta di un elenco che indica i soggetti e la disposizione delle originali prime 10 Porte, con i nomi dei proprietari delle case a cui erano ancorati. Considerando le trasformazioni urbanistiche intervenute e la difficoltà di identificare con certezza l’ubicazione della casa di ciascun proprietario, si possono solo avanzare ipotesi sulla collocazione di questa prima serie di Fanali illuminati.

Fotografia del 1992 del documento disperso databile al 1792 ca., con l’elenco e la disposizione delle prime 10 Porte trasparenti.

Processione del Venerdì Santo: la serie dei Lampioni chiamata Fratini che accompagnano i più antichi Strumenti della Passione, passano accanto ai tre Balconcini di Silvio Gilardi (1920 ca.) per casa Soldati, e sotto la Porta 7, con le copie fotografiche del centrale Cristo incoronato di spine, 1795 ca., attribuito a Francesco Catenazzi, e i Profeti, 1791 ca., di G.B. Bagutti.
Non c’è dubbio che i Trasparenti, fin dalle prime Porte firmate e datate, fossero pagati dai proprietari delle case alle quali venivano appesi, che ne erano teoricamente i proprietari. Ma già nel 1794 vediamo il Comune stesso pagare sia il materiale, sia l’allestimento e la fattura di alcune nuove opere, sebbene gli unici tre documenti originali di cui abbiamo notizia dimostrano che, di fatto, la loro commissione, gestione e conservazione risultavano connesse con i responsabili della processione del Venerdì Santo e in particolare con il frate servita Antonio Maria Baroffio. Da alcuni (pochi) documenti scritti dal prevosto Ambrogio Torriani, geloso dell’iniziativa dei Servi di Maria, apprendiamo che il custode, nel senso di “gestore” dei primi Trasparenti era proprio frate Baroffio; ne abbiamo conferma anche da un ordine di pagamento del Municipio allo stesso frate per le oltre 100 lire spese nel 1794 per far fare i “lampioni nuovi di questo borgo per la fontione del Venerdì Santo”.
Origine dei Trasparenti
Antonio Maria Baroffio era nato nel 1732 in una famiglia di artigiani e artisti attestata a Mendrisio fin dal Cinquecento. Fattosi frate servita nel convento di Sant’Anna a Piacenza, dovette tornare in patria quando questo venne soppresso nel 1769, dedicandosi al rinnovamento del patrimonio artistico della chiesa di San Giovanni, del convento stesso e delle Processioni fino alla sua morte nel 1798. Tra le altre commissioni nel 1774 fece dipingere la volta della chiesa dai pittori Giovanni Battista Brenni (autore della finta architettura) e Giovanni Battista Bagutti. Costui, nato a Rovio nel 1742, aveva studiato nella prestigiosa Accademia di Parma a partire dal 1763, vincendo il primo premio di pittura nel 1768 con un’opera di modernissimo stile Neoclassico, solo in parte applicato nelle opere fatte in patria al suo ritorno; Bagutti muore nel 1823. Ricordiamo che Parma e Piacenza tra il 1545 e il 1858 erano parte di un ducato governato prima dai Farnese e dal 1731 dai ...
Indice dei contenuti
- Cover
- l'indice
- Introduzione
- Processioni e Trasparenti: storia e origine
- Le Processioni: struttura e composizione
- I simulacri processionali
- I Trasparenti
- Apparati
- Ordine di processione
- Informazione legale