Pigmalione
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Pigmalione

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Informazioni su questo libro

Pigmalione è una famosissima commedia di George Bernard Shaw ispirata al mito di Pigmalione (tramandato da Ovidio), che narra la storia di Henry Higgins, professore di fonetica, il quale scommette con l'amico colonnello Pickering di riuscire a trasformare la popolana fioraia Eliza Doolittle in una raffinata donna della buona società, insegnandole l'etichetta e l'accento usato nelle classi più elevate.

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ATTO SECONDO

Il giorno seguente alle 11,30 del mattino nel laboratorio di Higgins in Wimpole Street. È una stanza al primo piano, che guarda sulla via, e doveva essere un salotto. Nel muro al fondo, in mezzo, una porta a due battenti. Chi entra ha alla sua destra due alte scansie a piccoli cassetti disposte ad angolo retto contro i muri. In questo angolo è un’ampia scrivania sulla quale c’è un fonografo, un laringoscopio ed una rastrelliera di piccole canne da organo in una cassetta medievale, con un soffietto come quelli che suonano gli angeli sulle pitture del XIV secolo: c’è anche una collezione di piccoli lumi a gas la cui forma produce un fischio e che sono uniti al muro con un tubo di gomma; alcuni diapason di diversa grandezza; una mezza testa d’uomo di dimensioni normali mostrante gli organi vocali; e una scatola contenente dischi di ricambio per il fonografo. In fondo alla stanza, dalla stessa parte, c’è un caminetto con una comoda poltrona di cuoio vicina, verso la porta, e il secchio del carbone. Il fuoco è acceso. Fra il camino e la tavola del fonografo un portagiornale. Dall’altra parte della porta centrale a sinistra di chi entra, un altro mobiletto: sopra di esso il telefono e la guida telefonica. Nell’angolo c’è un gran pianoforte che occupa anche molta parte del muro. Vicino al piano, un portamusica. Sopra un basamento, uno spirometro, il cui tubo si può alzare all’altezza che si vuole perché gli allievi possano misurare la capacità dei loro polmoni. Sul piano un vassoio colmo di frutta e dolci, specialmente cioccolatini. Il centro della camera è sgombro. Oltre la poltrona un seggiolino da piano e due sedie presso le tavole del fonografo, c’è un’altra sedia vicino al camino. Ai muri delle incisioni, acqueforti del Piranesi e ritratti a mezza tinta. Nessun quadro. Pickering è seduto al tavolo, occupato con alcune carte e un diapason del quale s’è appena servito. Higgins è in piedi vicino a lui, e richiude due o tre cassetti dello scaffale. Nella luce mattinale appare un uomo robusto, vivace, piacente, sui quarant’anni o giù di lì. Veste una marsina nera, colletto di lino bianco, cravatta di seta nera. Aria professionale. Tipo energico, appassionato per la scienza, animato da un’ardente, quasi violenta curiosità per tutto quanto può essere oggetto di studio positivo. Incurante di sé e degli altri, per quel che riguarda il sentimento. Somiglia, tranne per l’età e per l’aspetto, ad un ragazzo impetuoso per la sua insistenza e petulanza nel domandare il perché di tutto, e ha bisogno di essere sorvegliato appunto quasi come un ragazzo perché non commetta, involontariamente, del male. I suoi modi variano da una rudezza simpatica, quand’è di buon umore, ad una burrascosa insofferenza quando qualcosa non gli va bene: ma è così schietto e senza malizia che rimane piacevole anche nei suoi momenti di minor ragionevolezza.
HIGGINS ( chiudendo l’ultimo cassetto). Bene, io credo di avervi mostrato tutto.
PICKERING. È proprio sorprendente. Io non ho capito che a metà, sapete?
HIGGINS. Volete che continuiamo?
PICKERING ( alzandosi e avvicinandosi al caminetto, dove si pone con le spalle al fuoco). No, grazie; no, per stamane ne ho abbastanza.
HIGGINS ( seguendolo e standogli vicino, a sinistra). Siete stanco di udire dei suoni?
PICKERING. Sì. È uno sforzo terribile. Mi pareva d’aver raggiunto il maximum perché posso pronunciare ventiquattro distinti suoni di vocali; ma i vostri centotrenta mi schiacciano. Io non riesco a cogliere nessuna differenza fra molti di essi.
HIGGINS ( ridendo e avvicinandosi al pianoforte per prendervi dei dolci). Bisogna farci la pratica. Da principio, non avvertite nessuna differenza tra i suoni ma poi proseguendo, a poco a poco, la percepite, e finalmente essi vi appaiono distinti come A e B.
La signora Pearce entra. È la padrona di casa di Higgins.
Che c’è?
SIGNORA PEARCE ( evidentemente perplessa). C’è una ragazza che domanda di voi.
HIGGINS. Una ragazza? Che cosa vuole?
SIGNORA PEARCE. Mah? Chi sa? Dice che sarete lieto di vederla, quando saprete perché viene. È una ragazza molto ordinaria. Veramente ordinaria. L’avrei mandata via se non avessi pensato che voi la voleste per farla parlare nelle vostre macchine. Spero di non aver fatto male; ma voi qualche volta ricevete certa gente che... spero mi scuserete...
HIGGINS. Ma avete fatto benissimo, signora Pearce. Ha un accento interessante?
SIGNORA PEARCE. Oh! qualcosa di orribile. Io non capisco come possiate interessarvi...
HIGGINS ( a Pickering). Vogliamo vederla? Fatela entrare, signora Pearce.
Corre al suo tavolo da lavoro e vi prende un disco per il fonografo.
SIGNORA PEARCE ( rassegnata e a malincuore). E sia! Lo faccio soltanto per voi, signore.
Esce dalla porta della scala.
HIGGINS. Questa è proprio una fortuna. Io vi mostrerò come faccio le registrazioni. Noi la sentiremo parlare, ed io registrerò il suo discorso, prima col “sistema Bell” del discorso visibile; quindi in “largo Romic” e poi lo metteremo al fonografo, cosicché potrete avere a disposizione il testo e la voce quando vi parrà, per studiarli.
SIGNORA PEARCE ( tornando). Ecco la ragazza, signore.
La fioraia entra tutta agghindata. Essa ha un cappello con tre piume di struzzo, arancio, celeste chiaro e rosso; ha un grembiule quasi pulito e porta lo scialle intorno alle spalle, con una certa pretesa di eleganza. L’espressione di innocente vanità e di sufficienza del suo deplorevole viso commuove Pickering, che già s’era alzato all’entrare della signora Pearce. Quanto ad Higgins, la sola differenza ch’egli faccia tra uomini e donne è che quando non sta tempestando e imprecando per un nonnulla, fa moine alle donne proprio come fanno i ragazzi con le loro governanti allorché vogliono ottenere qualche cosa.
HIGGINS ( bruscamente, riconoscendola con evidente dispetto). Ma, questa è la ragazza che io notai la notte scorsa! Non serve. Io ho tutte le registrazioni che voglio del gergo di Lisson Grave, non voglio sciupare un altro cilindro per lei.
Alla ragazza:
Andatevene. Non ho bisogno di voi.
LA FIORAIA. Non siate così cattivo. Voi dovete sapere perché sono venuta.
Alla signora Pearce che aspetta alla porta per nuovi ordini:
Non gli avete detto che io sono venuta in automobile?
SIGNORA PEARCE. Sciocchezze, ragazza! cosa credete che importi a un signore come il professor Higgins del modo come siete venuta qua?
LA FIORAIA. Oh! siamo superbi! Lui dà delle lezioni, gliel’ho sentito dire. Ebbene, son venuta per imparare un po’ di cerimonie e se il mio denaro non gli pare abbastanza buono io posso andare altrove.
HIGGINS. Abbastanza buono per che cosa?
LA FIORAIA. Abbastanza buono per voi. Voi sapete, non è vero? Io vengo per prendere delle lezioni, io. E le pagherò anche, non temete!
HIGGINS ( sbalordito). Benissimo!!!
Ripigliando fiato con uno sforzo:
Che cosa aspettate che vi dica?
LA FIORAIA. Bene: se foste un gentiluomo voi mi avreste detto di sedermi, credo. Non vi ho detto che avrò da fare con voi?
HIGGINS. Pickering: dobbiamo dire a questo fagotto di sedersi, o lo scaraventiamo dalla finestra?
LA FIORAIA ( atterrita, corre a ripararsi dietro il pianoforte). Ah-a-oh-ou-au-ooo!
Improvvisamente ferita e offesa:
Io non voglio essere chiamata fagotto, quando offro di pagare come una signora.
Senza muoversi i due uomini la guardano dal lato opposto della stanza, stupiti.
PICKERING ( cortese). Ma che cosa volete, ragazza mia?
LA FIORAIA. Io voglio diventare commessa in un magazzino di fioraia all’angolo di via Tottenham. Ma non mi vogliono accettare finché non parli con più garbo. Lui dice che mi potrebbe insegnare. Io, dunque, sono qui per pagarlo - non per chiedergli un favore - ed egli mi tratta come se fossi spazzatura.
SIGNORA PEARCE. Come si fa ad essere tanto ignorante da credere di poter pagare il signor Higgins?
LA FIORAIA. E perché no? Io so al pari di voi quanto costano le lezioni e sono pronta a pagarle.
HIGGINS. Quanto?
LA FIORAIA ( avvicinandoglisi trionfante). Finalmente parlate! Io ho pensato che sareste stato contento di riavere un po’ di quel che mi buttaste ieri notte.
Confidenziale:
Voi eravate un po’ brillo, non è vero, iersera?
HIGGINS ( imperioso). Sedetevi!
LA FIORAIA. Ah se me lo dite per complimento...
HIGGINS ( tuonando). Sedetevi!
SIGNORA PEARCE ( severa). Sedetevi, ragazza. Fate come potete.
Essa pone la sedia che sta vicino al caminetto tra Higgins e Pickering, e si ferma dietro la sedia stessa aspettando che la ragazza vi si accomodi.
LA FIORAIA. Ah-ah-ah-ou-ou-ooo!
Essa siede un po’ allegra, un po’ sconcertata.
HIGGINS. Come vi chiamate?
LA FIORAIA. Lisa Doolittle.
HIGGINS ( scherzosamente). Elisa, Elisabetta, Betta, Lisa... andarono nel bosco a cercare dei nidi
coll’intonazione di una favoletta.
PICKERING. Ne avevano trovato uno con quattro uova dentro.
HIGGINS. Presero un uovo per una, e ne restarono tre...
Essi ridono dello scherzo.
LISA. Non fate lo sciocco.
SIGNORA PEARCE. Non dovete parlare così, al signore.
LISA. E perché lui si burla di me?
HIGGINS. Veniamo agli affari. Quanto mi pagate per lezione?
LISA. Io so quel che è giusto. Una signora mia amica prende per uno scellino e mezzo l’ora lezioni di francese da un professore veramente francese. Voi non vorrete avere la faccia tosta di chiedermi altrettanto per insegnarmi la mia propria lingua come se fosse francese: perciò io non voglio spendere più di uno scellino: o prendere o lasciare.
HIGGINS ( passeggia su e giù per la stanza, facendo suonare le chiavi nelle tasche). Vedete, Pickering, se considerate uno scellino, non come uno scellino, ma come una percentuale della rendita di questa ragazza, allora sarà il sicuro equivalente dei cento o duecento scellini che può darmi un milionario.
PICKERING. Perché?
HIGGINS. Mettete in cifre. Un milionario ha circa 3.000 scellini al giorno. Essa ne guadagna circa 3 al giorno.
LISA ( altezzosa). Chi lo ha detto, io...
HIGGINS ( continuando). Essa mi offre un terzo del suo guadagno per una lezione. Un terzo della rendita di un milionario sarebbe 1.000 scellini. Perdinci, è enorme! È la più alta offerta che mi sia stata fatta.
LISA ( alzandosi terrorizzata). Mille scellini? Io non ho mai offerto mille scellini; io ho...
HIGGINS. Zitta!
LISA ( piangendo). Ma io non ce li ho, mille scellini.
SIGNORA PEARCE. Non piangete, scioccherella. Nessuno vi toccherà il vostro denaro.
HIGGINS. Qualcuno vi accarezzerà con un manico di scopa, se non smettete di mugolare. Sedetevi.
LISA ( obbedendo tremante). Ah-ah-ah ou-ou-ou-ooo. Si direbbe che siete mio padre.
HIGGINS. Se mi decido a darvi lezione, sarà peggio di due padri insieme, per voi.
Egli le porge il fazzoletto di seta.
LISA. Cosa devo farne?
HIGGINS. Asciugatevi gli occhi. Asciugate ogni parte del volto che sentite umida. State attenta, questo è il vostro fazzoletto, e questo è il vostro scialle. Non scambiate l’uno con l’altro, se volete diventare commessa in una bottega.
LISA ( grandemente confusa, rimane vicino a lui senza nulla dire).
SIGNORA PEARCE. È inutile parlarle così, signor Higgins: tanto non può capirvi. Del resto il torto è vostro: essa non sa come fare.
Le riprende il fazzoletto.
LISA ( riafferrandolo). Ohilà! Ridatemi quel fazzoletto. Egli lo ha dato a me, non a voi.
PICKERING ( ridendo). Certo! E io credo che debba esser considerato cosa sua, signora Pearce.
SIGNORA PEARCE ( rassegnata). Fate come vi pare, signor Higgins.
PICKERING. Higgins, questo m’interessa assai più del Garden Party dell’ambasciatore! Io vi proclamerò il più gran maestro vivente se ci riuscite. Vi rimborserò tutte le spese dell’esperimento. E pagherò io le lezioni.
LISA. Oh, voi siete molto buono! Grazie, capitano.
HIGGINS ( tentato guarda la fioraia). È quasi irresistibile! Così squisitamente volgare, così orribilmente sporca!
LISA ( protestando energicamente). Ah-ah-ou-ou-ooo! Io non sono sporca. Io mi lavo tutte le mattine le mani e la faccia.
PICKERING ( ridendo). È certo, Higgins, che non avete intenzione di farle girar la testa con le vostre adulazioni!
SIGNORA PEARCE ( impacciata). Oh! non lo dite, signore. C’è più di un modo di far girare la testa alle ragazze; e nessuno lo sa meglio del signor Higgins. Io spero che non lo incoraggerete a fare di queste corbellerie...
HIGGINS ( sempre più eccitato dall’idea che lo invade). Che cos’è la vita se non una serie di inspirate corbellerie? La difficoltà è di trovare da commetterle. Non vi lasciate mai sfuggire l’occasione; non se ne presentano tutti i giorni. Io di questa goffa stracciona posso fare una duchessa.
LISA ( respingendo energicamente la definizione). Ah-ah-ah-ou-ou-ou-ooo!
HIGGINS ( tras...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. PIGMALIONE
  3. Indice
  4. Intro
  5. UN PROFESSORE DI FONETICA
  6. PIGMALIONE
  7. ATTO PRIMO
  8. ATTO SECONDO
  9. ATTO TERZO
  10. ATTO QUARTO
  11. ATTO QUINTO
  12. APPENDICE
  13. Ringraziamenti