L’IMPATTO SUI NUOVI PROCESSI
Lo smart working cambia il lavoro (e la produzione)
Sebastiano Fadda.
Presidente Inapp
di Sebastiano Fadda
Vediamo spesso numerosi segnali di una visione riduttiva della problematica e delle potenzialità dello “Smart Working”: concentrazione esclusiva sulla regolamentazione giuridica del rapporto di lavoro, predisposizione di “graduatorie” basate su parametri di tipo individuale (figli minori, patologie, distanza dal luogo di lavoro), predeterminazione di date e “quote” di lavoro agile. Considerare solo questi aspetti al di fuori del contesto sistemico della trasformazione tecnologica significa sterilizzare tutte le opportunità che si aprono con la riorganizzazione dei processi produttivi. La pandemia è stata una frustata: ci si è accorti che è possibile lavorare anche da remoto, si sono anche elaborate classifiche di lavori più o meno “remotizzabili”. Ma da qui a vedere come questa possibilità possa essere sfruttata per ridisegnare radicalmente processi produttivi e organizzazione del lavoro ce ne passa. A questo fine occorre focalizzare l‘attenzione sulla seguente catena di relazioni.
Primo: sono le nuove tecnologie a innescare la trasformazione. La connettività totale, l'enorme massa di big data, internet of things (M2M), intelligenza artificiale danno luogo a sistemi di produzione ciber-fisici, caratterizzati da uno stretto legame tra elementi fisici e mondo virtuale: tutti gli oggetti, da passivi” diventano “attivi”. Ciò avviene attraverso l'utilizzazione di codici a barre, sensori, indicatori con radiofrequenze e altre innovazioni tecnologiche. La produzione industriale ne resta profondamente modificata, ma questa dinamica di trasformazione abbraccia praticamente tutti gli ambiti del vivere sociale. Basta brevemente menzionare, nel campo delle infrastrutture, la “casa connessa” e le smart cities; nel campo dei servizi sanitari il monitoraggio a distanza delle condizioni cliniche, le centraline di monitoraggio robotizzate, la realizzazione di indumenti con sensori incorporati, la chirurgia robotizzata; nel campo della logistica i centri di stoccaggio automatizzati, i sistemi di tracciabilità sofisticati e i sistemi di consegna automatizzati. Non dimentichiamo poi tutto il settore dell'automotive.
IBRIDO
«Lo smart working è un ibrido finalizzato a migliorare la produttività dell’impresa e la qualità del lavoro»
Secondo: l'adozione delle nuove tecnologie comporta una ristrutturazione dei processi produttivi e di conseguenza dell'organizzazione del lavoro. Quest'ultima si sviluppa in tre direzioni: ridimensionamento di processi produttivi centralmente pianificati con rigide assegnazioni di mansioni fisse e meramente esecutive; maggior autonomia degli addetti, maggior spazio per decisioni indipendenti, crescente mobilità tra mansioni e ruoli; infine, riduzione dei rapporti meramente gerarchici e maggior collaborazione e valorizzazione del capitale cognitivo degli addetti, con riduzione dei compiti individuali e ripetitivi, a favore di funzioni collettive di problem solving affidate alla responsabilità di gruppo.
Terzo: è in questo contesto di trasformazione dei processi che vanno inseriti modelli organizzativi capaci di combinare funzioni e fasi lavorative da svolgere in presenza con funzioni e fasi lavorative da svolgere in remoto. In questo senso lo smart work è un “ibrido” finalizzato a migliorare efficienza e produttività dell'azienda, qualità del lavoro e benessere dei lavoratori. In questo campo, padroneggiando le nuove tecnologie, deve dispiegarsi la capacità manageriale di riorganizzare attraverso una accorta pianificazione dei processi: contenuti del lavoro, tempi di lavoro (in presenza e da remoto), luoghi di lavoro (casa e altri), spazi aziendali, oltre che nuove modalità di leadership, coordinamento, supervisione, valutazione dei risultati, relazioni sociali nell'ambito dell'azienda. Altro che quote, graduatorie e date!
Quarto: a questo punto devono porsi le questioni regolatorie del rapporto di lavoro (quali retribuzioni, carriere, disconnessione, buoni pasto, straordinari, valutazione, sicurezza sul lavoro, formazione permanente, etc.) da definire, nel rispetto di una cornice legislativa di massima, attraverso la gestione delle relazioni industriali in aderenza alle specificità dell'azienda. Qui si pongono anche le questioni dei necessari investimenti formativi per la crescita sia delle competenze manageriali sia di quelle dei lavoratori. come pure la questione dei necessari investimenti infrastrutturali sia da parte delle aziende sia da parte delle istituzioni pubbliche. Ma per risolvere questi problemi è essenziale aver capito che lo Smart working non è tanto una nuova modalità di prestazione dell'attività lavorativa, quanto una nuova modalità di organizzazione dei processi produttivi da cui discende una nuova modalità di prestazione lavorativa, la quale è un mix di lavoro in presenza e lavoro da remoto, quindi un “ibrido” la cui composizione varia sulla base di diversi elementi specifici dell'azienda (settore, classe dimensionale, territorio, tecnologie adottate, capacità manageriali, competenze dei lavoratori).
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Non solo lavoro agile
Nota: Campione: 161 Grandi imprese, 500 PMI E 643 PA. Fonte: Politecnico di Milano
LE REGOLE
Sarà prorogata la procedura dell’atto unilaterale
di Claudio Tucci
La normativa sul lavoro agile emergenziale in scadenza a fine aprile verrà prorogata. Dopo un approfondito dibattito politico, raccogliendo anche le proposte-appello delle parti sociali, il governo è pronto a presentare nel prossimo decreto sostegni una norma che sposta in avanti il termine (a oggi fissato al 30 aprile) che consente ai datori di lavoro di poter attivare lo smart working con un atto unilaterale, senza cioè dover sottoscrivere un accordo individuale, come invece previsto dalla legge ordinaria, la n. 81 del 2017, che, in assenza di proroga, tornerebbe vigente tra un paio di settimane, costringendo le aziende a nuovi adempimenti burocratici per milioni di lavoratori.
La norma che dispone una nuova proroga delle regole semplificate sullo smart working è in corso di scrittura al ministero del Lavoro (prima del varo ci sarà un passaggio con le parti sociali); e, da quanto si apprende, la proroga dovrebbe viaggiare di pari passo con il decorso della pandemia e la ripresa su larga scala delle attività produttive, indicativamente prevista per dopo l'estate, quando secondo le stime dello stesso esecutivo si dovrebbe raggiungere una diffusione delle vaccinazioni effettuate tale da poter far ritenere ragionevolmente raggiunta l'immunità di gregge.
L'ipotesi su cui spinge una larga fetta della maggioranza, da Fi alla Lega e buona parte del Pd, è una proroga delle regole semplificate sullo smart working almeno fino al 30 settembre per assicurare alle imprese un arco temporale adeguato per disciplinare il lavoro agile tra i propri dipendenti.
Il tema è delicato, soprattutto, come detto, per i numeri in gioco. Secondo le prime analisi dell'Osservatorio del Politecnico di Milano e di Randstad Research, nei prossimi mesi, il lavoro agile potrebbe interessare una platea tra i 3 e i 5 milioni di lavoratori, confermandosi uno strumento che piace alle persone, e che ha saputo, durante la fase acuta della pandemia, coniugare produttività, sicurezza e conciliazione vita-lavoro (attualmente, ha ricordato l'Inapp, sono in lavoro agile oltre 5 milioni di addetti, erano 6,5 milioni durante il primo lockdown - nelle grandi imprese il 54% dei dipendenti presta la propria attività, in tutto o in parte, “da remoto”). «Mi aspetto che la proposta normativa allo studio del governo preveda la proroga del lavoro agile almeno fino al 30 settembre - spiega la sottosegretaria al Lavoro, Tiziana Nisini -. Come Lega abbiamo preparato anche un emendamento per chiarire che la cassa integrazione possa essere concessa in continuità con le 12 settimane di ammortizzatore Covid-19 previste dalla manovra 2021, senza quindi buchi temporali, e dando, contemporaneamente, più tempo alle aziende di presentare la domanda».
A spingere per almeno il 30 settembre è anche Paolo Zangrillo, membro della commissione Lavoro della Camera, che al decreto Sostegni 1 aveva presentato un apposito emendamento, poi trasformato in ordine del giorno vincolante per il governo. La norma di proroga oggi allo studio del ministero del Lavoro conferma questo impegno.
«Mi aspetto una proroga fino al 30 settembre»
Tiziana Nisini (sottosegretario al Lavoro)
Nuove regole.
Il ministro del Lavoro ha insediato una commissione per studiare una nuova disciplina organica per lo smart working
Aperture anche dal Pd. «È necessario dare più tempo alle imprese per formalizzare gli accordi individuali e disegnare il lavoro agile post emergenza - ha detto la neo presidente della commissione Lavoro del Pd, Romina Mura - dopo che nei giorni scorsi la capogruppo dem a Montecitorio, Debora Serracchiani, si era espressa a favore di una proroga delle regole semplificate dello smart working -. Successivamente - ha proseguito Mura - occorrerà aprire un confronto tra le parti sociali per definire le nuove regole dello smart working».
L'appello è stato subito raccolto dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando, che ha incardinato un gruppo di lavoro (che si riunirà a metà settimana) per iniziare a sistematizzare lo strumento, e ad aggiornare la cornice normativa (nei giorni scorsi la commissione Lavoro della Camera ha approvato, su input del ministero del Lavoro, una norma che riconosce il diritto alla disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche e dalle piattaforme informatiche per i lavoratori agili, nel rispetto degli accordi tra le parti e fatti salvi eventuali periodi di reperibilità concordati). Sempre su pressing del ministero del Lavoro, nel decreto Sostegni 2 è pronta anche una norma per i giovani Neet, che prevede un fondo per la “scuola dei mestieri” per consentire alle aziende che prevedono alto tasso di specializzazione di fare scuole per ragazzi nei principali settori della manifattura, tessile, cantierisica, solo per fare alcuni esempi.
18 aprile
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IL BILANCIO
Il telelavoro risposta all’emergenza, non strategia
Daniele Marini.
Professore di Sociologia dei processi economici all’Università di Padova
di Daniele Ma...