Vita privata di Rubens
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Vita privata di Rubens

dal diario del suo segretario Deodatus Van den Berg

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Vita privata di Rubens

dal diario del suo segretario Deodatus Van den Berg

Informazioni su questo libro

Romanzo storico sulla vita del grande pittore fiammingo in forma di diario, il libro trae spunto dalle numerose cronografie inglesi e francesi dei primi del '900, conservate all'Archivio Vaticano, e dal diario compilato dal segretario di Rubens, Deodatus Van der Berg, fedele compagno di vita. Il racconto avvincente della vita dell'artista ci rivela le amicizie, gli amori, l'intensa attività diplomatica internazionale e i rapporti che Rubens intratteneva con le corti europee. Simonetta Nuvolari Duodo Valenziano è stata una giornalista e scrittrice, ha condotto ricerche sulla vita quotidiana della donna nella storia e sulla psicanalisi della comunicazione visiva, ha pubblicato per De Ferrari numerosi romanzi e saggi.

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Informazioni

Come tumultuose acque sorgive che sgorgano dal profondo di un fiume sotterraneo, i ricordi mi affollano la mente e il cuore. Ora che la fiaccola che ha illuminato il sentiero della mia vita si è spenta, sono assalito dal timore che tutto il mio passato sparisca nel buio dell’oblio.
Certo, rimangono le opere create dal suo genio, ma nessuno, oltre a me, che per tutta la vita sono stato la sua ombra, può svelare le pieghe più segrete dell’anima sua, l’intensità dei suoi tormenti, l’esultanza della sua gioia, la sua passione per la bellezza e la dolcezza dei suoi amori.
Il mio padrone era incapace di odiare, e le sue collere erano brevi e passeggere, come nuvole di primavera.
Quella sera di maggio quando si spense, credevo che la morte ci avrebbe ghermito insieme. Invece, dopo un periodo di dolore, mi sono stabilito in campagna presso la famiglia di una mia sorella, dove ora vivo tranquillo ordinando questi miei ricordi sulle note, le lettere, i conti e gli appunti del mio signore, di cui fanno parte anche le mie note giornaliere sull’amministrazione della sua grande casa.

3 Febbraio 1641, San Biagio

Oggi ho terminato lo scritto di questa mia opera proprio nel momento in cui mi venne annunciata la nascita della piccola Constance Albertina, la figliolina postuma del mio signore Pietro Paolo Rubens e della sua giovane moglie Helène Fourment. E’ a lei, piccola rosa d’inverno, che dedico questo mio scritto che racconta giorno per giorno la vita intima e domestica di suo padre, il mio caro padrone Pietro Paolo Rubens. Egli sarebbe stato certamente per lei un padre amorevole, ma già da tempo aveva presagito la sua morte quando dipinse la “Via Lattea”, dalle metamorfosi di Ovidio.
La “Via Lattea” fu il suo sogno divenuto realtà, in cui s’intreccia la sua conoscenza dell’arte alchemica. Egli ben conosceva gli scritti di San Giacomo di Compostella, il grande alchimista cristiano, che sosteneva che la Via Lattea era il cammino abbandonato dal sole in cui potevano incontrarsi i vivi e i morti, diretti verso una luce senza tempo.
Nei miei primi ricordi d’infanzia vedo i campi di erba alta della campagna di “Siegen” in Westfalia e sento il profumo del maggese di trifoglio, che si mischia a quello dolce del seno di mia madre che allatta contemporaneamente me e il mio piccolissimo fratello di latte Pietro Paolo.
Mentre poppiamo, ci accarezza, chiamandoci i suoi agnellini, per poi sistemarci in una cesta appesa a un albero, ninnati dalle canzoni delle donne che voltano il fieno e che parlano di Mariettina e della sua veste rosa e delle scarpette con le rosette fatte apposta per ben danzar.
Mia madre si chiamava Jutta e mio padre Justus Van den Berg, egli era uno dei piccoli agricoltori nella piana di Siegen. Mio padre e mia madre furono ben contenti quando li chiamò il maniscalco del castello di Dillenburg perché prendessero a balia l’ultimo nato della famiglia Rubens.
Madama Marie Pypelinckx Rubens affidò il figlio neonato Pietro Paolo ai miei genitori per un periodo di baliatico di tre anni con un contratto in parte pagato con sei ducati d’oro ed in parte con doni in natura come abiti, cibo e tutto il necessario per la costruzione di stalle e magazzini.
La mia famiglia avrebbe vissuto con quel denaro per alcuni anni e avrebbe rifatto il tetto di torba e la latteria per le vacche.
Il mio nome è Deodatus Van den Berg e sono nato a Siegen il giorno della fiera di Sant’Alberto, l’otto Aprile 1577 mentre il mio padrone nacque il 29 Giugno 1577 e sua madre lo portò nella nostra casa ai primi di Luglio, quando la vita è più facile per tutti i cuccioli che possono crescere sani e forti al calore del sole.
Noi due dormivamo nella stessa cesta imbottita di fieno profumato, crescevamo con lo stesso latte e godevamo degli stessi allegri baci con lo schiocco con cui ci amava mia madre.
Io ero bruno con gli occhi scuri e Pietro Paolo era biondo con gli occhi dorati, ambedue avevamo una testa riccia, eravamo forti come torelli e non potevamo stare uno senza l’altro.

31 Maggio 1580, Visitazione di Maria

Mentre noi stavamo giocando con i cuccioli della cagna Stern, entrò nel nostro cortile una carrozza da viaggio in cuoio dalla quale discese una bellissima dama vestita di seta azzurra come la Madonna del Chiostro di Santa Maria. Quella fu la prima volta che Pietro Paolo incontrò sua madre.
Allora per noi il tempo non aveva nome: oggi pioveva, ieri c’era il sole e domani chissà…
Mutavano le cose intorno a noi ma il nostro mondo era sempre uguale e ne accettavamo ogni evento senza paura perché eravamo insieme. Ma l’arrivo della signora ci fece temere una separazione, così ci nascondemmo nel fienile così bene che quando ci ritrovarono Madama Marie era ripartita e la nostra vita continuò come sempre ma con abiti nuovi e venne costruita una nuova stalla per le pecore. La mamma di Rubens probabilmente fu assai sollevata nel vedere il suo figliolino forte e sano e lo lasciò ben volentieri nella nostra casa anche se era svezzato perché avrebbe avuto bisogno di tutte le sue forze per far fronte ad una situazione familiare che le avrebbe causato dolore e preoccupazioni.
Il padre di Pietro Paolo, Jan Rubens, era un uomo attraente, alquanto vanesio, figlio di un farmacista di Anversa. Fu mandato dalla famiglia, che aveva su di lui progetti alquanto ambiziosi, a studiare diritto civile economico a Padova, Roma e Lovanio.
Dopo aver sposato la bionda Marie Pypelinckx, figlia di un ricco fabbricante di arazzi, divenne consigliere comunale di Anversa.
Poiché la nuova classe dirigente dei Paesi Bassi aveva abbracciato la causa della Riforma, Jan Rubens si convertì al protestantesimo, pensando che Guglielmo di Nassau, principe d’Orange, l’avrebbe avuta vinta sul cattolicissimo re Filippo II di Spagna. Ma non andò così perché Filippo mandò nelle Fiandre un esercito di 30000 soldati sotto la guida di Ferdinando Alvarez di Toledo, duca d’Alba, per ripristinare l’ordine ed il cattolicesimo.
Furono arrestati i nobili e gli intellettuali dissidenti, ed ebbe inizio così una guerra che sarebbe durata trent’anni, ma Guglielmo d’Orange fu pugnalato a morte a Delft dal fanatico Baldassarre Gérard.
Nel 1568 Jan Rubens con la moglie e i quattro bambini, grazie all’aiuto di alcuni amici, fuggì da Anversa per stabilirsi a Colonia dove esercitò l’avvocatura.
A Colonia Jan Rubens viveva in una bella casa di pietra serena, ed ebbe l’incarico di curare l’amministrazione dei beni di Anna di Sassonia, moglie di Guglielmo il Taciturno. Lei era una gran dama molto ricca ma vecchia e brutta e dopo poco s’innamorò di lui. I due decisero di andare a vivere nel castello di Dillenburg, da cui Madama Marie fuggì una notte piangendo. Scoppiò uno scandalo e si parlò di fatture amorose e filtri magici. Le due famiglie posero fine alle maldicenze chiudendo Anna in un convento e confinando Jan in uno squallido casolare di pietra sperduto nei campi di Siegen.
La storia d’amore dei due scampò miracolosamente alle fiamme dell’Inquisizione ed alla denuncia per stregoneria, per cui è tristemente nota tutta la Westfalia dove molte nobili dame sono confinate nei conventi essendo scampate ai roghi.
Jan venne condannato a morte per impiccagione perché colpevole di adulterio e fu liberato grazie al giuramento di sua moglie sulla sua fedeltà, in nome dei quattro figli e di quello che attendeva; ella dichiarò che il suo bel marito era caduto vittima di un incantamento.
Per evitare un ulteriore scandalo, Jan Rubens venne liberato e nell’Aprile 1574, quando la famiglia tornò nel castello di Dillenburg e a Colonia, nacque Philip. Jan riaprì lo studio pagando una cauzione di 6000 talleri, ed il 28 Giugno 1577 venne alla luce il piccolo Pietro Paolo Rubens.

25 Dicembre 1582, Santo Natale

Ricordo con sgomento quel mattino di Natale in cui nella fattoria nessuno aveva acceso il fuoco e ci aveva portato la scodella di latte caldo; noi bambini, intirizziti dal freddo, aprimmo le ante del letto ad armadio dei miei genitori e li trovammo morti stecchiti per la peste nera che si era portata via nobili, contadini e borghesi in gran numero.
Eravamo così piccoli e sperduti che nessuno si sarebbe curato di noi e, se non fosse stato per il curato, che venne a benedire i morti di quel giorno, e che avvisò Madame Marie, noi ci saremmo persi nei campi innevati dove nessuno ci avrebbe cercato.
La mamma di Pietro Paolo ci trovò piangenti nella stalla, ci avvolse in una pelliccia di lupo cerviero e ci sistemò nella grande slitta dove, cullati dal trotto dei cavalli, ci addormentammo.
Ricorderò per tutta la vita quel primo risveglio nella confortevole dimora borghese della famiglia Rubens a Colonia, dove io fui subito accettato non proprio come un figlio ma quasi.
La fiamma resinosa del camino riempiva la stanza di tepore, il letto con il baldacchino dipinto a stelle, il saccone di piuma d’oca, la bagnarola di rame per lavarci, la piacevole sensazione del corpo e dei capelli puliti senza pidocchi e degli abiti morbidi e il latte caldo alla noce moscata con il pane e il miele furono tutte sensazioni nuove e piacevoli.
Improvvisamente eravamo diventati il centro dell’attenzione benevola e scherzosa di quella grande famiglia che si faceva gioco della nostra timidezza e del nostro rozzo comportamento.
Nella grande casa di pietra con il tetto di rame irto di comignoli era cominciata la nostra nuova esistenza, e la prima cosa che imparammo fu di non mangiare con le mani e di fare l’inchino ai padroni di casa.

21 Gennaio 1584, Sant’Agnese

Ora non dormo più con Pietro Paolo, lui divide una camera con il fratello Philip ed io dormo nel dormitorio dei servi, in soffitta. Non è poi così male, tutti mi vogliono bene e attraverso le chiacchiere delle serve imparo gli usi ed i costumi della vita dei padroni.
Jan Rubens ha dovuto riconvertirsi al cattolicesimo perché i suoi nuovi protettori sono cattolici, come lo è il suo ricco ed autoritario suocero che gli ha inviato molti dei nuovi clienti.

2 Febbraio 1584, Presentazione al Tempio di Nostro Signore

Nevicava su Colonia ed era una neve fantasiosa che ammorbidiva i contorni delle case, delle fontane e dei campanili. Pietro Paolo ed io, vestiti elegantemente di nero e con due pesanti bauli, fummo accompagnati da Jan Rubens alla scuola dei Gesuiti. Io entravo nel severo collegio come valletto di Pietro Paolo: servendo alla sua tavola, prendendomi cura dei suoi abiti, dormivo accanto a lui in uno stretto lettino a rotelle.
Poiché lo seguivo ovunque, imparavo con lui il tedesco, il latino e a far di conto.
Il tempo passava veloce, al riparo delle spesse mura, intervallato dalle rare visite della famiglia Rubens e, dopo un periodo inquietante, in cui i preti tentarono di farci diaconi, fummo lasciati in pace e scoprimmo il gusto di imparare dai nostri maestri.
Cantavamo nel coro delle voci bianche della cappella ed eravamo felici quando potevamo giocare a palla a mano nel cortile.

13 Aprile 1587, Domenica delle Palme

Ci sono venuti a prendere con la notizia della morte di Jan Rubens.
Non eravamo particolarmente addolorati perché lo conoscevamo appena, ma ci sentivamo sperduti poiché la nostra vita sarebbe di nuovo cambiata, ma in fondo al cuore avevamo imparato a coltivare la speranza che i cambiamenti potessero portare qualcosa di piacevole.
La casa era triste e lugubre e tutti piangevano disperati. Poco prima che Jan Rubens venisse sepolto, arrivò da Anversa Magister Pypelinckx, il ricco nonno dei piccoli Rubens che prese in mano la situazione, come aveva già fatto altre volte. Il vecchio in due anni riuscì a procurare per Marie e tutti i suoi figli un passaporto ed un attestato che li dichiarava cattolici.
Egli restaurò la vecchia magione di Piazza de Meir ad Anversa, dove nella primavera del 1589 si trasferì tutta la famiglia Rubens. Magister Pypelinckx, che nel frattempo era rimasto vedovo si riservò un piano nella casa di Piazza de Meir, dove finalmente poté vivere con l’unica adorata figlia ed i suoi nipoti.

15 Settembre 1589, Beata Vergine Maria Addolorata.

Il nonno di Pietro Paolo iscrisse lui ed il fratello Philip alla costosa scuola di latino di Mastro Rombout Verdonck, ed io vi venni accettato come loro servitore.
Il figlio più grande, Giovanni Battista, fu mandato a Roma all...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Colophon
  4. 3 Febbraio 1641, San Biagio
  5. Bibliografia