Città Sostenibilità Resilienza
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L'urbanistica italiana di fronte all'Agenda 2030

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Città Sostenibilità Resilienza

L'urbanistica italiana di fronte all'Agenda 2030

Informazioni su questo libro

Sono trascorsi sei anni dall'approvazione dall'accordo internazionale per l'adozione della Risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del settembre 2015 Trasformare il nostro mondo: l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, finalizzata all'adozione a livello globale dell'Agenda dello sviluppo per il prossimo quindicennio. Si è proposto allora un programma d'azione per le persone, il pianeta e la prosperità quale grande sfida globale, nonché indispensabile, per l'affermazione dello sviluppo sostenibile. Nei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs), nei quali l'Agenda Onu 2030 si articola attraverso 169 targets, si sancisce in modo inequivocabile il nesso tra condizioni di povertà e crisi ambientale del pianeta, tematizzando il rapporto attuale, sempre più stretto, tra i cambiamenti ambientali e le dissimmetrie sociali, innovando profondamente il concetto stesso di sviluppo sostenibile così come lo avevamo ereditato dalla sua prima definizione del 1987. Il volume raccoglie, con talune modalità inedite rispetto ai format editoriali consolidati della Siu, le riflessioni della XXII Conferenza nazionale della Società degli urbanisti, tenutasi a Bari e Matera, sulla questione delle responsabilità, delle competenze e degli strumenti dell'urbanistica italiana di fronte alle sfide lanciate dagli SDGs, partendo dal Goal 11, Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili e dalla sua articolazione in 7 targets, e mettendo alla prova la disciplina anche su altri Global Goals dell'Agenda 2030. La dimensione pratica e agente della disciplina, disposta a utilizzare nuovi processi cognitivi, e da sempre disponibile a contaminarsi con nuovi saperi, non può relegarsi solo nello spazio ristretto degli obiettivi in cui è chiamata a operare, ma, interfacciandoli e implementandoli, ne vuole individuare altri in cui ha competenza e può tornare ad essere utile e «a operare sul campo».

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Informazioni

Parte seconda

Visioni di sostenibilità per territori, paesaggi e città

I. Trasformare il mondo attraverso agende globali e locali?

di Jeffrey Sachs
Sono lieto e onorato di essere qui presente oggi per discutere le cinque «grandi sfide urbane» che la maggior parte della popolazione mondiale sta già affrontando o a cui dovrà far fronte nel XXI secolo. Tali sfide sono: gli stress ambientali, l’urgenza di una conversione all’energia verde, la demografia, la necessità di reti globali e le questioni inerenti alla qualità della vita.
Stress ambientali
Tutti gli habitat umani stanno subendo stress ambientali di portata straordinaria e in continuo aumento e ogni giorno nuove prove confermano questo problema. Ci sono numerosi stress ambientali di crescente intensità che stiamo affrontando: ondate di calore, siccità, innalzamento del livello dei mari e aumento dei rifiuti.
Da questo punto di vista, sappiamo che l’Italia sta subendo tutti questi fenomeni. Oggi, 6 giugno 2019, è un giorno straordinariamente caldo in tutto il pianeta. Delhi in India raggiungerà 43 C°; Lahore in Pakistan 46 C°; Riyad in Arabia Saudita 46 C°. Stiamo vivendo un periodo drammatico all’insegna dell’accelerazione del riscaldamento globale.
Nel maggio 2019 abbiamo raggiunto la massima concentrazione di diossido di carbonio nell’atmosfera – 414 parti per milione –, una concentrazione registrata l’ultima volta milioni di anni fa. La temperatura della Terra è aumentata già di 1,1 C°, ma è destinata a salire fino a 1,5 C° nell’arco di due decenni o in tempi ancora più brevi. Le conseguenze, ahimè, sono assolutamente drammatiche. Si registra un’estesa e crescente intensità dei fenomeni siccitosi. Buona parte dell’Europa così come Cina, Africa, Australia e America del Sud sono state interessate da siccità. L’Italia è in stato d’emergenza per quanto riguarda i massicci deficit di idratazione del suolo, così come i Balcani, l’Europa centrale e orientale e buona parte della Spagna.
Le conseguenze sono molto gravi. Nel 2019 l’Italia ha registrato un calo del 57% del raccolto di olive (Neslen 2019), questa riduzione è il risultato di una combinazione di condizioni di siccità, temperature elevate e ulteriori agenti patogeni che influenzano la crescita degli ulivi. Questa è la complessa tragedia che stiamo vivendo. Sappiamo che, a fronte dell’aumento delle temperature, il livello dei mari si sta innalzando a una velocità senza precedenti. Stiamo già registrando temperature che porteranno nel tempo a un aumento dei livelli dei mari di diversi metri. Recenti studi condotti sulle pianure costiere italiane, in particolare sull’area di Venezia (Antonioli e altri 2017), mostrano come stia già subendo massicce e croniche inondazioni che porteranno alla sua distruzione se non poniamo fine a questi disastrosi aumenti dei livelli del mare. E lo stesso dicasi, naturalmente, per numerose altre aree costiere italiane. Lo stesso vale anche per il mio paese, gli Stati Uniti, e la mia città, New York, anch’essa straordinariamente vulnerabile all’aumento dei livelli dei mari. Circa un miliardo di persone nel mondo vive sulle pianure costiere e sarebbe devastato a fronte di un innalzamento del livello del mare di vari metri.
Per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico registrato oggi, l’aria è decisamente insalubre dal Medio Oriente fino all’Asia occidentale, meridionale e orientale, mentre è di qualità mista in Europa e negli Stati Uniti. Questo inquinamento dell’aria naturalmente interagisce con i cambiamenti climatici, con l’ozono della troposfera e con gli aerosol inquinanti. I combustibili fossili causano non solo il riscaldamento globale, ma anche l’inquinamento locale e regionale dell’aria, che costa ogni anno milioni di vite in tutto il mondo, in particolare nelle aree urbane che soffrono per l’inquinamento atmosferico.
Sappiamo, inoltre, che stiamo perdendo la battaglia contro i rifiuti. La produzione fisica di rifiuti nelle nostre città, incluso l’inquinamento su vasta scala dovuto alla plastica, ha raggiunto proporzioni disastrose. Questo inquinamento da rifiuti contribuisce inoltre all’emergenza climatica causata anche dall’emissione di metano, un potente gas serra, da parte delle discariche. A meno che non passiamo realmente a un’economia circolare con un’efficienza maggiore nell’utilizzo delle risorse fisiche e non smettiamo di fare affidamento sulle discariche, finiremo avvelenati dai nostri stessi rifiuti. Sommando tutti questi fattori, ci troviamo ormai con le spalle al muro per quanto riguarda il degrado ambientale. E, ciononostante, non siamo stati in grado di intraprendere una mobilitazione adeguata a livello globale.
Conversione all’energia verde
Una parte essenziale della soluzione è la decarbonizzazione del sistema energetico. Dobbiamo elettrificare le città per smettere di fare affidamento sul petrolio, sul gasolio per il riscaldamento e sul metano e passare a un’urbanizzazione basata sull’elettricità con la potenza prodotta tramite energia rinnovabile.
L’Italia potrebbe rivestire un ruolo di primo piano in questa conversione, poiché non solo è ricca di energia pulita, se sceglie di sfruttarla, ma è anche dotata di grande tecnologia. Progetti di campi solari su vasta scala sono già attivi e il piano del governo prevede di produrre altri 30 gigawatt di energia solare entro il 2030 (Bellini 2019), ma si potrebbe fare ancora di più. Sarebbe auspicabile collegare il sistema di trasmissione energetica dell’Italia in modo più robusto con il resto dell’Europa e collegare efficacemente l’Europa a un’unica solida rete elettrica e a un unico mercato per l’energia rinnovabile. L’Italia potrebbe rivestire un ruolo di primo piano in tal senso, non solo esportando energia solare ed eolica, ma anche erogando servizi di stoccaggio energetico presso siti di pompaggio idroelettrico messi a punto da Enel e altre aziende leader italiane.
La Fiat dovrebbe produrre, e di fatto sta iniziando a farlo, una nuova generazione di veicoli elettrici, come la Fiat Centoventi, che è stata recentemente presentata quale nuovo progetto di design modulare per veicoli elettrici low cost. Queste sono le automobili che dovrebbero essere guidate nelle città italiane e in tutto il mondo.
Enel è uno dei leader mondiali dell’energia rinnovabile che vanta una portata globale, tra cui Nord America e America Latina, nonché una posizione strategica nel sistema energetico europeo. Enel e altre aziende leader possono e dovrebbero incrementare le tecnologie verdi, in particolare basate su elettrificazione con energia rinnovabile, trasporti a zero emissioni di carbonio e utilizzo di energia rinnovabile per produrre carburanti sintetici. Per fortuna, l’Italia può e dovrebbe assumere un ruolo di leadership per contribuire a raggiungere questo obiettivo.
Demografia urbana
Le nostre città stanno vivendo un forte stress demografico, sebbene l’Europa in misura minore rispetto all’Asia e all’Africa in rapida urbanizzazione. Asia e Africa stanno registrando uno sviluppo urbano profondamente rapido e socialmente distruttivo. I numeri sono noti ma al tempo stesso sorprendenti, come risulta dalla figura 1.
Figura 1. Crescita della popolazione a scala mondiale.
Figura 1. Crescita della popolazione a scala mondiale.
Nel 1950 la popolazione mondiale ammontava soltanto a 2,5 miliardi di persone e solo circa il 30% viveva in città, per un totale di 750 milioni di abitanti. Nel 2050 vivrà nelle città ben il 70% di circa 9 miliardi di persone, ovvero all’incirca 6,7 miliardi. Di fatto, l’urbanizzazione potrebbe rivelarsi di portata perfino superiore per effetto della rapida meccanizzazione dell’agricoltura e dell’attività estrattiva. Ciò significa che il numero di persone che vive nei centri urbani è destinato ad aumentare dai circa 4,3 miliardi odierni a quasi 7 miliardi entro il 2050.
Siamo già sulla traiettoria che ci porterà ad aumentare di più di 3 miliardi le persone che abiteranno nelle città nei prossimi trent’anni. Chi si occupa di urbanistica dovrà far fronte a una forte domanda, poiché assisteremo a un aumento senza precedenti della vita urbana. Le nostre città non sono pronte per queste impennate vertiginose della popolazione. Le città devono essere verdi, elettriche e ospitali, anziché sovraffollate, inquinate e soggette a un crescente stress idrico e a congestioni con una conseguente portata demografica impressionante.
Un’altra tendenza demografica in atto è l’invecchiamento. Non solo vi saranno più persone nelle città, ma saranno più vecchie e perciò le città dovrebbero essere progettate per popolazioni di un’età media che, in Italia, sarà presto superiore ai cinquant’anni (fig. 2).
Figura 2. Andamento dell’età media in Italia.
Figura 2. Andamento dell’età media in Italia.
Prepararsi in vista dell’invecchiamento della popolazione richiede la progettazione di sistemi di trasporto, residenze, parchi e servizi pubblici che soddisfino le specifiche esigenze degli anziani. Se combiniamo la rapida crescita demografica con l’invecchiamento della popolazione e le enormi pressioni sull’ambiente, dovremo affrontare una triplice sconfitta.
Un altro evidente stress demografico, oggi al centro del dibattito politico in tutto il mondo, è la massiccia migrazione dalle regioni attualmente a basso reddito, soggette a stress ambientali e/o dilaniate da conflitti, verso le città del mondo ad alto reddito. L’Africa merita in tal senso particolare attenzione in quanto è il continente che registra l’incremento più rapido della popolazione. Quando l’Africa ha acquisito l’indipendenza alla metà del secolo scorso, la sua popolazione era di circa 230 milioni di persone, oggi è di 1,3 miliardi, più di cinque volte superiore.
Se osserviamo le proiezioni demografiche delle Nazioni Unite, constatiamo una situazione drammatica: lo scenario di fertilità media prospettato dalla Divisione demografica dell’Onu vede l’Africa raggiungere 4,3 miliardi di persone alla fine del secolo, rispetto agli attuali 1,3 miliardi1. Tale aumento, più di tre volte superiore, è il risultato degli elevati tassi di fertilità odierni, che si presume diminuiranno solo gradualmente nel corso del secolo. Se la fertilità non rallenterà secondo le previsioni, il tasso di incremento della popolazione potrebbe essere ancora più drammatico, potenzialmente fino a circa sei miliardi, come illustrato nello scenario di alta fertilità (fig. 3). Se la riduzione della fertilità sarà più rapida, la popolazione potrebbe stabilizzarsi intorno ai 3 miliardi. Lo scenario che si verificherà in Africa dipende fortemente dal fatto che i bambini africani abbiano o meno accesso all’istruzione. Se vi avranno accesso, la riduzione volontaria della fertilità in Africa sarà rapida e prevarrà con maggiore probabilità lo scenario di bassa fertilità. Le pressioni per l’emigrazione in cerca di lavoro verrebbero notevolmente ridotte e la riduzione della povertà fortemente accelerata, entrambe con grande beneficio per l’Africa.
Figura 3. Proiezioni dell’Onu sulla crescita della popolazione africana e relativi tassi di fertilità.
Figura 3. Proiezioni dell’Onu sulla crescita della popolazione africana e relativi tassi di fertilità.
Una delle raccomandazioni che faccio costantemente all’Unione europea è quella di instaurare una solida partnership con l’Unione africana per contribuire a garantire che ogni bambino in Africa abbia accesso a una pubblica istruzione di qualità, almeno fino alla scuola secondaria. Questo sarebbe il modo migliore per porre fine alla povertà estrema e accelerare la diminuzione volontaria degli elevati tassi di fertilità.
Cito queste pressioni demografiche perché riguardano da vicino la sfida urbana. Un incremento molto rapido dei tassi di urbanizzazione, il drammatico aumento di miliardi di persone che vivono in aree urbane, l’invecchiamento della popolazione urbana e la prospettiva di rapida crescita demografica in numerose regioni del mondo a basso reddito sono tutti fattori chiave nelle sfide urbane che dovremo affrontare.
Reti globali di cooperazione
Senza cooperazione globale non ci sono ragionevoli possibilità di affrontare queste sfide. Credo fermamente che il collegamento in rete tra le università di tutto il mondo sia un pilastro chiave della cooperazione mondiale e, anche in questo caso, l’Europa e l’Italia possono e devono rivestire un ruolo assolutamente decisivo. Non solo l’Italia ha praticamente inventato la rete europea delle università circa ottocento anni fa con la fondazione dei grandi atenei italiani, ma l’Europa continua tuttora ad essere al centro delle grandi reti universitarie mondiali. Sono lieto che anche gli Stati Uniti rivestano un ruolo fondamentale all’interno della rete globale dell’istruzione superiore. È estremamente triste e pericoloso che gli Stati Uniti oggi stiano cercando di limitare l’arrivo di studenti cinesi e che le autorità cinesi mettano in guardia i loro studenti riguardo ai rischi di frequentare le università americane. Questo dimostra quanto sia dannosa e distruttiva l’ostilità del presidente Trump verso il mondo. Ma è anche un segnale per l’Europa affinché sia molto più aperta e collaborativa su scala mondiale, anche verso gli studenti e le università asiatiche, che saranno centrali nella risoluzione delle problematiche mondiali del XXI secolo.
Un altro ...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. Indice
  5. Presentazione. L’urbanistica italiana di fronte all’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile di Maurizio Tira
  6. Portare territori e comunità sulla strada della sostenibilità e della resilienza di Nicola Martinelli
  7. Città, natura e sostenibilità di Mariavaleria Mininni
  8. Parte prima. Urbanistica, resilienza e sostenibilità
  9. Parte seconda. Visioni di sostenibilità per territori, paesaggi e città
  10. Parte terza. Politiche per agende urbane sostenibili
  11. Parte quarta. Cartoline
  12. Parte quinta. YoungerSiurs/Più giovani Siu
  13. Parte sesta. Appendice
  14. Gli autori