Mamme che uccidono

Necessità di capire e responsabilità di prevenire

Alessandra Bramante

• Editore: Celid
• Anno: 2021
• ISBN:
  9788867892099
• Argomento: Ciencias sociales
• Categoria: Criminología

Cosa spinge una madre ad uccidere il figlio che ha cresciuto per nove mesi dentro di sé? Quale meccanismo scatta nella mente di queste donne? Sono lucide e programmatrici, oppure agiscono sotto l'influsso di patologie psichiatriche tali da non permettere loro di capire ciò che stanno commettendo? Questi e molti altri interrogativi hanno spinto l'autrice ad occuparsi in modo approfondito di questo fenomeno, per capire e conoscere in modo più profondo il fenomeno dell'uccisione del figlio da parte della madre, reato che più di altri turba profondamente i
nostri equilibri e la nostra sicurezza interna.

1. Mamme che uccidono:
definizione e classificazione

1.1. Introduzione

Anche se succede raramente che una madre possa uccidere il suo bambino, ciò è in grado di suscitare sgomento e una profonda angoscia collettiva. Situazioni di questo genere si sono sempre verificate, forse ciò che oggi è diverso è che se ne parla di più in quanto i mezzi di comunicazione di massa non fanno solo cronaca per informare ma piuttosto per vendere di più il prodotto, facendo troppo spesso mercato del dolore umano.

Colpire un essere innocente e indifeso è di per sé inaccettabile per la nostra società ed è ancora più detestabile quando la morte avviene nel luogo in il bambino si aspetta riparo, la famiglia, e per mano di chi è geneticamente e culturalmente programmato per proteggere la prole e accudirla fino al raggiungimento dell’autonomia.

Nonostante la violenza che ci circonda non siamo culturalmente pronti ad accettare che una madre, polo affettivo e punto di riferimento per il bambino e per la sua crescita, possa togliere la vita al figlio che con tanto sacrificio ha messo al mondo. Ecco perché quando si verificano questi delitti il pensiero va subito all’idea di una madre sicuramente “matta”, che ha ucciso a causa di una qualche infermità di mente.

Ma forse sarebbe importante cercare di essere più pragmatici e accettare, con il cuore e non solo razionalmente, il fatto che il bene e il male coabitano così come il desiderio di creare e quello di distruggere. Infatti anche se il giudizio popolare vuole vedere in questi atti esclusivamente l’espressione della mano della follia, sappiamo che non sempre questi comportamenti nascono in un clima di malattia ma vi sono casi in cui ad essere patologici sono l’ambiente familiare e le sue dinamiche. In queste condizioni si possono manifestare abusi, violenze psichiche o fisiche e nei casi più gravi l’omicidio.

Anche se è difficile da accettare si può affermare che esistono casi, se pur rari, in cui madri uccidono il proprio bambino avendo coscienza e consapevolezza di ciò che stanno compiendo.

È credenza comune che le madri omicide appartengano a un gruppo omogeneo con piccola differenza tra le donne che lo compongono, ma è sufficiente un esiguo numero di casi affinché appaia evidente una prima distinzione tra due gruppi: mamme che commettono neonaticidio, uccidendo il bambino appena nato, e madri che commettono figlicidio cioè l’uccisione di un bambino più grande. Vediamo di seguito le varie definizioni e le classificazioni fatte dai maggiori esperti sull’argomento.

1.2. Definizione

Il diritto pone la distinzione tra infanticidio cioè l’uccisione del neonato dopo il parto o del feto durante il parto, quando il fatto è dete...