Agro pontino globale
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Agro pontino globale

Gli studenti e la scuola tra migrazioni e sviluppo sostenibile

Andrea Stocchiero

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Gli studenti e la scuola tra migrazioni e sviluppo sostenibile

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Il nostro pianeta si trova a una svolta epocale e lentamente, forse troppo lentamente, ce ne stiamo accorgendo. Il cambiamento climatico, la pandemia e le crescenti disuguaglianze ci espongono a nuove grandi sfide. Le migrazioni sono uno degli aspetti di questo cambiamento. Sono un fenomeno strutturale, anche se si continuano a considerare come una emergenza. Di fronte a queste sfide la scuola è un ambiente educativo e sociale centrale per approfondire la consapevolezza del cambiamento e per immaginare il prossimo futuro. D'altra parte, le nuove generazioni digitali sono oggetto e soggetto dell'informazione echiedono di essere protagoniste con movimenti come quello di Fridays for Future.È in questo contesto che si è svolta la ricerca-azione del CeSPI sull'Agro pontino, con una indagine unica nel suo genere, interrogando i giovani studenti sul loro futuro, sullo sviluppo sostenibile, guardando in particolare al fenomeno dell'immigrazione e al ruolo della scuola. La ricerca-azione è stata parte attiva del progetto Get AP! Strategie per una cittadinanza globale dell'Agro pontino finanziato dall'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo.

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Informazioni

Anno
2021
ISBN
9788855222532
Categoria
Sociologie

III. L’inclusione degli studenti con cittadinanza non italiana nelle scuole dell’Agro pontino e l’impegno per lo sviluppo sostenibile

1. L’inclusione scolastica degli studenti con background migratorio.

La scuola ha un ruolo primario nel processo di inclusione sociale e di riduzione delle disuguaglianze, in particolare per i figli di cittadini stranieri che trovano, spesso, nella scuola, uno dei primi luoghi di socializzazione al di fuori del contesto familiare, e di confronto con le istituzioni e con il territorio in cui vivono. Pertanto dobbiamo pensare alla scuola come luogo di inclusione che dovrebbe permettere di superare le difficoltà di inclusione, ad esempio quella linguistica, legata all’arrivo in un paese che non si conosce. Per tale ragione l’istituzione scuola rappresenta un luogo privilegiato di incontro, confronto, conoscenza e scambio tra le diverse culture, in cui è importante cercare di creare un ambiente capace di valorizzare le diverse peculiarità di coloro che ne fanno parte. Nell’Agro pontino, territorio storicamente legato al fenomeno migratorio, questo scambio reciproco è avvenuto in passato con gli studenti provenienti da altre regioni italiane e oggi avviene, o almeno si lavora in quest’ottica, con bambini e ragazzi che hanno una storia migratoria internazionale, individuale o familiare, come nel caso delle seconde generazioni.
L’esperta in materia Graziella Favaro distingue tre diverse fasi che hanno caratterizzato il rapporto tra la scuola italiana e gli studenti stranieri: la fase dell’accoglienza, la fase dei dispositivi d’integrazione e la fase dell’inclusione. Nella prima fase gli alunni stranieri erano di numero contenuto e nei loro confronti vi era un clima prevalente di apertura e curiosità; gli insegnanti avevano meno competenze professionali e un minor numero di strumenti a disposizione: a un interesse per le diverse culture non corrispondevano strumenti mirati e professionali finalizzati all’inclusione. Nella seconda fase, con l’aumentare del numero di alunni stranieri nelle scuole, la scuola ha messo in campo misure di tipo compensatorio come l’uso dei mediatori culturali, i protocolli di accoglienza, l’insegnamento intensivo dell’italiano, diverse modalità di valutazione, la rilevazione delle competenze culturali e linguistiche pregresse; mentre nella terza fase definita dell’inclusione, che dovrebbe corrispondere a quella attuale, la scuola si pone l’obiettivo di «diffondere e portare a sistema le pratiche e i dispositivi efficaci di integrazione fin qui sperimentati e, dall’altro, imparare e insegnare a vivere insieme, uguali e diversi, in pari dignità. Cittadini di uno stesso paese»1. In questa fase non è più lo studente straniero che ha il compito di integrarsi nel sistema scolastico in cui è inserito, né è la scuola che deve spingerlo a compensare le sue difficoltà con interventi straordinari o di emergenza, ma si tratta invece di comprendere la diversità come parte della realtà scolastica e come occasione per aggiornare i sistemi scolastici in funzione dei bisogni di tutti gli studenti.
La normativa italiana in materia di istruzione, in particolare negli ultimi trent’anni, si è orientata da sempre verso un approccio inclusivo trovando nella pedagogia interculturale un modello educativo capace di condividere valori comuni nel rispetto delle diversità. Con le seguenti parole il ministero per l’Istruzione, dell’università e della Ricerca (Miur) descrive ciò che sta alla base di questo modello educativo, secondo il quale la multiculturalità della scuola deve essere intesa con le logiche di un processo dinamico e non statico: «L’educazione interculturale rifiuta sia la logica dell’assimilazione, sia quella di una convivenza fra comunità chiuse ed è orientata a favorire il confronto, il dialogo, il reciproco riconoscimento e arricchimento delle persone nel rispetto delle diverse identità e appartenenze e delle pluralità di esperienze spesso multidimensionali di ciascuno, italiano e non»2.
In quest’ottica le istituzioni italiane, in merito all’inclusione degli studenti stranieri, nel legiferare e nel predisporre piani d’azione (si veda il quadro normativo nel box seguente), si sono sempre ispirate a quattro principi generali:
– «l’universalismo»: l’istruzione è un diritto di ogni bambino, anche di chi non ha cittadinanza italiana e, per questo, devono essere offerte pari opportunità a tutti;
– «la scuola come realtà comune»: pensare alla scuola come a un luogo comune tenendo fermo l’orientamento a inserire gli alunni stranieri nelle normali classi scolastiche, evitando così la costruzione di luoghi di apprendimento separati
– «la centralità della persona»: è questo un principio valido per tutti gli alunni e particolarmente significativo nel caso dei minori stranieri perché, mettendo al centro la persona, si considera il tema delle diversità e si riducono i rischi di omologazione;
– «l’intercultura»: ovvero la promozione del dialogo, del confronto, dello scambio tra tutti gli alunni; la strategia interculturale evita di separare gli individui in mondi culturali impermeabili e promuove la reciproca trasformazione per rendere possibile la convivenza e affrontare i conflitti che ne derivano.
Il quadro normativo
Qui presentiamo i principali riferimenti della normativa nazionale (circolari, pronunciamenti, documenti di commissioni, leggi) che negli ultimi trent’anni hanno interessato il tema dell’inclusione degli alunni con background migratorio e dell’educazione interculturale.
– Circolare ministeriale, 8 settembre 1989, n. 301, «Inserimento degli alunni stranieri nella scuola dell’obbligo. Promozione e coordinamento delle iniziative per l’esercizio del diritto allo studio». Rappresenta il primo documento che pone l’attenzione al diritto allo studio degli alunni stranieri e il loro inserimento.
– Circolare ministeriale, 22 luglio, 1990, n. 205, «La scuola dell’obbligo e gli alunni stranieri. L’educazione interculturale». In questo documento si introduce per la prima volta il concetto di educazione interculturale, un’indicazione e una scelta di prospettiva che diventerà costante per gli anni successivi. L’educazione interculturale viene intesa anche come «la forma più alta e globale di prevenzione e contrasto del razzismo e di ogni forma di intolleranza».
– Nel 2004 viene stipulato un «Accordo di cooperazione culturale tra Italia e Marocco» riguardante aspetti culturali, scientifici, educativi, che avrà delle ricadute operative nella pratica scolastica negli anni a seguire. In particolare all’art. 18 dell’Accordo di cooperazione è scritto che la parte italiana promuove l’insegnamento della lingua araba e cultura marocchina all’interno dei piani dell’offerta formativa delle scuole italiane.
– Circolare ministeriale, 1 marzo 2006, n. 24, «Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri» fornisce un quadro riassuntivo di indicazioni operative per l’organizzazione delle scuole e l’attivazione di misure finalizzate all’inserimento degli alunni stranieri. Si comincia ad affrontare il tema della forte presenza di alunni stranieri in alcune scuole e territori a forte processo migratorio e vengono date indicazioni organizzative alle scuole.
– Documento di indirizzo, ottobre 2007: «La via italiana per la scuola interculturale e l’integrazione degli alunni stranieri», redatto dall’Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri, definisce le caratteristiche di un modello italiano di integrazione nella prospettiva interculturale.
– Nell’anno scolastico 2007-2008 il sistema informatico del ministero introduce per la prima volta la «distinzione tra alunni stranieri nati in Italia e alunni stranieri di recente immigrazione» (entrati da un anno nel sistema scolastico italiano).
– Circolare ministeriale, 8 gennaio 2010, n. 2, «Indicazioni e raccomandazioni per l’integrazione degli di alunni con cittadinanza non italiana», riprende il tema della distribuzione degli alunni stranieri tra scuole e nelle classi, in particolare di coloro che non parlano la lingua italiana. Introduce il tetto del 30% di alunni stranieri per classe.
– Circolare ministeriale, 19 febbraio 2014, n. 4233, «Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri» aggiorna le precedenti Linee guida del 2006. In particolare introduce i temi dello sviluppo della scolarizzazione nel secondo ciclo, sottolinea la diversità di bisogni tra alunni con cittadinanza non italiana nati in Italia o di recente immigrazione, introduce il tema della cittadinanza e delle seconde generazioni, e la questione dell’istruzione degli adulti.
– Il documento «Diversi da chi? Raccomandazioni per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’intercultura», redatto dall’Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’intercultura (istituito dal ministro dell’Istruzione nel settembre del 2014) inviato alle scuole con circolare del capo dipartimento, 9 settembre 2015, contiene dieci raccomandazioni e proposte operative. Nella circolare si sottolinea che le raccomandazioni sono utili nella fase di applicazione della legge di Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione (13 luglio 2015, n. 107).
– Legge n.107/2015, 13 luglio 2015, contenente il testo della «Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione» volta ad affermare il ruolo centrale della scuola nella società della conoscenza e innalzare i livelli di istruzione e le competenze delle studentesse e degli studenti, rispettandone i tempi e gli stili di apprendimento, per contrastare le diseguaglianze socio-culturali e territoriali. Il testo inserisce l’alfabetizzazione e il perfezionamento della lingua italiana come seconda lingua per gli alunni di cittadinanza non italiana, tra gli obiettivi formativi primari. I nuovi strumenti suggeriti dalla Riforma per migliorare l’apprendimento della lingua italiana degli alunni stranieri sono la realizzazione di corsi e laboratori da organizzare in collaborazione con gli enti locali e il terzo settore, con l’apporto delle comunità di origine, delle famiglie e dei mediatori interculturali. Inoltre, tra gli obiettivi formativi primari viene citato «lo sviluppo delle competenze in materia di cittadinanza attiva e democratica attraverso la valorizzazione dell’educazione interculturale e alla pace, il rispetto delle differenze e il dialogo tra le culture».
– D.p.r. 19/2016, ha istituito la nuova classe di concorso A-23, Lingua italiana per discenti di lingua straniera.
– Con il d.m., 31 agosto 2017, n. 643 viene istituito un nuovo Osservatorio per l’integrazione degli studenti stranieri. Il comunicato del Miur del 9 novembre 2017 evidenzia, tra le principali novità, la partecipazione delle associazioni dei giovani di cittadinanza non italiana e l’istituzione di due nuovi gruppi di lavoro: «Scuola nelle periferie urbane multiculturali» e «Revisione dei curricoli in prospettiva interculturale», che si affiancano ai tre già esistenti: «Insegnamento dell’italiano come lingua seconda (L2) e plurilinguismo», «Formazione del personale scolastico e istruzione degli adulti» e «Cittadinanza e nuove generazioni italiane».
Il documento simbolo dove si definisce cosa si intende per «via italiana all’intercultura» e che delinea le caratteristiche e l’impianto ideologico dell’approccio italiano in materia di integrazione scolastica degli studenti con cittadinanza non italiana, è stato pubblicato nel 2007 dall’Osservatorio3 nazionale per l’integrazione degli alunni stranieri e per l’educazione interculturale dal titolo La via italiana per la scuola interculturale e l’integrazione degli alunni stranieri:
Scegliere l’ottica interculturale significa, quindi, non limitarsi a mere strategie di integrazione degli alunni immigrati, né a misure compensatorie di carattere speciale. Si tratta, invece, di assumere la diversità come paradigma dell’identità stessa della scuola nel pluralismo, come occasione per aprire l’intero sistema a tutte le differenze (di provenienza, genere, livello sociale, storia scolastica). Tale approccio si basa su una concezione dinamica della cultura, che evita sia la chiusura degli alunni/studenti in una prigione culturale, sia gli stereotipi o la folklorizzazione. Prendere coscienza della relatività delle culture, infatti, non significa approdare a un relativismo assoluto, che postula la neutralità nei loro confronti e ne impedisce, quindi, le relazioni. […] La via italiana all’intercultura unisce alla capacità di conoscere e apprezzare le differenze, la ricerca della coesione sociale, in una nuova visione di cittadinanza adatta al pluralismo attuale, in cui si dia particolare attenzione a costruire la convergenza verso valori comuni4.
In definitiva, possiamo sostenere che il metodo educativo interculturale è l’insieme di due aspetti distinti m...

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