Cuntame, cuntame 'ncora
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Cuntame, cuntame 'ncora

Educare tra ieri e oggi

Miriam Perrone

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Educare tra ieri e oggi

Miriam Perrone

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Informazioni sul libro

Questo libro è uno scritto che utilizza la filastrocca con il dialetto salentino per dare un’impronta più vera e forte di ciò che il passato è stato e può continuare a essere.
Scrivo di un’idea che unisce il passato con il presente, dalla nascita in poi, sottolineando i cambiamenti educativi e non solo che ci sono stati nell’evolversi del tempo.
In questo viaggio mi accompagna una signora di 82 anni, cresciuta negli anni della Seconda Guerra Mondiale, un periodo duro e di sforzi ingenti; e insieme tracciamo una linea tra tempo passato e presente, due pensieri che s’incrociano.

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Informazioni

Editore
Kimerik
Anno
2018
ISBN
9788893756570
Argomento
Literature
Categoria
Poetry

CAPITOLO 1
L’arulu ti aulia
Ah arulu miu,
quante aulie ha fatte,
ca certe fiate simbravane tante,
ma cuivi cuivi e li sordi nu li facivi,
a casa scivi e li fiji ti spittavane
cu bitiane ce nnuscivi,
quannu rriavi,
la faccia stracca e lu core mpiettu,
li sittavi e li convincivi,
ca allu crai autre aulie facivi,
ma poi cussi nu bera e fatiavi,
fatiavi, e alla fine sempre nienti purtavi.
Sperai ca allu crai guadagnai,
e passavane li giurni senza cu sai.
L’albero di ulivo
L’albero di ulivo era una forma di ricchezza per ogni famiglia, si producevano olio e olive, il padre ritornava a casa dalla campagna, e i figli più piccoli li ritrovava speranzosi che quell’albero avesse fatto tante olive e permettesse un guadagno; e se l’albero non era stato poi così generoso, il padre li convinceva che il giorno dopo altre olive avrebbe raccolto, e i giorni passavano tra speranza e un futuro incerto.
Si lavorava sodo per raccogliere le olive; dopo la raccolta venivano portate a casa e dopo cena si procedeva alla pulitura dei frutti raccolti, mentre rami e foglie veniva utilizzati per alimentare il fuoco che riscaldava le ossa stanche del duro lavoro, ma era anche un momento di unione familiare e il lavoro delle mani che si intrecciavano veniva alleggerito con dei racconti del passato.
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La sciurnata
Ah! La matina mprima allu patrunu
tanta gente ci si prisentava
e faciane quasi na gara
a ci fore purtava, quannu lu ticitu ausava,
pi quiddrhi la sciurnata rriava
e a casa lu pane si purtava,
altrimenti cu uecchi bassi e animu ti perdutu
a casa ti ni turnavi e alla strata pinsavi:
quale sciurnata ti ‘nventavi.
Scivi a casa, piavi la zzappa e li fondi ti giravi,
cu biti se lu pane a casa purtavi,
senza ti virgugnavi chiedivi fatia,
tantu ca alla fine issia.
La giornata
La mattina presto nella piazza del paese al proprietario terriero (lu patrunu) si presentavano tante persone per chiedergli lavoro, questo signore ne sceglieva un paio che potessero prendersi cura delle sue terre per quel giorno, per gli altri iniziava una lunga giornata di pensiero e volontà, perché volevano necessariamente trovare un qualcosa per poter portare alla famiglia l’essenziale.
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Lu rusticciu
Quandu lu campu ti ranu si mitia
lu ristucciu ca rimania
pi la ffamija mia, pane divinia,
quanta fatia cu si ccoie, lu suturu ca scinnia,
ma la forza rimania,
perché sapii ca allu crai pane si facia.
Ah ristucciu santu, ti ringraziamu tantu,
quantu amu chiantu,
ma alla fine cu tie ca ni iutavi e
le mani amu rriati allu domani.
Parte rimanente della lavo...

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