Malebolge
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Malebolge

Informazioni su questo libro

Eppure scrivo, come fosse veroancora dire che l'intellettualeha un qualche cazzo di ruolo..."Per me questo libro rappresenta l'anomalia di una sorta di diario pubblico all'inizio di una caduta velocissima da un mondo finto nell'imbuto di un mondo che è inedita e inaudita concrezione di un planetario fascismo finanziario mascherato da emergenza sanitaria a giustificare lo status quo dell'annichilimento di tutto ciò che non è intrattenimento globale, nel corso di una quarta rivoluzione industriale che non ammette voci fuori dal coro: le isola, le elimina. Io ne faccio parte. Sono un esiliato. Siamo esiliati".

Domande frequenti

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Informazioni

LXXXVII

a G.F.
Dovrei fare la revisione delle
microrubriche scritte l’anno scorso
per “L’ Avvenire”. Son sembrate belle
a Fofi e vuole pubblicarle. Morso
dall’ansia tutto oggi mi sembra inutile,
e fisso il file, come se da millenni
stessi davanti al mio computer, futile
tentare, in modo chiaro o per accenni
qualunque dissidenza dall’Impero
della banalità assassina attuale.
Eppure scrivo, come fosse vero
ancora dire che l’intellettuale
ha un qualche cazzo di ruolo. Nero
è il bianco. Abominevole il normale.
27 marzo 2021

Fraudolenza

L’unico cerchio della Divina Commedia ad avere un nome è l’ottavo. Quello, appunto, delle “Malebolge”. Ha qualcosa di mediocre. Non suscita in Dante alcun moto di compassione per chi ha umanamente sbagliato (come nell’episodio di Paolo e Francesca, nel cerchio II) né genera il disgusto assoluto per chi, nel cerchio successivo, la Ghiaccia di Cocito (cerchio IX) s’approssima alla nefandezza assoluta del loro principe, Lucifero. Vi ci sono costretti ruffiani, lusingatori, simoniaci, indovini barattieri, ipocriti, ladri, consiglieri fraudolenti, seminatori di discordie, falsari. Ossia chi vive tradendo chi non se l’aspetta. Parrà dunque evidente che, a XXI secolo avanzato, tale cerchio, rispetto ai tempi di Dante, è in crisi di sovraffollamento e che, già crepato a metà strada per il terremoto causato dalla morte di Cristo, sarebbe tutto un susseguirsi di pietre, di spuntoni addossati dopo l’altro. Cosa che è forse puntualmente accaduta. Nelle modernissime tribù di subumani benestanti e di umani sfruttati da secoli, il Verbo marcio del profitto impone la fraudolenza. La pubblicità è fraudolenza. Un agguerrito e sempre più accentratore libero mercato è fraudolenza. La competitività come valore principale è fraudolenza. L’allucinazione di Stato è fraudolenza.

Non abolirai il cielo

“L’abolizione del cielo” (D. Fusaro) come riduzione dell’umano a ciò che sotto il controllo della tecnica diventa abolizione dell’uomo tout-court. “Abolire il cielo” significa decapitare l’umano della parte che ne permette l’evoluzione ma ne definisce anche la tensione, unica tra tutti gli animali, che lo spinge deliberatamente a Dio. Tensione che qualunque cultura, in forme diverse, ha manifestato e manifesta. Pure in Corea del Nord, lo stato più sedicente “ateo” del mondo, scandisce i propri “ritmi di produzione” nel culto in tutto e per tutto “religioso” dei due leader fondatori del Paese. E se “religione” (“re-ligo”, tengo assieme) nell’umano si dà obbligatoriamente, quello che si cerca di farne è semplicemente un gioco di sostituzione: Sarà ed è “il dio Denaro” (come ha più volte ripetuto Papa Francesco) quella sorta di cupo cielo che ci nega l’essenza, e ci vuole idolatri e schiavi di divinità tutt’altro che divine, non nei templi ma nelle banche. “Fuori i mercanti dal Tempio!” è diventato ormai un “Fuori il tempio dal Mercato!”. Il tutto, con un’escatologia che non promette futuri raggiungibili dal presente, ma presenti raggiungibili dal futuro: mutui, assicurazioni. Sant’Agostino diceva di non riuscire a definire il presente. Oggi, impegnando il futuro, ci continua a sfuggire, ma lo possiamo comprare.
2 aprile 2020

Abbracciare il razzista

L’eccesso di informazioni a cui siamo quotidianamente sottoposti non solo ci impone una difficilissima separazione dell’erba buona da quella cattiva ma converte, ed è questa la cosa peggiore, gli opposti, così che nella nostra mente si scambino di ruolo, sempre più velocemente, sempre più confusamente. Poi non reggiamo più il meccanismo, ed è in quel momento che cadiamo in preda all’alienazione più barbarica. E non si può che provare pietà per chi si riduce alle più elementari equazioni, quelle semplicistiche della propaganda di certa politica, che separano i buoni dai cattivi secondi i criteri più insalubri. Ad esempio quello del razzismo. Il razzismo è sempre un’efficace sirena per chi ha paura. Ne è stato ed è, storicamente, l’incarnazione più a buon prezzo. La guerra dei poveri contro i più poveri. Si tratta allora di non contrapporsi a chi cade in questa trappola, ma di incontrarlo. Di ascoltarlo. Di far sì che la sua paura reale emerga. L’evangelico “amare i propri nemici” trova qui un terreno quanto mai fertile per dimostrare quanto si giochi in questo momento. Abbracciare il razzista. Sconfiggerlo con l’amore. Fargli capire, accogliendolo, che l’accoglienza è l’unica dimensione umana ed evangelica praticabile.
3 aprile 2020

La grande recita

Quando Costantinopoli cadde, ci vollero quasi quarant’anni perché la notizia si consolidasse e giungesse nelle estreme propaggini dell’Occidente. Con lentezza, il mondo della Cristianità prendeva atto di essere mutato in quello che, per quei tempi, potremmo definire livello “globale”, mentre ciascuno, nel corso di generazioni, viveva il mondo comune in cui transitiamo secondo ritmi naturali. Ma non ci resta più alcunché di naturale nella “tempesta perfetta” di notizie che si accavallano l’une alle altre, e negli interstizi delle quali si nascondono ulteriori notizie (pubblicità) a creare un’unica melassa che ci ricopre di stratificazioni di sempre più residuali “fatti”. Prendere atto di qualcosa presuppone un tempo di comprensione che è proprio quello che ci lasciamo sottrarre. Una perfetta macchina d’acquisto accetta tutto, tutto desidera e tutto compra. O almeno così si vorrebbe. Perché il potere d’acquisto è mediamente crollato a minimi storici che ci riportano indietro di cinquant’anni mentre sono cresciute la mancanza di fede e ideali. Ci viene fatto credere di vivere come facevamo trent’anni fa, ma in modo tanto più esasperato quanto più si allontana da noi quella congiuntura che ci rese un paese ricco. Intraprendente. Eccoci allora a recitare un “benessere” che è immaginifico. O, direbbe Dante, ingannatore.
4 aprile 2020

Mai la chiacchiera

Lo psicanalista Jacques Lacan, in uno dei suoi ultimi seminari, arrivò a dire che la vicenda umana, psicanalisi inclusa, è tutta un “bla… bla… bla…”, dove concatenare parole è la cura principale dell’individuo e delle comunità. Ciò non ha nulla di esaltante ed è piuttosto un’amara riflessione. Significa che siamo “macchine per parole” condannate a replicarle nei più svariati intrecci, e tale è ciò che accade nei media, dove “sceneggiature” in cui si racconta il reale o lo si fabbrica ci intrattengono in forma di diffusori, appunto, di bla… bla… bla… Il silenzio e la preghiera sono la medicina contro questa deriva. Deriva che è diventata da troppo tempo un approdo. È l’horror vacui che ci impedisce di stare in silenzio per qualche minuto. E se il silenzio ci viene imposto dalle circostanze ci si attacca al telefonino, interlocutore eterno, fuori dallo spazio e dal tempo. Il silenzio e la preghiera, allora, sono una resa all’altro che tace perché si esprime a un diverso livello rispetto al nostro e...

Indice dei contenuti

  1. Questo libro
  2. LXXXVII
  3. Fraudolenza
  4. Non abolirai il cielo
  5. Abbracciare il razzista
  6. La grande recita
  7. Mai la chiacchiera
  8. Ludocrazia
  9. Viva la carta
  10. L’altrove della guerra
  11. I sassi e il potere
  12. Tra gli estremi
  13. Giorno di grazia
  14. Esatto contrario
  15. Sociologia della rucola
  16. L’Italiano farcito
  17. Contagio esponenziale
  18. La bellezza non ha costo
  19. Pulizie generali
  20. La stanchezza dell’io
  21. Sguardo di macchine
  22. Nell’illusione
  23. L’ordine bifido
  24. Nel nome del Signore
  25. Effetto Isaia
  26. Oltre le storie
  27. Il paradosso della sicurezza
  28. Cosa fa la paura
  29. Idolatrie
  30. Ricordate le cartoline?
  31. Avere bussola
  32. Sacro e violenza
  33. L’eterno nell’istante
  34. Brutale e meraviglioso
  35. Via dal pettegolezzo
  36. Mente senza cuore
  37. Noi, là fuori
  38. Venirsi incontro
  39. Eterno e quotidiano
  40. Sembra ovvio
  41. Credo nel Credo
  42. Il mito, e oltre
  43. Sobria essenza
  44. Il grande disegno
  45. Domenica di paese
  46. Il Tentatore
  47. Il tempo perduto
  48. L’impossibile
  49. Immenso puzzle
  50. La noia del male
  51. Ciò che si perde
  52. Ciò che si studia
  53. Ciò che so sognare
  54. Ciò che ci salva
  55. Ciò che (non) ricordiamo
  56. Ciò che può cambiarci
  57. L’Apocalisse
  58. A questo mondo
  59. Lo specchio vuoto
  60. La Bibbia non è un gioco
  61. Cristiani da pasticceria?
  62. Mondo computer
  63. Il traduttore e l’inconscio
  64. Il regno del silenzio
  65. Ci fanno e si presumono
  66. Come Shangai
  67. “Tu sei quello”
  68. Il tema eterno
  69. Il cuore della finanza
  70. Delinquenza e no
  71. Inconsapevole parodia
  72. Sempiternità
  73. La mia generazione
  74. Senza paura
  75. Per salvare davvero