Cento ricette per genitori efficaci. Ingredienti e creatività di due chef educati
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Cento ricette per genitori efficaci. Ingredienti e creatività di due chef educati

Roberto Gilardi, Max Pisu

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Cento ricette per genitori efficaci. Ingredienti e creatività di due chef educati

Roberto Gilardi, Max Pisu

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Un libro che si può leggere insieme o separatamente.Giocando sull'idea della ricetta, con ingredienti da combinare e pietanze da gustare, attraversa la complessità delle relazioni familiari e prova, sdrammatizzando, a dire cose serie e importanti.Poi ognuno, come al solito, saprà trovare l'ingrediente vincente per rendere unico il suo piatto.

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Informazioni

Anno
2015
ISBN
9788861534728
Argomento
Education

Timballo di figli

Sul fondo della strada strani nuvoloni neri si stanno accorpando gli uni agli altri. Che sia un presagio? Le ruote della utilitaria terminano lentamente l’ultimo giro prima della fermata. Due portiere che si aprono con lo stesso rumore cigolante, una cinquantina di passi, sette gradini ed ecco l’ingresso del condominio.
– Ho fameee.
– Ma sì, ho capito, adesso arriviamo.
– Ma io ho fame.
– Cambia qualcosa se lo ripeti in continuazione?
– No, ma chissene, io lo dico, non si può neanche dire? Vietato esprimersi e parlare? Sei peggio della prof. di Italiano, mummie ci vuole. Tutti occhi e orecchie per le sue panzane.
– Come parli bene oggi, panzane, cosa ti hanno fatto a scuola? E poi la prof. ha ragione, a scuola si sta attenti alla spiegazione.
– E la chiami spiegazione? Comunque “panzane” l’ho letto in un capitolo di quelli là.
– Perché? Cos’ha che non va la spiegazione della Prof. di Italiano? Ma hai letto un pezzo del libro? Di questo libro?
– Parla, parla, parla, non si può fare nemmeno una domanda o parlare di qualcosa perché altrimenti dice che perde il filo… e ti zittisce con una trombetta che sembra un cinquantino smarmittato. Stronza.
– Kevin basta con queste parolacce. Ho detto basta!
– Perché? Le dice anche il papà.. Perché non dovrei dirle io?! Sì, ho guardato qua e là le vignette e qualche riga.
– Il papà le dice perché… perché… Vai alla pagina (pag. 133 del Capitolo 6) e capirai perché. Ma ti è piaciuto?
– Dobbiamo parlare ancora per tanto? Non ce la faccio più.
Stairway to heaven, come la canzone dei Led Zeppelin, le scale della casa di Kevin sembrano arrivare in Paradiso, e non finire mai. Per quello in Paradiso ci arrivano in pochi.
Quando hai fame poi è un calvario, lo zainetto al posto della croce, i gradini poco graditi che diventano sempre più alti, le gambe di piombo fuso e la lingua talmente lunga che striscia per terra lasciando la scia, come quella delle lumache in giardino. Sembra già di vedere la folla ai lati che incita, urla e disprezza. Lo sguardo che vaga alla ricerca di un qualsiasi Simone di Cirene per l’aiutino del pubblico, ma oggi deve essersi preso una giornata di ferie, non si vede nei paraggi. Stamattina doveva guastarsi l’ascensore, proprio oggi? Già c’è stata la brutta figura con il prof. di Mate, poi l’ascensore guasto, a seguire il programma pomeridiano da favola con Denis e le ricette di mamma per la torta di papà e le buone persone, manca solo che il menù di pranzo sia “L’insalatona con la soia e il tofu che ti fa tanto bene”. Puah.
– Quale brutta figura?
– …
– Quale brutta figura?
– Adesso leggi anche nei pensieri degli altri?!
– Ma tu non sei altri. Sei mio figlio, e io devo sapere.
Ma fammi capire, è scritto nella nuova legge sul diritto di famiglia che la mamma debba sapere tutto quello che mi riguarda? Manco fosse una spia del servizio segreto russo sotto copertura: impermeabile grigio scuro, mani serrate nelle tasche, scarpe chiuse con tacco basso e punta rinforzata in acciaio per le emergenze, borsalino scuro in testa messo sulle ventitré (che io a quell’ora tra l’altro già dormo), mozzicone di sigaretta spento che pende dalle labbra, occhiali neri, anzi no, a specchio, che quando ti avvicini fanno l’effetto retrovisore panoramico con inquadratura a 270 gradi e microcamera nascosta nella bacchetta.
– Quale brutta figura?!
– Voglio il mio avvocato.
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So bene a chi rivolgermi, ho visto a scuola il manifesto dell’Unicef sui diritti dell’infanzia, ci sarà un avvocato a disposizione per i casi di violazione del segreto d’ufficio. La brutta figura è mia e me la gestisco io. Devo andare in manifestazione con le mani giunte sopra la testa a forma di utero come le femministe sessantottine?
L’ultimo gradino, centoventottesimo per la precisione, anzi no, centotrentacinquesimo con i sette dell’ingresso. È tutto un trascinare di membra, zainetti, gambe e lingua. Sembra che Kevin segua ondulato la forma dei gradini, come quando succede nei cartoni animati.
Croc, croc, croc, croc… trek trek trek… dovrebbero chiamarla Alcatraz, non casa, per quante serrature bisogna aprire prima di entrare.
– Allora? Quale brutta figura?!
Le parole suonano distanti, come ovattate, la mamma è in cucina, ma è come se fosse in una sperduta valle laterale a cercare funghi e a chiamare per darsi voce con gli altri del gruppo. Lo zainetto arranca e si affloscia lentamente nel primo posto libero che incontra, sembra dire “Lasciatemi dormire in pace che mi hanno tormentato per tutta la mattinata”. Kevin apre la porta di camera sua e la richiude emettendo uno sbuffo svuota polmoni e rilassa membra. Poi accende il computer.
– E non accendere il computer che tra poco è pronto!
Le labbra di Kevin rifanno il verso e si muovono in contemporanea a quelle di sua mamma, sillabando esattamente le stesse parole, con la stessa cadenza e sottolineatura di vocali, ma senza emettere alcun suono. Poi guarda nello specchio appeso alla parete, avvicina la mano aperta verticale sul fianco della bocca come quando si grida per sentire l’eco della valle, socchiude un po’ gli occhi e sillaba altre parole che sembrano un: “Hai capito?!”.
– Hai capito?!
– Sì mamma, ho capito, ho capito.
È un guaio serio quando una mamma diventa prevedibile al millimetro. Un guaio serio.
Nel pronunciare le ultime parole il tono di voce di Kevin è basso, come se la mamma fosse lì a fianco, non c’è bisogno di gridare, perché sprecare fiato, energie, saliva e usura di corde vocali per niente? Tanto non ascolta. Il computer attende pensieroso mentre manda cenni di vita sonori. Due passi, strisciata con sedia a rotelle che viaggia veloce verso la scrivania, un browser che si apre sul social preferito.
– Hai lavato le maniii?
– …
– Sai cosa ti ho preparato di buono oggiii?
– Sant’U2 fai che non sia così… che altrimenti mi vengono i Maroon 5.
– Allora vieni che è prontooo?!
– …
L’andatura è quella del condannato a morte che avanza silenziosamente verso il patibolo. Ciabatte striscianti, sguardo cadente con calata di palpebre, spalle ricurve in avanti: è arrivata la tua ora amico. Kevin si appoggia lentamente con la spalla allo stipite della cucina, si affaccia con una parte del viso per non avere l’impatto totale e paralizzante, e orienta lo sguardo verso la tavola alla ricerca della temuta pietanza.
– Dai, non fare quella faccia, non sarà la fine del mondo per una figuraccia a scuola, e poi ti ho fatto l’insalatona con la soia e il tofu ch...

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