Affidi sostenibili. Nuovi percorsi e modelli di accoglienza familiare
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Affidi sostenibili. Nuovi percorsi e modelli di accoglienza familiare

Alessandra Giovannetti, Marta Moretti

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  1. 128 pagine
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Affidi sostenibili. Nuovi percorsi e modelli di accoglienza familiare

Alessandra Giovannetti, Marta Moretti

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Informazioni sul libro

Una genitorialità sociale, dunque, che chiama gli adulti a portare "oltre la soglia di casa" le proprie competenze affettive e relazionali. Un affido, tanti affidi. In questo volume sono raccolte, oltre alle principali trasformazioni degli ultimi anni, anche la pluralità dei percorsi e delle esperienze di affido in atto. Pagine essenziali per dar conto delle riflessioni e dei pensieri ma anche delle storie, delle buone prassi, dei modelli d'intervento che stanno emergendo.

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Informazioni

Anno
2013
ISBN
9788861533554
PARTE SECONDA
Affidi sostenibili: le strategie

Sensibilizzare all’affido:
organizzazioni
che promuovono
e famiglie che accolgono

Se vuoi costruire una nave
non richiamare prima di tutto gente che procuri legna, che prepari attrezzi,
non distribuire compiti, non organizzare il lavoro.
Prima invece risveglia negli uomini la nostalgia del mare lontano e sconfinato.
Appena si sarà risvegliata in loro questa sete,
gli uomini si metteranno subito al lavoro
.
(A. de Saint Exupéry)
Sensibilizzare, informare, formare e comunicare l’affido, anzi… gli affidi. Oggi quali strumenti risultano efficaci ed efficienti per far conoscere i nuovi percorsi di accoglienza dei minori e delle famiglie in situazione di temporanea difficoltà? Come qualificare l’affido, favorire cambiamenti nella pratica dell’affidamento nel nostro Paese e far crescere il numero di famiglie disposte ad accogliere, ovvero “famiglie che abbiano posto per un altro affetto”1?
Se è vero che ogni famiglia diviene risorsa se sollecitata, stimolata e accolta, si rende necessario, oggi più che mai, un attento lavoro d’informazione e sensibilizzazione perché l’affido possa essere considerato risposta coraggiosa e innovativa al problema di minori e famiglie in difficoltà. È altresì auspicabile che la diffusione di una cultura dell’affido, fondata sui valori della solidarietà e dell’accoglienza, avvenga attraverso un attento lavoro di ricerca di differenti contesti familiari, ma anche con il coinvolgimento dell’intera comunità. Le famiglie hanno sì bisogno d’informazione, sensibilizzazione e formazione ai valori della solidarietà, dell’accoglienza e della condivisione, ma, nel contempo, si devono poter trovare in un contesto sociale favorevole e preparato, così che questi valori siano coltivati e diffusi2.
Insomma, bisogna poter sentire insieme “la nostalgia del mare lontano”…
Quali strategie di sensibilizzazione e d’informazione della comunità sociale risultano, allora, vincenti?

Chiamare all’affido

Le campagne per l’affido: quali funzionano e perché
Per chiamare all’affido occorrono campagne “acquisti” nuove, che utilizzino moderni e agili strumenti d’informazione e comunicazione integrata, capaci di:
• qualificare l’affido e offrire notizie e indicazioni su questo strumento, sulle diverse forme attuali di accoglienza e sui nuovi percorsi di affido;
• offrire una panoramica complessiva in merito a “cos’è” e “come si fa”;
• rinnovare il messaggio ogni giorno, nei luoghi “abitati” e resi vivi da reti di persone e famiglie (associazioni, parrocchie, scuole, gruppi di volontariato…), perché è in questi luoghi che funziona meglio lo strumento del buzz marketing, il passaparola, e perché è in questi luoghi, prima che in altri, che si deve e si può solleticare maggiormente e attivare la genitorialità sociale.
Campagne come quelle promosse dai comuni di Milano e Torino, che hanno creduto nell’affido in quanto risorsa e hanno investito non solo in denaro, bensì anche e soprattutto in termini di riflessione condivisa e pratica da parte di un gruppo “misto” di professionisti dell’affido, provenienti dal mondo delle istituzioni pubbliche e del privato sociale.
Per promuovere una buona cultura dell’affido occorre investire sul metodo e sui contenuti.
Un buon metodo potrebbe essere quello di non optare per grandi campagne di sensibilizzazione indifferenziate, bensì puntare su specifici segmenti di popolazione ritenuti più sensibili e disponibili all’accoglienza (genitori di bambini delle scuole elementari e medie, single e famiglie frequentanti parrocchie ed oratori, reti ed associazioni di famiglie già esistenti…). Anche la strategia di comunicazione è fondamentale: deve essere integrata, capace di rinnovare e rilanciare l’immagine dell’affido con strumenti diversificati, oltre che più attuali: sito predisposto ad hoc, newsletter, incontri informativi e formativi, testimonianze di famiglie ed eventi vari, pubblicizzazioni attraverso etichette sulle bottiglie di latte, tovagliette di carta per il pranzo/cena distribuite nei locali e ristoranti del territorio, un cartone animato come spot mandato in onda alla radio e nei principali cinema, locandine sui tram, gadget vari pubblicitari da distribuire alle feste per bambini e famiglie (bolle di sapone, penne con tappo a forma di “casa dell’affido”, spille, palloncini tutti con logo apposito).
Per quanto riguarda i contenuti, poi, è importante modificare l’immagine dell’affido, passando da un percorso avvicinabile per pochi a esperienza di accoglienza diversificata e accessibile: informazione rispetto alle nuove forme di accoglienza e ai nuovi percorsi di affido.
La campagna “Affido… da oggi suona meglio” del Comune di Milano, per cui si è studiata un’immagine coordinata e condivisa dell’affido in termini di armonie diverse, ispirandosi alle metafore musicali, ha dunque portato alla promozione delle differenti forme di accoglienza familiare, “alleggerendo” alcune forme d’intervento praticate da anni3. In fondo, “un progetto di affido ha senso se lo realizziamo immaginandoci in una sartoria, perché ogni affido è come un vestito su misura”4 e questo deve poter circolare nei luoghi abitati da persone e famiglie.
Il Comune di Torino, in collaborazione con l’Educatorio della Provvidenza5, ha investito energie e risorse, invece, nella campagna “Mi presti la tua famiglia? La mia è un po’ in difficoltà” che è attiva dal 2007. È una campagna che ha funzionato e continua a funzionare poiché non solo il numero di famiglie “compatibile” all’affido è in costante aumento, ma queste stesse famiglie sono sempre più consapevoli e mature. Positivo di certo il fatto che sia una campagna costante nel tempo, in grado quindi di mantenere sempre alta l’attenzione delle persone e delle famiglie a cui si rivolge.
Per saperne di più…
MILANO
Comune di Milano, viale Luigi Sturzo, 49 – tel. 02/88463012 oppure 02/88463013, e-mail: [email protected]. Sul sito www.affidomilano.it è possibile visionare la campagna di promozione del Comune di Milano e trovare informazioni sui progetti e servizi degli enti partner del progetto “Promuovere e sostenere reti per l’affido familiare nel Comune di Milano” e sulle diverse forme di affido e di accoglienza familiare, storie di famiglie, indirizzi utili e risposte alle domande più frequenti, aspetti normativi e legislativi, diritti e doveri sull’affido, aspetti psicologici e sociologici dell’affido.
TORINO
Casa dell’Affidamento, via San Domenico, 28 – n. verde: 800.254.444.
Sul sito www.comune.torino.it/casaffido sono contenute tutte le attività e nuove proposte della Casa dell’Affidamento ed è possibile scaricare la guida all’affidamento familiare. Sul sito si trovano anche informazioni sulle varie tipologie di affido, sui compiti degli affidatari e degli operatori, su alcune esperienze di famiglie, dati e statistiche, bibliografia e filmografia, link utili, risposte a specifiche richieste e informazioni.

Non solo campagne “acquisti”…

Un’intera casa per accogliere chi accoglie
Un’intera casa per promuovere e comunicare l’affido. Una casa vera, come la Casa Affido di Torino. L’indicazione di metodo che possiamo trarne è quella d’individuare un luogo fisico che dia casa all’affido. Un luogo visibile dove potersi “prendere cura” delle relazioni nel tempo, un unico punto di accoglienza delle famiglie nel territorio, un “cuore che batte” dove potersi ricaricare e poter decantare emozioni e tensioni legate all’esperienza dell’accogliere.
In una Casa Affido, come quella torinese, si possono fare tante cose:
• ci si può avvicinare all’affido parlando delle proprie idee e aspettative, esprimendo dubbi e timori per capirne di più, confrontandosi con operatori sociali che si occupano di affidamento familiare e con famiglie che hanno maturato una reale e concreta esperienza e che sono una valida testimonianza;
• si può partecipare a momenti di dibattito condotti da esperti per allargare il confronto, la conoscenza e il corretto utilizzo dello strumento dell’affido;
• si possono incontrare, all’interno di gruppi di sostegno, gruppi misti e di auto-mutuoaiuto, famiglie che vivono la medesima esperienza;
• si possono organizzare riunioni di coordinamento tra gli operatori che si occupano dell’affidamento, allo scopo di uniformare le modalità di agire dei Servizi e di raccordare le risorse con i bisogni, favorendo lo scambio tra i diversi attori del territorio;
• si può trovare materiale bibliografico e informativo e consultarlo in un clima tranquillo e rilassato.

Una newsletter dedicata

Parlare di affido e sensibilizzare all’affido si può anche attraverso newsletter inviate on-line su richiesta o periodici gratuiti da distribuire nelle case. Una newsletter, quindi, come ulteriore strumento informativo per chi è interessato all’affido, contenente articoli di esperti, testimonianze ed esperienze di famiglie accoglienti ed operatori, iniziative ed eventi sul tema.

L’affido in festa

Perché non pensare ogni anno di organizzare una vera e propria “sagra” dell’accoglienza familiare all’aperto?
Mamme, papà e bambini potranno sperimentare e sperimentarsi in modo divertente in laboratori creativi ed espressivi pensati ad hoc, ritrovare emozioni legate al gioco, anche attraverso la materia e il puro “fare con le mani”, immaginandosi in una relazione più consapevole con i figli. Avranno l’opportunità di incontrare altri bambini e adulti in un contesto di serenità, in modo positivo e all’aperto, ambiente quindi meno inibente rispetto ad uno spazio chiuso.
Le famiglie accoglienti potranno incontrarsi con le famiglie d’origine, facendo emergere e condividendo dubbi, paure e difficoltà. E questo risulta prioritario: un momento per conoscersi, confrontarsi, pensare insieme e, perché no, provare anche ad immaginare e costruire insieme nuove possibilità. Sono proprio questi momenti “non protetti” che possono aiutare le famiglie d’origine a lasciarsi andare, a vedere le famiglie accoglienti come una risorsa, anziché come rivali, anche per poter chiedere consigli sulla gestione dei figli.

Una sensibilizzazione creativa: il Teatro Forum

Interessante l’idea di organizzare momenti di sensibilizzazione della cittadinanza, anche con strumenti nuovi e ancora poco conosciuti come il Teatro Forum, così da condurre le famiglie ad una riflessione maggiormente attiva e partecipata sui temi delle reti di famiglie, dell’affido e dell’accoglienza. È il teatro di Augusto Boal6, un metodo teatrale elaborato in Brasile a partire dai primi anni Sessanta, sulla base delle esperienze di Boal prima a San Paolo, poi in altri Stati sudamericani e infine in Europa. È un teatro che rende attivo il pubblico e serve per esplorare, mettere in scena, analizzare e “trasformare” la realtà che si vive. Boal parla dello “spett-attore” come di colui che deve essere protagonista della scena teatrale e non semplice e passivo osservatore; parla del “teatralizzare” come di una capacità tipicamente umana di “vedersi in azione” che va stimolata per poter riflettere sul presente e immaginare un futuro diverso. Nel Teatro Forum viene proposta una situazione reale e “riconoscibile” dai partecipanti e la scena si interrompe al culmine di una escalation problematica o conflittuale; gli spettatori sono invitati a trasformarsi in “spett-attori” e a proporre, sostituendo gli attori, possibili soluzioni.
Si tratta di uno strumento utilizzabile in diversi contesti formativi o in occasione di eventi o iniziative di promozione e sensibilizzazione a tematiche di natura sociale. È inoltre uno strumento duttile che ben si presta per grandi gruppi, per incontri caratterizzati da presenze eterogenee e, soprattutto, si tratta di uno strumento “potente” ed efficace. Potente, perché consente a chi partecipa di sperimentare in prima persona la differenza esistente fra “formulare” un’ipotesi e “sperimentare” un’ipotesi; efficace, perché mette in circolo, con pari dignità, pensieri, azioni, emozioni rendendo lo spettatore protagonista. È basato sull’ipotesi che “tutto il corpo pensa”, cioè su una concezione dell’uomo visto come interazione reciproca di mente, corpo ed emozioni.
L’atteggiamento pedagogico proposto è di tipo non giudicante, ma attento alle differenze e basato su un ascolto comprensivo.
Il teatro di Boal è quindi un luogo e uno spazio non soltanto per pensare al passato e capire meglio il presente, ma anche per preparare il futuro.
Idee di Teatro Forum sull’affido
Sul tema specifico dell’affido, gli ambiti di sperimentazione possono essere diversi, soprattutto in contesti promozionali per poter fornire opportunità di riflessione e confronto a comunità locali e gruppi interessati al tema.
Le “storie” che si propongono consentono ai partecipanti al Teatro Forum di avere maggiori informazioni sull’affido familiare, sia perché lo vivono direttamente, sia perché sono presenti operatori e volontari in grado di fornire ulteriori informazioni.
I Forum possono essere utilizzati a conclusione di un percorso sull’affido o come app...

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