CAPITOLO 1
Dal Libro Bianco sul futuro dell’Europa
ai negoziati per la determinazione
del Quadro finanziario pluriennale 2021-2027
1.1 l’eredità della commissione juncker
1.1.1 Il Libro Bianco sul futuro dell’Europa
La prima occasione per gettare lo sguardo sull’Europa della terza decade del nuovo millennio è stata la celebrazione, a Roma, del 60° anniversario dell’Unione Europea, che ricorreva nel 2017. Una celebrazione in chiaroscuro, con la Gran Bretagna sempre più lontana dall’Unione e molti Paesi membri ancora alle prese con l’onda lunga della recessione del 2008.
Non è dunque una sorpresa che la dichiarazione, sottoscritta a Roma, nella sede che aveva visto nascere l’omonimo trattato, fosse generica e si limitasse a enunciare alcuni auspici per un’Europa più sicura, dove tutti i cittadini “possano spostarsi liberamente”, un’Europa più prospera e sostenibile “che generi crescita e occupazione”, un’Europa sociale nella quale “i giovani ricevano l’istruzione e la formazione migliori e possano studiare e trovare un lavoro in tutto il continente” e, infine, un’Europa più forte sulla scena mondiale “che difenda un sistema multilaterale disciplinato da regole, che sia orgogliosa dei propri valori e protettiva nei confronti dei propri cittadini”.
Nessuno poteva immaginare, in quell’occasione, che i principali ostacoli al pieno raggiungimento di quegli obiettivi non sarebbero stati rispettivamente il terrorismo, la crescita senza occupazione, il divario generazionale e lo scontro in atto tra le superpotenze, bensì una crisi pandemica di dimensioni planetarie.
Per contro, la stessa dichiarazione terminava con il motto “L’Europa è il nostro futuro comune” che viste le forze centrifughe che scuotevano molti Stati membri, pareva la più anacronistica delle affermazioni e che invece, alla luce degli eventi successivi, ha forse indicato l’unica strada percorribile, alla quale questa guida fa riferimento: lo sforzo congiunto di tutti i Paesi europei per superare assieme anche quella sfida che solo tre anni prima non era oggetto neppure della più fantasiosa delle distopie.
Uno sforzo di maggiore concretezza lo ha offerto, in quel frangente, la Commissione europea, presieduta allora da Jean-Claude Juncker, che, sul tavolo di quello che poteva essere un negoziato o quantomeno un dibattito informato sul futuro dell’Europa presentava, qualche giorno prima, il 1° marzo 2017 per la precisione, il Libro bianco sul futuro dell’Europa e sulla via da seguire.
Un progetto ambizioso che strideva con le incertezze e il precario equilibrio dell’Unione Europea, ma che aveva il pregio, quantomeno, di tracciare qualche via di uscita dall’impasse. Nella sua introduzione, l’allora presidente della Commissione scriveva: “Vogliamo avviare un processo in cui l’Europa decida che strada percorrere. Vogliamo tracciare le sfide e le opportunità che si presentano a noi e spiegare in che modo possiamo scegliere collettivamente di rispondervi”.
I cinque scenari delineati nel Libro Bianco non contenevano, quindi, una proposta dettagliata, né prescrizioni per politiche a medio lungo termine, ma prospettavano altrettanti percorsi possibili per traguardare il 2025, con lo scopo di stimolare una riflessione sul cammino da intraprendere.
Per certi versi, proponendo addirittura cinque opzioni, alcune delle quali non auspicabili e una, l’ultima, decisamente utopica almeno nel medio termine, Juncker ha voluto forse provocare i Paesi membri e farli uscire dall’immobilismo indotto da un lato dalle tensioni della crisi migratoria e dall’altro dallo shock Brexit. Poco dopo, nel giugno 2017, la Commissione europea ha articolato ulteriormente le implicazioni relative all’impatto di ogni singolo percorso sul futuro Quadro finanziario pluriennale 2021-2027.
Juncker, l’8 gennaio 2018 aveva sottolineato come “i bilanci non sono semplici esercizi di contabilità: riflettono le nostre priorità e la nostra ambizione. Quindi innanzitutto parliamo dell’Europa che vogliamo”. Vediamone dunque le principali implicazioni:
Scenario 1. Avanti così. In un primo scenario, quello tendenziale, definito per questo “Avanti così”, si continuerebbe a perseguire un programma comune, ma allo stesso tempo potenziandolo, seguitando a focalizzarsi sul mercato unico e sul miglioramento della stabilità dell’area dell’euro, sulle politiche per l’occupazione e gli investimenti nel digitale, nel settore dei trasporti e in ambito ambientale ed energetico.
La previsione, seguendo questa via, è che nel 2025 la banda larga ad alta velocità e di alta qualità sarà accessibile sia nei centri urbani che nelle zone rurali dell’Europa. Aumenterà il commercio elettronico, ma ricevere prodotti da altri Stati membri continuerebbe a essere sproporzionatamente costoso. In tema di mobilità gli europei potranno utilizzare automobili connesse, ma potrebbero ancora incontrare ostacoli giuridici e tecnici nell’attraversamento delle frontiere. In tema di energia, la previsione è che le famiglie e le imprese saranno incentivate a ridurre il consumo energetico e a produrre autonomamente energia pulita. Potranno cambiare facilmente operatore e le bollette saranno mediamente meno care, ma metà dell’importo sarà ancora versato a fornitori di Paesi terzi. In tema di sicurezza, infine, si potrebbe raggiungere una più efficiente cooperazione in materia di lotta al terrorismo, nell’ambito della difesa e in merito alla gestione delle frontiere esterne.
È uno scenario incentrato sulla progressiva convergenza tra i Paesi europei, che solo mettendo da parte la grande eterogeneità di visioni che li contraddistingue riuscirebbero a venirsi incontro per realizzare “le priorità collettive a lungo termine” in cui si riesce a preservare il carattere unitario europeo senza, però, metterlo definitivamente al riparo. “L’unità dell’UE27 è preservata, ma può ancora essere messa alla prova qualora vi siano controversie di rilievo”, si legge nel Libro Bianco. Le crisi non riuscirebbero a essere prevenute né prontamente affrontate, costringendo i Paesi membri a trovare soluzioni disarticolate e assunte in stato di emergenza. Un percorso forse ottimale in periodi di stabilità e congiuntura macroeconomica positiva, ma probabilmente inadeguato in presenza di turbolenze o crisi globali.
Sui grandi capitoli di spesa del bilancio 2021-2027, qualora si scelga l’opzione “Avanti così”, in tema di Politica agricola comune si immagina un sostegno più mirato agli agricoltori soggetti a vincoli specifici (ad esempio piccole aziende agricole, zone montane e regioni scarsamente popolate) e strumenti di gestione del rischio per tutte le aziende agricole e investimenti nello sviluppo rurale (in particolare misure agroambientali).
In tema di Politica di coesione economica e sociale, invece, si considera una riduzione degli investimenti per tutte le regioni e un proporzionale aumento del cofinanziamento nazionale e un maggiore ricorso agli strumenti finanziari.
A fianco delle confermate priorità a inclusione sociale, occupazione, competenze, innovazione, cambiamento climatico, transizione energetica e ambientale, si aggiungono quelle della sicurezza interna/esterna, migrazione e controllo delle frontiere; per difesa, ricerca e sviluppo, capacità relativamente alle entrate delle risorse proprie si considera il regime già adottato nella programmazione precedente senza significative correzioni, vale a dire, a prezzi correnti, circa mille miliardi di euro per il settennio 2021-2027, equivalente all’1,02% del Reddito nazionale lordo (Rnl) dei Paesi membri dell’Unione, in linea con il precedente quadro finanziario.
Scenario 2. Solo mercato unico. Dinnanzi all’irreversibile fallimento del progetto di Unione politica, si potrebbe preservare l’unità in ambito economico, mantenendo in vita soltanto quella che è indubbiamente e universalmente riconosciuta come la ...