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Depressione
Quando La Tristezza Diventa Patologica
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Informazioni su questo libro
Nella vita si susseguono gli avvenimenti, i fatti postivi e negativi, che influiscono sul nostro modo di pensare e di comportarci, ma anche su come noi ci sentiamo. La tristezza normalmente deriva da una perdita o da un avvenimento che percepiamo come negativo, o semplicemente perché non si sono realizzate le nostre aspettative. Questa tristezza può essere passeggera, durare ore, giorni o addirittura settimane, ma quando questa tristezza si prolunga nel tempo e cambia il nostro modo di sentire, pensare e agire, forse siamo di fronte ad un problema più grave, la Depressione. PUBLISHER: TEKTIME
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Informazioni
CAPITOLO 8. TRATTARE LA DEPRESSIONE MAGGIORE.
Una volta diagnosticata la depressione, il paziente deve iniziare il trattamento, che consiste in un’azione combinata di terapia farmacologica con supporto psicologico. È molto importante che prima di iniziare qualunque terapia, il paziente sia informato dal suo medico sulla durata del trattamento, sui benefici che si otterranno o che si cercherà di ottenere, e sugli effetti secondari che possono svilupparsi durante il trattamento.
- Trattamento farmacologico:
In senso generale, il trattamento farmacologico della depressione, è limitati ai quadri depressivi moderati o gravi. Nei pazienti con diagnosi di depressione lieve, con minore presenza di sintomi, di solito non si ricorre a terapia farmacologica, a causa dello stretto profilo beneficio-rischio. Si raccomanda unicamente in caso di fallimento di altre terapie, problemi medici o psicologici associati, o pregressa depressione moderata o grave.
Nei pazienti con depressione moderata o grave, la terapia farmacologica è considerata un trattamento di prima linea, anche se esiste un 38% di pazienti che dopo sei o dodici settimane non presentano risposta al trattamento instaurato, e in un 54% dei pazienti non esiste remissione dei sintomi.
- Trattamento psicoterapeutico:
Le terapie psicologiche più impiegate per il loro carattere specifico sono la terapia cognitivo - comportamentale (T.C.C.) e la psicoterapia interpersonal (T.I.P).
- La terapia cognitivo - comportamentale si è dimostrata tanto efficace quanto la psicoterapia interpersonale (più lenta nel raggiungere gli obiettivi della T.C.C.) e la terapia farmacologica. Tutto questo ha trasformato la psicoterapia nella terapia d’elezione per il trattamento della depressione moderata, grave o resistente. La durata della terapia varierà in funzione del tipo di depressione diagnosticata, della situazione personale del paziente e della sua evoluzione. In pazienti con depressione grave o cronica, se la terapia psicoterapica è associata ad un trattamento farmacologico, l’efficacia sarà sempre superiore a qualunque terapia singola.
La terapia cognitivo - comportamentale associata al trattamento di mantenimento, contribuisce a incrementare l’efficacia di quest’ultimo per evitare la comparsa di recidive. Questo particolarmente benefico per quei pazienti con antecedenti di ricadute, o che presentano sintomi residui, dato che sono quelli che rischiano maggiormente di soffrire di nuovi episodi depressivi.
- Auto aiuto guidato: l’obiettivo è far acquisire ai pazienti capacità di autocontrollo e gestione della sintomatologia di questo disturbo. Si impiegano sia supporti bibliografici, sia materiali digitali. Anche se è stata dimostrata una buona efficacia in pazienti con depressione lieve – moderata, non si conoscono gli effetti a lungo termine.
Esercizio fisico:
Da tempo è dimostrata la capacità dell’esercizio fisico per migliorare il benessere personale, sia fisico che psichico. Nei pazienti con depressione lieve – moderata, un programma di esercizi di intensità media, di quaranta o quarantacinque minuti, due o tre volte la settimana, per un periodo di dieci, dodici settimane, potrebbe portare ad un chiaro miglioramento della sintomatologia depressiva, ma … fino a che punto l’esercizio fisico è efficace nella depressione?
Questo è ciò che tratta di verificare il James J Peter’s VA Medical Center, New York (U.S.A.) e il College of Nursing, Sultan Qaboos University, Muscat, (Oman) i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica OSR Journal of Nursing and Health Science [13].
Invece di realizzare uno studio direttamente con persone adulte, sofferenti di depressione per osservare le conseguenze dell’esercizio fisico per confrontarlo con un gruppo di controllo che non pratica esercizio fisico, gli autori hanno scelto di realizzare un’analisi statistica delle pubblicazioni scientifiche degli ultimi dieci anni, dal 2003 al 2014.
In totale sono stati analizzati sessanta sette studi utilizzando il database di riviste scientifiche Cumulative Index to Nursing and Allied Health Literature (C.I.N.A.H.L.), Pub Med, Med space, e Medline.
I risultati indicano che circa la metà dei pazienti con depressione mostrano anche problemi cardiaci, Parkinson, dolore cronico e artrite reumatoide.
I risultati rivelano un evidente miglioramento dei sintomi depressivi grazie all’intervento con l’aggiunta di esercizi fisici quotidiani.
Questo intervento ha tre conseguenze positive: la prima sul Disturbo di Depressione Maggiore, la seconda sui sintomi di altri problemi associati, e la terza migliorando la qualità di vita dei pazienti. Inoltre, accelerare il processo di recupero, permette la riduzione dell’intervento psicofarmacologico.
Lo studio non analizza le caratteristiche degli interventi per quanto riguarda l’esercizio fisico, quindi non è noto che tipo di esercizio sia il più adeguato, per quanto tempo ogni giorno, né l’intensità. Questo rende impossibile progettare un piano di intervento che garantisca i migliori risultati nel trattamento dei sintomi del Disturbo di Depressione Maggiore.
Uno dei limiti dello studio è la mancanza di sperimentazione, centrandosi unicamente in una revisione bibliografica.
Come indicato dagli autori, sono stati analizzati unicamente gli articoli in lingua inglese, escludendo informazioni scientifiche pubblicate in altre lingue, che potrebbero avallare e dare maggiore incisività alle informazioni ottenute.
Anche se non è stato oggetto di studio, ci si aspetta che i benefici dell’esercizio quotidiano sulla depressione si osservino tra i più giovani e anche i più anziani.
- Terapia elettroconvulsiva (T.E.C.):
Questa terapia consiste nel provocare una crisi convulsiva generalizzata (una convulsione), mediante la stimolazione elettrica del sistema nervoso centrale. Nonostante all’inizio sia stata una terapia svalutata e criticata, attualmente si applica sotto anestesia e farmaci miorilassanti, e si considera efficaci in pazienti adulti con depressione grave o resistente.
Psicofarmacologia:
I principali gruppi di farmaci antidepressivi sono:
- Antidepressivi tricicli: buon profilo di efficacia per il blocco della ricaptazione di due composti di comunicazione interneuronale (noradrenalina e serotonina), anche se presentano un alto tasso di effetti secondari. Si riscontrano controindicazioni in pazienti con precedenti recenti di infarto del miocardio, così come in pazienti con aritmie, iperplasia benigna della prostata, glaucoma ad angolo aperto, insufficienza renale o epatica , ed epilessia o precedenti di convulsioni.
- Antidepressivi eterociclici: derivati del gruppo precedente, con la stessa efficacia, ma con minor tasso di comparsa di effetti secondari.
- Inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina: sono inibitori molto specifici della ricaptazione della serotonina con poca o nessuna ripercussione sugli altri neurotrasmettitori, e questo li rende molto tollerabili (i principali effetti secondari descritti sono nausea, sudorazione e alterazioni del peso corporeo), e per questo sono il gruppo di farmaci più prescritto di primaria attenzione.
- Inibitori della monoaminoxidasi (IMAOs): inibiscono in modo più o meno selettivo la monoaminoxidasi A o B. Presentano un profilo di effetti secondari abbastanza negativo, per cui si utilizzano come trattamenti di seconda linea, in caso di mancata efficacia di altre alternative più sicure.
- Altri: si concentrano principalmente sulla ricaptazione della serotonina e/o noradrenalina, anche se nuove linee terapeutiche agiscono sui recettori della serotonina e adrenergici α2.
Tappe della psicofarmacologia nella depressione:
Esistono determinate direttrici generali da seguire quando si instaura il trattamento farmacologico in un quadro depressivo. Le principali sono:
- Tutti gli antidepressivi necessitano di un periodo di latenza terapeutica (il tempo in cui si inizia il trattamento fino a che iniziano a comparire i miglioramenti dei sintomi) da una a tre settimane.
- Si deve iniziare il trattamento a dosi basse e aumentare le dosi in modo graduale in caso sia necessario.
- Dopo tre o quattro settimane dall’inizio del trattamento della depressione, è necessaria la revisione del trattamento stesso da parte del medico, per valutare l’evoluzione del paziente, verificare la presenza di effetti secondari e modificare le dosi, se necessario.
- Se dopo sei o otto settimane di prescrizione della dose massima, il paziente non presenta miglioramenti oggettivi, si deve verificare se il paziente sta assumendo correttamente i farmaci e, in caso affermativo, valutare l’opportunità di associare l’antidepressivo ad un altro farmaco diverso o un cambiamento totale. In alcuni pazienti può essere necessario associare antidepressivi a ipnotici o ansiolitici, per un periodo di tempo non prolungato.
- L’eliminazione del trattamento antidepressivo deve essere fatta in modo progressivo, diminuendo la dose poco a poco per evitare la comparsa di effetti di discontinuità.
Considerazioni della psicofarmacologia nel trattamento della depressione
- Anziani
In questi pazienti, la depressione si accompagna ad un maggior numero di sintomi somatici e di componente ansiosa, rendendo molto difficile la diagnosi. Di solito si prescrivono principalmente antidepressivi inibitori della ricaptazione della serotonina, e sono controindicati gli antidepressivi triciclici. È necessario ridurre della metà la dose indicata per gli adulti in anziani maggiori di settant’anni, e di un terzo per anziani minori di settant’anni, poiché la loro capacità cognitiva si può alterare con maggiore facilità, e sono più sensibili all’effetto sedante e all’ipotensione ortostatica (abbassamento della pressione alzandosi dal letto) comuni in certi antidepressivi, questo potenzia il rischio di cadute.
- Gravidanza
Non esistendo studi sull’innocuità degli antidepressivi in gravidanza, si cerca, per quanto possibile, di evitare l’uso di questi farmaci, specialmente durante il primo trimestre. In caso di rischio di suicidio o comportamenti che possano danneggiare il feto, si prescrivono inibitori della ricaptazione della serotonina o antidepressivi triciclici. Durante l’allattamento è importante tener conto che tutti i gruppi di antidepressivi passano nel latte materno.
- Morbo di Parkinson
Gli unici farmaci studiati in questi pazienti sono gli antidepressivi triciclici, che presentano un effetto benefico grazie all’effetto anticolinergico. Sono efficaci anche gli inibitori della ricaptazione della serotonina.
- Epilessia
Gli inibitori della ricaptazione della serotonina sono scelti per questi pazienti grazie al loro minore effetto pro convulsivante.
Relazione tra il trattamento dell’Insonnia e la Depressione
Il trattamento del disturbo di Depressione Maggiore include antidepressivi. Le cure si sono evolute fino a ridurre il tempo di trattamento con l’aumento della loro efficacia. Inoltre, è consigliabile seguire una psicoterapia, In alcuni casi si utilizza la terapia elettroconvulsiva o la fototerapia, anche se queste ultime sono ancora accettate da tutti i terapeuti.
Tutti i sintomi associati al disturbo della Depressione Maggiore, spariranno mano a mano che si supera questo disturbo, recuperando i livelli basali di sonno, oltre ai restanti sintomi come affaticamento, irritabilità e recupero del peso iniziale.
Però da alcune università, vari gruppi di ricerca si sono chiesti se l’insonnia sia solo un sintomo della depressione o un disturbo a sé che può essere trattato in modo indipendente e per tanto devono essere applicate tecniche farmacologiche e terapeutiche specifiche per l’insonnia.
Quindi si raccomanda il trattamento con antistaminici, sedativi e antidepressivi, sotto la supervisione del medico e a dosi basse, per evitare problemi di intolleranza e dipendenza.
A questo proposito, uno studio presentato presso il National Institute of Mental Health [14] informa sulla interdipendenza di entrambi i disturbi; considerandoli con entità propria e trattamento specifico. Nonostante questo, la guarigione da uno di essi si ripercuote sulla guarigione dall’altro.
Concetti già presenti nella letteratura sul trattamento della depressione, dove il suo miglioramento permette di avere un livello normale di sonno superando l’insonnia.
Il nuovo studio...
Indice dei contenuti
- CAPITOLO 1. TRISTEZZA
- CAPITOLO 2. CORDOGLIO
- CAPITOLO 3. DISISTIMA
- CAPITOLO 4. DEPRESSIONE STAGIONALE
- CAPITOLO 5. DEPRESSIONE POST-PARTO
- CAPITOLO 6. DEPRESSIONE MAGGIORE, DEFINIZIONE E SINTOMI
- CAPITOLO 7. ORIGINE DELLA DEPRESSIONE MAGGIORE.
- CAPITOLO 8. TRATTARE LA DEPRESSIONE MAGGIORE.
- CAPITOLO 9. CURARE UN FAMILIARE AFFETTO DA DEPRESSIONE