Lo sguardo della psicoanalisi su un mondo turbolento
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Lo sguardo della psicoanalisi su un mondo turbolento

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Lo sguardo della psicoanalisi su un mondo turbolento

Informazioni su questo libro

"Questo è un libro di cui c'era molto bisogno, che offre una prospettiva chiara, profonda e costruttiva su molti dei malesseri sociali, politici ed economici odierni."Anton Obholzerpsicoanalista e consulente organizzativo, già direttore del Tavistock Centre di Londra"Gli autori che sono stati riuniti in questo rilevante volume dimostrano come il terrorismo, la guerra, la crisi finanziaria e l'irresponsabilità aziendale debbano gran parte della loro ingestibilità alla dipendenza da motivazioni inconsce e all'operato di meccanismi nascosti."Ken Eisoldgià Presidente dell'International Society for the Psychoanalytic Study of Organizations, fondatore dell'Organization Program del William Alanson White Institute"Questo libro straordinario dovrebbe convincere anche gli scettici più incalliti che la psicoanalisi non è morta! Esso dimostra chiaramente che è ben viva, vitale e interessata ai problemi più impegnativi che sfidano il mondo contemporaneo."Clare Huffingtonconsulente organizzativa, presidente dell'International Societyfor the Psychoanalytic Study of Organizations"Uno dei meriti di questo volume, e certo non il minore, è la capacità degli autori di integrare la psicoanalisi con le altre scienze sociali"Gilles Amadoprofessore di Psicologia sociale delle organizzazionialla École des Hautes Études Commerciales di Parigi, membro della Société Française de Psychothérapie Psychanalytique de Groupe"Globale nella sua panoramica di autori e di casi di studio, Lo Sguardo della Psicoanalisi su un Mondo Turbolento riafferma la persistente rilevanza della psicoanalisi per la comprensione dell'odierna vita sociale, politica ed economica".Paul Hoggettprofessore di Scienze Politiche e direttore del Centre for Psycho-Social Studies, University of the West of England, Bristol

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SCENA SECONDA
“Si vis pacem para bellum”. Psicoanalisi, educazione alla pace
e alfabetizzazione al conflitto1
Mario Perini

Non puoi pretendere di risolvere un problema complesso usando lo stesso modo di pensare che ha creato il problema.
Albert Einstein (Essays in Science, 1933)


“Se vuoi la pace, prepara la guerra”: il detto latino Si vis pacem, para bellum2 è ricavato da una frase di Vegezio, funzionario imperiale dell’epoca di Teodosio (iv-v secolo d.C.), noto per la sua opera sull’arte della guerra Epitoma rei militaris. Curiosamente l’autore non è un generale e a quanto sembra nemmeno un grande esperto in questioni belliche. Da allora il motto è stato ripetutamente utilizzato negli studi politici (per esempio nel Principe di Machiavelli) e nelle relazioni internazionali per legittimare il principio della deterrenza o dissuasione, ovvero una politica basata sulla costituzione di un apparato militare paragonabile a quello di un nemico attuale o potenziale, come sistema di equilibrio nelle relazioni tra le potenze e di evitamento dei conflitti3.

Pace e deterrenza

L’esperienza della Guerra fredda dimostrerebbe che si conduce più agevolmente una trattativa di pace e si raggiunge più facilmente un accordo di civile coesistenza o almeno un patto di non aggressione quando sussiste una condizione di parità di armi offensive e a condizione di riuscire a limitarne l’uso semplicemente come un deterrente. In pratica quando le armi della diplomazia sono spuntate o si sono esaurite, l’ultima chance sembra quella di prepararsi a uno scontro: se l’altra parte capisce che fai sul serio probabilmente un qualche accordo diventa inevitabile. La base psico-politica della dissuasione consiste dunque nel persuadere il potenziale avversario che i costi che pagherebbe dopo aver lanciato un attacco nel caso di un’aggressione sono più elevati dei vantaggi che spera di ricavarne.
Ora, se una componente essenziale della pace in quanto esperienza soggettiva degli individui e dei popoli è, come sembra, il sentimento di sicurezza, allora dovremmo cercare di comprendere quale sia l’elemento di intrinseca instabilità annidato dietro questo “equilibrio del terrore”. Se un tal genere di pace è mantenuto esclusivamente dalla paura, allora saranno gli stessi sentimenti di insicurezza a finire per minarla risuscitando il conflitto.
La Guerra fredda ha certamente scongiurato il rischio di uno scontro tra i due blocchi e quello di un olocausto nucleare, ma non ha certo impedito la miriade di piccole e straordinariamente crudeli stragi locali e guerre regionali che hanno insanguinato il pianeta nella seconda metà del xx secolo, e i suoi presupposti sono gli stessi che all’alba del xxi hanno partorito il terrorismo globale. La nuova chiave di volta della politica internazionale (e da qualche tempo anche di quella interna) sembra diventata l’uso generalizzato della paura come strategia, per gestire poteri ed egemonie, forzare i dubbiosi, ricattare i governi o gli elettorati, fare affari, medicare le umiliazioni, esportare o imporre la propria cultura, i propri valori o semplicemente i propri interessi.
Tuttavia, a certi livelli di intensità e di durata, la paura non è più una fonte di prudenza e moderazione e comunque tende a diventare ingovernabile anche da parte dei suoi strateghi; la paura continua non cronicizza, non può depotenziarsi né diventare un’abitudine o uno...

Indice dei contenuti

  1. RICONOSCIMENTI
  2. IL CAST DEI PERSONAGGI
  3. NOTA DEI CURATORI-Halina Brunning e Mario Perini
  4. INVITO AL DRAMMA-Olya Khaleelee
  5. PROLOGO-Il passato e il presente come prologo del futuroJames Krantz
  6. SCENA PRIMA-Un raggio di oscurità – comprendere la mente terroristica1H. Shmuel Erlich
  7. SCENA SECONDA-“Si vis pacem para bellum”. Psicoanalisi, educazione alla pace e alfabetizzazione al conflitto1Mario Perini
  8. SCENA TERZA-Psicoanalisi e relazioni internazionali: identità di gruppo allargato, traumi per mano dell’“altro” e trasmissione trans-generazionale del traumaVamik D. Volkan
  9. ATTO SECONDO-la crisi finanziaria e la scomparsa dei contenitori
  10. SCENA QUINTA-Progetto narcisistico e declino organizzativo:il caso della General MotorsHoward S. Schwartz
  11. SCENA SESTA-Dietro la crisi finanziaria1Burkard Sievers2
  12. ATTO TERZO-sulla leadership e sull’illusione del contenimento
  13. SCENA OTTAVA-Il sogno postpartisan di Barack Obama:la leadership e i limiti della posizione depressiva
  14. SCENA NONA-Immagini della leadership Susan Long
  15. EpilogoLionel Stapley