Conservare la natura
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Conservare la natura

Perché l'ambiente è un tema caro alla destra e ai conservatori

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Conservare la natura

Perché l'ambiente è un tema caro alla destra e ai conservatori

Informazioni su questo libro

La tutela dell'ambiente è un tema che appartiene a tutti i cittadini a prescindere dal loro credo politico e diventerà sempre più importante nei prossimi anni. Oggi l'accresciuta sensibilità ambientale ha portato alla diffusione di manifestazioni come i Fridays for future e al successo planetario di Greta Thunberg che è diventata l'icona dell'ambientalismo. Dietro battaglie giuste come la salvaguardia dell'ambiente e il contrasto all'inquinamento, si nasconde però il tentativo di diffondere un'ideologia globalista e contraria all'identità.È necessario perciò proporre una visione alternativa a questo ambientalismo che ha le proprie radici nel '68 e si fonda su una visione anti-imprese, anti-crescita e non tiene conto delle esigenze sociali delle persone. Inoltre, la conservazione della natura è un tema da sempre caro al pensiero conservatore e alla destra e i partiti sovranisti, conservatori e liberali hanno il compito di non regalarlo alla sinistra così come accaduto con la cultura nel dopoguerra e l'applicazione del concetto di egemonia culturale.

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1.
La sinistra e l’ambiente

Per ripercorrere il rapporto tra la sinistra e l’ambiente, è utile la lettura del libro di Michele Citoni e Catia Papa Sinistra ed ecologia in Italia, 1968-19747 in cui si passano in rassegna gli avvenimenti di quella che è stata la battaglia per l’ambiente negli anni Sessanta/Settanta ponendo l’accento su una domanda diffusa in quel periodo: «Di che colore è l’ecologia?», la cui risposta – «l’ecologia è rossa» – è affidata a Virginio Bettini.
Questa affermazione nasce da un preconcetto molto diffuso: identificare la destra come sostenitrice acritica del capitalismo. Se perciò «il capitalismo “deve”, per le sue leggi, sfruttare la natura, fonte di materie prime nella cui trasformazione in merci trae il proprio profitto», «una genuina difesa della natura e dell’ambiente è, quindi, necessariamente, di sinistra, richiede un controllo e una pianificazione della produzione agricola e industriale, degli insediamenti, la difesa dell’aria, delle acque e delle risorse naturali in quanto beni collettivi».
Che possa esistere una destra critica nei confronti delle derive del capitalismo, non è messo in conto, così come non si prende in considerazione l’ipotesi di una società di libero mercato ma basata sul rispetto delle regole, tra cui quelle ambientali.
Nel saggio di Citoni e Papa si affronta anche il rapporto tra i movimenti ecologici e l’impegno dei lavoratori per la tutela della salute e dell’ambiente nei luoghi di lavoro, in particolare nelle fabbriche. Il periodo preso in considerazione nel libro, è la cosiddetta “stagione dei movimenti” e, non a caso, è stato pubblicato in un primo momento con il titolo Marxismo ed ecologia. Prove di avvicinamento nella “stagione dei movimenti”8 con l’obiettivo di analizzare le origini del movimento ecologista in Italia. La ripubblicazione in tempi recenti nasce con l’intento di capire se l’originario ambientalismo sia ancora presente nelle attuali culture politiche. Gli autori sottolineano come l’ambientalismo contemporaneo abbia abbandonato il carattere originario della battaglia ambientale della sinistra:
Oggi, l’immagine dell’ambientalismo, a torto o a ragione, appare stretta fra percorsi politici neocentristi, relazioni pericolose con l’impresa e riduttive ipotesi di sostituzione di tecniche e prodotti, in sostanza la green economy. Si è in qualche modo reciso il legame con una stagione in cui l’ecologia si configurava invece come una grande domanda di cambiamento sociale.
Prima di tutto è doverosa una digressione per fare chiarezza sul concetto di green economy. Con green economy (o economia verde) si intende un modello che tiene in considerazione, oltre ai benefici economici di un regime di produzione, l’impatto ambientale, ovvero potenziali danni che potrebbero avvenire a causa dei processi produttivi. Collegata ad essa, vi è la promozione di un modello di sviluppo sostenibile fondato sull’efficienza energetica, la riduzione dell’inquinamento, l’abbattimento delle emissioni di gas serra e la creazione della cosiddetta “economia sostenibile” basata sull’utilizzo delle risorse rinnovabili.
Esiste una cospicua letteratura sul tema, le cui origini si possono riscontrare già negli anni Settanta con l’introduzione delle scienze ecologiche nel pensiero economico e del concetto di sostenibilità da parte di Nicholas Georgescu-Roegen e di Herman Daly. Col passare del tempo, si susseguono una serie di studi, tra cui il modello economico proposto da Robert Solow che si sofferma sull’importanza dell’energia rispetto alla marginalità di capitale e lavoro.
Nel 2006 viene realizzato il “Rapporto Stern” in cui si valuta l’impatto ambientale e macroeconomico dei cambiamenti climatici, evidenziandone un peso negativo sul PIL mondiale. Alla base dell’economia verde, troviamo l’utilizzo dell’energia rinnovabile al posto dei combustibili fossili e la centralità del concetto di efficienza energetica che genera il risparmio energetico.
L’argomento della green economy è affrontato anche nel libro di Alberto Zoratti e Monica di Sisto: I signori della Green Economy. Neocapitalismo tinto di verde e Movimenti glocali di resistenza9 in cui si denuncia «un iperconsumismo verniciato di sostenibilità e un’autoproclamata responsabilità sociale e ambientale». Sulla stessa linea Transizione ecologica. La finanza a servizio della nuova frontiera dell’economia10 di Gael Giraud in cui l’autore, un ex banchiere diventato gesuita, racconta lo schema del “paradigma tecnocratico” da superare attraverso la transizione ecologica che dovrebbe diventare un fatto epocale, così come l’invenzione della stampa o la rivoluzione industriale.
La necessità di uno sviluppo diverso da quello attuale è sottolineata anche da Naomi Klein – voce della sinistra anticapitalista e autrice del bestseller mondiale No logo11 (considerato il manifesto del Movimento no-global) – nel libro Una rivoluzione ci salverà. Perché il capitalismo non è sostenibile12, anche se il peccato originale dei suoi lavori è l’approccio ideologico che impedisce una critica costruttiva.
Mentre Harald Welzer in Climate Wars: Why People Will Be Killed in the 21st Century13, punta il dito contro il modello capitalista destinato ad autodistruggersi facendo terminare “l’era del consumo” a causa dei numerosi flagelli climatici. Allo stesso filone appartiene il pensiero dell’ambientalista svizzero Mathis Wackernagel che definisce il consumismo «la più grande arma di distruzione di massa pensata dal genere umano».
Eppure, molte persone che si pongono interrogativi leciti sul funzionamento dell’attuale modello di sviluppo e sul capitalismo, giungono a risposte errate e cercano soluzioni nell’ambientalismo globalista, invece di prediligere una visione della natura che affondi le proprie radici in una dimensione locale e identitaria. Per un americano, oltre a prendere spunto dalla tradizione culturale europea, sarebbe già di per sé sufficiente recuperare il pensiero di Thomas Jefferson e dei padri fondatori. Jefferson sostiene che un uomo possa dirsi indipendente fintantoché possiede un pezzo di terra e definisce i coltivatori «i veri rappresentanti del grande interesse americano», aggiungendo che «i piccoli proprietari terrieri sono la parte più preziosa di uno Stato». A suo giudizio, così come per James Madison, quanto maggiore è la quota di contadini, «tanto più libera, più indipendente e più felice è per forza di cose la stessa società» e l’agricoltura rappresenta un impegno repubblicano, l’atto fondativo di una nazione. Madison è influenzato dagli ammonimenti di Humboldt sulla deforestazione e denuncia le conseguenze drammatiche della coltivazione del tabacco su larga scala sul suolo della Virginia. In un discorso pronunciato nel maggio 1818 all’Agricultural Society ad Albemarle, inoltre sottolinea come i cittadini debbano difendere l’ambiente perché la natura non esiste per essere messa al servizio dell’uomo.
Per risalire alla genesi della coscienza ambientalista di sinistra a livello internazionale, è invece necessario partire dalle campagne di informazione degli anni Cinquanta e Sessanta; ma è con la crisi del “paradigma operaista”, a partire dalla seconda metà degli anni Settanta, che si sviluppano movimenti come l’ambientalismo, il pacifismo e il femminismo che rappresentano i nuovi bisogni di una società sempre più complessa. Dalla fine degli anni Settanta, si può riscontrare l’origine dell’ambientalismo politico italiano che si afferma negli anni Ottanta, in concomitanza con il «decennio che segna la sconfitta storica della sinistra». La visione delle lotte ambientali promossa all’interno del PCI, è stata meno lineare di quanto emerso a posteriori ma il comune sentire prevalente è sintetizzato da personalità come Marcello Cini e Giulio Maccacaro, secondo i quali «la classe operaia deve sapere esprimere un progetto di conoscenza e controllo della natura permeato di finalità sociali alternative a quelle della scienza della società capitalistica».
La contestazione ecologica, che affonda la propria origine nei cambiamenti culturali della tecnica e dell...

Indice dei contenuti

  1. Introduzione
  2. PARTE PRIMA La deriva ideologica dell’ambientalismo
  3. 1. La sinistra e l’ambiente
  4. 2. Il Sessantotto e l’ambiente
  5. 3. Greta Thunberg e la deriva ideologica dell’ambientalismo
  6. 4. Extinction rebellion: quando l’ambientalismo diventa violento
  7. 5. Le tasse etiche
  8. 6. L’ambientalismo europeista
  9. PARTE SECONDA La destra e l’ambiente
  10. 7. Il pensiero conservatore e la natura
  11. 8. La destra e l’ambiente
  12. 9. Le associazioni di destra per l’ambiente e il pensiero di Rutilio Sermonti
  13. 10. L’estrema destra e l’eco-nazionalismo
  14. 11. La tutela dell’ambiente e i liberali
  15. INTERMEZZO
  16. 12. Il rapporto uomo-natura: un excursus
  17. PARTE TERZA Le sfide per l’ambientalismo del futuro
  18. 13. Le imprese e l’ambiente
  19. 14. L’ambientalismo come nuova religione
  20. 15. La Chiesa cattolica e l’ambiente: da San Francesco al Sinodo per l’Amazzonia
  21. 16. Critiche al Sinodo per l’Amazzonia
  22. 17. L’ambientalismo e il coronavirus
  23. Conclusione L’ambiente: un tema centrale per la destra del futuro
  24. Bibliografia