Anche i geni sono esseri umani
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Anche i geni sono esseri umani

Leonardo da Vinci

  1. 180 pagine
  2. Italian
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  4. Disponibile su iOS e Android
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Anche i geni sono esseri umani

Leonardo da Vinci

Informazioni su questo libro

Visse un uomo straordinario, il cui nome è noto ad ognuno: Leonardo d Vinci. La sua vita fu piena di misteri, vittorie e sconfitte, tragedie e amore. Questo appassionante romanzo, basato su avvenimenti storici, ci trasporta nell'Italia dell'epoca del Rinascimento e i suoi personaggi —  papi e cardinali, re e condottieri, politici e artisti — sono presenti come persone vive. Nel libro sono toccati temi che possono ferire i sentimenti di una determinata parte di persone. Leggete la stupefacente storia della vita di un uomo bellissimo, una vita divenuta leggenda…

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Informazioni

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CAPITOLO 1

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Nella chiara mattina di sole del 3 marzo 2019 il giovane professore dell’Università di Firenze Marco Toscano, uscendo dalla soglia della propria casa nel centro di Firenze, si scontrò faccia a faccia con il postino di quartiere, che ogni giorno a mezzogiorno gli portava la stampa fresca e la corrispondenza.
— Buongiorno, signor Toscano. Come sta? — chiese il postino, chinando leggermente la testa a destra e scoprendo in un sorriso semplice i denti anteriori ingialliti dal fumo.
— Bene-bene, signor Gerponimo! Grazie! E lei oggi ha un aspetto eccellente! — rispose gentilmente Marco al saluto.
— Pregando Dio, signor Toscano, tirerò avanti fino all’età di mio zio. Ha vissuto fino 100 e sa, si tratta dei funghi...
— I funghi allungano la vita? — si stupì sinceramente Marco, alzando leggermente le sopracciglia.
— Ma no! Semplicemente non li ha mai mangiati! — il postino scoprì di nuovo i denti in un sorriso curvo, ma un po’ ingenuo.
— Però è proprio un burlone, signore! — Marco strizzò gli occhi, guardando negli occhi Gerponimo. — Lei ha con sé, come sempre, le notizie fresche! — e ricevette in cambio un pesante pacco di giornali insieme a qualche lettera, augurando una buona giornata al postino:
— A presto!
Lasciata la stampa all’ingresso di casa, mise accuratamente le lettere nella sua cartella di pelle, guardò macchinalmente il cielo e tornò di nuovo in casa per prendere l’ombrello e gli occhiali da sole e poi a passo misurato si diresse al lavoro. All’inizio della prima lezione mancavano circa 40 minuti e questo era più che sufficiente per arrivare là in tempo.
Bisogna dire che Marco si distingueva dai veri italiani: questi considerano la puntualità una ladra di tempo e non vedono un grave peccato nel ritardare. Era preciso ed accurato in tutto ciò che lo circondava. Questo si esprimeva nel suo amore per la pulizia e l’ordine, nella sua minuziosità e precisione nelle occupazioni, nella lindezza e nell’impeccabilità esteriore, nella coscienziosità e nell’eccezionale capacità organizzativa. In qualche misura si poteva anche chiamarlo pedante, ma la sua moderata pedanteria non aveva niente di patologico, infatti, com’è noto, i pedanti non sono semplicemente noiosi, sono insopportabili nel loro vizio. Peraltro aveva comunque un carattere italiano, vivace, continuamente pronto a una buona battuta e a un ampio sorriso, mostrando involontariamente in quest’atto file regolari di bei denti bianchi e diffondendo intorno a sé un buon umore e un’aura calorosa.
Qui, in Italia, si dice che «le piogge di marzo portano i fiori di maggio» e questo è vero per il clima umido mediterraneo e subtropicale: a Firenze in questo periodo dell’anno ci sono già giornate calde. Marco amava dedicare la parte libera del suo tempo a passeggiare per Firenze. Nonostante fosse nato in questa meravigliosa città e conoscesse ogni sua viuzza, non di meno poteva passeggiare all’infinito per questa «dimora dell’eternità», scoprendola ogni giorno nuova per lui.
Quand’era ancora uno studente dell’ultimo anno delle superiori, aveva preso a guadagnare qualcosa facendo la guida turistica e presto era diventato membro dell’Associazione delle Guide Turistiche di Firenze, insegnando pian piano con la sua eloquenza a portare gli ascoltatori attenti in un’altra epoca. Già in quel tempo lontano della sua gioventù si rese conto che la professione di guida turistica pone esigenze molto alte alle qualità umane. Capì che per essa era indispensabile un alto livello di capacità generali: intelletto e conoscenza del materiale, una quantità significativa di memoria, buona attenzione, concentrazione, resistenza alla fatica, capacità di lavoro, equilibrio e certamente qualità comunicative sviluppate.
Inizialmente non era andato tutto bene. Ma presto Marco, su consiglio del collega più anziano Alessandro, prese a lavorare sulla propria dizione e la propria articolazione, ma anche sulla cultura del discorso, allargando le proprie conoscenze nell’ambito dell’oggetto dell’escursione. Già allora prese a sviluppare le proprie capacità analitiche, cominciò a scavare nei materiali d’archivio e ad ampliare l’orizzonte attingendo a varie fonti di informazioni. La pratica gli insegnò a comprendere le persone e lo convinse che ai turisti non interessano molto le date precise di qualche avvenimento, invece li eccita un racconto vivace, da artista, specialmente se si accompagna a dettagli piccanti della vita di persone famose. Marco chiamava questo «fatti caldi». Alessandro, essendo molto più esperto in questa occupazione e, di conseguenza, capace di farsi un nome nell’industria del turismo, gli disse in qualche modo:
— Marco, oltre al tuo italiano nativo, parli bene anche la lingua inglese, il che è importante nella nostra attività. In te vedo interesse per questo lavoro e un’enorme potenziale di sviluppo. In una parola, farai strada. Ricorda solo che la nostra professione appartiene ai lavori di tipo artistico. Noi siamo artisti, attori, buffoni, poeti, pedagoghi e psicologi, ma non artigiani, no! Se il tuo pubblico esige pane e circo, che ne riceva appieno, non vergognarti nel mostrare la nostra vera emotività italiana. Risvegliali e portali via dall’affaccendamento della vita, falli astrarre dalle preoccupazioni e dai problemi quotidiani. E se è necessario, regalagli una bella leggenda, abilmente avvolta in un involucro di verità e che questa gli addolcisca l’anima. Accendi il fuoco nei loro occhi. Ecco che allora sarai richiesto come specialista e nelle tue tasche non mancherà il denaro. Principalmente, ama la tua professione e non smettere mai di perfezionarti!
Marco ricordò sempre le parole dette da Alessandro e si fece guidare da esse. Conducendo un’escursione, diceva che Firenze è un posto dove si può sfiorare la bellezza eterna. Effettivamente qui ce n’era in abbondanza! Infatti è probabilmente una delle più meravigliose città del mondo. «Florentia» tradotto significa «fiorente» e questo nome meglio di qualsiasi altro trasmette il suo carattere, in quanto in questa città è raccolto tutto il fiore della cultura e dell’arte occidentale. Un gigantesco museo a cielo aperto, dove vie, palazzi, musei e piazze sono decorati dalle creazioni di grandi maestri. Monumenti architettonici ottimamente conservati, ognuno dei quali ha osservato attentamente la storia nel corso dei secoli, i palazzi della dinastia dei Medici, i giardini di Boboli, la magnificenza di Piazza della Signoria. La cattedrale di Santa Maria del Fiore, il Battistero con le sue porte d’oro, la ricercata facciata della chiesa di Santa Maria Novella e Santa Croce, dove hanno trovato il proprio eterno riposo persone eccezionali del proprio tempo come Michelangelo Buonarroti, Galileo Galilei, il poeta Dante Alighieri, il pensatore Niccolò Machiavelli, i compositori Gioacchino Rossini e Michał Ogiński e ancora oltre trecento fiorentini famosi — uomini di cultura, di scienza e politici. Ed ecco anche la basilica di San Lorenzo e i sepolcri dei Medici, il freddo e inaccessibile Bargello — in passato prigione, ma adesso museo di scultura e di arte applicata — , l’Accademia e il «David» di Michelangelo, la Galleria Palatina e gli Uffizi, che sono ritenuti uno dei più antichi musei d’Europa.
Gli Uffizi comparvero in uno dei più significativi momenti della storia: nell’epoca della maggiore fioritura del Rinascimento Fiorentino per volontà del granduca Cosimo I de’ Medici. E furono creati, Marco lo sottolineava nelle sue lezioni, nella città in cui un tempo fu introdotto nell’uso l’allora discusso e scomparso da secoli termine «museo», in quanto gli antichi Greci con questa parola definivano un luogo consacrato alle Muse. E oggi nella Galleria degli Uffizi si trova un patrimonio artistico incomparabile: migliaia di tele pittoriche da quelle medievali a quelle moderne, antiche sculture, miniature, arazzi. E la sua eccezionale raccolta di autoritratti, unica al mondo, è continuamente integrata da ininterrotti acquisti e donazioni da parti di artisti moderni. Qui è nata musica eterna, sono stati scritti versi e poemi divini, sono stati creati capolavori della pittura. Leonardo da Vinci, Raffaello, Bocaccio, Petrarca, Filippo Brunelleschi: questi e molti altri nomi sono inseparabilmente legati a Firenze, l’hanno dotata di grazia, armonia ed eterna fioritura.
Ed ecco che ora, più di vent’anni dopo il momento in cui Marco aveva appena cominciato l’attività di guida, questi organizzava di nuovo con piacere «passeggiate storiche», ma non più con gruppi di turisti, bensì per i suoi studenti. «Senza passato non c’è futuro», — diceva, aiutando i futuri critici d’arte ad immergersi nell’atmosfera unica di questa culla dell’epoca del Rinascimento, trasportandoli per mezzo dei suoi avvincenti racconti in quel tempo lontano in cui per le vie di Firenze andava Michelangelo, in cui per quelle vie il furioso monaco domenicano Savonarola predicava alla folla e si svolgevano lotte intestine tra i clan dominanti o nel tempo in cui dava con enorme successo i suoi concerti Wolfgang Amadeus Mozart.
Marco avrebbe potuto passeggiare per ore per la città, se solo un temporale inatteso non lo avesse costretto a cercare rifugio in qualcuno dei piccoli caffè locali, dove folle di turisti si godevano vari tipi di salame, pecorino e prosciutto di Parma abbondantemente grattugiato di sale marino e tagliato molto fine. Il pasto si concludeva di solito con un tenerissimo mascarpone con un caffè espresso, a cui non di rado aggiungevano il liquore limoncello.
Il caffè in Italia è quasi una religione. E, entrando nel caffè, Marco d’abitudine ordinava due espressi, uno per sé, il secondo — caffè sospeso — era destinato a quel cliente del caffè che non poteva più permetterselo. Marco sapeva che un’altra volta nel caffè sarebbe passato un povero e avrebbe chiesto se c’era un caffè «sospeso». Marco riteneva questa buona tradizione «il regalo di un caffè al mondo» ed effettivamente regalare un caffè a un non abbiente era per lui non solo un gesto di aiuto, ma anche uno stile di vita.
Per la cucina toscana i turisti nutrono una particolare debolezza; questa, e solo questa, ha posto le basi della gastronomia italiana. A dire il vero, la pizza e la pasta — i piatti più famosi della cucina italiana — non sono state inventate in Toscana, ma l’idea stessa di gastronomia italiana, basata su cibi di produzione e stagionalità locali, è comparsa proprio qui, a Firenze.
Passando davanti al ristorante La Spada, che tanto amano sia i turisti che gli stessi abitanti di Firenze, Marco sentì che aveva voglia di mangiare. Al mattino, ancora a casa, aveva compiuto il suo rituale d’obbligo, bevendo una tazzina di cappuccino, oltre a quello in bocca non aveva neanche una gocciolina di rugiada. A volte passava in quel ristorante, ordinando tagliolini al salmone, cappelletti in brodo o il piatto della casa: bistecca alla fiorentina
Sapeva bene che in quel ristorante il grasso pezzo di carne bovina con un osso nel mezzo da buongustai veniva arrostito sui carboni ardenti dai bravi artigiani culinari locali in modo che fosse croccante nella crosta arrostita, ma doverosamente succoso e al sangue all’interno. Salare, pepare e versare olio d’oliva sulla carne si doveva solo dopo che dopo che fosse arrostita ugualmente da ogni parte. Marco amava godersi questa saporitissima bistecca senza involgarirla con aggiunta di guarnizioni e la innaffiava lentamente con piccoli sorsi del vino toscano Chianti dell’omonima zona, che a buon diritto è considerata la migliore regione vinicola d’Italia.
Il vino Chianti gode di fama mondiale e praticamente tutte le persone famose e i grandi artisti del passato in un modo o nell’altro hanno esaltato il pregio dei vini locali, in particolare il suo vino rosso secco della varietà Sangiovese. In tal modo la zona del Chianti era il paradiso dei buongustai, che qui si godevano il sapore del vero vino toscano e dei piatti tradizionali della cucina toscana. A prima vista questa sembra primitiva, ma in questo si racchiude pure il suo segreto, perché la cucina della Toscana è semplice fino... alla raffinatezza e fa la furba con i suoi sapori con l’astuzia di un vecchio toscano. Nel piatto più semplice, come parrebbe, si trovano mille sfumature di gusto e l’intreccio degli aromi fa impazzire più di un estimatore di piatti fini e ricercati. Ma non solo per questo è noto il Chianti. Chi se non Marco doveva sapere che i suoi teneri paesaggi hanno ispirato poeti e artisti di vari tempi. Infatti il famoso paesaggio alle spalle della misteriosamente sorridente Monna Lisa fu dipinto a memoria dal grandissimo Leonardo da Vinci proprio da queste colline del Chianti...
Marco, inebriandosi ora del senso di fame improvvisamente sgorgato, ora della fresca aria di mezzogiorno, in cui si mescolavano anche fredde goccioline del fiume Arno, che portava le sue acque del tutto imprevedibili dagli Appennini stessi, sentì com’era fortemente attratto dal tavolino! Per l’appunto passava davanti alla chiesa di Santa Margherita dei Cerchi, la stessa che è chiamata anche la chiesa di Dante Alighieri, in quanto proprio qui il poeta incontrò la sua musa Beatrice, i cui resti alla fine trovarono eterno riposo in questa chiesa. I tentativi senza successo di imbrigliare la fame non portarono a nulla ed ecco che le gambe lo portarono già a un chiosco di cose da mangiare che si trovava lì vicino. Sì, ora non avrebbe rifiutato neanche il lampredotto, senza considerare che questo panino senza pretese da popolani, farcito di stomaco di vacca lessato, a Firenze si mangia dal 15° secolo!
Mordendo avidamente il panino caldo e masticando in fretta la carne non malleabile ed elastica, non poté non notare tra sé che la fila delle persone desiderose di mangiare questo fast food fiorentino non era affatto più piccola della fila delle persone desiderose di passare nella chiesa di Dante. Dunque cos’è primario, ridacchiò Marco sotto i baffi: la conoscenza o la materia? Eterna disputa! In quel momento, inghiottendo frettolosamente il lampredotto, questo dilemma per Marco si era risolto univocamente in favore dei materialisti. La testa si rifiutava di pensare e l’anima di darsi da fare finché nello stomaco vuoto suonava un’orchestra di fiati diretta da uno spiffero affamato.
Marco accelerò il passo, si affrettava alla lezione in programma all’Università di Firenze, dove già da otto anni insegnava con lo status di professore all’Accademia di Belle Arti, avendo ottenuto il grado di dottore in Storia dell’Arte all’Università di Oxford dopo la brillante discussione di una tesi su un tema direttamente legato all’opera di Leonardo da Vinci e all’epoca del Rinascimento.
L’università in cui Marco insegnava godeva della reputazione di una delle più grandi e antiche università d’Italia, fondata all’alba del 15° secolo, in cui oggi si preparano oltre 60 mila studenti. Il professor Toscano si dava al lavoro con piacere, vedendo negli occhi degli studenti che frequentavano con interesse le sue lezioni la sete di nuove conoscenze. Secondo il piano di studi dell’Università, l’Accademia di Belle Arti forniva la preparazione di laureati e dottori nello stile dell’istruzione universitaria classica nel campo della teoria e della storia dell’arte. Gli studenti seguivano corsi che gli permettevano non solo di comprendere il processo creativo come parte della storia generale della cultura e dell’arte, ma anche di apprendere le particolarità di ogni forma d’arte. Nel programma erano previsti anche corsi di Storia dell’Arte Figurativa Italiana e Straniera, Teoria Generale e Filosofia dell’Arte, Storia dei Musei d’Italia e dei maggiori musei del mondo. In seguito era previsto un corso che sviluppava le abitudini di valutazione delle opere d’arte e preparava gli studenti all’attività di esperti e consulenti. Il programma di formazione prevedeva anche l’organizzazione di laboratori artistici creativi e di master speciali per mettere a conoscenza in tutta pienezza gli studenti con i migliori risultati dell’arte italiana e straniera.
Gli studenti che si istruivano qui, tanto locali quanto stranieri, conosciuta tutta la magnificenza dell’eredità di Firenze, provavano le loro forze nella preparazione di affreschi e sculture. Visitavano con piacere il rione degli artigiani sulla riva meridionale del fiume Arno, osservando come si prepara il famoso mosaico fiorentino, poi li conducevano alla Cappella Brancacci, dove si potevano vedere i primi esempi di pittura del Rinascimento con gli affreschi ad opera di Masaccio, Masolino e Filippino Lippi.
Marco vedeva che una così vivace organizzazione del processo di apprendimento permetteva di trasformare l’arida lettura di lezioni in un dialogo creativo degli studenti con diversi pittori, scultori e altre personalità dell’arte per non rinchiudersi nel sistema creativo, nei gusti e nelle passioni personali del docente di un corso o di una scuola artistica.
Tra circa un mese e mezzo — il 15 aprile — il professor Marco Toscano avrebbe compiuto 40 anni, ma, nonostante la sua età abbastanza giovane per un professore, era considerato a buon diritto uno dei principali rappresentanti del personale accademico dell’Università. Essendo membro permanente della Commissione di Ammissione, conduceva i colloqui con gli aspiranti ad accedere all’Accademia di Belle Arti, ponendo l’accento sul fatto che l’aspirante, oltre alla motivazione e all’autentico interesse per l’arte, doveva avere anche una visione complessiva del mondo e capire le leggi e le forme del suo riflesso nell’arte.
Era un appassionato sostenitore dell’idea che la motivazione sia la principale forza motrice del comportamento e dell’operato dell’uomo e tra l’altro anche del processo di formazione di un futuro special...

Indice dei contenuti

  1. Titolo Pagina
  2. Copyright Pagina
  3. Anche i geni sono esseri umani
  4. PREFAZIONE
  5. CAPITOLO 1
  6. CAPITOLO 2
  7. CAPITOLO 3
  8. CAPITOLO 4
  9. CAPITOLO 5
  10. CAPITOLO 6
  11. CAPITOLO 7
  12. CAPITOLO 8
  13. CAPITOLO 9
  14. CAPITOLO 10
  15. CAPITOLO 11
  16. CAPITOLO 12
  17. CAPITOLO 13
  18. CAPITOLO 14
  19. CAPITOLO 15
  20. CAPITOLO 16
  21. CAPITOLO 17
  22. CAPITOLO 18
  23. CAPITOLO 19
  24. CAPITOLO 20
  25. CAPITOLO 21
  26. CAPITOLO 22
  27. La tua recensione e i tuoi consigli fanno la differenza
  28. Sei in cerca di un'altra bella lettura?