Oltre la frontiera. Il tono dei sottogeneri del fantasy
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Oltre la frontiera. Il tono dei sottogeneri del fantasy

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Oltre la frontiera. Il tono dei sottogeneri del fantasy

Informazioni su questo libro

Fantasy - saggio (44 pagine) -

Il fantasy è un reame ampio dalla geografia tortuosa. Il primo settore da esplorare è quello dei sottogeneri: quali e quanti sono? Epic fantasy, High fantasy, Urban fantasy, Dark e Grimdark… tante declinazioni, tante caratteristiche che li accomunano o differenziano.

In questo secondo volume della "Guida al fantasy", Gloria Bernareggi e Sephira Riva tracciano una mappa dei sottogeneri, che è anche un principio di metodo: perché li categorizza a seconda del tono. Pronti a scoprirli insieme?

Classe 1990, Gloria Bernareggi dopo aver conseguito il diploma di Tecnico dei Servizi Ristorativi – indirizzo cucina, ha deciso di trasformare la sua passione per il mondo editoriale in lavoro, prima iscrivendosi alla facoltà di Lettere Moderne, poi lavorando come collaboratore per Il Giornale di Monza. Successivamente ha iniziato delle collaborazioni con diverse realtà editoriali come digital contenent creator (in partiolare nel settore food) e come correttrice di bozze.

Scrive a quattro mani con la collega Sephira Riva e, sempre con lei, co-gestisce il blog Moedisia.eu dove si occupano di letteratura fantastica, narrativa inclusiva e critica letteraria. E per non tradire la propria vena gastronomica ha ideato la rubrica "Ricette letterarie": ricette tratte dai suoi libri fantasy preferiti – e non solo.

Classe 1990, Sephira Riva è laureata in Chimica e ha conseguito il dottorato di ricerca in Ingegneria dei Materiali. Ha vissuto per anni all'estero (Galles, Germania, Norvegia), lavorando per l'Agenzia Spaziale Europea e per l'Istituto Italiano di Tecnologia. Ha quindi avuto svariate occasioni per incontrare alien* e analizzarne i manufatti!

Pur avendo intrapreso una carriera prettamente scientifica, ha mantenuto un profondo interesse per la letteratura, partecipando a corsi e workshops di scrittura e storytelling. Scrive in coppia da molti anni e co-gestisce il blog Moedisia.eu, in cui si occupa di critica letteraria, narrativa inclusiva e fantasy, con post e approfondimenti tematici.

Domande frequenti

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2.1 Introduzione

Nella tappa precedente, inizio di questo viaggio attraverso i burrascosi oceani del fantastico, abbiamo tentato di fornire una definizione operativa del fantasy, attraverso il suo rapporto con l'immaginazione, il Mondo Primario e il Mondo Secondario.
La natura inevitabilmente estensiva del nostro approccio al fantastico ci ricorda che, a fronte di alcune similitudini nei temi e negli intenti, le differenze tra storie fantasy sono spesso sostanziali. Una definizione ampia di fantastico può essere utile ai fini di una critica consapevole, ma la netta predominanza di alcuni tipi di storie rischia di mostrarci l’esperienza fantastica come monolitica.
Non è così, anzi, il fantasy rappresenta un unicum nel panorama letterario proprio per la sua stravaganza, la sua fame di contenuti, la sua capacità di appropriarsi di temi e tratti appartenenti ad altri generi, epoche, vissuti.
Per affrontare questa varietà, al genere fantasy sono associati decine di sottogeneri, il cui numero cresce quasi giornalmente. Questa crescita si deve alla facilità di ibridazione delle storie fantastiche, che non disdegnano, anzi, amano crescere in modo selvatico, e si fanno beffe dei confini disegnati da editori e librai. Il risultato è che un testo può appartenere a svariati sottogeneri contemporaneamente: solo di rado questi sono mutualmente esclusivi.
Possiamo seguire a ritroso l’origine di queste rare contrapposizioni tra sottogeneri (per esempio, un Fantasy Comico difficilmente può essere anche Dark), fino al momento in cui si sono generate. La scissione primaria, per così dire. La sola reale divisione esistente nel genere fantasy risale a una critica mossa da Ursula K. Le Guin ad alcuni testi suoi contemporanei:
Il fantasy mercificato non rischia: non inventa nulla, ma imita e banalizza. Procede privando le vecchie storie della propria complessità intellettuale ed etica, modificando la loro azione in violenza, i loro agenti in bambole, e la loro veridicità in stereotipo sentimentale. Gli eroi brandiscono le loro spade, laser, bacchette, meccanicamente come mietitrebbie, incamerando profitto. Scelte morali profondamente disturbanti sono ammorbidite, rese graziose, rese innocue. Le idee appassionate dei grandi narratori sono copiate, stereotipate, ridotte a giocattoli, sagomate in plastica di colori vivaci, pubblicizzate, vendute, rotte, rottamate. Rimpiazzabili, intercambiabili.1
Con la perifrasi “fantasy mercificato” (commodified fantasy nel testo originale), Le Guin di fatto sancisce un discrimine tra opere che aderiscono a una struttura formulare, riproponendo stilemi esistenti, e opere che scelgono di sperimentare con nuovi espedienti letterari, concetti, personagg*, significati o strutture.
Il fantasy mercificato si differenzia così dal “fantasy speculativo” (speculative fantasy), figlio di quella speculative fiction (narrativa speculativa) che ospita con uguale passione fantasy e fantascienza.
Ogni rivoluzione letteraria è uno spettacolo pirotecnico. Un fragore, un’esplosione che scuote le fondamenta. (…) Eppure, presto o tardi, ogni onda si ritira. A riva non resta che un mucchio di conchiglie madreperlacee e ciottoli colorati, un paio di meduse, un vecchio stivale malconcio: qualche nuovo nome, qualche nuovo tema e qualche nuova tecnica narrativa.
Valeva la pena darsi tanto da fare, si chiederanno perplessi gli scettici? (…) Certo che sì. Il valore di un’onda non si riconosce da quel che lascia a riva, ma dal modo in cui essa ha trasformato il paesaggio, dalle possibilità e dagli strumenti innovativi che ha introdotto a scrittori e lettori: i contorni della costa sono mutati, nuove baie sono apparse e le vecchie sono sparite, le pratiche underground e marginali sono divenute mainstream, i tabù ormai superati sono stati normalizzati. Gli orizzonti si sono ampliati, quel che solo ieri era vietato oggi non è che una variante della norma collettivamente accettata.2
Parafrasando ciò che scrive Vladimirskij in merito all'Onda Colorata della fantascienza russa contemporanea, potremmo chiederci cosa sia rimasto della battaglia intrapresa da Le Guin contro il fantasy mercificato. Molto poco, in realtà.
A oggi, quella tra “fantasy mercificato” e “fantasy speculativo” rimane una differenza di intenti, prima che di contenuti: ma di certo non aiuta chi si trova di fronte a uno scaffale invaso da etichette (oppure, peggio ancora, chi si trovi nella disgraziata posizione di doverle attaccare). Già, perché si è assalit* da un’infinità di trovate di marketing che, ben lungi dal mappare in modo efficace il rigoglioso terreno di Fantàsia, hanno preferito scavare fossati e costruire recinti.
Con la presente Guida, ci prefiggiamo di tracciare una topografia aggiornata di queste lande selvagge; abbattendo muri dove non c’è ragione che sorgano.

1. Le Guin, U.K. (2001). Prefazione a “Tales of Earthsea”
2. Vladimirskij, V. (2020). “La teoria delle piccole azioni”, in “Fioriranno i meli su Marte” (traduzione di Evelina Croce), Future Fiction

2.2 Un possibile percorso

La narrativa fantastica contemporanea è sconfinata.
Si declina non solo in una moltitudine di sottogeneri, ma anche attraverso media sempre diversi, in grado di garantire esperienze sempre più immersive. Libri, fumetti, manga – ma anche cinema, teatro, videogiochi, giochi di ruolo. Ogni giorno, una nuova storia sposta un po’ più avanti i confini del fantasy, come un universo in continua espansione. A voler rimanere nella metafora, questa espansione deriva da una combinazione di eventi puntiformi, piccoli Big Bang che hanno dato il la allo sviluppo dei decenni successivi.
Possiamo perciò immaginare un percorso a ritroso, indietro nel tempo, fino a individuare le narrazioni che hanno stabilito una volta e per sempre il registro dei sottogeneri fantasy: i classici.
7. I classici sono quei libri che ci arrivano portando su di sé la traccia delle letture che hanno preceduto la nostra e dietro di sé la traccia che hanno lasciato nella cultura o nelle culture che hanno attraversato (o più semplicemente nel linguaggio o nel costume).3
La settima definizione offerta da Calvino nel saggio “Perché leggere i classici” rende conto proprio del fatto che alcuni libri fanno da spartiacque tra la narrativa precedente e quella successiva, aprono nuove strade, lasciano un’impronta. Con il passare del tempo queste impronte si fanno meno definite, ma mantengono in sé il rimando all’opera prima.
Alcuni generi, come gotico, horror e fantascienza, hanno ben chiara la propria provenienza. Ritornano continuamente ai propri archetipi di riferimento, stratificano i significati. Ammettono la propria dipendenza da “Il castello di Otranto”, “Il Conte Dracula”, “Frankenstein, ovvero il moderno Prometeo”. Al contrario, molto fantasy crede di essersi fatto da sé, e riconosce malvolentieri il debito verso i predecessori.
Questo accade anche perché le opere fondative del fantasy spesso non sono considerate di genere fantasy. In Italia, per decenni, la scrittura di narrativa fantastica è stata considerata dai critici come un vezzo, ed espunta con sollievo dalla lettura scolastica di autori “letterari”. Eppure, sono tanti i grandi nomi che hanno sperimentato con il fantastico: solo in Italia, abbiamo Italo Calvino, Elsa Morante, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Primo Levi…
A questo problema di attribuzione se ne unisce un altro, dovuto all’onnipresenza di alcuni temi tipicamente fantastici nell’intera storia culturale umana. Volendo andare indietro, fino al seme del fantasy, si finisce per ripercorrere l’intera storia dell’umanità, fino alle prime testimonianze scritte. Solo che non si tratta di una dipendenza lineare, da passato a presente a futuro. Si verificano, piuttosto, dei corsi e ricorsi storici, spesso nella forma di cortocircuiti. Per fare un esempio, basta pensare all’effetto straordinario che ebbe sulla produzione letteraria del dopoguerra la riscoperta de “L’Epopea di Gilgamesh”. L’inquietudine socio-politica negli anni ’20 e ’30 inviò lettori e lettrici in cerca di ordine e stabilità tra le pagine di Virgilio. Negli stessi anni, il lettorato in cerca di esperienze trasformative attraverso cui ricostruire la propria vita leggeva Ovidio.
Sebbene il fantasy abbia un evidente debito con mitologia, epos, tradizione orale e romanzo cavalleresco, richiamarlo in questa sede non chiarirebbe l’origine delle differenze tra sottogeneri...

Indice dei contenuti

  1. Copertina
  2. 2.1 Introduzione
  3. 2.2 Un possibile percorso
  4. 2.3 Questione di tono
  5. 2.4 Conclusioni
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