Quot dies
Informazioni su questo libro
"Un poema? Sì. Non vi si narrano gesta eroiche di personaggi calzati di coturni, né - tanto meno - si rappresentano intrecci e miracolosi amalgami del divino con l'umano. Chiamate a testimonianze impossibili, fugacemente, sono le divinità screditate delle religioni naturali ed effigiate su materiali plebei. La o le plebi tentano, per mio mezzo, occupare per sé qualche angolo dello spazio letterario classico, ridefinito a una misura più modesta. La storia ha lavorato in modo da creare dei tipi umani, me compresa, in modo che questi, pur nelle differenze di genere, di età , di temperamento e istruzione, risultano stranamente omogenei e dunque, intercambiabili nel sistema dei ruoli inscritti in e vincolati da la matrice storico sociale prodottasi. E i riti implicano, non solo la reiterazione dei fatti, ma l'intercambiabilità dei soggetti e il loro sottostare alla condizione sacrificale e alla fatalità . Una fatalità senza divinità e senza trascendenza, senza magie e senza attese palingenetiche, dove è però possibile incontrarsi con la difficile terrestrità dell'altro, tanto speculare alla propria, e libera - spero - dal lirismo di maniera".
Domande frequenti
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Informazioni
Che cosa potrei mai raccontare
Con la mia voce di venti contrari,
prigioni di crittogrammi di carta?
Le propaggini fisiche amputava
agli eventi il silenzio del senno.
Ma l’alterna contesa, tra incostanze
Del cuore e interpuzioni colpose,
stilla essudati inusuali: effetti
d’effetti d’effetti d’effetti …
Raspii di penna e odori di carta:
affezioni impigliate nella malizia
fugace d’un pugno di cifre?
verosimili prede nei fiumi d’assenze!
Assenzio d’assenze in sfregi d’inchiostro
tracce sinuose per cosmi sonori,
per aromi già freschi e corrosi
di voglie innervate e sanguigne –
d’un’ulcera antica … o d’una recente?
Mai chiusa? La stessa ferita di sempre?
E l’inizio … da quando? Per quanto e perché?
Ma l’evento, l’evento supposto … Non c’è.
Sussiste l’evento – ferita, insiste
nel cerchio inerziale del tempo
che avvolge e sottrae e, forse, rimanda
inaudibili echi di cose … parole.
O forse, al risveglio di bruschi cociori,
inventa e ricama insperati sollievi?
abortito all’esordio d’uno scongiuro
puntato contro l’idioma di Crono,
la mia scontenta balbuzie in offerta
darei, per riscatto, ad un Giove di gesso.
Ma la frode d’un gesto appetito
ha tinto di rosso cruento la carne,
ha franto e rifranto l’effige specchiata:
insaputa, ha iniziato la ridda
penosa d’assenti presenze sull’orlo
d’un cieco budello: un belico
di strazi imminenti tra corpo e pensiero.
E allora … Allora?
cattiva infinità di
sbattimenti d’imposte,
fracasso di stoviglie in acquai
su sciacquio ineguale
d’acqua fuggente
che scioglie … raccoglie,
nel risucchio d’un gorgo,
vane, taciute voglie;
rombi … sibili d’automi
domesticamente selvaggi,
brontolii di casseruole
con scoppiettii di fiamma,
gorgogli di solite pentole,
rumori di cocci incrostati,
strofinii di rudi posate
su fondi ingobbiti di teglie,
scampanellate irritanti,
squilli pungenti,
sibilanti messaggi,
stridenti passaggi
dai toni sommessi
agli scoppi di voce
in frastuono d’odori
tra gelidi umori,
immediati rossori,
subitanei pallori,
vergogne fissate
nel cibo sul piatto
e, con esso, ingoiate.
alla fretta meridiana del pasto
che nulla concede a melopèe
conviviali di drammi abusati.
crinale che incide e sutura
i due lobi coscritti del giorno.
come chiodi ad altri chiodi
alla bocca della stessa chiodaia.
Dissimile è il rosario dei pensieri
Sorti agli estremi taglienti …
… degli orli.
e li intesse di silenzi petrosi
con l’ansito assiduo degli occhi
inselvati in un “oltre...
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