L'offensiva austriaca nel Trentino
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L'offensiva austriaca nel Trentino

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L'offensiva austriaca nel Trentino

Informazioni su questo libro

RISTAMPA DEI TESTI CONFORME ALL'ORIGINALE (anno 1928) de "L'OFFENSIVA AUSTRIACA NEL TRENTINO (1916)" del generale Pompilio Schiarini.
Il punto di vista italiano sull'offensiva austriaca sugli altipiani nella primavera del 1916, comunemente detta Strafexpedition, accresciuto con nuove note al testo ed escursioni sulle tracce della Grande Guerra. Immagini tratte da "Monte Pasubio" di Mario Zuliani (edizione del 1924).

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Informazioni

Anno
2013
eBook ISBN
9788891128942
Argomento
Storia
Note al testo dell’edizione originale del 1928.
(1)
Le espressioni «nero tradimento», «basso ricatto», «ignominia» e gli aggettivi «fedifrago» e «subdolo», infiorarono tutti i proclami del tempo, da quello dell’imperatore a quelli dei capi militari.
(2)
Il generale CLETUS PICHLER, che fu capo di Stato Maggiore di una delle Armate austro-ungariche d’attacco (11ª: gen. Dankl) in un recente libro (Der Krieg in Tirol 1915-16 - Innsbruck, Verlag Heinrich Pohlschöder, 1924, pagg. 96 e 97) dice che il generale Conrad fino dal dicembre 1915, per aver disponibili le forze necessarie per l’offensiva del Trentino, aveva proposto allo Stato Maggiore tedesco che forze austriache dislocate sulla fronte russa venissero sostituite da altrettante germaniche. Per tale indiretto appoggio, il colonnello generale v. Conrad si sarebbe impegnato, dopo terminate le operazioni proprie, a mettere a disposizione del Comando Supremo tedesco 400 mila uomini di truppa austro-ungarica per una offensiva contro la Francia. Il generale v. Falkenhayn, capo dello Stato Maggiore tedesco, vi si rifiutò… e chiese a sua volta, che truppe austro-ungariche sostituissero altrettante tedesche nella parte settentrionale del fronte russo. Tale proposta non incontrò il consentimento del gen. Conrad, il quale quando, finalmente, «nella seconda metà del gennaio 1916 apprese che i tedeschi intendevano iniziare fra breve la progettata offensiva in Francia si risolvette definitivamente…».
(3)
C. Pichler: Op. cit. pag. 102.
(4)
«Tuttavia quando le due Armate avevano completati i loro preparativi e la 11ª destinata all’attacco era radunata e pronta non fu possibile farlo e si dovette rimandare. Nonostante le nuove sollecitazioni del Comando Supremo, le ricognizioni ne accertarono l’impossibilità, data l’abbondanza della neve che, fuori delle strade, arrivava alla cintola».
(5)
Uno scrittore austriaco, che in più di un’opera è stato panegirista del generale Conrad — il Nowak — scrive: «L’esercito dei tecnici e dei costruttori di strade aveva lavorato giorno e notte; il morale delle truppe era elevatissimo, i soldati erano pieni di entusiasmo. A Trento, luogo di concentramento dell’esercito, regnava l’allegria. I reggimenti non si potevano più frenare (?!). L’assalto nel Sud-Tirolo fra Brenta ed Adige era un capolavoro militare, un’opera d’arte tecnica nella preparazione, nella disposizione, nella direzione, nello svolgimento. Ogni particolare calcolato; la maggior parte di quanto occorreva per questa campagna era di nuova invenzione. L’artiglieria era nuova e nuove e perfezionate le formazioni di gruppi…».
(6)
«L’Ufficio informazioni del Comando Supremo — dice il generale Cadorna per bocca dello scrittore Angelo Gatti — infatti raccoglieva e coordinava le notizie che gli venivano dalle Armate, e specialmente dalla Iª Armata, dove il maggiore Marchetti, un trentino, e lo Stato Maggiore del Vº Corpo d’Armata, stanziato in pace a Verona, seguivano diligentemente le mosse nemiche. Esse parlavano di costruzioni di stazioni e di baracche, di raddoppi di ferrovie, di riattamenti di strade, di treni coperti, che spesseggiavano sempre più nelle valli trentine e tirolesi. Poi, appunto nel febbraio, qualche disertore, borghese o militare, cominciò a passare a noi. Sono i pavidi uccelli, che lasciano il nido quando la tempesta si approssima. Riferivano di grandi intenzioni, di grandi preparativi e della cooperazione delle truppe tedesche con le austriache, per un’azione ai primi dell’aprile. Le nostre truppe, specialmente quelle del Vº Corpo, che nella guerra era salito sull’altipiano di Asiago, ebbero la sensazione che il nemico ingrossasse innanzi a loro. Dagli osservatori, di mano in mano che la neve scompariva, si vedevano nel fondo delle valli lontane, o intorno ai forti del loro altopiano, passar colonne di automobili e di carri, e sorgere raggruppamenti di baracche e di tende. Si potè seguire anche, qua e là, l’appostamento di qualcuno dei cannoni più grossi, da 380 e 420. Noi avevamo purtroppo scarsi aeroplani da ricognizione. Ma quelli che c’erano fecero assai bene il loro devere. Un rincrudimento di temperatura, che sul finir di febbraio portò ancora gran neve alla montagna, ritardò i preparativi nemici. Ma venne il tempo in cui gli ufficiali del Vº Corpo d’Armata, spiando la neve che oramai si scioglieva rapidamente, dissero: «sarà fra un mese, sarà fra venti giorni». «Io guardavo accumularsi gli indizi».
A. GATTI: Uomini e folle di guerra. Saggi - Milano, Treves, 1921, pag. 159-160.
(7)
«Sebbene le condizioni strategiche e di una grande irruzione dal Trentino verso la pianura padana fossero migliori di quelle dalla pianura padana verso le alte valli del Trentino, pure anch’esse presentavano gravissimi difetti… Se le truppe non fossero bastate a conseguire lo scopo e si fossero consumate per via, l’operazione avversaria avrebbe dovuto necessariamente finire per l’impossibilità di rifornire le linee di combattimento e le munizioni. Non era una fontana perenne, quella, era lo sbocco di un serbatoio: finito questo, finito tutto; perché i canali di alimentazione non erano sufficienti a compensare le perdite… Cfr.:A.GATTI: Op. cit., pag. 162.
(8)
«L’Ufficio — dice ancora il generale Cadorna — che rappresentava le situazioni delle truppe nostre e nemiche, i movimenti e le dislocazioni di queste ultime e le probabili intenzioni di esse, non mi comunicava, in modo sicuro, che pochi e incerti arrivi sui luoghi, di Corpi di Armata e Divisioni austriache e tedesche. Comunicava invece una ridda di treni di soldati e di cannoni che era evidentemente falsa. Quell’Ufficio, anche, e specialmente il suo capo, aveva opinione che l’offensiva austriaca del Trentino fosse impossibile e l’annunzio bugiardo. Era così, in contrasto con l’altro Ufficio delle informazioni, che ogni dì più chiaramente indicava l’aggravarsi della minaccia nemica… Io, fino a tutto l’aprile, pur tenendo conto delle notizie dell’Ufficio delle informazioni, propendevo a pensare come l’Ufficio delle situazioni». A. GATTI: Op. cit., pag. 161.
(9)
Il generale Cadorna, piuttosto parco di lodi, ebbe ad esprimere sul generale Pecori-Giraldi un giudizio acuto quanto pittoresco: «In questo generale trovai un valido collaboratore. Egli possiede due grandi virtù militari: una viva intelligenza e una imperturbabile calma. È duro d’orecchio e miope: ma vede e sente bene ciò che lo interessa, e qualunque cosa succeda non lo piglia alla sprovvista nè lo turba. Pare uno di quei politici e acuti gentiluomini fiorentini del tre e del quattrocento, mercanti, scrittori e soldati, che girarono tutto il mondo e dappertutto furono a posto. Nel bisogno diventa calmo, nel pericolo arguto. Poiché ha conosciuto molti uomini e molte cose, è filosofo; e siccome ha provato gli inganni della fortuna, ha temprato il carattere ed affinato l’intelletto… Andò alla Iª Armata quando gli avvenimenti minacciavano: si pose all’opera con occhi bene aperti avendo fiducia in Dio e aiutandosi da sè, credendo negli uomini e facendo a modo suo: e raddrizzò molte cose. Quando chiuse il suo libro dei conti con guadagno non fu più superbo di prima…».
(10)
C. Pichler: Op. cit., pag. 110
(11)
C. Pichler: Op. Cit., pag. 111
(12)
C. Pichler: Op. cit., pag. 112
(13)
C. Pichler: Op. cit., pagg. 112-113
(14)
C. Pichler: Op. cit., pag. 113
(15)
Gen. Desenzani
(16)
Gen. Corrado
(17)
C. Pichler: Op. cit., pag. 114
(18)
C. Pichler: Op. cit., pag. 115
(19)
C. Pichler: OP. CIT., PAG. 118.
(20)
C. Pichler: Op. cit. pag. 117.
(21)
C. Pichler: Op. cit. pag. 119.
(22)
Il solo Battaglione Adamello di 22 ufficiali presenti ne aveva perduti 13 (di cui due morti e nove feriti, compreso il comandante) e di truppa 524, dei quali 20 morti constatati e 229 feriti. Il Battaglione rimase al comando di un tenente.
(23)
C. Pichler: Op. cit., pag. 119.
(24)
A. Gatti: Op. cit., pag. 173.
(25)
A. Gatti: Op. cit., pag. 177.
(26)
A. Gatti: Op. cit., pag. 177.
(27)
«Dove l’artiglieria non fosse in quantità sufficiente, oppure non fosse possibile impiegarla, nemmeno truppe di prim’ordine sarebbero riuscite a fare un passo avanti… In conseguenza il Comando dell’ll11ª Armata, per quanto rincrescesse ad un uomo energico e pieno di iniziativa quale era il Gen. Dankl, dovette decidersi per una avanzata sistematica del 20º Corpo, la cui sinistra avrebbe proceduto di conserva coll’ala destra della 3ª armata… Dovevansi prendere delle precauzioni, soprattutto portare innanzi le artiglierie». C. Pichler: Op. cit., pagg. 120 e 121.
image
IL NIDO D’AQUILA. È una grotta naturale sulla parete rocciosa a Est del Corno di Pasubio. II nome vorrà forse ricordare che un tempo vi fecero nido i grandi rapaci. Durante la guerra vi era appostata una Infermeria militare.
(28)
C. Pichler: Op. cit., pag. 122.
(29)
C. Pichler: Op. cit., pag. 123.
(30)
Vi era pure una compagnia di marcia del 6° alpini e una di zappatori del genio: le artiglierie erano rappresentate da due batterie da campagna e una pesante campale.
(31)
C. Pichler: Op. cit., pag. 129
(32)
Il 1º Battaglione del 144º, che tentò di rompere l’accerchiamento di M. Cengio, perdette in brevissimo tempo 18 ufficiali su 24 (di cui 7 morti e 10 feriti); e su 803 uomini di truppa presenti ne perdette 593 (quasi i tre quarti) cioè 210 morti, 208 feriti e 175 dispersi.
(33)
Si tratta del M. Cimon di Val di Nos, da non confondersi col M. Cimone d’Arsiero.
(34)
C. Pichler: Op. cit.
(35)
A. Gatti: Op. cit., pag. 183-184.
(36)
A proposito di decisioni del Gen. Cadorna non pare inutile citare qui un fatto ignorato o mal noto. Quando, in quegli ultimi giorni di maggio, l’avanzata austriaca parve incoercibile e minacciò di sfondare le nostre ultime linee, Luigi Cadorna — il generale rigido ed autoritario, cresciuto in un ambiente ari...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Frontespizio
  3. Copyright
  4. Presentazione
  5. Orgogliose speranze
  6. I Preparativi
  7. Dubbiezze
  8. I Precedenti
  9. Le Forze
  10. L’Attacco
  11. «Accorr’uomo!»
  12. La Battaglia di avvicinamento
  13. La Battaglia di sfondamento (28 maggio-4 giugno)
  14. Alla riscossa
  15. Gli attacchi parziali
  16. La Controffensiva italiana
  17. La Ritirata austriaca
  18. Persistere!
  19. Pasubio e Monte Corno
  20. Monte Cimon d’Arsiero
  21. Ricordare!
  22. Appendice: Ricompense al valor militare
  23. Note al testo dell’edizione originale del 1928
  24. Indice