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Democratizzazione Mediale
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La comunicazione sta cambiando e con essa cambia la nostra società. Oggi, come mai in passato, ognuno di noi può decidere quando e come vedere contenuti mediatici e soprattutto crearne di propri. Le figure dei consumatori e dei produttori si fondono in quella dei prosumer. Attraverso i social network qualsiasi utente può accrescere la propria rete relazionale dallo schermo di un pc, con un clic.
Siamo all'interno di un processo democratizzante in cui, grazie a Internet, tutti possono comunicare e la comunicazione è uguale per tutti o, almeno, lo sarà molto presto.
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Informazioni
Argomento
BusinessCap 1 – Scenari comunicativi
1.1 La Comunicazione e l’uomo
La comunicazione nasce con l’uomo, più precisamente nel momento in cui quest’ultimo diventa un animale sociale e spende la sua esistenza all’interno di una comunità, inquadrato in una gerarchia sociale strutturata, con un ruolo ben preciso che si esplica in un’articolata rete di relazioni. Nel momento in cui l’essere umano si aggrega in gruppo con altri suoi simili diventa perciò un animale comunicativo, un homo communicans parafrasando Breton1. Se riflettiamo un momento appare chiaro che in età preistorica dalle tattiche per catturare le prede sino alla diffusione dell’utilizzo di invenzioni come il fuoco o la ruota tutto è avvenuto attraverso la comunicazione, una rudimentale, molto gestuale, forma di comunicazione face to face oppure attraverso le pitture rupestri, sfruttando quindi la dimensione meramente icastica2. Possiamo affermare che la comunicazione tout court diventa uno strumento fondamentale ma anche un’esigenza imprescindibile per l’uomo nel momento stesso in cui egli vede apparire davanti ai suoi occhi un proprio simile e instaura con lui un legame, un rapporto fondato su dinamiche dialogiche che immergono entrambi in un contesto relazionale, per quanto connotato gerarchicamente, necessariamente biunivoco e mai unilaterale. Storicamente la comunicazione ha sempre rappresentato una risorsa indispensabile nelle mani del potere, soprattutto quella ufficiale. Per secoli la Chiesa, i principi, i monarchi, si pensi ai pulpiti religiosi tonanti di prediche, alle encicliche e alle bolle papali, agli editti, hanno imposto la loro volontà, realizzato i loro intendimenti, soggiogato intere popolazioni grazie allo strumento comunicativo, grazie ad un messaggio, unico, incontestabile che proveniva dall’alto e che per questo motivo doveva essere necessariamente vero. Attraverso di esso le classi dirigenti che si sono succedute hanno potuto creare e ampliare consenso popolare e soprattutto far credere ciò che reputavano utile a tale finalità, secondo logiche di opportunità politica, traendo beneficio dall’analfabetismo che accomunava gran parte delle popolazioni mondiali fino a pochi decenni fa, lucrando sulla buona fede di queste ultime e sfruttandone la scarsa alfabetizzazione alle tecniche retorico-comunicative che gonfiavano i petti e animavano le gestualità degli oratori politici: figure a metà strada tra i leader e teatranti consumati. Scenario, questo, che ha rappresentato un terreno fertile per il sorgere dei totalitarismi, ossia sistemi politici strutturati su un unico condottiero illuminato, sul quale accentrare ogni forma di potere secondo dinamiche centripete. Alessandro Magno, Giulio Cesare, Napoleone, fino ai più recenti Mussolini e Hiltler, Saddam Hussein e Bin Laden, capi di stato, leader religiosi, dittatori che aldilà di ogni valutazione storico-etica hanno saputo trascinare masse e creare forme di consenso, a volte al limite del fanatismo più cieco e acritico, unendo sinergicamente alle vittorie militari un uso sapiente delle tecniche di comunicazione3 con cui ostentare le prime. Un’arma in più che attraverso i suoi sottotesti, gli aspetti connotativi e denotativi, i significati e i significanti, il timbro e il ritmo del linguaggio, i toni retorici ha saputo costituire masse osannanti e trasformare intere generazioni in carne da spada e, più tardi, da cannone. Insomma la comunicazione, insieme al denaro e alla forza militare, ha da sempre rappresentato uno strumento di potere, prerogativa di poche élite o di singoli uomini che se sono serviti per persuadere, fidelizzare, sottomettere masse particolarmente influenzabili in questo senso, a volte con risultati migliori e sicuramente meno sanguinosi di quelli ottenuti con l’imposizione della violenza.
1.2 La Globalizzazione
L’insopprimibile esigenza comunicativa dell'umanità, nonché necessità del potere costituito, divenne ancora più impellente a causa della nascita e della non poco faticosa diffusione dei più importanti media, rivelatisi poi veri e propri apripista di quell'impetuosa e inarrestabile evoluzione tecnologica che pervade e connota fortemente l'esistenza dell' homo communicans: il cinema, la radio e più tardi la televisione. Infatti il loro avvento ha ampliato esponenzialmente lo scenario comunicativo, il suo pubblico potenziale e soprattutto le modalità di veicolare il messaggio sotteso a dinamiche di codifica e decodifica, come detto, a cui è legato a doppio filo. Tale ampliamento è figlio di un macrofenomeno che funge da sfondo alla sua evoluzione e che lo accompagnerà fino ad ai giorni nostri, in un progresso inarrestabile e parallelo che sembra non avere conclusione: la globalizzazione. Con questo termine si indica una crescita progressiva delle relazioni e degli scambi in diversi ambiti, il cui effetto principale è una decisa e vigorosa convergenza economica e culturale tra i Paesi del mondo. Un concetto ampiamente analizzato ma non ancora esplicato nella sua totalità, con notevoli implicazioni sociologiche proprio perché funge da contesto pangeatico, da atmosfera esistenziale per la società postmoderna. Una società, questa, in costante mutamento che subisce l’influenza globalizzante mentre è attrice sociale e comunicativa, ma soprattutto realtà proteiforme e, per questo, difficilmente inquadrabile in un fotogramma descrittivo puntualmente esaustivo. Ma torniamo alla globalizzazione come entità che si declina in tanti rivoli come quello economico, sociale, culturale e appunto comunicativo. Sebbene molti preferiscano considerare semplicisticamente l’evidenza di questo fenomeno solo a partire dalla fine del XX secolo, osservatori attenti alla storia parlano di globalizzazione anche nei secoli passati, momenti storici in cui si identificava essenzialmente nell'internazionalizzazione delle attività produttive e degli scambi commerciali. Con globalizzazione, ci si riferisce oltre che allo sviluppo di mercati globali, anche alla diffusione dell'informazione e dei mezzi di comunicazione come Internet, che, grazie ad essa, oltrepassano le vecchie frontiere nazionali.
Il termine globalizzazione è utilizzato anche in ambito culturale ed indica come il rapporto reciproco tra diverse culture appunto sia un elemento caratterizzante della contemporaneità, sia a livello individuale (migrazioni stabili), sia a livello nazionale (relazioni politiche e commerciali tra gli stati). Spesso ci si riferisce anche all'elevata e crescente mobilità delle persone (turisti, uomini di affari) che si esplica in una permanenza tempisticamente limitata in un determinato luogo.
La globalizzazione favorisce lo sviluppo economico di alcuni stati, grazie al decentramento. Esso consiste nello spostare le industrie in paesi sottosviluppati, dove la manodopera ha un costo inferiore. In questo modo si offre lavoro nei paesi più poveri ma, di fatto, si impedisce loro di imboccare una via di sviluppo autonoma.
Inoltre la globalizzazione permette la diffusione su scala mondiale di elementi fortemente identitari appartenenti ad una determinata cultura. Ad esempio Halloween è una festa di origine celtica prerogativa dei popoli anglosassoni che da qualche anno coinvolge tutti paesi occidentali. Tale dinamica si riscontra anche per quanto riguarda il modo di vestire, soprattutto quello giovanile, il modo di parlare, i cibi consumati, ecc. Ad esempio prima degli anni '40 era impossibile trovare in Italia e in Europa persone che indossassero le T-shirt, ora è una cosa davvero comune.
Nell'immaginario collettivo la globalizzazione è spesso percepita come un fenomeno progressivo, che si è sviluppato nel tempo in modo naturale e che vede la condizione attuale come una fase intermedia tra un generico passato ed un promettente futuro. In realtà il concetto, sotto l’aspetto esplicativo, è tutt'altro che consolidato scientificamente, anche se è entrato a far parte del lessico comune e di quello dei mass media. Su un piano meramente economico, ad esempio, diversi autori sottolineano che il sistema degli scambi internazionali era più globalizzato negli anni antecedenti al 1914 di quanto non sia oggi, perché i sistemi economici attuali sono sostanzialmente a base nazionale e anche quelli di dimensione continentale palesano diversi aspetti di chiusura (come le politiche protezionistiche dell'Unione Europea in ambito agricolo). D'altra parte Amartya Sen, l’economista indiano Premio Nobel nel 1998, sostiene che processi di globalizzazione sono in corso da almeno un millennio, affogando così il concetto e le pratiche che lo caratterizzano nel mare magnum della lunga durata. Tutto ciò invita ad analizzare il concetto con una certa cautela. In ogni caso, nella coscienza dei popoli il fenomeno si sta consolidando insieme alla diffusione di una visione sociale globale e all’impegno concreto per un mondo migliore, aldilà dei propri interessi e confini nazionali. Infatti si parla sempre più spesso, come argomento principe nell’agenda della comunità internazionale, di globalizzazione dei diritti e, come conseguenza logica, di rispetto per l’ambiente, di eliminazione della povertà, di abolizione della pena di morte ed di emancipazione femminile in tutti i paesi del mondo.
L'economista italiano Giancarlo Pallavicini afferma che, anche per effetto della tecnologia, la globalizzazione può essere definita come uno straordinario sviluppo delle potenziali relazioni, non soltanto economico-finanziarie, tra le diverse aree del mondo. Tutto questo fa sì che ciò che avviene in un'area si ripercuota, in tempo reale, su altre aree, anche molto lontane, con esiti che i tradizionali modelli interpretativi socio-economici non sono in grado di valutare correttamente, anche per la simultaneità tra l'azione ed il cambiamento che essa produce, elementi incalcolabili nella portata e nelle dimensioni.
1.3 Globalizzazione: caratteristiche principali
La globalizzazione indica un fenomeno di progressivo allargamento della sfera delle relazioni sociali sino ad un punto che, potenzialmente, arriva a coincidere con l'intero pianeta. Interrelazione globale significa anche interdipendenza globale, per cui, come detto, sostanziali modifiche che avvengono in una parte del pianeta avranno, in virtù di questa interdipendenza, ripercussioni anche in altre aree del pianeta stesso, in tempi relativamente brevi. Ma analizziamo meglio gli elementi costitutivi della globalizzazione. Con essa intendiamo una serie di fenomeni su scala planetaria caratterizzati da un’elevata intensità e rapidità evolutiva e finalizzati a:
1) eliminare le barriere materiali e immateriali che impediscono la libera circolazione di persone, cose, informazioni, conoscenze e idee;
2) uniformare le condizioni economiche, gli stili di vita e le visioni socio-ideologiche, in particolare in conformità con il modello occidentale.
Le cause che si pongono alla base della globalizzazione si possono rintracciare nelle seguenti:
a) l'avvio di un ciclo politico-economico nei paesi capitalisti di forte ampliamento della sfera economica privata sia all'interno che su scala internazionale;
b) la crisi e la fine dei sistemi socialisti in Europa orientale e, in particolare, del paese guida del sistema socialista mondiale: l'Unione Sovietica;
c) la rapida crescita e la diffusione di nuove tecnologie informatiche applicate alle telecomunicazioni, sia nelle attività economiche sia nella vita quotidiana, in grado di ridurre drasticamente i tempi, i costi e gli ostacoli tecnici che riguardano le comunicazioni a grande distanza.
La globalizzazione è prevalentemente riferita al campo economico, sebbene i fenomeni generalmente associati al termine non siano solo relegabili a tale ambito. Essa riguarda sia le relazioni economico-finanziarie sia la comunicazione tout court. Le prime si sostanziano precisamente in un processo di integrazione mondiale, che comporta nel dettaglio:
| 1) | l'eliminazione, come spiegato in precedenza, di barriere, di natura giuridica, economica e culturale, alla circolazione di persone, cose e beni economici in generale; |
| 2) | l'ampliamento su scala internazionale delle opportunità economiche (investimenti, produzione, consumo, risparmio, lavoro, etc.), in particolare in relazione alle condizioni di spesa e ricavi; |
| 3) | l'inasprimento della concorrenza nei settori interessati dai fenomeni suddetti, che si sostanzia nel li... |
Indice dei contenuti
- Cover
- Frontespizio
- Indice
- Cap. 1 – Scenari comunicativi
- Cap. 2 – La Demo-Comunicazione
- Cap. 3 – UGC: i contenuti generati dagli utenti
- Conclusioni Generali
- Bibliografia
- Articoli consultati