Col presente contributo l'autrice si propone di offrire al lettore una panoramica delle città della Palestina, menzionate nei quattro vangeli.Partendo da una descrizione topografica di tali città, l'autrice passa ad esaminarne i tratti specificamente teologico-liturgici, direttamente rilevabili da una lettura analitica dei testi evangelici.
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1. Le città dell'Iturea e della Siro-Fenicia: Cesarea di Filippo, Tiro e Sidone
1.1. Cesarea di Filippo
1.1.1. Collocazione geografica
Ai tempi di Gesù Cesarea di Filippo era una città che faceva parte del regno di Erode Filippo, perché situata nella regione dell'Iturea1, la quale era stata data a Filippo, fratello di Erode Antipa.2 Il nome di questa città è stata data da Filippo, perché originariamente era denominata Paneas.3 L'attribuzione di tale nome risale al fatto che ivi era collocato un santuario, o meglio una grotta dedicata al dio Pan, dalla cui grotta sgorga una delle sorgenti del fiume Giordano: “nome conferito da Erode Filippo all'antica città di Panion, ai piedi dell'Ermon e presso una delle sorgenti del Giordano (oggi Banyas)”.4
1.1.2. Significato teologico-liturgico
Cesarea di Filippo è pure il luogo in cui Gesù chiede ai suoi discepoli quale sia l'opinione pubblica riguardo alla sua identità sociale: “Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarea di Filippo, chiese ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo? »” (Mt 16,13). Questo luogo testimonia le plurime risposte dei discepoli, perché molteplici sono le opinioni della gente sul suo conto, cioè riguardo alla sua condizione pubblica “Risposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti» (Mt 16,14). Sempre in questo luogo Gesù rivolge ai discepoli la medesima domanda, con l'intento di capirne la loro reputazione: “Disse loro: «Voi chi dite che io sia?»” (Mt 16,15). Subito prese la parola Simon Pietro, esprimendo a chiare lettere la identità messianica di Cristo: “Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente»” (Mt 16,16).
Alla luce di quanto accaduto, Cesarea di Filippo è memore di due petizioni di Gesù: l'una centrifuga perché la domanda sulla sua identità è rivolta alla gente comune, l'altra centripeta perché la stessa domanda è rivolta alla piccola élite dei suoi discepoli.
Tra le risposte dei discepoli Cesarea di Filippo segnala quelle che ha loro riferito la gente comune e la risposta uscita dalla bocca di Pietro; l'unico che ha avuto il coraggio, rispetto agli altri, di proferire con la sua lingua l'identità messianica del Maestro. Alla risposta di Pietro seguono quelle di Cristo. Ecco qui di seguito elencati i tratti caratteristici, relativi alle risposte di Gesù, dopo la testimonianza di Pietro:
- l'eziologia della testimonianza di Pietro sta nella rivelazione del Padre (Mt 16,17). Il motivo della risposta di Pietro ha origine dalla volontà del Padre, che ha rivelato la messianicità di Cristo solo a Pietro.
- gli effetti della rivelazione del Padre si colgono non solo nella risposta di Pietro (Mt 16,15-16), ma anche nel conferimento del nome di Pietro da parte di Gesù (Mt 16,18).
- nel dare a Pietro l'incarico di essere a capo della Chiesa (Mt 16,18).
- nell'impedire alle forze del male di prevalere contro la chiesa (Mt 16,18). La chiesa riceve da Cristo, tramite Pietro, il compito di salvare, dalle trappole della morte eterna, coloro che credono in lui.
- nel dare a Pietro il potere di ammettere o escludere chiunque dal regno dei cieli, perché a lui sono state date le chiavi del regno dei cieli (Mt 16,19).
Sia la eziologia che gli effetti hanno il loro termine nel silenzio, per volontà di Cristo, riguardo alla sua identità messianica: “Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo” (Mt 16,20).
Cesarea di Filippo è dunque testimone di tutti questi eventi e delle parole di Cristo; eventi e parole che culminano nel silenzio pre-pasquale, perché Cristo ha ordinato ai discepoli di non dire niente a nessuno.
In seguito Cesarea di Filippo diviene il luogo liturgico del primo annuncio della futura passione di Cristo, perché Cristo annuncia apertamente ai suoi discepoli la imminente sofferenza che lo porterà sino alla croce (Mt 16,13-23).
Sotto questo profilo Cesarea di Filippo si contraddistingue come luogo della rivelazione della sua identità di messia sofferente: identità che rivoluziona il modo di pensare dei discepoli e degli uomini, che invece reputavano gloriosa tale identità (Mt 16,22).
Lo stesso discorso di Pietro è foriero di ragionamenti, improntati all'egoismo, non dell'amore per gli altri:
Ma Gesù, rivoltosi, disse a Pietro: «Vattene via da me, Satana; tu mi sei di scandalo. Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini» (Mt 16,23).
Alla luce di ciò Cesarea di Filippo assume un volto teantropo, dove al discorso liturgico di Cristo segue quello liturgico di Pietro.
Inoltre Cesarea acquista il ruolo liturgico della propedeutica alla passione di Cristo, in quanto Cristo prepara proprio a Cesarea i discepoli a pensare come lui e non come gli uomini. I tratti propedeutico-liturgici relativi alla sequela di Cristo, tratti che vengono scanditi da Cristo a Cesarea, sono i seguenti:
- il rinnegamento di se stessi (Mt 16,24).
- il portare la croce (Mt 16,24)
- la sequela di Cristo (Mt 16,24)
Questi tratti costituiscono le condizioni per seguire Gesù; condizioni che sono alla base della salvezza dell'anima per ogni uomo (Mt 16,26). Gesù ammonisce a Cesarea i suoi discepoli per due cose fondamentali:
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per non pascersi solamente dei beni materiali, perché questi impediscono all'anima di nutrirsi, cioè di risalire al divino. Risuona l'adagio di Gesù: “Non è possibile servire a Dio e a mammona” (Mt 6,24). Alla luce di ciò Cesarea si trasforma in luogo liturgico dell'ammonimento di Gesù; ammonimento teso a salvaguardare i valori dello spirito a scapito di quelli materiali, che appesantiscono l'anima e la rendono succube degli impulsi carnali.
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A seconda della libera scelta di ogni uomo Cristo, alla fine dei tempi, verrà nella gloria insieme ai suoi angeli per “rendere a ciascuno secondo le sue azioni” (Mt 16,27). Sulla base di ciò Cesarea diviene il luogo liturgico del preannuncio del giudizio finale. Gli ammonimenti di Gesù quindi sono finalizzati, da un lato, al nutrimento dello spirito e, dall'altro, a una buona ricompensa alla fine dei tempi, sulla base delle azioni provenienti dal libero arbitrio di ciascun uomo.
1.2. Tiro e Sidone
1.2.1. Collocazione geografica
Tiro e Sidone sono due città della Siro-Fenicia5, poste sulla costa occidentale del mar Mediterraneo. Tiro “si trova 40 km circa a sud di Sidone ed era uno dei migliori porti della Fenicia”,6mentre Sidone, sempre città fenicia, è “situata sulla costa, 40 km a sud di Beirut. Oggi è chiamata
”.7 Anche Sidone è un altro porto della Fenicia settentrionale. La città
sorgeva in un luogo ricco di acqua ed era protetta dal mare da una serie di isolotti. In alcuni periodi della sua lunga storia, Sidone fu dominata dalla vicina Tiro e costantemente esposta alle mire dei conquistatori.8
1.2.2. Significato teologico
Tiro e Sidone vengono menzionati da Gesù in occasione del suo rimprovero alle città di Corazin, Betsaida e Cafarnao che, nonostante siano stati compiuti in queste un grande numero di miracoli, non hanno manifestato un atteggiamento di contrizione, improntato al pentimento verso i peccati commessi. La comparazione di quelle città con Tiro e Sidone sta a significare che ambedue – nonostante la loro riprovazione durante il periodo profetico, perché considerate modelli di empietà (Cfr Am 1,9-10; Is 23; Ez 26-28; Zc 9,2-4) – non si sarebbero comportate come le precedenti, perché Tiro e Sidone avrebbero senz'altro, rispetto alle precedenti, fatto penitenza:
Allora si mise a rimproverare le città nelle quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli, perché non si erano convertite: «Guai a te Corazin! Guai a te, Betsaida. Perché, se a Tiro e a Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, già da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella cenere. Ebbene io ve lo dico: Tiro e Sidone nel giorno del giudizio avranno una sorte meno dura della vostra. E tu, Cafarnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se in Sodoma fossero avvenuti i miracoli compiuti in te, oggi ancora essa esisterebbe! Ebbene io vi dico: Nel giorno del giudizio avrà una sorte meno dura della tua!» (Mt 11,20-24).
Alla luce di ciò Tiro e Sidone sono luoghi dove traspare la liturgia della riprovazione di Cristo e, al contempo, quella relativa alla penitenza, perché se Cristo avesse compiuto i miracoli in queste città, “già da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella cenere” (Mt 11,21).
Inoltre Tiro e Sidone, in riferimento al giorno del giudizio, non avranno una punizione simile a quella che invece incomberà su Corazin, Betsaida e Cafarnao: “Ebbene io ve lo dico: Tiro e Sidone nel giorno del giudizio avranno una sorte meno dura della vostra” (Mt 11,22).
In riferimento a ciò Tiro e Sidone acquisiscono la caratteristica di essere luoghi teologici della profezia escatolo...
Indice dei contenuti
Cover
Frontespizio
Copyright
INDICE
1. Le città dell'Iturea e della Siro-Fenicia: Cesarea di Filippo, Tiro e Sidone
2. Le città della Galilea settentrionale: Betsaida, Cafarnao e Genesaret
3. Le città della Galilea meridionale: Cana, Dalmanuta, Nazaret e Nain
4. Le città della Samaria: Sicar e Ennon
5. Le città della Giudea: Gerico, Betania e Betlemme