I Principali Luoghi Sacri di Gerusalemme e il loro significato Teologico
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I Principali Luoghi Sacri di Gerusalemme e il loro significato Teologico

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I Principali Luoghi Sacri di Gerusalemme e il loro significato Teologico

Informazioni su questo libro

La presente ricerca si propone di offrire al lettore una panoramica dei principali luoghi sacri di Gerusalemme. Partendo da un approccio di tipo geografico della città di Gerusalemme, il lavoro passa in rassegna i principali monumenti e infrastrutture collocati nella città santa. Inizialmente essi vengono presentati illustrandone la loro conformazione topografica e, per alcuni di questi, anche il loro significato etimologico. Poi viene rilevato il loro significato teologico, facendo riferimento ai testi neotestamentari. Tale significato teologico è direttamente deducibile dalla loro contestualizzazione attinente al periodo in cui visse e operò Gesù nella storia.

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Informazioni

I PRINCIPALI LUOGHI SACRI DI GERUSALEMME E LORO SIGNIFICATO TEOLOGICO
L'idea di rivolgere una particolare attenzione a Gerusalemme proviene dal fatto che essa è stata ed è tuttora ritenuta luogo sacro sia dagli ebrei che dai cristiani. La città di Gerusalemme ha una storia alquanto plurimillenaria. Posta all'estremità settentrionale del Mar Morto e a sud rispetto a Cafarnao,1 essa
sorse sulla collina sudorientale, ossia sul posto che sarebbe stato chiamato in seguito “città di Davide” e che viene denominato dagli studiosi con il nome tecnico di Ofel. Tale fu forse il nucleo della città per un lungo periodo. Tre valli profonde difendevano perfettamente la collina da altrettanti lati: il Cedron ad est, il Ge Ben Hinnom a sud ed il Gay a ovest. Solamente a nord era collegata, da una dolce ondulazione, con il monte del Tempio, che è una collina lunga e stretta. La superficie della città antica era di circa 4,5 ettari. La posizione geografica di Gerusalemme presenta numerosi vantaggi degni di nota: dal punto di vista strategico la città, ubicata com'era sulla linea divisoria delle acque, nodo di confluenza delle vie principali, circondata da vallate, poteva essere facilmente difesa.2
Sebbene alla luce del precedente motivo la maggioranza degli studiosi abbia affrontato l'argomento da diversi punti di vista,3 noi riteniamo opportuno, in questo resoconto, dare in un primo momento una panoramica sulla topografia dei principali monumenti e infrastrutture che sono presenti in Gerusalemme e, in un secondo momento, rilevarne il loro significato teologico, al fine di comprendere il vero senso che l'immagine della Gerusalemme del santo sepolcro, divenuta ormai un simbolo, racchiude dentro di sé.

1. Il tempio
1.1. Il pinnacolo
Matteo inizia a menzionare la città santa quando Satana conduce Gesù sul pinnacolo del tempio (Mt 4,5.7). Il tempio, costruito da Erode nella città santa al tempo di Gesù, è collocato a nord-ovest ed è costituito dal Portico di Salomone, dal cortile dei Gentili, dalla porta delle pecore e da altre tre porte, incluso il portico reale:
A destra il tempio di Erode era circondato da una serie di cortili ai quali, nell'ordine, era vietato l'accesso prima agli stranieri, poi alle donne, infine agli uomini che non fossero sacerdoti o leviti. Di fronte all'edificio principale c'era l'altare degli olocausti; una rampa sul lato sinistro consentiva ai sacerdoti di salire in cima all'altare. Dentro l'edificio principale c'era l'altare dell'incenso, oltre il quale, separato dal velo del tempio, si apriva il “santo dei santi”.4
Il pinnacolo del tempio, di cui ci parla Matteo, era collocato nella parte più alta del tempio e sporgeva a sud-ovest, o per meglio dire era “l'elemento laterale della facciata5 del tempio, dal momento che la parte più alta comprendeva «l'edificio che ospitava ilsantoe ilsanto dei santi”»6. Era nel progetto del piano salvifico di Dio che Gesù venisse tentato dal diavolo durante il suo soggiorno di 40 giorni nel deserto. Così esordisce Matteo al capitolo 4: “Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo” (Mt 4,1). Dopo i 40 giorni le tentazioni proseguirono, perché Dio permise a Satana ampia autonomia di libertà e di comando su Gesù, tanto che il tentatore ebbe il potere di condurre Gesù sulla suddetta parte del tempio: “Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio” (Mt 4,5). Già l'atteggiamento di spavalderia e di salita verso il pinnacolo del tempio, simbolo di ciò che sta in alto, attesta che il diavolo si arroga il potere di essere il padrone del mondo come Dio, che domina dall'alto dei cieli.
Se da un lato il diavolo si arroga tale potere, dall'altro falsifica l'immagine che lui si è fatto di sé, perché se fosse stato realmente Dio non avrebbe ordinato a Gesù di buttarsi giù dal pinnacolo (Mt 4,5). Il fatto stesso che Satana ordina a Gesù di andare verso il basso indica che egli è una potenza contraria all'uomo, perché il fine dell'uomo è la contemplazione delle cose superne; infatti l'uomo per natura tende verso l'alto a contemplare Dio. Ordinando a Gesù di buttarsi giù dal tempio, Satana smentisce se stesso, svelando ciò che egli veramente è, cioè di non essere Dio padre, il quale invece ha creato l'uomo per salire verso di lui, al fine di goderne la sua bellezza infinita.
Gesù, se da una parte sembra lasciarsi condurre fisicamente dal tentatore, dall'altra si accorge che egli gli ordina di fare una cosa che degrada la natura dell'uomo invece di innalzarla. Infatti dalla risposta di Gesù si coglie la pienezza di un'autorità divina che gli proviene solo da Dio padre, in quanto egli sa che Dio padre non può essere tentato, ma adorato dall'uomo, il cui spirito è volto verso di lui: “Gesù gli rispose: «Sta scritto anche non tentare il Signore Dio tuo».” Gesù vince le tentazioni di Satana perché egli non dubita che Dio è veramente suo Padre. Per questo motivo egli rifiuta Satana, diversamente da Israele che ha seguito falsi dei.7 In questo senso Gesù compie una prima anticipazione della sua risurrezione, perché vince questa forza malvagia che lo conduceva sull'orlo del dubbio circa la propria identità di figlio di Dio: egli resta fedele al Padre, meritandosi così la risurrezione come premio finale.

1.2. Casa di preghiera
Gesù, entrando nel tempio di Gerusalemme, caccia tutti coloro che vendevano e che compravano, “rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe” (Mt 21,12). Scaccia tutti i venditori dal tempio con autorità e, appoggiandosi alla profezia di Is 54,7, denomina il tempio “casa di preghiera”, dando a questo tale funzione, contrariamente ai precedenti che lo consideravano una “spelonca di ladri” (21,13).
Il tempio viene ad essere per Gesù il luogo di culto e non di mercato, perché nella preghiera si onora il Padre esprimendo la propria fiducia in lui per tutto ciò di cui abbiamo bisogno e per tutto ciò che ci ha dato per vivere. Poiché Gesù antepone la preghiera al denaro, il tempio diviene luogo di salvezza, perché nel tempio, a colui che prega, Dio Padre dà ciò di cui ha veramente bisogno. Ciò si realizza con Gesù che liberò, proprio nel tempio, molti infermi dalle malattie fisiche: “Gli si avvicinarono ciechi e storpi nel tempio ed egli li guarì” (Mt 21,14). Ma il tempio non diviene solo una casa di salvezza, ma anche di lode: a seguito dei miracoli che Gesù compiva soprattutto i bambini, vedendo queste cose meravigliose, ne furono entusiasti, a tal punto che nel tempio acclamavano: “Osanna al figlio di Davide” (Mt 21,15); espressione che Gesù interpreta, riferendosi a Sal 8,3, come una sorta di lode a Dio (Mt 21,16).

1.3. Casa di insegnamento
Dopo che Gesù ha guarito i malati nel tempio e seccato un fico sterile che non dava frutto, insegna nel tempio. L'insegnamento è conseguente a questa serie di atti miracolosi, indici di un'autorevolezza che Gesù esplica durante la sua attività didattica proprio nel tempio. Infatti, dopo il suo ingresso messianico a Gerusalemme, Gesù, entrando nel tempio, compie tre azioni consecutive: espelle i mercanti dal tempio, fa seccare un fico che non aveva frutti e poi insegna.
Mentre negli atti precedenti Gesù realizza ciò che dice, in quanto la sua parola si adempie nei fatti che accadono realmente, nella sua attività di insegnante egli palesa una certa sua autorità che i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo, non riuscendo a decifrarla, osono chiedere a Gesù da dove questa gli derivi (Mt 21,23-27).
Quindi proprio quando Gesù insegna nel tempio gli anziani scoprono la sua autorità: tale autorità è connessa con l'insegnamento e viceversa. Pertanto per Matteo il tempio diviene anche il luogo in cui i sommi sacerdoti si accorgono dell'atteggiamento autoritario di Gesù, in quanto egli insegna con una potenza, sicurezza e saggezza che non sono comuni a nessun uomo.
A causa del tempio dove Gesù ha potuto insegnare, essi comprendono che egli è in possesso di un'autorità: dunque il luogo in cui Gesù manifesta la sua autorità è proprio il tempio, grazie al quale egli poté trasmettere il suo insegnamento, esprimendo al contempo la sua autorità messianica.

1.4. Il velo dopo la morte di Gesù.
Immediatamente dopo che Gesù spirò, il “velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo” (Mt 27,51). Il velo del tempio, secondo la tradizione ebraica, era quel pezzo di tenda che separava il Santo dal Santo dei Santi, nel quale poteva accedere solo il sommo sacerdote nel giorno dell'espiazione (Es 26,31). Questo pezzo di tenda con la morte di Gesù si rompe: ciò sta ad indicare che Gesù ha tolto il muro di separazione che sussisteva nel tempio tra i fedeli e il Santo dei Santi, perché chi ripone fede in lui può accedere al Padre, cioè al Santo dei Santi.
Abbiamo detto precedentemente che il Santo e il Santo dei Santi costituivano la parte più alta del tempio, la cui tenda, che divideva le due stanze, era simbolo di divisione e non di unione tra Dio e l'uomo.
Alla luce di ciò il tempio diviene il luogo in cui Gesù ha soppresso le infinite distanze che separavano l'uomo da Dio, perché egli, con la sua morte espiatrice, ha reso possibile la riconciliazione dell'uomo con Dio. Il tempio così assume la funzione di mediazione salvifica tra Dio e l'uomo grazie alla morte espiatrice di Gesù che entrò una volta per sempre nel Santo dei Santi, redimendo i peccati di tutti non con il sangue dei capri - come faceva il sommo sacerdote nel giorno dell'espiazione -, ma con il suo proprio sangue (Eb 9,12). Solo un mediatore celeste come Gesù ha potuto sopprimere il muro di divisione, rappresentato dalla tenda.

2. Il monte degli Ulivi
Strettamente collegato al tema del tempio è il monte degli Ulivi perché Gesù, uscito dal tempio, si diresse verso il monte degli Ulivi profetizzando ai suoi discepoli, che gli fecero osservare le costruzioni del tempio, la distruzione di questo. Giunto sul monte Gesù si sedette. I discepoli, desiderosi di sapere quando avverrà la distruzione del tempio, gli si avvicinarono per domandargli ciò.
Dal monte degli Ulivi, così denominato perché “è una zona relativamente favorevole all'olivicoltura nell'arido territorio che circonda Gerusalemme”,8 si ha un'ampia visuale di tutta la città di Gerusalemme e quindi del tempio. Il monte è collocato dalla parte destra del tempio, delimitando dalla stessa parte il confine della città santa.
Questo è situato a “oriente di Gerusalemme, da cui è separato dalla valle del Cedron9 e avendo una “lunghezza di qualche chilometro, domina Gerusalemme, raggiungendo i 70 m sopra il monte del tempio”.10
Proprio sul monte degli Ulivi Gesù inizia il suo discorso escatologico, avvisando i discepoli che dovranno accadere alcuni avvenimenti. E' il monte che dà a Gesù l'opportunità di fare questo genere di discorsi, dal momento che la posizione stessa del monte – che s'innalza verso l'alto, cioè verso il Padre – è il luogo più adatto per Gesù, in quanto gli permette di sondare meglio i misteri divini racchiusi ...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Frontespizio
  3. Diritto d'autore
  4. I PRINCIPALI LUOGHI SACRI DI GERUSALEMME E LORO SIGNIFICATO TEOLOGICO
  5. Bibliografia essenziale:
  6. Indice