La Teologia Del Timore Di Dio Agli Esordi Del Cristianesimo
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La Teologia Del Timore Di Dio Agli Esordi Del Cristianesimo

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La Teologia Del Timore Di Dio Agli Esordi Del Cristianesimo

Informazioni su questo libro

Il presente lavoro offre a tutti i lettori, edotti e non in materia di letteratura patristica, una panoramica della teologia del timore di Dio secondo i Padri apostolici. In questo resoconto vengono tratteggiate le linee di approccio a tale tematica, analizzandole secondo una progressione cronologica e contenutistica dei documenti inerenti il periodo subapostolico.

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Informazioni

1. Il timore di Dio nell'antica economia della salvezza
1.1. Il dispiegamento del timore di Dio nell'A.T.
Nell'Epistola dello ps. Barnaba 1,7 viene delineato il timore di Dio secondo l'ottica di Dio che, nel suo antico piano di salvezza, aveva dato al popolo ebraico leggi e decreti per instaurare con lui un rapporto di amicizia che lo avrebbe senz'altro portato a godere dei suoi benefici:
Il Signore mediante i profeti ha fatto conoscere le cose passate e le presenti facendoci assaporare le future. Noi, vedendo che si realizzano una ad una le cose, come egli aveva detto, dobbiamo progredire nel suo timore nella forma più generosa e più elevata.3
Non è possibile comprendere il concetto del timore di Dio senza riferirsi alla sua reale volontà di salvare l'uomo; volontà che Dio mostra attraverso i profeti e la legge. Dio, prosegue lo ps. Barnaba, per bocca dei profeti fa conoscere a tutti che egli non gradisce né i sacrifici e né le offerte, perchè egli si compiace di coloro che hanno un cuore puro, un cuore volto unicamente a realizzare sulla terra il suo progetto di salvezza:
Mediante tutti i profeti il Signore ci ha dimostrato che non ha bisogno né di sacrifici, né di olocausti, né di offerte. Non disse: A che la quantità dei vostri sacrifici? Sono pieno di olocausti e non voglio grasso di agnelli né sangue di tori e di capri e non venite davanti ai miei occhi. Chi ha chiesto ciò dalle vostre mani? Non accostatevi a calpestare il mio atrio. (…) 7. Dice ancora loro il Signore: “Non io prescrissi ai vostri padri quando uscirono dalla terra d'Egitto di portarmi olocausti e sacrifici.8. Questo, invece, comandai loro: Nessuno di voi nel suo cuore serbò rancore contro il prossimo ed ami il falso giuramento. 9. Dobbiamo comprendere, se non siamo sciocchi, il disegno della bontà del Padre nostro perchè ci parla.4
A partire da tale quadro, per lo pseudo-Barnaba, l'accezione del “timore di Dio” viene ad indicare tutte quelle espressioni, sentimenti e gesta salvifiche che Dio compie per il suo popolo per salvarlo dai nemici di ordine morale e materiale; espressioni e gesta che, divenuti credibili perchè realizzatisi nel corso della storia anticotestamentaria, sono alla base della veridicità del concetto del timore di Dio che si estrinseca attraverso questi. Ciò che l'autore dell'epistola vuole esprimere è che il timore di Dio è una sorta di paura che Dio ha in senso positivo verso il suo popolo; una paura che lo rende premuroso e generoso verso il suo popolo perchè venga instaurata con lui un'amicizia duratura, affinchè il suo popolo acquisti la consapevolezza della sua salvezza.
In questo senso il timore di Dio connota la vasta gamma di sentimenti benevoli e di gesta salvifiche che Dio ha nei confronti del suo popolo. Per dirla con Otto si riflette nello ps. Barnaba la concezione del timore di Dio nella versione teandrica, per cui è Dio che sperimenta questa varietà di sentimenti nei confronti dell'uomo e non viceversa.5
In forza di questa molteplicità di sentimenti, scaturenti dalla particolare e unica attenzione che Dio ha verso il suo popolo, Dio ha dato la legge vedendo in essa uno dei modi con cui Dio esprime la sua volontà salvifica verso il suo popolo. Infatti in A Diogneto 11,6 il timore della legge viene ad indicare, a detta di Norelli, uno dei tanti
modi della pedagogia divina nel tempo dell'Antico Testamento”:6 “Allora il timore della Legge è cantato, e la grazia dei profeti è conosciuta, e la fede dei vangeli è consolidata, e la grazia della chiesa esulta.7
Parallelamente allo ps. Barnaba nell'A Diogneto il timore della legge viene riconosciuto dai fedeli dopo l'invio del Figlio, perché in lui si è compiuta e realizzata la garanzia della sua veridicità. Ciò mostra che Dio ha realizzato la cura che ha avuto verso il suo popolo e il suo timore, cioè i suoi sentimenti di amore, di tenerezza e le sue gesta salvifiche, nel Figlio che diviene pegno della nostra fede in Dio e, a sua volta, del nostro timore verso Dio. Nella storia anticotestamentaria Dio aveva mostrato il suo timore al popolo in modo progressivo attraverso la legge e i profeti perchè si adempisse nel Figlio, per cui la legge e i profeti divengono caparra umbratile della realizzazione del timore di Dio che si adempì definitivamente con la venuta del Figlio.

1.2. L'identità del timore di Dio in senso interiore
1.2.1. Dimensione virtuale
Nel presente studio viene presentata la dimensione virtuale del timore di Dio a livello interiore. Il timore di Dio non solo si estrinseca nell'anima del fedele mediante determinate modalità, ma raggiunge anche ben precise finalità. Innanzitutto lo ps. Barnaba identifica coloro che temono il Signore con
quelli che meditano nel cuore il senso esatto della parola che hanno appreso, che parlano dei comandamenti del Signore e li osservano, che sanno che la meditazione è di letizia e che ruminano la parola del Signore.8
Vediamo nell'Epistola dello ps. Barnaba che quattro sono i modi per mezzo dei quali si dispiega nel fedele il timore di Dio; attraverso tali modi il fedele si appropria del timore di Dio:
– attraverso la meditazione della Parola di Dio che il fedele ha recepito secondo il suo giusto senso, secondo gli eletti orientamenti del disegno divino. Per lo ps. Barnaba non basta meditare la Parola di Dio, ma è indispensabile conoscerla alla luce di tutto quanto Dio ha detto nella sacra Scrittura. Alla luce di ciò coloro che temono Dio si contraddistinguono nel meditare rettamente la Sua parola, comprendendone il suo senso pieno. Sotto questo profilo la meditazione come facoltà dell'anima è volta primariamente a riflettere sul senso del timore di Dio per penetrare nei suoi reconditi meandri. Tale esercizio di ordine mentale implica una certa progressione a livello intuitivo del fedele perché la Parola meditata produce nuovi effetti nel cuore del credente, conformandolo via via alla Sua volontà.
– Attraverso la diffusione e l'osservanza dei comandamenti del Signore. Lo ps. Barnaba aggiunge che il timore di Dio viene raggiunto da coloro che trasmettono i comandamenti del Signore, e che li osservano. Questa è un'altra condizione per la realizzazione del timore di Dio da parte del fedele.
–...

Indice dei contenuti

  1. Cover
  2. Frontespizio
  3. Diritto d'autore
  4. Indice
  5. Introduzione
  6. 1. Il timore di Dio nell'antica economia della salvezza
  7. 2. Il timore di Dio nella nuova economia della salvezza
  8. Bibliografia